sabato 23 ottobre 2010

lettera morta

In questi giorni è ricorso il quarto anniversario della Lettera Circolare
sulla traduzione in volgare dell'espressione “pro multis” contenuta nella formula della Consacrazione del Prezioso Sangue, nel Canone della S. Messa

Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti

Roma, 17 ottobre 2006

Alle loro Eminenze / Eccellenze
I Presidenti delle Conferenze Episcopali Nazionali

Eminenza / Eccellenza,

Nel luglio del 2005 la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, d'accordo con la Congregazione per la Dottrina della Fede, ha scritto a tutti i Presidenti delle Conferenze Episcopali per chiedere il loro parere autorevole sulla traduzione nelle diverse lingue volgari dell'espressione pro multis nella formula della consacrazione del Prezioso Sangue durante la celebrazione della Santa Messa ( Prot. N. 467/05/L del 9 luglio 2005).

Le risposte ricevute dalle Conferenze Episcopali sono state studiate dalle due Congregazioni ed è stato inviato un rapporto al Santo Padre.

Secondo le Sue direttive, questa Congregazione si rivolge ora a Vostra Eminenza / Eccellenza nei seguenti termini:

1. Un testo corrispondente alle parole pro multis, tramandato dalla Chiesa, costituisce la formula che è stata in uso nel rito romano, in latino, fin dai primi secoli.

In questi ultimi trent'anni circa, alcuni testi in lingua volgare hanno adottato una traduzione che interpreta [il pro multis]come "per tutti", o equivalente.

2. Come ha dichiarato la Congregazione per la Dottrina della Fede (Sacra Congregatio pro Doctrina Fidei, Declaratio de sensu tribuendo adprobationi versionum formularum sacramentalium, 25 Ianuarii 1974, AAS 66 [1974], 664), non vi è alcun dubbio circa la validità delle Messe celebrate usando una formula debitamente approvata e contenente una formulazione equivalente a "per tutti". In effetti, la formulazione "per tutti" corrisponderebbe senza alcun dubbio ad una corretta interpretazione dell'intenzione del Signore espressa nel testo. È un dogma di fede che Cristo è morto sulla Croce per tutti gli uomini e le donne (cfr. Gv 11, 52; II Cor 5, 14-15; Tito 2, 11; I Gv 2, 2).

3. Tuttavia, vi sono molti argomenti a favore di una traduzione più precisa della formula tradizionale pro multis:

a. I Vangeli Sinottici (Mt 26, 28; Mc 14, 24) fanno specifico riferimento ai “polloi" (termine greco che sta per molti) per i quali il Signore offre il Sacrificio, e questo termine è stato messo in risalto da alcuni esegeti in relazione alle parole del profeta Isaia (53,11-12). Sarebbe stato del tutto possibile nei testi evangelici dire "per tutti" (vedi, per esempio, Lc 12,41); invece, la formula data nel racconto dell'istituzione è "per molti", ed è così che queste parole sono state fedelmente tradotte nella maggior parte delle versioni moderne della Bibbia.

b. Il rito romano in latino, nella consacrazione del Calice ha sempre detto pro multis e mai pro omnibus.

c. Le anafore dei vari riti orientali, in greco, in siriaco, in armeno, nelle lingue slave, ecc., nelle loro rispettive lingue contengono parole equivalenti al latino pro multis.

d. "Per molti" è una traduzione fedele di pro multis, mentre "per tutti" è piuttosto una spiegazione che appartiene propriamente alla catechesi.

e. L'espressione "per molti", pur restando aperta all'inclusione di ogni persona umana, riflette anche il fatto che la salvezza non è data meccanicamente: senza che la si voglia, o vi si partecipi; al contrario: il credente è invitato ad accettare nella fede il dono che gli è offerto, e a ricevere la vita soprannaturale che è data a coloro che partecipano a questo mistero e lo vivono nella loro esistenza affinché siano annoverati fra i “molti” ai quali il testo si riferisce.

f. Sulla scia dell’Istruzione Liturgiam authenticam, dovrebbe essere fatto uno sforzo per essere più fedeli ai testi latini delle edizioni tipiche.

4. Alle Conferenze Episcopali di quei paesi in cui la formula "per tutti" o il suo equivalente è attualmente in uso, si chiede di iniziare presso i fedeli, nei prossimi uno o due anni, la catechesi necessaria su questo argomento, al fine di prepararli all’introduzione di una precisa traduzione in lingua volgare della formula pro multis ( e cioè “per molti”) nella prossima traduzione del Messale Romano che i Vescovi e la Santa Sede approveranno per i loro paesi.

Con l'espressione della mia alta stima e del mio rispetto, Vi prego di credere, Eminenza / Eccellenza, alla mia devozione in Cristo.

