domenica 21 marzo 2010

Tardi arrivò il contadino della Garonna


Jacques Maritain

Il Modernismo e il Neo-Modernismo
a cura di Don Guglielmo Fichera

Il modernismo fa della verità e delle sue formulazioni concettuali una funzione del tempo, come se la verità variasse, col tempo, come varia la moda. J. Maritain afferma: "Ciò che ho riunito in questo quadro sono le vedute non di onesti cercatori, ma di estremisti di cui gli esperti in materia sanno bene i nomi nonché le opinioni che serpeggiano negli ambienti da loro influenzati, come nell'animo di quei sacerdoti che si vantano di non piegare più le ginocchia davanti al tabernacolo" (Il contadino della Garonna, Morcelliana, 1980, p. 16, nota 9).

DEFINIZIONE DI MODERNISMO

Uno dei più insidiosi e penetranti mezzi di secolarizzazione è stato ed è il modernismo e per questo ci fermiamo ad indicarne le caratteristiche principali. La parola "moderno" viene dal Rinascimento. Fu inventata dagli umanisti. La parola "modo", in latino, significa anche "ora", "adesso", "subito"; "or ora", "poco fa", "recentemente", attualità. Per cui "moderno" è "ciò che si fa adesso", da cui anche la parola "moda". Nell'accezione rinascimentale la parola "moderno" implicava un disprezzo per la Tradizione, come se la tradizione fosse solo "vecchiume", superstizione, oscurantismo, ottusità e oppressione: da qui una specie di culto del nuovo, come se nel passato ci fosse stato solo errore e nel presente, invece, ci fosse solo "verità". Questo pensiero e quest'atteggiamento è forse il più sciocco e il più ridicolo (come è altrettanto sciocco, al contrario, pensare che solo nel passato c'era la verità e oggi ci sono solo errori) costituirà, poi, l'atteggiamento di base dell'Illuminismo, antistorico e antitradizionale: prima del 1700, prima dei Lumi, ci sarebbero state solo tenebre, con i Lumi ci sarebbe stata solo luce. La filosofia che si ispira a questo concetto di modernità consiste nel dare un valore assoluto a quello che sembra valido adesso, ora.

APOSTASIA MODERNISTA

"Oggi la febbre neo-modernista, molto contagiosa almeno nei circoli detti "intellettuali", è tale che IL MODERNISMO DEI TEMPI DI S. PIO X NON APPARE AL CONFRONTO CHE UN MODESTO RAFFREDDORE DA FIENO. Essa trova espressione soprattutto presso i pensatori più spinti tra i nostri fratelli protestanti, ma è attiva anche presso pensatori cattolici ugualmente d'avanguardia. Essa offre il quadro di una specie di apostasia "immanente" (intendo decisa a restare cristiana a tutti i costi) che si stava preparando da molti anni e di cui certe speranze oscure, latenti nelle regioni basse dell'anima e qua e là portate in superficie in occasione del Concilio, hanno accelerato la manifestazione - falsamente imputata talvolta allo "spirito del Concilio" e perfino allo "spirito di Giovanni XXIII".

ERESIE DEI MODERNISTI

Sappiamo bene a chi conviene far risalire la paternità di queste menzogne; ma il male è che, appunto, non si crede più al diavolo, né agli angeli cattivi e né ai buoni, naturalmente. Essi non sarebbero che sopravvissuti eterei di un museo di immagini babilonese. A dire il vero, il contenuto oggettivo al quale la fede dei nostri avi si appoggiava è tutto un mito ormai come il peccato originale, per esempio, e come il Vangelo dell'Infanzia e la risurrezione dei corpi e la creazione. E come il Cristo storico, naturalmente. Il metodo fenomenologico e la scuola delle forme hanno cambiato tutto. La distinzione tra natura e grazia sarebbe un'invenzione scolastica, come pure la transustanziazione. L'inferno, perché darsi da fare a negarlo? È più semplice dimenticarlo, ed è probabilmente quanto si può far di meglio con l'Incarnazione e la SS. Trinità. Ad essere sinceri, la massa dei nostri cristiani pensa forse mai a tali cose o all'anima immortale o alla vita futura? La Croce e la Redenzione, che sarebbero la sublimazione estrema degli antichi miti e riti immolatori (sic!), sarebbero da guardarsi come i grandi e commoventi simboli, per sempre impressi nella nostra immaginazione, dello sforzo e dei sacrifici collettivi necessari per portare la natura e l'umanità al grado d'unificazione e di spiritualizzazione (e di potere sulla materia) in cui esse saranno infine liberate da tutte le antiche servitù ed entreranno in una specie di gloria. La morte sarà allora vinta? La scienza troverà forse il mezzo (e perché no? pensava già Cartesio) per renderci immortali; ma non è questo che importa, importa la perennità del cosmo e l'immortalità dell'umanità glorificata in lui e con lui.

