La fede e l'esperienza
Editoriale del n° 86
(autunno 2013) della rivista Le Sel de la Terre
Lumen fidei: la dottrina
dell’esperienza
Nell’Enciclica Lumen Fidei (29 giugno
2013), papa Francesco e Benedetto XVI ci descrivono la fede come il frutto di
un’esperienza, quella dell’incontro con Dio e il suo amore. Ecco alcune frasi
dell’enciclica che ne parlano (1):
- La fede nasce nell’incontro con il
Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci
precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita.
Trasformati da questo amore riceviamo occhi nuovi, sperimentiamo che in esso
c’è una grande promessa di pienezza e si apre a noi lo sguardo del futuro. (Lumen
Fidei, § 4).
- Per quei [primi] cristiani la fede,
manifestato in Cristo, era una “madre”, perché li faceva venire alla luce,
generava in essi la vita divina, in quanto incontro con il Dio vivente
una nuova esperienza, una visione luminosa dell’esistenza per cui si
era pronti a dare testimonianza pubblica fino alla fine. (Lumen Fidei, §
5).
- [La fede] è separazione dagli idoli per
tornare al Dio vivente, mediante un incontro personale. Credere significa
affidarsi a un amore misericordioso… (Lumen Fidei, § 13).
- La vita di Cristo, il suo
modo di conoscere il Padre, di vivere totalmente nella relazione con Lui,
apre uno spazio nuovo all’esperienza umana e noi vi possiamo entrare. (Lumen
Fidei, § 18).
- «Abbà, Padre» è la parola più
caratteristica dell’esperienza di Gesù, che diventa centro
dell’esperienza cristiana. (Lumen Fidei, § 19) (2).
- È noto il modo in cui il filosofo Ludwig
Wittgenstein ha spiegato la connessione tra la fede e la certezza. Credere
sarebbe simile, secondo lui, all’esperienza dell’innamoramento,
concepita come qualcosa di soggettivo, improponibile come verità valida per
tutti. All’uomo moderno sembra, infatti, che la questione dell’amore non abbia
a che fare con il vero. L’amore risulta oggi un’esperienza legata
al mondo dei sentimenti incostanti e non più alla verità. […] [Ma in realtà]
Chi ama capisce che l’amore è esperienza di verità, che esso
stesso apre i nostri occhi per vedere tutta la realtà in modo nuovo, in unione
con la persona amata. (Lumen Fidei, § 27).
- La verità che la fede ci dischiude è una
verità centrata sull’incontro con Cristo, sulla contemplazione
della sua vita, sulla percezione della sua presenza. (Lumen Fidei, §
30).
- La fede cristiana, in quanto annuncia la
verità dell’amore totale di Dio e apre alla potenza di questo amore, arriva al
centro più profondodell’esperienza di ogni uomo. (Lumen Fidei,
§ 32).
- In essa [il Padre nostro] il cristiano
impara a condividere la stessa esperienza spirituale di Cristo e
incomincia a vedere con gli occhi di Cristo. (Lumen Fidei, § 46) (3).
- La fede nasce dall’incontro con
l’amore originario di Dio in cui appare il senso e la bontà della nostra vita.
(Lumen Fidei, § 51).
La dottrina
dell’esperienza: una caratteristica del modernismo
Questa insistenza sull’esperienza è
caratteristica del modernismo. Nell’enciclica Pascendi, il Papa San Pio
X dice infatti:
Che se poi cerchiamo, qual fondamento
abbia cotale asserzione del credente [della fede in Dio], i modernisti
rispondono: l’esperienza individuale. […] Asseriscono pertanto una vera
esperienza, e tale da vincere qualsivoglia esperienza razionale (4).
E il santo Papa spiega che “questo è
contrario alla fede cattolica”, citando questa condanna della Chiesa:
Se alcuno dirà che la rivelazione divina
non possa essere fatta credibile da esterni segni e che perciò gli uomini non
debbano esser mossi alla fede se non da interna esperienza o privata
ispirazione, sia anatema (5).
Indubbiamente è vero che esistono delle
esperienze nella vita cristiana. Queste possono precedere la fede, come
certe esperienze sensibili che aiutano a giungere ad essa. Esse possono anche seguire
la fede, come le esperienze mistiche che procedono dai doni dello Spirito
Santo. Ma la fede in sé non ha alcunché di sensibile. Essa è una virtù
intellettuale che s’appoggia all’autorità di Dio: si credono tutte le
verità che Dio, che non può ingannarSi né ingannare, ci ha rivelate. Si può
avere la fede senza aver avuta alcuna previa esperienza sensibile. Quanto alle
esperienze mistiche, anche dei grandi santi (per esempio Santa Teresa del
Bambino Gesù) ce ne sono state poche.
