venerdì 6 agosto 2010

pronti a riparare con volontaria espiazione

ATTO DI RIPARAZIONE AL SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ


Gesù dolcissimo, il cui immenso amore per gli uomini viene con tanta ingratitudine ripagato di oblìo, di trascuratezza, di disprezzo, ecco che noi prostrati dinanzi ai tuoi altari intendiamo riparare con particolari attestazioni di onore una così indegna freddezza e le ingiurie con le quali da ogni parte viene ferito dagli uomini l’amantissimo tuo Cuore.

Ricordando però che noi pure altre volte ci macchiammo di tanta indegnità e provandone vivissimo dolore, imploriamo anzitutto per noi la tua misericordia, pronti a riparare con volontaria espiazione, non solo i peccati commessi da noi, ma anche quelli di coloro che errando lontano dalla via della salute, o ricusano di seguire Te come pastore e guida ostinandosi nella loro infedeltà, o calpestando le promesse del Battesimo hanno scosso il soavissimo giogo della tua legge.

E mentre intendiamo espiare tutto il cumulo di sì deplorevoli delitti, ci proponiamo di ripararli ciascuno in particolare: l’immodestia e le brutture della vita e dell’abbigliamento, le tante insidie tese dalla corruttela alle anime innocenti, la profanazione dei giorni festivi, le ingiurie esecrande scagliate contro Te e i tuoi Santi, gli insulti lanciati contro il tuo Vicario e l’ordine sacerdotale, le negligenze e gli orribili sacrilegi ond’è profanato lo stesso Sacramento dell’amore divino, e infine le colpe pubbliche delle nazioni che osteggiano i diritti e il magistero della Chiesa da Te fondata.

Oh! potessimo noi lavare col nostro sangue questi affronti! Intanto, come riparazione dell’onore divino conculcato, noi Ti presentiamo — accompagnandola con le espiazioni della Vergine Tua Madre, di tutti i Santi e delle anime pie — quella soddisfazione che Tu stesso un giorno offristi sulla croce al Padre e che ogni giorno rinnovi sugli altari: promettendo con tutto il cuore di voler riparare, per quanto sarà in noi e con l’aiuto della tua grazia, i peccati commessi da noi e dagli altri e l’indifferenza verso sì grande amore con la fermezza della fede, l’innocenza della vita, l’osservanza perfetta della legge evangelica specialmente della carità, e d’impedire inoltre con tutte le nostre forze le ingiurie contro di Te, e di attrarre quanti più potremo al tuo sèguito. Accogli, Te ne preghiamo, o benignissimo Gesù, per intercessione della Beata Vergine Maria Riparatrice, questo volontario ossequio di riparazione, e conservaci fedelissimi nella tua ubbidienza e nel tuo servizio fino alla morte col gran dono della perseveranza, mercé il quale possiamo tutti un giorno pervenire a quella patria, dove Tu col Padre e con lo Spirito Santo vivi e regni, Dio, per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

PIUS PP. XI

mercoledì 4 agosto 2010

grazie, Susanna!

La Tamaro va dove la porta il cuore: "I nostri tempi hanno bisogno estremo di santità"