LA FEDE SVUOTATA DEI SUOI CONTENUTI
La nostra fede, avendo così debitamente evacuato ogni oggetto specifico, può diventare finalmente ciò che realmente sarebbe stata: una semplice aspirazione sublimizzante. Possiamo essere aspirati in piena euforia da una potente tromba d'aria, recitare con illuminato fervore il Simbolo degli Apostoli (simbolo, che nome predestinato!) e amare, servire, adorare Gesù con tutto il nostro cuore, il Gesù della fede e del cristianesimo interiore, veramente viscerale. Con tutto ciò si sarebbe più cristiani che mai!


DITTATURA DEL RELATIVISMO

Tutta questa gente ha semplicemente finito di credere alla Verità (Gesù) e crede soltanto a verosimiglianze appuntate con uno spillo su alcune verità (cioè a verificazioni o constatazioni del particolare osservabile) che, del resto, invecchiano in fretta. La Verità con la "V" maiuscola non dice nulla. Bisogna mettere solo minuscole dovunque. "Tutto è relativo, ecco il solo principio assoluto" diceva già il padre dei relativisti, Augusto Comte. È vero che l'abbiamo fatta finita col positivismo classico ma, di fatto, viviamo nel mondo di Augusto Comte: la Scienza (lato della ragione) completata dal Mito (lato del sentimento). Ma almeno Comte era più onesto perché i miti della "Sintesi oggettiva" li fabbricava semplicemente e francamente da cima a fondo e non, come voi, reinterpretando tutto il retaggio religioso del cristianesimo" (Il contadino della Garonna, Morcelliana, 1980, pp. 16-19).

SFRENATO MODERNISMO

"Il modernismo sfrenato d'oggi è irrimediabilmente ambivalente. Tende di per sé, benché lo neghi, a rovinare la fede cristiana, dandosi da fare, quanto meglio può, a svuotarla del suo contenuto.
Dall'altra parte vi è un buon numero di quelli che vi aderiscono che si sforzano di rendere a tale fede una disperata testimonianza: i corifei del nostro neomodernismo si dichiarano cristiani. /.../ Affermare l'esistenza di un Dio trascendente, sarebbe questo, un non senso. La trascendenza divina non sarebbe altro che la proiezione mitica di un certo timore mitico collettivo provato dall'uomo in un dato momento della sua storia, perché tutto ciò che si riferisce ad un mondo "altro" dal mondo umano sarebbe desueto, sarebbe un mito, sarebbe il "retro-mondo" dell'antico realismo fìlosofico. /.../ Obbedendo alla nuova regola d'oro /.../ si finisce per rinnegare nettamente il Cristo /.../ e per intraprendere appassionatamente la secolarizzazione totale del loro cristianesimo" (op. cit. pp. 20- 23).

LA CRONOLATRIA

"È la malattia annunciata da S. Paolo (2 Tm 4,3-4). Gli uomini non sopporteranno più la sana dottrina ma, per il prurito di udire qualcosa, si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Va notato che S. Paolo affida ai "professori" una parte centrale nella diffusione di questa malattia. La malattia, molto contagiosa a quanto pare, avrà il proprio focolaio presso gli "esperti" o i "professori". Sarà veicolata dai falsi miti della demitizzazione fabbricati da "professori". Si tratta di una malattia che proviene da gravi carenze vitaminiche e nutritive. Segnaliamo due importanti sintomi di questa malattia. 1 ) Un fissarsi ossessivo sul tempo che passa, la cronolatria. Essere superati è cadere nello sheol! /.../ Questa cronolatria porta con sé ampi sacrifici umani. /.../ Un esegeta si ammazza di lavoro, da tutto il sangue delle sue vene, per trovarsi superato tra due anni. E sarà così per tutta la vita. Del suo pensiero non resterà nulla. /.../ Sotto una forma o sotto un'altra impera l'adorazione dell'effimero. /.../

