INTERVISTA A VIGANÒ: CONTE, DELIRIO DI ONNIPOTENZA INDECOROSO. E ILLEGALE.
di Marco
Tosatti
Carissimi Stilumcuriali, oggi vi offriamo un’intervista con l’arcivescovo
Carlo Maria Viganò. Che tocca tutti i temi principali del momento che stiamo
vivendo Italia e nella Chiesa. Pensiamo di dover ringraziare
l’arcivescovo per la franchezza e il coraggio con cui ha espresso opinioni che
molte persone condividono, e timori che molti vivono.
L’intervista esce il 29 aprile, memoria di Santa Caterina da Siena. Buona
lettura.
***
Eccellenza,
l’ultimo Decreto del Presidente Giuseppe Conte ha disatteso le speranze della
CEI e protratto il lockdown delle Messe in tutta Italia. Alcuni
canonisti ed esperti di diritto concordatario hanno espresso molte riserve sul
comportamento del Governo. Qual è il suo pensiero al riguardo?
Il Concordato tra la Santa Sede e lo Stato Italiano riconosce alla
Chiesa, come suo diritto nativo, la piena libertà e autonomia nello
svolgimento del proprio Ministero, che vede nella celebrazione della Santa
Messa e nell’amministrazione dei Sacramenti la propria espressione sociale e
pubblica, in cui nessuna autorità può interferire, nemmeno con il consenso
della stessa Autorità ecclesiastica, la quale non è padrona ma amministratrice
della Grazia veicolata dai Sacramenti.
La giurisdizione sui luoghi di culto spetta quindi in toto ed
esclusivamente all’Ordinario del luogo, che decide in piena autonomia, per il
bene delle anime affidate alle sue cure di Pastore, le funzioni che ivi si
celebrano e da chi debbano essere celebrate. Non spetta al Primo Ministro autorizzare
l’accesso alle chiese, né tantomeno legiferare su cosa possa o non possa fare
il fedele o il Ministro del culto.
Al di là di questo, sono molto autorevoli i pronunciamenti di
eminenti giuristi e magistrati – anche della Suprema Corte – che eccepiscono
sulla legittimità di legiferare per il tramite di Decreti del Presidente del
Consiglio, con i quali sono violati i diritti superiori e prevalenti garantiti
dalla Costituzione della Repubblica Italiana. Anche se non stessimo parlando
della Religione Cattolica, particolarmente tutelata dal suo status
speciale, la sospensione del diritto alla libertà di culto implicato dai
Decreti del Primo Ministro è chiaramente illegittima, e confido che vi sarà chi
vorrà dichiararlo ufficialmente, ponendo fine a questo indecoroso delirio
d’onnipotenza dell’Autorità civile non solo dinanzi a Dio e alla Sua Chiesa, ma
anche nei confronti dei fedeli e dei cittadini.
Molti fedeli e sacerdoti si sono sentiti abbandonati e poco tutelati dalla
Conferenza Episcopale e dai Vescovi.
Occorre precisare, a scanso di equivoci, che la Conferenza Episcopale
non ha alcuna autorità sui Vescovi, i quali hanno piena giurisdizione nella
propria Diocesi, in unione con la Sede Apostolica. E questo è ancor più
importante nel momento in cui abbiamo compreso quanto la CEI sia fin troppo
accondiscendente, anzi succube, nei riguardi del Governo italiano.
I Vescovi non devono aspettare che un organismo senza alcuna
giurisdizione dica loro cosa fare: spetta a loro decidere come comportarsi, con
prudenza e saggezza, per garantire ai fedeli i Sacramenti e la celebrazione
della Messa. E lo possono fare senza dover chiedere né alla CEI né tantomeno
allo Stato, la cui autorità finisce davanti al sagrato delle nostre chiese, e
lì deve fermarsi.
È inaudito che la Conferenza Episcopale Italiana continui a tollerare
un tale abuso, che lede il diritto divino della Chiesa, viola una legge dello
Stato e crea un gravissimo precedente. E credo che anche il comunicato emesso
domenica sera rappresenti una prova della consentaneità dei vertici
dell’Episcopato non solo ai mezzi, ma anche ai fini che si propone questo
Governo.
