giovedì 26 luglio 2012

segni dei tempi

Chiude 30Giorni,

la storica rivista cattolica

diretta da Andreotti





di Franca Giansoldati

CITTA’ DEL VATICANO – 30Giorni, la storica testata cattolica legata a Cl e diretta da Giulio Andreotti chiude i battenti. In questi decenni si era distinta per importanti battaglie a favore della Chiesa: è stata tra le prime voci a rivendicare la libertà religiosa nei Paesi islamici, il dialogo con il mondo laico, i ponti con la Cina e Israele fino alle riflessioni sulle eresie contemporanee, la gnosi e il pericolo di un neo pelagianesimo.

La sospensione delle pubblicazioni è stata annunciata da uno scarno comunicato apparso sul sito della testata. «Purtroppo alcuni accadimenti degli ultimi mesi, in particolare la morte di don Giacomo Tantardini, rendono impossibile continuarne la realizzazione». All’origine della dolorosa decisione presa dalle venti persone che vi lavorano (tra giornalisti e personale amministrativo) e il senatore Andreotti non ci sono solo questioni legate a problemi economici. Perché con la scomparsa di don Giacomo, figura storica nel mondo ciellino, già anima del settimanale Il Sabato (chiuso alla metà degli anni Novanta) , è venuto a mancare un punto di riferimento fondamentale per l’elaborazione editoriale del giornale. I più importanti filoni culturali anche se venivano sviluppati e ampliati all’interno della testata, erano frutto di sue fortunate intuizioni. 30Giorni era diffusa in quattro lingue e veniva distribuita gratuitamente a monasteri e istituti religiosi del Terzo Mondo, grazie a una onlus creata apposta da don Giacomo.

La direzione del senatore Andreotti, grande amico del sacerdote romano, ha arricchito il giornale di notevoli contributi diplomatici e stranieri come l’intervista a Shimon Peres o editoriali affidati all’ex segretario di Stato americano Colin Powell. «Vogliamo ringraziare di cuore tutti coloro che ci hanno accompagnato con la loro stima e il loro affetto» scrivono i vicedirettori sul sito del giornale. La speranza è di riuscire a trovare nuovi editori disposti a scommettere su un progetto editoriale destinato a rafforzare i legami tra la Chiesa di Roma e le periferie cattoliche, le diocesi nei territori di missione, le comunità più lontane.

martedì 24 luglio 2012

Dignità e Sovranità di una Nazione


Pubblichiamo questi due articoli in questo frangente drammatico per la nostra Italia. Il primo di Langone mette il dito sulla piaga delle divisioni tra le varie destre italiane chiedendone una unificazione strategica e non solo tattica, il secondo auspica Roberto de Mattei in Parlamento.  Ci limitiamo a registrare questi flebili segni di vita di una realtà politica di cui si sente la necessità per un ritorno di dignità e di sovranità nazionale e per stornare il pericolo che operazioni come “Bonino al Quirinale” possano andare in porto.

RIPARTIAMO DA ITACA, NON DA PREDAPPIO
di Camillo Langone

Purché non sia nostalgia. La mia paura è che l’indispensabile rifondazione culturale della destra italiana si rattrappisca in una sorta di rifondazione missina. Non tanto perché missino io non lo sono mai stato: non ne faccio una questione personale. Ma perché, molto evidentemente, di tutto l’Italia ha bisogno fuorché di un ritorno agli anni settanta, anche se solo nei termini di un vintage intellettuale.
Purtroppo invece leggo la lista dei promotori e dei partecipanti di “Ritorno a Itaca”, il convegno pro-destra tenutosi  l’altro giorno ad Acquasanta Terme, e mi sembrano davvero poche le persone che non abbiano trascorso qualche remoto anno nel Fronte della gioventù. Nonostante il toponimo cattolico e lo svolgimento dei lavori in un monastero benedettino, in quella località delle Marche mio arei sentito spaesato e in tanti devono averla pensata come me, siccome l’appello di Marcello  Veneziani “a tutte le destre” è stato raccolto da una destra sola, quella con Benito nell’album dei ricordi. Dov’era la destra cattolica? Dov’erano Giovanni Cantoni e Giovanni Lindo Ferretti, Angela Pellicciari e Costanza Miriano? Dov’era Alleanza Cattolica e Antonio Socci, il giurista Francesco D’Agostino e Magdi Allam? E Roberto Dal Bosco gran disvelatore del nichilismo buddista? E dov’era la destra libertaria di Oscar Giannino, degli economisti dell’Istituto Leoni e ei ragazzi del Tea Party? Non pervenuti nemmeno loro.