+ Card. Francis Arinze, Prefetto


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Leggendo la circolare della Congregazione per il Culto Divino a tutti i Presidenti delle Conferenze Episcopali Nazionali (17 ottobre 2006) circa l’uso della corretta espressione “per molti”, invece della errata espressione “per tutti”, nel Canone della S. Messa, viene subito da ringraziare il Santo Padre per un provvedimento tanto opportuno quanto salutare.

Grazie a Dio, continuando così, sarà possibile recuperare quelle parti della dottrina, della liturgia, della catechesi e della pastorale che in questi anni del post Concilio sono state colpevolmente o dolosamente stravolte.

Tuttavia, proprio per l’importanza di un documento di tal fatta, riteniamo sia opportuno mettere a fuoco alcuni elementi che lo stesso documento propone in maniera forse inavvertita, mentre invece rivestono molta importanza.

Al n° 2 è detto che “… non vi è alcun dubbio circa la validità delle Messe celebrate usando una formula debitamente approvata e contenente una formulazione equivalente a “per tutti”. E questo perché l’espressione “per tutti” corrisponderebbe senza alcun dubbio ad una corretta interpretazione dell'intenzione del Signore espressa nel testo.”

Questa precisazione si presenta come una sorta di excusatio non petita, che la Congregazione sembra sia stata costretta o abbia sentito il dovere di inserire nel testo al fine di venire incontro alle obiezioni certo già sollevate e che verranno sollevate ulteriormente a partire da adesso.
Essa, peraltro, svolge la funzione di vanificare in parte (o forse anche in toto) il rimanente contenuto del documento.

Se l’uso di “per tutti” è “senza dubbio” conforme all’intenzione del Signore, così come Egli la esprime nel testo, perché la Congregazione va cercando il pelo nell’uovo ?
È essa stessa a dirlo, ed è sempre essa stessa a sostenere che è più corretto usare “per molti” invece di per tutti. Proprio perché “per molti” implica la precisazione che “la salvezza non è data meccanicamente: senza che la si voglia o vi si partecipi”, come è detto in questa stessa lettera, al punto “e”.
A questo si aggiunga che se la Congregazione ha sentito il bisogno di ribadire la “validità delle Messe… ecc.” è sicuramente perché il problema della loro eventuale invalidità si poneva a ragion veduta.

Non si tratta certo di questioni di poco conto.

Non solo. Ma come non notare con preoccupazione che questo documento della Congregazione, che ribadisce la corretta dottrina della Chiesa, sia indirizzato, non ai semplici fedeli, ma ai Vescovi e ai Cardinali, che dovrebbero essere i primi ad insegnarla ai fedeli.

Forse i Vescovi e i Cardinali non sapevano che la “salvezza non è data meccanicamente” ?

Non è una domanda retorica.

È una domanda seria.

Perché dalla risposta potrebbe derivare che: o per 40 anni ai fedeli sia stata insegnata una dottrina equivoca, e proprio tramite il momento culminante del Culto (la Consacrazione nel corso della S. Messa), oppure che la Congregazione oggi si trastulla con una cosa di poco conto.

E se per 40 anni i Vescovi avessero davvero insegnato, tramite la S. Messa, recitata a voce alta e in volgare, una dottrina equivoca, crede la Congregazione che basti una circolare come questa per riparare il danno provocato ?

In realtà, non è possibile supporre che i Vescovi non sapessero che il “per tutti” ha una connotazione equivoca e fuorviante, quindi è evidente che hanno, non tanto avallato, quanto “voluto” quella traduzione. Hanno cioè insegnato una dottrina equivoca a ragion veduta.

E, fino ad oggi, per 40 anni, tale traduzione e il suo uso liturgico conseguente sono stati approvati dalla stessa Congregazione che oggi si lamenta.

La cosa è davvero grave e avrebbe richiesto un intervento di ben altra portata che la semplice “circolare”. Forse occorrerebbero più encicliche per prendere seriamente in considerazione tutti gli elementi equivoci presenti nella nuova Messa, perché non è certo solo questo il punto in cui si forza e si tradisce la dottrina cattolica.

Facciamo un solo esempio per tutti.

Gloria in excelsis Deo, et in terra pax hominibus bonae voluntatis.

Tradotto, recitato e cantato con:

Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e pace in terra agli uomini che Dio ama !

Da dove è venuto fuori questo totale stravolgimento del testo evangelico (Luca, 2, 14) ?

Gli Angeli, proprio in forza dell’Incarnazione del Verbo, annunciano la pace in terra agli uomini di “buona volontà”, cioè agli uomini la cui volontà, la cui intenzione, è “buona”, cioè conforme alla Volontà di Dio. Tutti gli altri, che non sono di buona volontà, non possono godere della pace che apporta l’Incarnazione del Verbo.

Scrivere, recitare e cantare, invece, “pace in terra agli uomini che Dio ama”, significa capovolgere l’insegnamento evangelico, stravolgere la dottrina, banalizzare la liturgia.