LA LOGOFOBIA

Perdita di fiducia non solo nel sapere filosofico, ma nel senso comune cioè nella prefilosofia spontanea che è per l'uomo come un dono di natura incluso nell'equipaggiamento di prima necessità. Diffidiamo quando udiamo denigrare le nozioni prime, col pretesto che sono "categorie di linguaggio". /.../ Quando tutti si mettono a far beffa del bene e del male, dell'obbligo morale, della giustizia, del diritto, dell'extra-mentale, della verità, della distinzione tra sostanza e accidente, del principio d'identità, vuoi dire che tutti cominciano a perdere la testa. /.../ Non è il linguaggio a fare i concetti, ma sono i concetti a fare il linguaggio. /.../ Gli eredi di Cartesio proseguono il lavoro di distruzione della ragione con la loro Grande Sofistica, il loro mettere tra parentesi la realtà metafisica e la loro Fenomenalizzazione della stessa conoscenza filosofica. /.../ Mentre scompare dal nostro universo culturale l'idea della conoscenza filosofica autentica e si eclissa il regime della verità da contemplare, l'avvento della scienza moderna, nonché la matematizzazione dell'osservabile, /.../ porta tutti, scienziati ed ignoranti, a credere che la scienza - la scienza dei fenomeni - sia assolutamente sola a poter procurarci una conoscenza razionale certa. Tutto questo ha per conseguenza il dubbio sul valore della prefìlosofia spontanea che si esprime attraverso il linguaggio del senso comune. /.../ Per quanto disorientati si sia, bisogna pur pensare. E allora, in fretta e a qualunque costo, ci si aggrappa a qualsiasi cosa per supplire allo sforzo di cui non si è più capaci. Ed ecco, allora, la necessità di rivolgersi alle favole" (op. cit., pp. 25-31 ).

LA CORRENTE DI DESTRA E QUELLA DI SINISTRA

"La misteriosa frattura così designata non interessa soltanto i banchi del Parlamento, ma l'insieme dei cittadini. /.../ Ci sarebbero due sensi di queste parole. Per il primo addirittura essere di destra o di sinistra sarebbe una disposizione, un temperamento, così come l'essere umano nasce bilioso o sanguigno. Tutto ciò che si può fare sta nel correggere il proprio temperamento conducendolo ad un equilibrio. Per il secondo senso, quello politico, destra e sinistra designano ideali, energie, formazioni. /.../ le cose si ingarbugliano tuttavia in quanto talvolta uomini di destra (secondo il senso fisiologico) fanno una politica di sinistra e inversamente. Penso che Lenin sia un buon esempio del primo caso. Non esistono rivoluzioni più terribili di quelle di sinistra fatte da temperamenti di destra, né più deboli governi di quelli di destra guidati da temperamenti di sinistra (Luigi XVI). /.../ Non essere né di destra né di sinistra significa semplicemente volere salvaguardare la propria ragione. Questo io mi sono sforzato di fare fin da un'epoca in cui le cose erano seriamente compromesse ("di destra, di sinistra, di nessuno io sono"). Bisogna invece preparare la strada ad una attività politica "autenticamente e vitalmente cristiana", in altri termini ad una politica che, pur ispirandosi allo spirito cristiano e a principi cristiani, non impegni che le iniziative e le responsabilità dei cittadini che le praticano, senza menomamente essere una politica dettata dalla Chiesa o che impegni la responsabilità di questa. /.../ Fino ad ora la speranza nell'avvento di una politica cristiana (rispondente nell'ordine pratico a ciò che è una filosofia cristiana nell'ordine speculativo) è stata completamente delusa" (op. cit., pp. 38-44).

FALSO AGGIORNAMENTO

"Papa Paolo VI ci ha ricordato che l'aggiornamento non è per nulla un adattarsi della Chiesa al mondo, come se fosse il mondo a regolare la Chiesa; bensì una messa a punto delle posizioni essenziali della Chiesa stessa. /.../ Nella Chiesa il primato è dato alla persona umana sulla comunità, mentre il mondo d'oggi fa primeggiare la comunità sulla persona" (op. cit., pp. 81-82).