Se la Chiesa non ha più padri

di Susanna Tamaro

Poche settimane fa il Papa ha istituito un nuovo organismo, nella forma di «Pontificio Consiglio», con il compito di promuovere una rinnovata evangelizzazione nei Paesi che stanno vivendo una «progressiva secolarizzazione» e una sorta di «eclissi del senso di Dio». Da cosa, da chi dipende questa «grave crisi del senso della fede cristiana e dell’appartenenza alla Chiesa» di cui parla Benedetto XVI e a cui questo nuovo dicastero vorrebbe porre rimedio?
Da anni mi trovo a vivere in una posizione di confine. Non ho avuto, in famiglia, un’educazione cattolica, anzi, provengo da un ambiente ateo, anticlericale e massone ma avendo una natura inquieta, nel corso della mia vita, ho fatto un lungo cammino spirituale che mi ha riavvicinato al Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe e di Gesù Cristo. Non è stato un cammino lineare né sempre luminoso, la via interiore, infatti, è un continuo confronto con il male. Se la mia fede esiste — e resiste — è perché continuo a studiare, a leggere, a interrogarmi e ad accettare anche giorni in cui mi sembra di non credere.
Negli ultimi dieci anni molte altre persone della mia generazione hanno intrapreso un percorso simile, lasciandosi alle spalle ideologie politiche, new age e vari movimenti orientali per tornare alla fede del Vangelo ma, nella maggior parte dei casi, questi figli prodighi non hanno trovato nessun padre ad attenderli. Così, dopo un periodo di grande trasporto, non trovando interlocutori né accoglienza, si sono nuovamente allontanati.
La Chiesa infatti — nonostante i molti dibattiti tra laici e credenti — continua a essere autoreferenziale, a respingere chi è in ricerca e a diffidare profondamente di chi ha fatto un percorso spirituale diverso. Come mi disse un giorno un prete irritato — al quale stavo spiegando il sentito e tardivo riavvicinamento alla fede di un’amica di cui avrebbe dopo poco celebrato il funerale — «gli ultimi mesi non contano niente, bisogna stare da sempre nella Chiesa», dimostrando così un’ammirevole pienezza evangelica. Malgrado tutti i discorsi sull’apertura, sulla nuova evangelizzazione, la Chiesa continua a essere una struttura solo apparentemente accogliente, accoglie giustamente i poveri, si prodiga con generosità per alleviare le sofferenze degli ultimi, ma spesso, in questa bulimia di buone azioni, si dimentica delle inquietudini delle persone normali. Mancano i padri e le madri spirituali, persone credibili, che abbiano fatto un cammino, che conoscano la complessità e la contraddittorietà della vita e che, con umiltà e pazienza, sappiano accompagnare le persone lungo questa strada, senza giudicare e senza chiedere risultati. Nel padre o nella madre spirituale non c’è niente di nuovo, bensì qualcosa di straordinariamente antico: la sete di un’anima che incontra un’altra anima in grado di aiutarla a cercare l’acqua. Non occorrono nuovi «input», nuovi dicasteri, nuove sfide, nuovi raduni oceanici.
Occorre soltanto ricordarsi che nell’uomo esiste una parte di mistero e che questa parte va nutrita.
La natura umana è sempre uguale e, per crescere interiormente, richiede le stesse cose oggi come ai tempi dei padri del deserto. Se così non fosse, non si spiegherebbe il fascino che ancora ha, ad esempio, San Francesco che da più di ottocento anni continua a parlare e a commuoverci con le sue parole e la sua vita. San Francesco infatti era un Santo. E cosa vuol dire Santo? Essere una persona integra, totale, una persona che non ha doppiezze, fraintendimenti, che conosce solo il «sì sì, no no» di evangelica memoria.
Sono così la maggior parte delle persone di Chiesa che ci vengono incontro, che parlano dai pulpiti delle parrocchie, in televisione, sui giornali? Hanno sguardi luminosi? Le loro bocche parlano davvero della pienezza del cuore? Sono forze di santità? E se lo sono, perché non arrivano, perché le loro parole lasciano per lo più indifferenti, se non irritati?
Perché non faccio altro che incontrare persone buone, rette, etiche, che si sono allontanate per sempre dalla Chiesa dopo esperienze deteriori con i suoi rappresentanti? Dove «deteriore» non è solo il caso estremo del pedofilo, ma anche quello più semplice del sordido, dell’ignavo, del gretto, comunque del doppio?
Perché, nel cattolicesimo, è concessa questa doppiezza? La bocca si riempie di parole alte, ma la vita, spesso, non le manifesta. La coerenza non sembra essere richiesta. Eppure, dove la coerenza c’è, dove c’è testimonianza della pienezza della vita di fede, le chiese sono piene, i nuovi eremiti sparsi sull’Appennino hanno il problema di gestire il flusso delle persone che ininterrottamente va da loro. Già, perché questi sono tempi di grande inquietudine e di grande ricerca. L’uomo in cammino non si accontenta più di formule, di luoghi comuni, di convenzioni sociali, è molto più esigente, cerca risposte vere e profonde alle domande che ha dentro. Questa sete di verità e bellezza non può venire soddisfatta dalla mediocrità delle vite e delle testimonianze né da una liturgia che ha abbandonato il sacro diventando sempre più simile a una sorta di intrattenimento televisivo.
Se una nuova evangelizzazione ci deve essere, dovrebbe dunque riguardare prima di tutti gli uomini e le donne della Chiesa, responsabili purtroppo — in molti, troppi casi — dell’allontanamento dalla fede di tante persone di valore. Forse è il momento di capire che non è la quantità dei sacerdoti, ma è la qualità a fare la differenza. E la qualità non dipende dalla preparazione teologica, dai convegni, dai master accumulati, ma alla purezza dell’anima che si arrende alla Grazia. Un’anima arresa è un’anima che converte, che disseta. Un’anima che traffica, organizza, o si assopisce sui suoi privilegi, è un’anima che allontana.
Viene il sospetto che questo nuovo dicastero rischi di diventare soltanto l’ennesimo coperchio messo sulla pentola, per non guardare quello che bolle dentro. Nuove cariche, nuovi poteri, nuovi segretari, nuovi bilanci. C’è davvero bisogno, è questo che avvicinerà la gente? O c’è bisogno piuttosto di una grande cura di umiltà? Cancellare i moralismi, i pregiudizi, la pigrizia, la sete di potere e tutta quella zavorra che nulla ha a che vedere con la fede e appesantisce e rende tanto ostile il cattolicesimo agli uomini contemporanei. I nostri tempi hanno bisogno estremo di santità, come ha detto il Papa di recente all’anno sacerdotale, perché davanti alla cosificazione dell’uomo, è l’unica condizione che lo riporta alla straordinaria grandezza per cui è nato. Santità non è un’inerme arrendevolezza, ma è una forza di pienezza, un essere dell’uomo nella totalità compiuta dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti, capace così di compiere ogni suo atto nella luce dell’amore.

