Sua Ecc. Mons. Schneider
alla
Fondazione Lepanto
di Fabrizio Cannone
Il 30 settembre u.s. Sua Ecc. Mons. Athanasius
Schneider, Vescovo Ausiliare di Astana in Kazakistan, ha tenuto una
seguitissima conferenza presso la Fondazione Lepanto in cui ha presentato il
contenuto della sua ultima preziosa opera, Corpus Christi. La Santa Comunione e
il rinnovamento della Chiesa (Libreria Editrice Vaticana, 2013, pp. 100, euro
9).
Mons. Schneider ha colpito i numerosi presenti per il
suo portamento davvero episcopale e degno di un Successore degli Apostoli, portamento in cui è facile scorgere la perfetta
coerenza dell’uomo con l’insegnamento che appassionatamente ha profuso sulla
retta ricezione dell’Eucaristia.
Dopo un sentito Sia lodato Gesù Cristo, il prelato ha
iniziato la sua conferenza spiegando che lo spirito cristiano autentico è
spirito di adorazione e di preghiera.
Solo Cristo, ha detto, può adorare degnamente e perfettamente Dio e noi lo
possiamo solo ad imitazione del Figlio. Tutta la Tradizione, secondo Schneider,
dà una importanza capitale alle norme liturgiche le quali debbono essere
rispettate da tutti senza eccezione: popolo e celebranti. Nell’Antico
Testamento per esempio esistevano delle norme codificate per il culto divino e
il Nuovo Testamento, benché fondato sul concetto della giusta libertà dei figli
di Dio, possiede uno spirito liturgico chiaro e preciso.
Nella storia gli gnostici, gli albigesi, i calvinisti
e certi protestanti hanno contrapposto le norme del culto con il suo spirito,
ma si tratta di una falsa contrapposizione: le
norme esterne di legge restano fondamentali e senza norme non esiste un vero
spirito di adorazione legittima.
D’altra parte la Chiesa di Roma, a detta del Prelato,
ha sempre rifiutato l’innovazione liturgica come tale, e ciò in nome della
Tradizione Apostolica (così si espressero sia i Papi del
medioevo che lo stesso Concilio di Trento). La bolla Quo Primum tempore di san
Pio V è affatto contraria alle innovazioni arbitrarie e lo stesso afferma la
Sacrosanctum Concilium (n. 50 del Concilio Vaticano II). Non si può negare però
che dopo la svolta conciliare furono introdotte ovunque delle novità del tutto
sconosciute prima come l’orientamento del celebrante verso l’assemblea, la
comunione data da laici e da donne, le letture di laici all’ambone, le
chierichette, le danze profane, etc.
Secondo il Vescovo è urgente ripristinare alcuni
elementi liturgici che si sono persi nell’ultimo mezzo secolo come il silenzio,
la genuflessione, l’incenso, il canto sacro:
tutte cose che si trovano come tali nel libro dell’Apocalisse. Tutto ciò deve
riportare ad un culto teocentrico e non più antropocentrico, come avviene
comunemente oggi, con il celebrante che diventa il solo protagonista del rito.
In tale contesto di risacralizzazione non più
procrastinabile, la santa Comunione, che è il Corpo di Cristo, deve essere
ricevuta in modo degno e pio, e non come un qualunque cibo. Mons. Schneider parla di «opzione preferenziale per
il Povero» per eccellenza, ovvero Gesù Sacramentato, spesse volte esposto al
disprezzo e all’indifferenza nelle nostre chiese e basiliche. Davvero oggi
Cristo Eucaristico è alla periferia esistenziale della Comunità. Il Presule
auspica da parte della Santa Sede delle nuove norme che rimettano ordine nella
liturgia, nel culto e nella preghiera cristiana.