IN GINOCCHIO DAVANTI AL MONDO

"La crisi attuale ha molti e svariati aspetti. Uno dei più curiosi fenomeni che essa offre alla nostra vista è una specie di inginocchiamento davanti al mondo che si manifesta in mille modi. (Papa Paolo VI ha spiegato che ci sono tre significati di mondo: 1) il mondo come creazione di Dio; 2) il mondo come umanità, redenta da Cristo; 3) il mondo come mondo del male, degli idoli, della ribellione a Dio, delle tenebre; il mondo che odia Dio, il mondo dell'avversario di Cristo e degli uomini. Evidentemente il mondo che i cristiani devono fuggire è solo il terzo significato di mondo). /.../ Che vediamo intorno a noi? In larghi settori del clero e del laicato - ma l'esempio viene dal clero - non appena la parola mondo è pronunciata, una luce d'estasi passa negli occhi degli uditori. E subito si parla di espansioni necessarie e necessari impegni, come di fervori comunitari, presenze, aperture e delle loro gioie. Tutto quello che rischierebbe di richiamare l'idea di ascesi, di mortificazione o di penitenza è naturalmente scartato. (Se Lourdes e Fatima sono popolari, le parole pronunciate da Colei che vi apparve non lo sono). E il digiuno è così mal visto che è meglio non dir nulla di quello col quale Gesù preparò la sua missione pubblica. /.../ In una chiesa un mio amico sentì il passo di San Paolo (2 Cor 12,7) ma al posto della frase "un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi", fu tradotto "ho disturbi di salute". /.../ Il sesso è una delle grandi e tragiche realtà del mondo. Esso è circondato di un interesse e una venerazione senza pari. La verginità e la castità non godono favore. /.../ è grave la venerazione cattolica della carne. /.../ L'altra grande realtà che si fa incontro nel mondo è il Sociale-terreno. Esiste una missione temporale del cristiano, ma essa non è l'unico nostro dovere e il sociale-terreno non è l'unica realtà. Al primo posto c'è l'evangelizzazione, la vita di grazia, la preghiera che, oltretutto, sopraelevano le energie naturali nel loro ordine. Per molti cristiani di oggi, il primato del soprannaturale è quasi rifiutato, se non proprio rifiutato /.../ il grande affare e la sola cosa che importa è la vocazione temporale del genere umano: si fa di questi fini terreni il vero fine supremo dell'umanità. In pratica c'è quasi una completa temporalizzazione del cristianesimo. Viene messo tra parentesi o proprio tralasciato il cammino di santificazione, l'impegno per il regno di Dio. Si oscura lo spirituale e si esalta il temporale, si obliano le cose da dare a Dio e si è affascinati dalle cose da dare a Cesare. /.../ Secondo questo caduta secolarizzante ci sarebbero tre cose di cui un predicatore "intelligente" non dovrebbe mai parlare: 1) l'altro mondo, da lasciare in ombra (perché non c'è); 2) la Croce, simbolo di sacrifici momentanei che il "progresso" eliminerà; 3) la santità, perché essa implica una frattura radicale col terzo significato di mondo e col falso "dio" del mondo, perché esso sarebbe solo un "dio" mitico" (op. cit., pp. 86-99).

CARATTERISTICHE DEL MODERNISMO

Con il nome "modernismo" si è venuto designando, in ambito teologico-filosofico, un movimento di pensiero religioso che si è sviluppato in seno alla Chiesa Cattolica all'inizio del sec. XX. La sua carta d'identità era un'accentuazione piuttosto acritica della modernità anticristiana, dominante nell'Ottocento, con il suo storicismo, soggettivismo, relativismo ed evoluzionismo, soprattutto nell'interpretazione della Scrittura e dei dogmi e nella valutazione delle strutture giuridiche, istituzionali e liturgiche della Chiesa. Il modernismo cattolico ha avuto come esponenti principali Edouard Le Roy (1870-1954) e Alfred Loisy (1857-1940) e A. Sabatier in Francia; George Tyrrel (1861-1909) in Inghilterra, ed Ernesto Buonaiuti (1881-1946) in Italia. Ciò che accomuna e contraddistingue gli esponenti maggiori del modernismo è la preoccupazione di armonizzare i dati centrali della rivelazione biblica e in particolare neo-testamentaria, con le forme mutevoli della cultura e della spiritualità moderna. A tal fine essi si richiamano: 1) all'esperienza religiosa come testimonianza interiore della verità di fede (N.d.R. = La fede cattolica ha una dimensione oggettiva e una dimensione soggettiva; l'errore del modernismo è di esclusivizzare la dimensione soggettiva e di svalutare la dimensione oggettiva = N.d.R.); 2) respingono l'intellettualismo (N.d.R. = Nella fede cattolica la dimensione intellettuale e la dimensione esperienziale vanno sempre insieme o cadono insieme; non sono contrapposte, ma in armonia. L'errore del modernismo consiste nell'esclusivizzare il sentimento, la sensazione soggettiva, e nel trascurare o disprezzare la dimensione intellettuale della fede. La conseguenza più diretta è la caduta nel fideismo. Questo atteggiamento trascura la sana riflessione teologica e rifiuta oggettivi criteri di discernimento ecclesiali = N.d.R.); 3) e il soprannaturalismo estrinsecistico (N.d.R. = Il soprannaturale non è qualcosa di estrinseco alla natura, come se natura e sopranatura fossero due scompartimenti stagni, due realtà parallele che ad un certo punto si uniscono. Natura e sopranatura non sono estrinseche l'una all'altra. In quest'errore è come se l'uomo potesse da solo essere un uomo realizzato, pienamente uomo, e poi ad un certo punto gli viene aggiunta la fede come un "fiore all'occhiello". Non c'è, invece, un uomo "perfetto" a cui si aggiunge la fede, in un secondo momento. Non ci può essere uomo pienamente realizzato senza Cristo = N.d.R.). I modernisti prospettano un nuovo tipo di apologetica che tiene conto della naturale aspirazione al soprannaturale (metodo dell'immanenza) e dell'evoluzione dei dogmi (da prendersi non come blocchi monolitici, bensì come realtà vitali intimamente legate allo sviluppo della Chiesa).

