Pubblichiamo l'Editoriale di Gennaio 2020
di "Radicati nella fede"
LA STORIA NON E'
LA LORO RIVOLUZIONE
LA STORIA NON E' LA LORO RIVOLUZIONE
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno XIII n° 1 - Gennaio 2020
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno XIII n° 1 - Gennaio 2020
Non a caso “Il Capitale” di Karl Marx fu dedicato a Charles
Darwin: ogni rivoluzione si presenta come tappa ineludibile di un processo,
come inevitabile passaggio, più o meno violento, verso uno sviluppo storico nell'avvenire,
verso, e qui sta il grande inganno, verso un mitico progresso da cui nessuno
potrebbe tornare indietro.
Tutto questo è falso,
come è falso Darwin e il darwinismo.
È l'ideologia della
rivoluzione, il più grande inganno della storia: ti fanno credere che i tempi
richiedano determinati cambiamenti un po' su tutto, che essere contrari ai
cambiamenti equivale ad essere fuori della storia, ad essere contro il
progresso. Fanno coincidere la Storia con le loro rivoluzioni.
Non a caso a Fatima
la Madonna parla degli errori che la Russia, se non convertita, diffonderà nel
mondo.
L'errore per
eccellenza è quest'illusione diabolica del progresso rivoluzionario che il
Comunismo ha cavalcato, ma che è stato poi condiviso da tutti, destra e
sinistra.
È così radicata
questa falsità che nessuno osa contrastarla, anche se non la condivide per
niente.
Questa ideologia è
entrata a grandi passi dentro il Tempio di Dio, dentro la Chiesa; è entrata e
ha distrutto, semplicemente distrutto, non ha costruito nulla. È cosi forte
però questa illusione, che nemmeno i dati spaventosi della crisi in casa
cattolica fanno ravvedere qualcuno. La Rivoluzione si presenta come
intoccabile.
All'opinione pubblica
mondiale si è presentato il Concilio Vaticano II come la rivoluzione
rinnovatrice della Chiesa, che finalmente approdava dentro la modernità, dopo
averla osteggiata per più di due secoli.
Anche chi è stato
perplesso di una simile presentazione del Concilio, quasi fosse un nuovo inizio
della Chiesa, non ha combattuto con coraggio l'inganno rivoluzionario. Si è
medicato tutto timidamente, troppo timidamente, cercando disperatamente di
sottolineare che il Vaticano II doveva essere letto in continuità con i
precedenti concili e con tutto il magistero perenne della Chiesa.
Nemmeno di fronte al
non apparire dei frutti del Concilio, questi benedetti frutti che non si vedono
mai!, si ha il coraggio di dire che bisogna tornare indietro. Si prende per
inevitabile la Rivoluzione! Si prende per inevitabile questo terribile falso
progresso. Si accetta tutta questa spaventosa decadenza come inesorabile: è
l'ideologia della Rivoluzione progressiva che vince in tutti gli animi, anche
in quelli anti-rivoluzionari.
È proprio quello che
vogliono i fautori di ogni rivoluzione: far coincidere la Storia con la Rivoluzione.
Questa supina
accettazione dello schema rivoluzionario fa cercare, a quelli che sono contro,
a quelli che vogliono restare cattolici non rassegnandosi al disastro della
Chiesa Romana, fa cercare un “facile” rifugio nel millenarismo: “Sono gli ultimi
tempi”, si dice da più parti, “è la grande apostasia”, “non resta più
molto...”.
Così dicendo non si
fa più nulla per la Chiesa, non si giudica fino in fondo con intelligenza
cattolica la situazione e non si agisce: che tristezza!
Sembra di rivedere la
situazione descritta da San Paolo:
"Chi non vuol lavorare neppure mangi. Sentiamo infatti
che alcuni fra di voi vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua
agitazione. A questi tali ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di
mangiare il proprio pane lavorando in pace." (2 Ts 3,10-12).
Applichiamo con
coraggio non soltanto alla vita personale, ma anche alla nostra responsabilità
nella Chiesa queste parole dell'Apostolo e ravvediamoci per agire secondo il
bene.
La Rivoluzione, anche
dentro la Chiesa, non è inesorabile. Le cose possono cambiare, il Cristianesimo
può rinascere nelle nostre terre, perché la storia la fa Dio e non la
Rivoluzione. Ma occorre uscire da questo mondo di fantasmi che si chiama
modernità!
No, la Rivoluzione
non è inesorabile: si può tornare indietro e riprendere la strada giusta, per
edificare la Chiesa come Dio comanda.
No, il Millenarismo
non è la soluzione, ma la solita fuga: nessuno sa quando il Signore verrà, nel
mentre abbiamo il compito di fare il cristianesimo, di fare la Chiesa,
ripartendo dalla Messa giusta, la Messa di sempre, e dalla stabilità della
nostra vita attorno all'altare, pieni di obbediente fervore: così il
cristianesimo produrrà opere di bene.
Gli “agitati, gli inquieti
“disordinati” della Tradizione sono troppo simili agli inquieti della
rivoluzione, distruggono e non costruiscono.
Lavoriamo dunque in
pace per la nostra santificazione, allora molte anime troveranno casa con noi,
e la Rivoluzione scomparirà come neve al sole; forse sta già scomparendo.