giovedì 15 dicembre 2011

farisei ipocriti che discettiate dell’ICI non pagata dalla Chiesa, togliete prima le travi dal vostro occhio

PUBBLICANI, PROSTITUTE E REGNO DEI CIELI
OSSIA: L’ICI E LA CHIESA

di Vincenzo Scarpello


Secondo la migliore (e dunque peggiore) scuola di Goebbels. Basterebbe leggere il testo della legge per capire che la Chiesa l’Ici la paga. Fare un altarino in un albergo è elusivo o evasivo?… qui casca il cosacco! Come mai gli è sfuggito che anche sinagoghe e moschee hanno gli stessi “privilegi”? Non è l’Ici l’obiettivo: è la Chiesa. I pubblicani: i tassatori dei tempi di Gesù

SECONDO LA MIGLIORE (E DUNQUE PEGGIORE) SCUOLA DI GOEBBELS
Chi frequentasse i social network, ma anche chi si imbattesse negli estenuanti dibattiti televisivi e massmediatici di questi ultimi tempi barbari, noterebbe la ciclica riproposizione di una proposta demagogica ed ideologica. Che viene a tambur battente replicata ed echeggiata da programmi radiofonici, programmi televisivi finto giovanilistici ed ovviamente, social network; affidandosi alla totale mancanza di senso critico e di approfondimento e verifica di chi li legge. E allora questo lettore-utente ignaro rimane impressionato ed indignato dal messaggio goebbelsiano, che poi condividerà e a sua volta diffonderà in una catena di Sant’Antonio degna di migliori cause.
Invece no. Ogni santo giorno, aprendo la posta elettronica, connettendomi sui social network, ed ascoltando la radio o (rarissimamente) la televisione, trovo il pierino o la pierina di turno che frantuma le glorie con la questione dell’ICI non pagata dalla Chiesa Cattolica.
La prima obiezione che si fa ai pierini è che quei beni innanzitutto sono al di fuori della disponibilità economica dello Stato italiano, in quanto la maggioranza degli stessi non solo esistevano ancor prima che lo Stato italiano esistesse, ma che, in seguito alle decine di leggi eversive della feudalità, di smantellamento dell’asse ecclesiastico e di espropriazione forzata di quelle terre, vi fu un concordato con lo stato italiano che ne sancì una volta per tutte la specialità, specialità ribadita anche nel laicissimo concordato del 1982 (1984 n.d.R.)
BASTEREBBE LEGGERE IL TESTO DELLA LEGGE PER CAPIRE CHE LA CHIESA L’ICI LA PAGA
Ma la prima controbiezione da parte questa volta non dei pierini, ma dei laicisti incazzati, di quelli che questa campagna la promuovono, è che questi beni comunque, in quanto immobili, sono cespiti potenzialmente soggetti a tassazione, in quanto costituiscono una manifestazione di ricchezza che deve essere tassata. Con pazienza si risponde che la normativa italiana distingue tra luoghi destinati al culto, esenti dall’ICI ai sensi dell’art. 7 del Decreto Legislativo 504 del 1992, il quale alla lettera D) esenta chiarissimamente dal pagamento i luoghi destinati ESCLUSIVAMENTE a fine di culto. “Esclusivamente” significa che altri beni della Chiesa, come appartamenti, alberghi per pellegrini o per esercizi spirituali sono incise dall’imposta al pari di ogni altro immobile. Chi, dopo aver letto il testo della legge, continuasse a ripetere la solita solfa degli immobili da cui la Chiesa trae un profitto ma che non pagherebbero l’ICI, passerebbe da ignorante in buona fede a somaro in mala fede.
FARE UN ALTARINO IN UN ALBERGO È ELUSIVO O EVASIVO? QUI CASCA IL COSACCO!
Interviene allora il losco interlocutore, ed utilizza una tecnica retorico-propagandistica della quale sono maestri gli anticlericali, quella dell’eccezione, dell’espediente eretto a sistema, la cui esiguità statistica giustifica il venir meno del criterio generale. Una vera e propria carognata se applicata in qualsiasi sede giurisdizionale, ma che nei dibattiti politici ed ancor più nelle campagne ideologiche diviene la regola. Dirà il gaglioffo che è sufficiente costruire un altarino all’interno di un alberghetto o di un ristorante per far sì che l’intero immobile diventi esente ICI. Un atteggiamento evidentemente