venerdì 5 giugno 2015

piuttosto che alcuni aspetti dottrinali e morali?


Intenzione di preghiera affidata dai Vescovi italiani all'Apostolato della Preghiera per il giugno 2015: "Perché venga annunciato il cuore del messaggio cristiano, piuttosto che alcuni aspetti dottrinali e morali".
Sembrerebbe dunque che il cuore del messaggio evangelico (quale che sia non si sa) non abbia niente a che fare con la dottrina e la morale. Incredibile a leggersi, a udirsi, a pensarsi!

mercoledì 3 giugno 2015

profeta di sventure? si!


Pio XII : Vorreste una chiesa così?

 
Romani ! La Chiesa di Cristo segue il cammino tracciatole dal divin Redentore. Essa si sente eterna; sa che non potrà perire, che le più violente tempeste non varranno a sommergerla. Essa non mendica favori; le minacce e la disgrazia delle potestà terrene non la intimoriscono. Essa non s'immischia in questioni meramente politiche od economiche, nè si cura di disputare sulla utilità o il danno dell'una o dell'altra forma di governo. Sempre bramosa, per quanto da lei dipende, di aver pace con tutti (cfr. Rom. 12, 18), essa dà a Cesare ciò che gli compete secondo il diritto, ma non può tradire nè abbandonare ciò che è di Dio.
Ora è ben noto quel che lo Stato totalitario e antireligioso esige ed attende da lei come prezzo della sua tolleranza o del suo problematico riconoscimento. Esso, cioè, vorrebbe :
 una Chiesa che tace, quando dovrebbe parlare;
 
una Chiesa che indebolisce la legge di Dio, adattandola al gusto dei voleri umani, quando dovrebbe altamente proclamarla e difenderla;
 
una Chiesa che si distacca dal fondamento inconcusso sul quale Cristo l'ha edificata, per adagiarsi comodamente sulla mobile sabbia delle opinioni del giorno o per abbandonarsi alla corrente che passa;
 
una Chiesa che non resiste alla oppressione delle coscienze e non tutela i legittimi diritti e le giuste libertà del popolo;

una Chiesa che con indecorosa servilità rimane chiusa fra le quattro mura del tempio, dimentica del divino mandato ricevuto da Cristo: Andate sui crocicchi delle strade (Matth. 22, 9); istruite tutte le genti (Matth. 28, 19).
Diletti figli e figlie! Eredi spirituali di una innumerevole legione di confessori e di martiri!
È questa la Chiesa che voi venerate ed amate? Riconoscereste voi in una tale Chiesa i lineamenti del volto della vostra Madre? Potete voi immaginarvi un Successore del primo Pietro, che si pieghi a simili esigenze?
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, X,
 Decimo anno di Pontificato, 2 marzo 1948 - 1° marzo 1949, pp. 389 – 391 . In occasione dell’arresto e del processo al Cardinale Mindzenty

domenica 31 maggio 2015

Perché la mistica non finisca in politica - Editoriale di "Radicati nella fede", giugno 2015.



PERCHE' LA MISTICA 
NON FINISCA IN POLITICA

Pubblichiamo l'editoriale del numero di Giugno 2015



PERCHE' LA MISTICA NON FINISCA IN POLITICA
Editoriale "Radicati nella fede" - Anno VIII n° 6 - Giugno 2015


  Cambierà qualcosa nella Chiesa? Vedremo la fine della crisi modernista? Vedremo il ritorno di tutta la Chiesa alla sua Tradizione?

  Umanamente dovremmo rispondere di no.

  Da troppo tempo questa crisi va avanti, perché umanamente sia prevedibile una rinascita. La presenza dei cattolici secondo il gusto del mondo è così estesa e la Tradizione così umanamente esigua, da portare, secondo un calcolo umano, allo scoraggiamento.
 Per questo, secondo una previsione umana, possiamo dire che non vedremo il ritorno alla Tradizione.

  Eppure noi preghiamo e lavoriamo ogni giorno perché la Tradizione torni ad essere patrimonio comune di tutta la Chiesa. Facciamo la Tradizione per questo, la facciamo perché tutti tornino ad essa, e la Chiesa si liberi dal veleno modernista nella sua dottrina e nella sua pastorale.

  Sarebbe logico abbracciare la Tradizione, passare alla Messa antica, solo per un gusto personale? Che senso avrebbe fare la Tradizione senza desiderare che questa torni a regnare sulla Chiesa tutta? Sarebbe un gioco senza senso! e noi non vogliamo giocare.

