giovedì 29 dicembre 2011

il primato della carità: un vecchio inganno del liberalismo

La carità si sviluppa in essi se cresce nella intelligenza e nella conoscenza della salvezza cioè nella fede, perché la fede è base della giustizia soprannaturale. Una fede limitata porta ad una carità limitata e si ingannano coloro, che non hanno per la verità rivelata la cura che hanno dell'amore. Il loro cristianesimo si riduce a credere il meno possibile, a dichiarare inopportune nuove definizioni, a restringere presuntuosamente l'orizzonte soprannaturale per rispetto all'errore. Essi dicono che la carità è regina delle virtù e per essa usano magari la menzogna; riconoscere all'errore i diritti che ha la verità è per loro l'ultima parola della civiltà cristiana, che poggia sull'amore. Dimenticano così che primo oggetto di carità è Dio, verità sostanziale, del quale la menzogna è il nemico peggiore: non è atto d'amore mettere allo stesso livello l'oggetto amato e il suo mortale nemico.
Gli Apostoli non pensavano così e, per far germogliare nel mondo la carità, seminavano la verità. Nei loro discepoli la verità sviluppava l'amore e, fatti luce essi stessi, per mezzo del Battesimo (Ef 5,8), più di ogni cosa stava loro a cuore non venire a patti con le tenebre. Negare la fede era il delitto più grave; esporsi inavvertitamente a sminuire i diritti di essa, era imprudenza grave (ivi 15-17). Il cristianesimo, che aveva trovato il mondo nella schiavitù dell'errore, nelle tenebre che immobilizzavano gli uomini nella morte, pensò che far brillare la luce era il solo mezzo di portarli a salvezza e non seguì altra politica fuorché quella di proclamare la potenza della verità, affermando i diritti esclusivi di regnare sul mondo.
 E il cristianesimo trionfò dopo tre secoli di lotta accanita e furibonda, per le tenebre che dominavano e che volevano dominare ancora, serena e radiosa per i cristiani che versando il sangue affermavano sulla terra giubilanti il regno dell'amore e della verità. Oggi avendo l'errore ripreso, con la connivenza dei battezzati, i suoi pretesi diritti, la carità di molti è diminuita rapidamente (Mt 24,12) e la notte si stende di nuovo sopra un mondo agonizzante e freddo. La linea di condotta dei figli della luce (Ef 5,8) resta quella dei primi tempi: custodire fedelmente la parola di verità (ivi 11,16), senza paure e senza incertezze, fieri di soffrire per Cristo, come i loro predecessori e come gli Apostoli (Fil 1,28-30) perché fino a che resterà al mondo un bagliore di speranza, quel bagliore lo troverà nella verità.
Da "L'anno liturgico", XXII Domenica dopo Pentecoste, di dom Prosper Guéranger