elusivo (ma non evasivo, contra legem) che consentirebbe di aggirare la tassazione degli immobili. A parte il fatto che tale comportamento non costiuisce una violazione della norma da un punto di vista tecnico giuridico, ed a parte il fatto che tale espediente vale in pochissimi casi, non si può non notare la malafede di chi pone questa questione se non in prospettiva di una campagna vergognosamente ideologica. Il nesso pertinenziale, che la Legge richiede affinchè possa applicarsi l’esenzione ICI, opera infatti laddove le strutture esenti siano pertinenze del luogo di culto e non viceversa, ossia quando la cappelletta o l’altarino siano degli ammennicoli posti all’interno di strutture più grandi, e qui opera l’esenzione ICI esclusivamente sulle porzioni di immobili destinate effettivamente al culto, non estendendosi a tutto l’immobile. Come si vede la Legge e l’ermeneutica della stessa, già disciplina questo caso-limite; e non sono necessarie, se non un’applicazione rigorosa della legge già esistente, ulteriori previsioni normative peggiorative o limitative o addirittura esclusive del regime agevolativo anche per chiese, monasteri e cattedrali, come vorrebbero i furenti anticlericali promotori di questa ennesima campagna d’odio. Ma almeno così dovrebbe essere, dal momento che se pure la cappellina annessa ad una struttura ricettiva sarebbe di per sé esente, essa è comunque parte di un immobile che esercita attività alberghiera, non contemplata comunque dal regime agevolativo, e quindi viene tassata in barba allo stesso art. 7, con buona pace del radicale o del piddino laico di turno che adesso troverete schiantato in preda a convulsioni.
COME MAI GLI È SFUGGITO CHE ANCHE SINAGOGHE E MOSCHEE HANNO GLI STESSI “PRIVILEGI”?
Ma scorrendo le altre lettere dell’art.7 si nota che chiese, basiliche e monasteri, a cui sono parificate, moschee, madrasse, sinagoghe, templi indù e buddisti, non sono gli unici immobili esentati dall’ICI. Ma è chiaro che nessuno osa dirlo: si sa, solo la Cattolica è l’unica che accetta il martirio, non replica, non ricorre ai legali, non lancia fatwa. Fossero solo quelle. Vi sono sedi di sindacati, organizzazioni non governative, enti no profit, associazioni culturali, e tutta una mirade infinita di associazioni ed enti, tra cui, ovviamente lo Stato, tra i quali si possono individuare molti tra quelli che fanno oggi gli spiritosi o le vergini violate del tempo di crisi.
Prima tra tutti la radio dei radicali, che campa e prospera proprio grazie al finanziamento dello Stato, ottomilionitrecentotrentamila euro grazie ai quali può tuonare all’universo mondo le sue battaglie cosiddette civili e può far conoscere con una capillarità che fa impallidire perfino Radio Maria, i suoi quotidiani attacchi, ringhiosi alle volte, e sempre spietati e senza sconti, contro la Chiesa ed i cattolici. Ma così anche giornali di partito o fortemente ideologizzati, come il Manifesto e Liberazione, o lo stesso Secolo d’Italia che senza le sovvenzioni dello Stato italiano non potrebbero nemmeno sostenere le spese di stampa e che invece sono i primi ad impastarsi la bocca di perbenismo anticattolico. Per non parlare del megafono dell’ateismo nostrano, la Repubblica di Eugenio Scalfari, il barbalittorio che ha raggiunto la pienezza del sé, che riceve milioni di euro non solo dallo Stato, ma da imprese di trasporto pubblico (sui voli nazionali e sui treni dove si effettua il servizio, si troveranno solo copie del giornale del Partito d’Azione) ed altri enti parastatali che forse danno a Repubblica e a tutti questi quotidiani, radio ed emittenti, la legittimazione etica a discettare dell’ICI non pagata dalla Chiesa, e si permettono, dall’alto della loro etica ineffabilità, a dare lezioni di morale e di gestione oculata del denaro pubblico alla Chiesa ed ai cattolici.