  Ma questo desiderio, umanamente infondato, come non è un'utopia?

  Non è un'utopia irrealizzabile perché è in gioco la potenza di Dio. È Dio che conduce la storia, è sua l'onnipotenza; “nulla è impossibile a Dio”.

  Carissimi, occorre evitare la tentazione del Naturalismo pratico, che può regnare anche in coloro che si dicono Cattolici secondo la Tradizione.

  Il naturalismo pratico, quando pensa alle vicende della storia, del mondo o della Chiesa fa lo stesso, calcola in sostanza solo le forze umane in atto. A parole può ancora dire che Dio può tutto, ma questo potere non entra mai nella logica delle sue scelte e azioni.

  Quando questo naturalismo pratico entra nell'azione dei cattolici è devastante: li fa agire secondo il possibile umano e non secondo il possibile di Dio.

   Sono tanti quelli che amano la Tradizione, che la sentono corrispondente alla verità della fede, e poi agiscono non secondo questa verità, ma secondo il calcolo umano del possibile e realizzabile! Dicono: “Come è vera e bella la Tradizione della Chiesa - e poi aggiungono - ma ormai non può più tornare il suo glorioso passato; siamo dunque prudenti e accontentiamoci di qualcosa di meno realizzabile ora”. Per questi cattolici il possibile e il realizzabile non è poggiato sulla Verità di Dio, ma sul fattibile umano.

  Non c'è posto nel loro calcolo per la grazia, sono dei naturalisti.

  Non c'è posto per Dio, non c'è posto per il miracolo, che in verità è la normalità della Storia.

  I cattolici di duemila anni, quelli veri, non hanno pensato e agito così.
  Hanno riconosciuto la Verità di Dio, l'hanno desiderata per la loro vita, hanno faticato e lottato perché il mondo intero la riconoscesse e accogliesse. Per questo il Cristianesimo si è diffuso nel mondo intero.
  Hanno posato la loro azione sulla verità della grazia e della onnipotenza di Dio, non hanno calcolato umanamente il realizzabile.

  I martiri hanno fatto così.

  Loro, che sono i santi per eccellenza, sono morti per affermare la verità di Dio, fidandosi che un giorno Dio avrebbe portato a compimento l'opera. Sono morti senza vedere il trionfo della fede; sono morti sul serio, in una solitudine abitata solo da Dio, lasciando a Dio il futuro. Hanno vissuto dell'unica preoccupazione seria, quella di santificare il presente nella fedeltà assoluta a Nostro Signore Gesù Cristo.

  E che dire di tutti quei cristiani, pensiamo al quelli del Giappone, che per secoli hanno resistito fedeli al Signore, con un Pater e Ave, senza più sacramenti, consegnando la loro fede ai figli, lasciando a Dio il futuro, certi che un giorno un missionario sarebbe tornato con i sacramenti che salvano. Fedeli a Dio nel presente, senza calcolo umano, lasciando a Dio l'esito della loro testimonianza.

  Cari amici, anche noi dobbiamo fare così, fedeli a Dio nel presente, custodendo la Tradizione che è la natura stessa del Cattolicesimo, lasciando a Dio il futuro. È l'unica posizione ragionevole.
 È qui dentro, in una posizione radicalmente anti-naturalista, certa realmente della potenza della grazia, che ha senso e valore il nostro sacrificio, unito a quello di Cristo.

  L'alternativa è il pasticciare: volere un po' di Tradizione, venendo continuamente a patti con mille compromessi in chiesa e in casa, accondiscendendo al peccato o all'errore che ci circonda, sottraendoci al sacrificio del richiamo, dicendoci che non possiamo pretendere tutto. Tanti fanno così: un po' di tradizione e tanto cedimento alle mode del momento, lasciando a Dio la responsabilità della testimonianza. È l'esatto contrario che occorre fare: la nostra testimonianza dev'essere totale, lasciando alla grazia di Dio i frutti.

  Occorre non essere cattolici naturalisti. Il naturalista è sciocco e miope, dice di credere in Dio e poi sottrae a lui la signoria sulla realtà e il tempo.

  Occorre essere mistici, cioè cattolici. I mistici vedono Dio all'opera e partono da questo.

  Occorre restare mistici, mentre intorno a noi la mistica muore nella politica. Anche quella ecclesiastica.