La dottrina
dell’esperienza consacra come vera qualsiasi religione
San Pio X spiega ancora che:
posta questa dottrina dell’esperienza
unitamente all’altra del simbolismo, ogni religione, sia pure quella
degl’idolatri, deve ritenersi siccome vera. Perché infatti non sarà possibile
che tali esperienze s’incontrino in ogni religione? E che si siano di
fatto incontrate non pochi lo pretendono. E con qual diritto i modernisti
negheranno la verità ad una esperienza affermata da un islamita? Con
qual diritto rivendicheranno esperienze vere pei soli cattolici? Ed
infatti i modernisti non negano, concedono anzi, altri velatamente altri
apertissimamente, che tutte le religioni son vere. (6).
Non si ritrovano in questo, l’ecumenismo e
il dialogo interreligioso tipiche della Chiesa conciliare? E non si obietti che
nell’enciclica Lumen fidei, i due papi che l’hanno scritta parlerebbero
solo dell’incontro con l’amore di Dio in Gesù. Questo è comprensibile,
poiché essi scrivono per dei cristiani. Ma in nessun posto dicono che non si
può fare questa esperienza dell’amore di Dio in altre chiese che non sia la
Chiesa cattolica, cioè in altre religioni.
Vi è certo un paragrafo dedicato alla
“salvezza per la fede”, ma solo per spiegare che bisogna aprirsi a
qualcos’altro per evitare che la nostra esistenza fallisca:
L’inizio della salvezza è l’apertura a
qualcosa che precede, a un dono originario che afferma la vita e custodisce
nell’esistenza. Solo nell’aprirci a quest’origine e nel riconoscerla è
possibile essere trasformati, lasciando che la salvezza operi in noi e renda la
vita feconda, piena di frutti buoni. La salvezza attraverso la fede
consiste nel riconoscere il primato del dono di Dio, come riassume san
Paolo: «Per grazia infatti siete stati salvati mediante la fede; e ciò non
viene da voi, ma è dono di Dio » (Ef 2,8). (Lumen Fidei, § 19).
Salvato, non è colui che ha la fede
cattolica e osserva i comandamenti (7), ma colui che “riconosce che l’origine
della bontà è Dio” (Lumen Fidei, § 19). La fede in Cristo ci aiuta: “La
fede in Cristo ci salva perché è in Lui che la vita si apre radicalmente a un
Amore che ci precede” (Lumen Fidei, § 20). Ma non si dice che
“l’apertura a qualcosa che ci precede” può attuarsi solo per la fede in Cristo,
né che la fede in Cristo consista nel credere ciò che ci ha insegnato e nel
professare col cuore e con le labbra i dodici articoli del Credo.
La dottrina
dell’esperienza rovina la nozione di Tradizione
San Pio X spiega anche che la dottrina
modernista dell’esperienza rovina totalmente la nozione di Tradizione come
l’intende la Chiesa, perché per i modernisti essa diventa “una comunicazione
dell’esperienza originale fatta agli altri” (Pascendi, § 17). E questa
deformazione della nozione di Tradizione la si ritrova nell’enciclica Lumen
fidei:
Per trasmettere un contenuto meramente
dottrinale, un’idea, forse basterebbe un libro, o la ripetizione di un
messaggio orale. Ma ciò che si comunica nella Chiesa, ciò che si trasmette
nella sua Tradizione vivente, è la luce nuova che nasce dall’incontro con il
Dio vivo, una luce che tocca la persona nel suo centro, nel cuore, coinvolgendo
la sua mente, il suo volere e la sua affettività, aprendola a relazioni vive
nella comunione con Dio e con gli altri. (Lumen Fidei, § 40).
Così la fede non sarebbe trasmessa con un
libro (la Sacra Scrittura), né con un messaggio orale (la Tradizione divina),
ma con una “tradizione vivente”: la comunicazione di una luce che tocca il
cuore e che proviene dall’esperienza religiosa di Gesù (si veda Lumen Fidei,
§§ 18, 19 e 46) (8).
Perché i modernisti
insistono tanto sull’esperienza
Se i modernisti insistono tanto
sull’esperienza è perché essa è alla base del sentimento religioso, il quale
rimpiazza l’intelligenza per farci raggiungere Dio:
Con essa, dalla parte dell’intelletto, è
chiusa all’uomo ogni via per arrivare a Dio, mentre si pretende di aprirla più
acconcia per parte di un certo sentimento e dell’azione. Ma chi non iscorge
quanto vanamente ciò si affermi? (Pascendi, 51)
Ricorrono, a vero dire, i modernisti per
aiuto all’esperienza. Ma che può aggiungere questa al sentimento? Nulla:
solo potrà renderlo più intenso: dalla quale intensità sia proporzionatamente
resa più ferma la persuasione della verità dell’oggetto. Ma queste due cose non
faranno sì che il sentimento lasci di essere sentimento, né ne cangiano la
natura sempre soggetta ad inganno, se l’intelletto non lo scorga; anzi la
confermano e la rinforzano, giacché il sentimento quanto è più intenso tanto a
miglior diritto è sentimento.” (Pascendi, 53).
