mercoledì 11 gennaio 2012

dalla Cina luminosi esempi



Nel video si vede il vescovo cinese di Yong Nian, mons. John Han Ding Xiang, (1937-2007). Arrestato per ordine delle autorità comuniste, ha trascorso quasi 35 anni nel campo del lavoro, in carcere e agli arresti domiciliari. Testimone di Cristo fino alla fine. Autentico successore degli Apostoli, un vero cattolico e un vero Vescovo, rimasto fedele al Nostro Signore e alla Sua Chiesa fino alla fine dei suoi giorni. Preghiamolo perchè infonda un po' di coraggio anche ai nostri Vescovi.

dal sito: http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=3&id_n=6460
 
 
 

Morto in isolamento il Vescovo cinese John Han Dingxiang

di Enrico Leonardi
giovedì 13 settembre 2007

Se bastasse non sputare per terra, fare ordinatamente la fila o tenere puliti i taxi, i problemi di immagine per la Cina in vista dell’Olimpiade 2008 potrebbero essere facilmente risolti. Ma la situazione è ben diversa: alle campagne di bon ton e di politesse fa infatti tragico riscontro la pervicace sistematica violazione dei diritti umani, e in primis della libertà religiosa. Mercoledì 12 settembre 2007 il quotidiano Avvenire riportava (assieme all’allarme delle autorità cinesi per il timore “del terrorismo, del separatismo e dell’estremismo”, come a dire: mano libera sulla repressione interna) la notizia della morte di mons. John Han Dingxiang, vescovo sotterraneo di Yongnian. Tale avvenimento, diffuso dalla “Fondazione Kung” e ripreso dai siti di “Zenit” e di “Asianews” sorprendeva per le circostanze che lo caratterizzavano. “A poche ore dalla sua morte (avvenuta alle 11 di sera del 9 settembre scorso), al mattino presto, la salma è stata subito cremata e seppellita in un cimitero pubblico, senza possibilità per fedeli e sacerdoti di poterlo vedere, salutare e benedire. Per alcuni questo è il segno che la polizia “temeva la sua morte e voleva coprire delle prove”; per altri è solo un segno che la polizia voleva evitare celebrazioni pubbliche troppo vistose della Chiesa sotterranea” (da Asianews). Leggere la biografia del Vescovo Han fa venire i brividi: questa sepoltura frettolosa e quasi clandestina non è che l’epilogo di una serie di vessazioni delle autorità cinesi, causate semplicemente dalla sua fedeltà alla Chiesa. Nato nel 1936 aveva trascorso 35 anni della sua vita in assenza di libertà. Dal 1960 al 1979 le autorità cinesi lo avevano rinchiuso in un campo di lavoro. Ordinato sacerdote il 21 novembre 1986, Han Dingxiang aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il 19 dicembre 1989. Da allora aveva subito undici detenzioni, l’ultima delle quali il 20 novembre 1999, mentre dirigeva un ritiro per alcune religiose. Trattenuto in varie località, dal 2005 se ne erano perse le tracce, fino a sabato scorso.
Joseph Kung, il Presidente della Cardinal Kung Foundation, aveva rilasciato il 4 gennaio 2006 questa dichiarazione a proposito della segregazione del vescovo Han: “È un fatto evidente che la campagna di terrore del governo cinese per costringere i sacerdoti e i fedeli della Chiesa sotterranea (clandestina) ad aderire alla chiesa patriottica è tuttora in corso e, addirittura, si sta intensificando. Faccio ancora una volta appello al Comitato Olimpico perché tenga conto di questi arresti e consideri l’ipotesi di annullare i Giochi olimpici in Cina nel 2008 per preservare il loro buon nome e il loro spirito”. Su una simile lunghezza d’onda si esprime Padre Bernardo Cervellera, che in occasione della presentazione del Rapporto 2006 di “Aiuto alla Chiesa che soffre” sulla libertà religiosa nel mondo, così ha affermato: “In Cina sta avvenendo una grande trasformazione di tipo non solo sociale ma anche religioso; chi pensa di salvare i rapporti economici con la Cina e con altri paesi, come l’Arabia Saudita, mettendo tra parentesi la necessità del rispetto della libertà religiosa andrà incontro ad un grande disastro. Ritenuto una minaccia per la stabilità del Paese, il rispetto della libertà di religione, invece, è condizione necessaria a garantire un reale sviluppo della democrazia e dell’economia in Cina, dove il disprezzo della vita umana genera pericolose tensioni sociali, destinate ad esplodere”. E, assieme a Magdi Allam, ha lanciato un appello: “Dire la verità, denunciare con coraggio e onestà gli episodi di persecuzione e violenza”, mantenendo alta l’attenzione sulla problematica, senza nascondersi dietro il politically correct. Per questo dedichiamo il nostro editoriale della settimana al piccolo eroico vescovo cinese, emblema di tutti i martiri oscuri della nostra epoca, nella preghiera e nella memoria per il loro sangue fecondo.