dal Corriere della Sera del 2 agosto 2010


arte e fede in Liguria

Pubblichiamo le belle immagini della  Messa tradizionale a Rapallo


dal sito http://www-maranatha-it.blogspot.com/

martedì 3 agosto 2010

l'antico ordine

Il vero ordine legittimo

Il controrivoluzionario ha consapevolezza del bene costituito dall’Antico Regime, nelle sue forme e soprattutto nei suoi elementi strutturali. La Rivoluzione talora non abbatte l’antico regime sic et simpliciter, ma lo svuota delle sue realtà strutturali, cioè tradizionali, e spesso lo lascia sopravvivere a coprire con le sue forme istituzionali una sostanziale democrazia rivoluzionaria, in evoluzione verso la democrazia totalitaria. L’aristocrazia viene ridicolizzata e vanificata allontanandola dalle sue funzioni, (assolutismo regale) i corpi intermedi abbattuti e al suddito si sostituisce il cittadino Il controrivoluzionario ha nostalgia sopattutto di un regime intrinsecamente legittimo ovvero conforme al vero ordine politico naturale,perche' la Rivoluzione mira alla distruzione di un potere o di un ordine legittimo con l’intenzione di sostituirli con altri radicalmente opposti. Di piu’ la Rivoluzione mira al cuore dell’uomo, per cancellare in lui l’immagine e la somiglianza con Dio; affinché egli smarrisca il suo fine eterno. E' ben noto concetto espresso dal Pontefice Pio XII, che dalla forma conferita alla società dipende anche, in qualche misura, la salvezza delle anime. Il vero ordine legittimo sul piano metafisico è la civiltà cristiana. Sul piano storico quest’ordine legittimo si e’ ralizzato nella Cristianità medioevale, condizionata certamente dalle circostanze storiche, pero’ ai sudditi e al Re era ugualmente chiaro che ogni autorita’ viene da Dio.

I governi, instauratisi illegittimamente sul modello di quelli sorti in conseguenza, diretta o indiretta, della rivoluzione detta francese, rimossero completamente il tema della legittimità dell’esercizio del potere, riducendo il diritto alla mera legalità, e tutto il diritto si tese a ridurlo forzosamente al diritto positivo.

Oggi la costituzione appare come il criterio unico di legittimità del diritto. Come poi la costituzione, che è un documento giuridico positivo, emanato in un determinato momento storico, possa costituire realmente tale criterio di legittimità, è assai oscuro.