DEVIAZIONI DEL MODERNISMO

In tutti i documenti il modernismo è condannato come la "sintesi di tutte le eresie", perché in esso sarebbero rifluiti tutti gli errori del pensiero moderno: relativismo, soggettivismo, agnosticismo, razionalismo, scientismo, immanentismo, storicismo, portando alla risoluzione: 1) della fede nel sentimento; 2) del dogma nella storia; 3) della Chiesa in una pura società mistica. "Sennonché molti teologi post-conciliari - scrive il teologo Battista Mondin - hanno interpretato l'aggiornamento a modo loro, raggiungendo spesso, come dimostrò J. Maritain nel "Contadino della Garonna", conclusioni assai più gravi ed eterodosse di quelle degli stessi modernisti" (Battista Mondili, Modernismo, in Dizionario enciclopedico di filosofia, teologia e morale. Fd. Massimo, Milano, 1989, p. 485). Si vedano anche le riflessioni di un esperto in materia: Lorenzo Bedeschi, Interpretazioni e sviluppo del Modernismo cattolico. Ed. Bompiani, Milano, 1995" (Antonio Livi, La filosofia e la sua storia, Ed. Dante Alighieri, 1997, p. 787-788).

FALSE CONTRAPPOSIZIONI

Il modernismo ha falsamente contrapposto: 1) i metodi biblici, storico-critici, alla Tradizione biblica cattolica; 2) l'esperienza religiosa alla teologia; 3) il Vangelo alla Chiesa; 4) il Cristo storico al Cristo della fede; 5) lo Spirito Santo alla dottrina della Chiesa; 6) lo Spirito Santo alla Chiesa; 7) l'autorità alla libertà; 8) la teologia alla storia; 9) la storia al dogma; 10) la cristologia all'organizzazione ecclesiale. Nel modernismo c'è frattura: a) tra fede e ragione; b) tra l'intelligenza umana e Dio; c) tra il divino e l'umano; d) tra Spirito e dottrina; e) tra storia e fede; f) tra verità e coscienza; g) tra interno ed esterno; h) tra Tradizione ed esperienza personale; i) tra Chiesa visibile e Chiesa invisibile; l) tra il credente e lo storico; m) tra il credente e il cittadino.

I VELENI DEL MODERNISMO

Il modernismo si è impegnato in una lotta accanita contro il Magistero, la Tradizione e il tomismo autentico, ostacoli che esso sentiva particolarmente opposti ai suoi sforzi di affermazione. Inoltre il modernismo condivide l'anti-intellettualismo luterano, i suoi errori e la sua posizione contraria alla fede. Esporremo in seguito le caratteristiche di questo anti-intellettualismo luterano. Nella fede cattolica, invece, tutte quelle dimensioni che il modernismo separa e contrappone, o vanno insieme o cadono insieme. Non si da e non esiste un Vangelo senza la Chiesa o contro la Chiesa; non esiste e non si da uno Spirito di Cristo senza la dottrina di Cristo o contro la dottrina di Cristo; non si da e non esiste un'autorità senza libertà o contro la libertà, come pure non esiste una libertà senza autorità oppure contro l'autorità. Non si da e non esiste una teologia autentica senza la storia o contro la storia perché il cristianesimo è Incarnazione, è la salvezza di Cristo che irrompe e feconda la storia; non esiste e non si da un Cristo storico diverso dal Cristo della fede: il Cristo della storia è il Cristo della fede. Queste indicazioni insieme ad ulteriori informazioni sul modernismo si trovano in: 1) René Latourelle, Teologia della Rivelazione, Cittadella Editrice, Assisi, 1986, pp. 275-299; 2) Maurilio Guasco, Modernismo. I fatti, le idee, i personaggi, San Paolo, 1995.
      
                                                                                                 Da Fede e Cultura  n. 40 - giugno 2007