Il silenzio supino della CEI, e di quasi tutti gli Ordinari, rende
evidente una situazione di subalternità allo Stato che non ha precedenti, e che
giustamente è stata percepita dai fedeli e dai sacerdoti come una sorta di
abbandono a se stessi: ne sono emblematico esempio le scandalose irruzioni
della forza pubblica in chiesa, addirittura durante la celebrazione della
Messa, con un’arroganza sacrilega che avrebbe dovuto suscitare una immediata e
fermissima protesta da parte della Segreteria di Stato. Si sarebbe dovuto
convocare l’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, presentando una dura
Nota di Protesta per la gravissima violazione del Concordato da parte del
Governo, riservandosi di richiamare il Nunzio Apostolico in Italia, qualora non
fosse stato ritirato il provvedimento illegittimo.
Il Cardinale Parolin, nella veste di sponsor del Presidente
Conte, si trova in grande imbarazzo ed in conflitto di interessi. Appare
evidente che, invece di tutelare la sovranità e la libertà della Chiesa in
fedeltà alla sua alta funzione istituzionale di Segretario di Stato, il
Cardinale Parolin ha vergognosamente scelto di schierarsi a fianco dell’amico
avvocato. Nemmeno gli interessi economici del cosiddetto volontariato cattolico
potrebbero giustificare una tale opzione.
A quali interessi si riferisce?
Mi riferisco alla scandalosa spartizione dei fondi pubblici destinati
all’ospitalità degli immigrati clandestini, di cui papa Bergoglio e la CEI sono
in gran parte beneficiari e, allo stesso tempo, strenui promotori. Altro
conflitto d’interessi, questo, che pone la Chiesa in una posizione di
riconoscenza nei riguardi dello Stato, rendendo non del tutto illegittimo il
sospetto che i molteplici silenzi della CEI, compreso quello cui abbiamo
assistito in questi mesi in occasione della presunta pandemia, siano motivati
dal timore di vedersi sfumare i lucrosi proventi dell’accoglienza. Non
dimentichiamo che i fondi derivanti dall’8×1000 vanno riducendosi sempre più,
confermando l’allontanamento dei fedeli italiani da una Chiesa che pare non
aver altro scopo se non quello di favorire la sostituzione etnica
fortissimamente voluta dall’élite globalista. Temo che questo trend si
confermerà nei prossimi mesi, in risposta al silenzio dei Vescovi.
In tutto questo, la posizione di Papa Francesco sembra contraddittoria:
all’inizio ha ordinato al Cardinale Vicario di chiudere le chiese di Roma prima
ancora che Conte emanasse il Decreto; poi lo ha messo in imbarazzo, smentendolo
pubblicamente e facendole riaprire. Ha incoraggiato le Messe in streaming
e poi ha parlato di gnosi, incoraggiando la CEI a prender posizione contro il
Governo; ma proprio ieri ha raccomandato ai fedeli obbedienza alle disposizioni
dei Decreti…
Bergoglio non è nuovo a questo genere di cambiamenti repentini. Come
tutti ben ricordano, prima che scoppiasse lo scandalo in seno all’Ordine di
Malta relativo alla distribuzione di preservativi nei suoi ospedali, Francesco
aveva scritto una lettera al Patrono, Card. Burke, nella quale gli impartiva
chiarissime disposizioni circa il suo dovere di vegliare sull’Ordine affinché
fosse seguita con scrupolosa fedeltà la morale cattolica. Ma quando la notizia
divenne di pubblica ragione egli non esitò a sconfessare Sua Eminenza,
commissariando l’Ordine, esigendo le dimissioni del Gran Maestro e reintegrando
il Consigliere che era stato espulso proprio perché responsabile di quella
deplorevole violazione della morale.
Nel caso da Lei ricordato, il Cardinale Vicario ha cercato di
difendere la propria correttezza, spiegando che l’ordine di chiudere le chiese
gli era stato impartito da Sua Santità. Nel caso più recente della CEI, il
Comunicato diramato domenica sera aveva evidentemente un’approvazione del
Presidente Cardinale Bassetti, che a sua volta doveva essersi consultato con
Francesco. Sconcerta che, nel volgere di poche ore, il pulpito di Santa Marta
sconfessi la CEI e inviti i fedeli e i sacerdoti ad un’obbedienza verso le
disposizioni del Governo che non solo è indebita, ma è anche una violazione
delle coscienze, deleteria per la salute delle anime.