Rimane il problema degli immobili dove viene svolta attività commerciale, se si intenda attività commerciale la vendita di rosari, statuette ed immaginette sacre, che avvengono in pertinenze di immobili esenti ICI. Ma anche qui quella manifestazione di “ricchezza” viene autonomamente tassata, non sfuggendo alle maglie del fisco, fermo restando il criterio della commercialità dell’attività prevalente, che farebbe saltare in aria l’intera agevolazione.
NON È L’ICI L’OBIETTIVO. È LA CHIESA
Come si vede questa questione spinosissima dell’ICI e della Chiesa è solo un pretesto, un dagli all’untore scatenato nelle forme e nei metodi tipici delle voci del popolaccio che, insoddisfatto e perennemente vessato, cerca un capro espiatore su cui scaricare tutta la frustrazione di una finanziaria oggettivamente iniqua e voluta da un governo non votato da nessuno.
Il capro espiatorio bello e pronto lo danno i soliti noti, quei gruppi di potere anticlericali che sostengono slinguazzando sui loro quotidiani questo governo, gli stessi che fanfaroneggiano dall’alto della raggiunta pienezza del sé sulla presunta modestia intellettuale di un certo Josef Ratzinger, gli stessi che hanno in precedenza scatenato la più vergognosa e infame campagna d’odio contro la Chiesa, quella sulla pedofilia, che si è rivelata un bluff nelle proporzioni ed una lurida mascalzonata, degna delle peggiori propagande totalitarie scatenate da nazisti o comunisti, in passato ai danni di ebrei, oggi dei cattolici. L’obiettivo è come sempre la Chiesa, tanto troveranno sempre qualcuno che sarà pronto a farsi strumento di propagazione della menzogna, della calunnia e dell’infamia per mettere a posto la propria coscienza, per non ammettere di essere un peccatore ed andare a confessarsi, preferisce dar fuoco al confessionale, insofferenti, come ha giustamente detto qualcuno, a qualsiasi vincolo etico e qualsiasi freno di una legge etica, per sottrarre alla Chiesa il dovere di dire cosa è bene e cosa è male ed arrogarlo a sé, come vecchio (originale) o nuovo diritto.
I PUBBLICANI: I TASSATORI AI TEMPI DI GESÙ
La paghino anche i radicali allora la crisi, la paghino gli anticlericali, gli enti no-profit che nascondono con speculazioni e sotterfugi fiscali una ricchezza che sfugge al Fisco, la paghi l’Europa, per colpa della quale siamo costretti ad affrontare la peggiore macelleria sociale degli ultimi anni, che scialacqua i milioni che gli stati sottraggono alle proprie spese nelle feste dei funzionari di Bruxelles, nelle spese di rappresentanza, e soprattutto nelle misure di finanziamento disutili e totalmente svincolate dalle necessità reali dei cittadini, grazie alle quali campano enti ed associazioni no profit, molti dei quali oggi discettano di etica e di IOR, addirittura di etica allo IOR. La stessa Europa che continua a dare inutili finanziamenti alle cosiddette green economies, eolico, fotovoltaico, biomasse, che di ecologico non hanno nulla, ma di verde hanno solo il colore dei soldi delle speculazioni finanziarie, fatte distruggendo il patrimonio naturalistico dell’Italia, il dono più bello che Dio ci ha dato.
Solo quando si capirà che i responsabili della crisi –che sentendo le sirene ignoranti della campagna mediatica sembrerebbe essere causata dal mancato pagamento dell’ICI da parte delle parrocchie– vanno cercati proprio tra le forze che si avvantaggerebbero della distruzione della Chiesa, attuata anche attraverso la persecuzione fiscale, che ora colpirà la proprietà privata immobiliare, bene inalienabile tutelato al pari della libertà, forse solo allora i pierini e pierine potranno aprire gli occhi ed avere gli elementi critici per poter discernere la verità dalle campagne d’odio, che accompagnano la Chiesa da quando Pietro venne caricato da Nostro Signore del più pesante fra tutti i fardelli. San Matteo ed i pubblicani, gli antichi agenti delle tasse, odiati dai farisei e dagli zeloti, che ci precederanno nel Regno dei cieli, allora forse ci sorrideranno dal Paradiso, e ci daranno la forza di superare anche questa ennesima, mica tanto nascosta, persecuzione.