Il fine del giusto ordine temporale e’ il bene comune. La legittimità di origine del potere pertanto non è un fine in se stesso; non è decisivo, invero, che il regime politico sia monarchico, secondo la legittima linea dinastica, o sia repubblicano, secondo la legittima investitura delle magistrature da parte del popolo; ciò che conta è che le legittime autorità politiche esercitino il loro potere come un servizio verso il bene comune. Esso va inteso, secondo la definizione della Costituzione conciliare Gaudium et spes, 26, ripresa nel Catechismo al punto 1906: «l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente”. Questo bene, che costituisce il fine per cui opera l’autorità civile legittima, si attua grazie alla pratica della giustizia. La novità dell’idea cristiana di giustizia rispetto all’idea classica, e’ la nozione di creazione , ciò che a ciascuno è dovuto è il suo proprio atto di essere” (il suum) che spetta a ciascuno prima e indipendentemente da ogni atto deliberativo dell’uomo, e gli spetta per dono irrevocabile di Dio, dono non negoziabile. Quindi il dovere di religione di ciascuno verso Dio è il fondamento di ogni diritto. Ecco perché la dottrina cristiana ha sempre dato la priorità al concetto di dovere rispetto a quello di diritto: perché ogni diritto nasce dal riconoscimento del dovere verso Dio, che ha creato l’uomo e gli ha donato l’atto partecipato di essere, ecco che sul piano razionale nella società cristiana vi  è la pienezza della giustizia.

Si può comprendere ora, per quale motivo la civiltà cristiana, in cui diviene effettiva la regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, è l’unico ordine veramente legittimo. L'ordine a cui tende ogni controrivoluzionario
 
 
P.S.   Il vero "cataclisma cosmico" si ha non come si ritiene comunemente con la decapitazione di un Re, Luigi XVI, che aveva già avuto dei precedenti, ma simbolicamente il 3 ottobre 1793, quando il deputato del Basso Reno alla Convenzione, Philippe Ruehl, infrange a Reims la Sacra Ampolla con cui venivano consacrati i Re di Francia.

Ad un'Autorità legittima (verticale) viene sostituito un potere profano (orizzontale) che vanamente e con tutto l'impianto ideologico delle finzioni ( per es. il "contratto sociale", che nessuno ha mai firmato) e goffamente cerca di autogiustificarsi.

Interessante sottolineare che fatta fuori la legittimità trascendente dell'Autorità, si è conseguementemente tolto ogni limite e laccio al potere ("il potere dell'uomo sull'uomo"), che infatti è diventato totalitario da subito (con tutte le tecniche di pulizia etnica introdotte per esempio in Vandea).

Il potere dell'uomo nella società ordinata cioè cristiana ha per limite la legge naturale che è la Legge del Padre, e merito di una parte della stessa Teologia medievale da questo punto di vista è l'aver teorizzato il tirannicidio come azione ordinata e legittima  (da un commento allo stesso post)

domenica 1 agosto 2010

Perdono d'Assisi: "Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!" (San Francesco).


Indulgenza plenaria del perdono di Assisi

L'indulgenza Plenaria del Perdono di Assisi. Una notte dell'anno del Signore 1216 Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola presso Assisi, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce e Francesco vide sopra l'altare il Cristo e alla sua destra la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore! Gli chiesero allora che cosa desiderasse per la salvezza delle anime. La risposta di Francesco fu immediata: "Santissimo Padre, benché io sia misero peccatore ti prego che a tutti quanti pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, gli conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe". "Quello che tu chiedi, o Frate Francesco, è grande - gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio Vicario in terra, da parte mia, questa indalgenza". E Francesco si presentò subito dal Pontefice Onorio III che in quei giorni si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visione avuta. il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà dette la sua approvazione. Poi disse: "Per quanti anni vuoi questa indulgenza?". Francesco scattando rispose: "Padre Santo, non domando anni ma anime". E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo richiamò: "Come non vuoi nessun documento?". E Francesco: "Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l'opera sua: io non ho bisogno dl alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo d notaio e gli Angeli i testimoni". E qualche giorno più tardi insieme ai Vescovi dell'Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: "Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!".

Condizioni per l’acquisto dell’indulgenza plenaria

il 2 Agosto di ogni anno (dalle ore 12.00 del 1° Agosto alle 24.00 del 2 Agosto) oppure la domenica stabilita dal Vescovo si acquista l'indulgenza plenaria (In virtù dei meriti di Cristo sono rimesse le pene temporali che dovremmo scontare in Purgatorio) facendo:

1. Visita, entro il tempo prescritto, a una basilica minore, la chiesa cattedrale, o una chiesa parrochiale e recita del: Padre nostro Credo

2. Confessione sacramentale;

3. Comunione eucaristica;

4. Preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. (almeno un Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre o altre preghiere a scelta);

5. Disposizione d'animo che escluda ogni affetto al peccato anche veniale