Nessuno intende esporre i fedeli al possibile contagio, ammesso e non
concesso che esso sia un’eventualità così temibile; ma le dimensioni delle
nostre chiese e purtroppo il numero assai esiguo dei fedeli che normalmente le
frequentano, consentono di rispettare le distanze di sicurezza tanto per la
preghiera individuale quanto per la celebrazione del Santo Sacrificio o di
altre cerimonie. Evidentemente i solerti legislatori non vanno in chiesa da lungo
tempo…
Non dimentichiamo che i fedeli hanno il diritto, oltre che il dovere,
di assistere alla Messa, di confessarsi, di ricevere i Sacramenti: questo è un
diritto che viene loro dall’esser membra vive del Corpo Mistico in virtù del
Battesimo. I Pastori hanno quindi il sacro dovere – anche a rischio della loro
salute e della stessa vita, quando richiesto – di assecondare questo diritto
dei fedeli, e di ciò dovranno rispondere a Dio, non al Presidente della CEI né
tantomeno al Presidente del Consiglio.
Nei giorni scorsi S.E. Mons. Giovanni d’Ercole ha lanciato un severo monito
a Conte e al “comitato scientifico” in cui ha intimato: “Bisogna che ci diate
il diritto al culto, sennò ce lo riprendiamo”. Parole forti e coraggiose, che
sembrano lasciar intendere un certo risveglio nelle coscienze dei Pastori.
Monsignor D’Ercole ha parlato come parla un vero Vescovo, con
l’autorità che gli viene da Cristo. Come lui, ne sono sicuro, ci sono
moltissimi altri Pastori e sacerdoti che sentono la responsabilità nei
confronti delle anime loro affidate. Ma tanti tacciono, più per non sollevare
gli animi che per pavidità. Proprio in questo tempo pasquale risuona nella
liturgia la parabola evangelica del Buon Pastore; Gesù vi menziona anche i
mercenari a cui non sta a cuore la salvezza delle pecorelle: cerchiamo di non
rendere vano il monito divino e l’esempio del Salvatore, che dà la vita per le
pecore!
Mi permetto di rivolgermi ai miei confratelli nell’Episcopato:
credete che, quando in Messico o in Spagna chiusero le chiese, proibirono le
processioni, vietarono l’uso dell’abito religioso in pubblico, le cose siano
iniziate diversamente? Non permettete che con la scusa di una presunta epidemia
si limitino le libertà della Chiesa! non permettetelo né da parte dello Stato,
né da parte della CEI! Il Signore vi chiederà conto delle anime che sono morte
senza Sacramenti, dei peccatori che non hanno potuto riconciliarsi con Lui,
dell’aver voi permesso che, per la prima volta nella storia a partire
dall’Editto di Costantino, fosse proibito ai fedeli di celebrare degnamente la
Santa Pasqua. I vostri sacerdoti non sono pavidi, ma eroici testimoni, e
soffrono per gli ordini arbitrari che impartite loro. I vostri fedeli vi
implorano: non restate sordi al loro grido!
Sono parole che sembrano invitare alla disobbedienza all’autorità
ecclesiastica ancor prima che a quella civile.
L’obbedienza è ordinata alla Verità e al Bene, altrimenti è
servilismo. Siamo arrivati ad un tale ottundimento delle coscienze che non ci
rendiamo più conto di cosa significhi “dare testimonianza alla Verità”: crede
che Nostro Signore ci giudicherà per esser stati obbedienti a Cesare, quando
questo significa disobbedire a Dio? Non è forse tenuto il Cristiano all’obiezione
di coscienza, anche sul lavoro, quando ciò che gli è richiesto viola la
Legge divina? Se la nostra Fede si basasse solo sull’obbedienza, i Martiri non
avrebbero nemmeno dovuto affrontare i tormenti a cui li condannava la legge
civile: sarebbe bastato obbedire e bruciare un grano d’incenso alla statua
dell’Imperatore.
Non ci troviamo ancora, almeno in Italia, dinanzi alla scelta
cruciale tra la vita e la morte; ma ci viene chiesto di scegliere tra il dovere
di onorare Dio e di renderGli culto, e l’obbedienza prona ai diktat di
sedicenti esperti, mille volte contraddetti dall’evidenza dei fatti.
Trovo paradossale che in questo inganno, che va ormai disvelandosi
anche ai più moderati osservatori di quanto accade intorno a noi, si imponga al
Popolo di Dio l’ingrato compito di dover testimoniare la propria Fede dinanzi
ai lupi, senza poter avere al proprio fianco i loro Pastori. Ecco perché esorto
i miei Confratelli a riprendere con fierezza il proprio ruolo di guide, senza
accampare come pretesto l’ossequio a norme illegittime e irragionevoli. Faccio
mie le parole di Monsignor D’Ercole: “Non abbiamo bisogno di favori da voi:
abbiamo un diritto da rivendicare e questo diritto va riconosciuto”!