Su quel palco piceno mi sarebbe piaciuto vedere Giancarlo Gentilini, leghista e Patriota, e Pier Carlo Bontempi, sommo architetto della tradizione, e Ida Magli, una che di euro e di Europa aveva già capito tutto nel 1997, e Claudio Risé con i suoi maschi selvatici, e un poeta di sicuri sentimenti nazionali come Aurelio Picca… Niente da fare. Non poteva andare altrimenti perché l’appello di Veneziani aveva un titolo includente ma un testo escludente che si rivolgeva esplicitamente solo alla destra di Storace, a quel poco che resta di Futuro e Libertà e alla componente aennina all’interno del Pdl. Dando la sensazione, più che di un ritorno a Itaca, di un ritorno a Predappio. La nostalgia è la grande malattia dell’intero centrodestra(ha colpito non solo gli amici di Veneziani) e per diagnosticarla anziché Omero serve Jack London e il suo Richiamo della foresta. Tutti improvvisamente smaniano di tornare all’origine, sulle posizioni di quando erano giovani (o meno vecchi), quindi c’è chi parte per Forza Italia, chi per Alleanza Nazionale. E’ un fenomeno comprensibile, visti i chiari di luna, però patetico (Premio Disperazione a Carmelo Briguglio che ieri ha proposto di rifare An e di rimetterci a capo Gianfranco Fini). Purtroppo per loro, al posto della grande foresta i ritornanti troveranno solo radi boschetti, defogliati dal tempo. Se non addirittura singoli alberi, assediati dalla vecchiaia e dal cemento, incapaci di fornire qualsivoglia riparo. Contenti loro.

Concludo qui la lista delle inevitabili critiche, che poteva perfino essere più lunga, per venire alla pras construens: l’inevitabile condivisione della necessità, anzi dell’urgenza, di una rifondazione culturale della destra. Per uscire dall’intellettualismo e dal settarismo di Acquasanta, mantenendo però il medesimo format, propongo di intitolare il prossimo convegno “ritorno alla Nazione”. Allora sì. Sul tema della sovranità(“politica, monetaria, internazionale” come precisato da Veneziani a Borgonovo su queste pagine) possono confluire tutte le destre possibili e immaginabili, e forse pure quelle inimmaginabili che al momento se ne stanno ben nascoste perché intenzionate a combattere Monti e la finanza mondialista ma non a partecipare ai raduni dei vecchi camerati.

In fondo lo slogan giusto esiste già da qualche tempo, si tratta solo di dargli una bella lucidata. Verrà rilanciato in un libro in uscita a settembre per Mondadori, firmato proprio da Veneziani e felicemente intitolato Dio, patria e famiglia. E se qualcuno storce il naso di fronte alla grande triade delle cose permanenti (per citare Eliot) faccia la cortesia di accomodarsi altrove: abbiamo scoperto che è di sinistra.
tratto da "Libero" del 18 luglio u.s.



 

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Vi immaginate Roberto De Mattei

in Parlamento?

Quando a maggio c'è stata la marcia per la vita, sono rimasto positivamente sorpreso dal successo ottenuto dall'iniziativa nonostante i media progressisti l'avessero tenuta sotto silenzio. Ma ancor di più mi ha fatto piacere notare che gli organizzatori chiedevano esplicitamente l'abrogazione della legge sull'aborto, non come fanno certi politici che si limitano a chiedere dei torbidi compromessi. Vi confesso che in quei giorni ho pensato con speranza che dal movimento della marcia per la vita potesse nascere un nuovo movimento politico che difendesse davvero i valori cristiani.

Purtroppo, è di questi giorni la notizia che anche i leader democristiani dell'UDC (Casini e Cesa) hanno fatto delle sconvolgenti aperture sulle coppie di fatto, giungendo a dire di voler riconoscere giuridicamente persino le coppie omosessuali.

Visto che i partiti di sinistra sono su posizioni progressiste avverse al Magistero della Chiesa, e che anche nel PDL ci sono degli esponenti "liberal", penso che sia giunto il momento che qualcuno dia vita a un nuovo movimento politico che promuova davvero i valori cristiani. Secondo me gli organizzatori della marcia per la vita potrebbero far nascere questo movimento, che certamente raccoglierebbe le simpatie di molti cattolici delusi dagli attuali partiti. Il leader potrebbe essere scelto da militanti e simpatizzanti mediante un congresso fondativo. A mio avviso questo incarico potrebbe essere svolto dal prof. Roberto De Mattei, il quale ha una buona dialettica, una vasta cultura e una profonda conoscenza della Dottrina Cattolica. Chiunque sarà il leader, l'importante è che sia una persona con la "schiena dritta", cioè che non si spaventi di fronte alle critiche dei progressisti, e che non svenda i propri valori religiosi in cambio di qualche poltrona.


tratto da: http://cordialiter.blogspot.it/2012/07/vi-immaginate-roberto-de-mattei-in.html