Dio ama tutti, è implicito nella sua stessa essenza, Egli è il Sommo Bene, è Amore, ma gli uomini si salvano, ricevono e godono la “pace” non perché Dio li ama, ma perché devono essere loro ad amare Dio: chi non ama Dio non gode di alcuna “pace”.

È questo che insegna il Vangelo.

Come si vede ci troviamo al cospetto di un capovolgimento simile a quello del “pro multis”, che non significa “per tutti”.

Ma questi capovolgimenti, che corrispondono ad una vera e propria sovversione della dottrina, non possono essere addebitati a qualche svista o a qualche particolare lettura esegetica, come per esempio nei famosi “polloi” (il greco “multis”) che per anni ci è stato spiegato fossero le “moltitudini” e quindi i “tutti”.

No. Questi capovolgimenti rispondono ad una precisa strategia “culturale” (come si usa dire oggi).

Il Figlio di Dio non può essersi incarnato per la salvezza “di molti” (quelli disposti a seguirlo e a conformarsi alle leggi di Dio),… è inaccettabile.

Ci troveremmo al cospetto di una vera e propria discriminazione.

Senza contare la violazione di ogni minima regola di civile convivenza e di democrazia. … Quindi la dottrina insegnata fino a quel punto dev’essere corretta; anche a costo di cambiare le parole in bocca a Nostro Signore.

Lo stesso dicasi che la “pace” apportata da questa Incarnazione.

L’amore di Dio è tale, è talmente onnicomprensivo, che non può produrre alcun discrimine. Data l’Incarnazione non può ammettersi alcunché di diverso di una “pace” data a tutti, indipendentemente dalla volontà di ognuno, una “pace” automatica e necessaria, come è automatico e necessario l’amore di Dio. D’altronde, sarebbe assurdo supporre che Dio non ami tutti: e, se li ama tutti, è impossibile che certuni possano ricevere la “pace” e certi altri no.

Quanto poi al fatto che certe cose sono scritte nei Vangeli, si tratta di un particolare a cui si può ovviare facilmente: se non hanno sbagliato gli Angeli, hanno sbagliato di certo gli estensori dei Vangeli, magari senza accorgersene.

Ironia a parte, è esattamente questo il contesto “culturale”, religioso, liturgico e dottrinale in cui si cala questa circolare della Congregazione per il Culto Divino. Il contesto cioè composto dalle migliaia di Vescovi, preti, teologi, liturgisti e catechisti. È su questo terreno che vengono gettati i semi della correzione.

Verranno i frutti ?

Ce lo auguriamo, e preghiamo per questo, fidando fortemente nell’aiuto di Dio.

Ma intanto non possiamo evitare di far notare che il richiamo con cui si conclude questa circolare (Alle Conferenze Episcopali… si chiede di iniziare presso i fedeli, nei prossimi uno o due anni, la catechesi necessaria su questo argomento,…) ci sembra un po’ anacronistico.

Davvero si è convinti che gli stessi Vescovi che hanno volutamente insegnato una dottrina equivoca, da adesso, sulla base della circolare, saranno in grado di catechizzare i fedeli spiegando loro che in questi 40 anni si sono sbagliati ?

Ci sbaglieremo, ma a noi sembra che il meglio che possa accadere è l’apertura di un “dibattito”, dove ognuno finirà col dire la sua, senza che si possa mai giungere a niente di serio.

D’altronde, sappiamo per esperienza, che neanche la pubblicazione di un’enciclica sull’Eucarestia (Ecclesia de Eucharistia) e di una conseguente istruzione su come evitare le distorsioni e gli abusi nella celebrazione della S. Messa (Redemptionis Sacramentum), sia servito a un granché; a dimostrazione del fatto che è necessario un lavoro di maggiore incisività, un lungo e faticoso processo di decontaminazione innanzi tutto delle menti e dei cuori dei preti, dei religiosi e dei chierici in genere.

Una circolare come questa sembra davvero una goccia nel mare.

Tant’è.

Ma riconosciamo che per fare una cosa grande si deve necessariamente partire con una cosa piccola, sicuramente. E siamo i primi a pregare perché le cose vadano sempre più e sempre meglio nella giusta direzione, per il bene della Chiesa e per la salvezza delle ànime dei fedeli

Prendiamo atto allora di questa circolare e insieme della volontà di voler porre mano al recupero del vero insegnamento cattolico, e ringraziamo il Santo Padre per questo.

Da parte nostra, nel nostro piccolo, ci prodigheremo perché si tengano presenti anche i diversi aspetti implicati in una operazione come questa, soprattutto da parte dei laici, che oggi più di ieri hanno il compito di rimanere vigili e critici per la salvaguardia della Tradizione della Santa Chiesa.

Preghiamo la Santa Vergine perché, come ci ha assistiti in questi 40 anni, continui ad assisterci ancora, aiutandoci ad agire sempre e solo alla maggior gloria di Dio.

commento tratto da http://www.unavox.it/