E il santo Papa ricorda la prudenza che
occorre avere, in materia religiosa, con i sentimenti e le esperienze.
Trattandosi poi qui di sentimento
religioso e di esperienza in esso contenuta, sapete bene, o Venerabili
Fratelli, di quanta prudenza sia mestieri in siffatta materia e di quanta
scienza che regoli la stessa prudenza. Lo sapete dalla pratica delle anime, di
talune, in ispecialità, in cui domina il sentimento: lo sapete dalla
consuetudine dei trattati di ascetica; i quali, quantunque disprezzati da
costoro, contengono più solidità di dottrina e più sagacia di osservazione che
non ne vantino i modernisti. A Noi per fermo sembra cosa da stolto o almeno da
persona al sommo imprudente, ritener per vere, senza esame di sorta, queste
intime esperienze quali dai modernisti si spacciano.” (Pascendi, 54).
San Giovanni della Croce, il grande
maestro della vita mistica, espose in lungo e in largo che nella vita
spirituale ci si deve guardare dai sentimenti, dalle visioni, dalle emozioni
sensibili e ci si deve appoggiare solo alla pura fede. La fede, che è una virtù
intellettuale, non ha alcunché di sensibile. Senza dubbio, come abbiamo
segnalato prima, anche San Giovani della Croce ha avuto delle esperienze
mistiche, ma queste erano una conseguenza della fede sotto l’influenza della
carità e dei doni dello Spirito Santo. E in questo dominio delle esperienze
mistiche è opportuno esercitare il discernimento spirituale per guardarsi dalle
illusioni della natura e del demonio.
La sola esperienza
vietata dai modernisti
Il Papa San Pio X termina questa
esposizione sull’esperienza con una domanda:
Perché allora, lo diciamo qui di passata,
perché, se queste esperienze hanno si grande forza e certezza, non l’avrà
uguale quella esperienza che molte migliaia di cattolici affermano di avere,
che i modernisti cioè battono un cammino sbagliato? Sola questa esperienza
sarebbe falsa e ingannevole? La massima parte degli uomini ritiene fermamente e
sempre riterrà che col solo sentimento e colla sola esperienza senza guida e
lume dell’intelletto, mai non si potrà giungere alla conoscenza di Dio. (Pascendi,
55).
Senza dubbio oggi le “molte migliaia di
cattolici” che non condividono le opinioni dei modernisti non sono così
numerosi come al tempo di San Pio X, ma essi trasmettono l’esperienza della
Chiesa, nella fedeltà a 2000 anni di Tradizione, quell’esperienza che dimostra
agli auto-distruttori della Chiesa che “battono un cammino sbagliato”.
NOTE
1 - In tutte le citazioni che seguono, il
corsivo è della redazione.
2 - Questa frase, come la precedente,
evoca la dottrina del modernismo esposta da San Pio X: «Le coscienze tutte
cristiane, essi dicono, furono virtualmente inchiuse nella coscienza di Gesù
Cristo, come la pianta nel seme. Or poiché i germi vivono la vita del seme,
così deve affermarsi che tutti i cristiani vivono la vita di Cristo. Ma la vita
di Cristo, secondo la fede, è divina; dunque anche quella dei cristiani.»
San Pio X, Pascendi, 8 settembre 1907, § 23.
3 – Vedi la nota precedente.
4 - San Pio X, Pascendi, 8
settembre 1907, § 15.
5 - Concilio Vaticano I, DS 3033. Si veda Pascendi,
8 settembre 1907, § 6.
6 - San Pio X, Pascendi, 8
settembre 1907, § 16.
7 – Si vedano le domande poste al
candidato al momento del battesimo: «Che chiedi alla Chiesa di Dio? — Il
padrino: La fede. — Che cosa ti procura la fede? — Il padrino: La
vita eterna. — Se, dunque, vuoi avere la vita eterna, osserva i comandamenti:
Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con
tutta la tua mente, e il prossimo tuo come te stesso.»
8 – Sono parimenti sfigurati la vera
natura dei libri sacri (Pascendi, § 26), la spiegazione della nascita
della Chiesa (Pascendi, § 27) e la vera nozione di apologetica (Pascendi,
§ 48).
Fonte: www.unavox.it