Qualcuno potrebbe pensare che le sue parole siano “divisive” in un momento
in cui è facile esasperare gli animi già provati dei cittadini.
L’unità nella Fede e nella Carità si
fonda sulla salvezza delle anime, non in loro danno: non bastano né le
“interlocuzioni” della CEI né i sorridenti incontri papali con il Primo
Ministro, al quale si è concessa un’indulgente collaborazione, che svela
connivenze e collaborazionismo. Proclamare la verità è necessariamente
“divisivo”, perché la verità si oppone all’errore, come la luce si oppone alle
tenebre. Così ci ha detto il Signore: “Pensate che io sia venuto a portare la
pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.” Lc. 12, 51
Ammesso e non concesso che il coronavirus sia così virulento e così
mortale da giustificare la segregazione di un intero popolo, anzi del mondo
intero, ebbene: proprio in questo momento vengono negati i sacramenti e la
Messa quando sono maggiormente necessari per la salvezza eterna?
Da quanto ha detto, Eccellenza, mi pare di comprendere qualche sua
perplessità sulla natura del Coronavirus: è una mia impressione o crede – come
affermano molti medici – che qualcuno abbia voluto approfittare della pandemia
per altri scopi?
Non è questa la sede per esprimere le
mie riserve sulla cosiddetta “pandemia”: credo che scienziati autorevoli
abbiano saputo dimostrare quello che veramente accade, e quello che viceversa
si fa credere alle masse, attraverso un controllo capillare dell’informazione
che non esita a ricorrere alla censura per mettere a tacere le voci di
dissenso. Mi pare tuttavia evidente che il Covid-19 abbia fornito un’ottima
occasione – voluta o meno, lo sapremo presto – per imporre alla popolazione una
limitazione della libertà che non ha nulla di democratico, né tantomeno di
buono.
Sono prove tecniche di dittatura, in cui si osa addirittura programmare il
tracciamento delle persone, con la scusa della salute e di una ipotetica futura
recrudescenza del virus. Si pensa di poter imporre un regime tirannico in cui
persone non elette da nessuno pretendono di stabilire cosa è lecito e cosa non
lo è, quali cure imporre e quali punizioni infliggere per chi vi si vuol
sottrarre. Cosa ancor più grave, tutto questo avviene con l’avallo di parte
della Gerarchia: se ce lo avessero raccontato qualche anno fa, non ci avremmo
creduto.
Una parola di speranza, per concludere?
C’è sempre una ragione di speranza, se si ha uno sguardo soprannaturale.
Anzitutto questa epidemia ha fatto cadere molte maschere: quelle dei veri
poteri, delle lobby internazionali che brevettano un virus e si
apprestano a brevettarne anche il vaccino, e allo stesso tempo spingono perché
sia imposto a tutti, in un clamoroso conflitto di interessi. Almeno, adesso,
sappiamo chi sono e che faccia hanno.
Sono cadute anche le maschere di quanti si prestano a questa farsa,
lanciando allarmi ingiustificati e seminando il panico tra la gente, creando
una crisi non solo sanitaria, ma anche economica e politica di livello
mondiale. Anche in questo caso sappiamo chi sono e qual è il loro progetto.
Infine, è caduta la maschera dell’anonimato di tante persone buone. Ci
siamo resi conto di quanta generosità, quanta abnegazione, quanta bontà vi sia
ancora in giro, nonostante tutto. Medici, infermieri, sacerdoti e volontari,
certamente; ma anche tanti senza volto e senza nome che aiutano il vicino, che
portano conforto a chi soffre, che si svegliano dal torpore e iniziano a
comprendere quel che succede intorno a loro. Un risveglio del Bene, di cui è
senza dubbio autore il Signore. Egli governa le sorti della Chiesa e del mondo,
e non permetterà che il Male prevalga.
Non dimentichiamo che – come ho ricordato recentemente – Nostra Signora di
Fatima ha promesso a Suor Lucia che prima della fine dei tempi un Papa avrebbe
consacrato la Russia al Suo Cuore Immacolato, e che a questo gesto di
obbedienza sarebbe seguito un periodo di pace. Affidiamo quindi noi stessi, le
nostre famiglie e la nostra cara Italia sotto il manto della Vergine
Santissima, confidando fiduciosi nelle Sue parole.