sabato 23 febbraio 2013

errori di latino nella Dichiarazione di Rinuncia del Sommo Pontefice

Interrompiamo il silenzio che ci siamo imposti dal 3 febbraio per presentare alla meditazione di chi di dovere una questione che ci pare CAPITALE: può un Papa come Benedetto XVI infilare due errori grossolani di latino nella dichiarazione di annuncio della sua Rinunzia senza accorgersene? o con questo gesto Benedetto XVI ci vuol far capire che la mano che ha preparato il testo non è la sua? è poi possibile che nessuno abbia ancora fatto notare che il nuovo Papa potrà sempre essere ricattato con la minaccia della rivelazione, vera o falsa che sia, che le dimissioni di Benedetto XVI non sono state date liberamente e dunque invalide e che quindi l'elezione di un nuovo Papa sarebbe di conseguenza invalida e lui diverrebbe un "antipapa"? Una cosa del genere nessuno l'ha ancora detta, però così è.

Ecco chi ha segnalato gli errori: http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=43480&action=view

Sia stato il turbamento o sia stata la fretta, resta il disagio per le imperfezioni di un testo destinato a passare alla Storia. Il lapsus della 29.ma ora nel testo dell’11 Febbraio 2013 ha qualcosa di magico

“Fratres carissimi Non solum propter tres canonizationes ad hoc Consistorium vos convocavi, sed etiam ut vobis decisionem magni momenti pro Ecclesiae vitae communicem. (…)
Bene conscius ponderis huius actus plena libertate declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commissum renuntiare ita ut a die 28 februarii MMXIII, hora 29 (sic), sedes Romae, sedes Sancti Petri vacet et Conclave ad eligendum novum Summum Pontificem ab his quibus competit convocandum esse”. (Fonte Web)

Scrive Luciano Canfora nel Corriere della Sera di oggi 12 Febbraio 2013 a pag. 17:
(…) “Solide attestazioni di epoca classica, da Quintiliano a Plinio, sorreggono la frase più importante di tutto il testo: “declaro me ministerio renuntiare” (dichiaro di rinunciare al mio ruolo di Papa). Peccato però che, per una svista (…) proprio nella frase cruciale sia stata inferta una ferita alla sintassi latina, visto che al dativo “ministerio” viene collegato (ndr,: un rigo dopo) l’intollerabile accusativo “commissum” (“incombenza affidatami”). Avrebbe dovuto esserci, per necessaria concordanza, il dativo “commisso”. (…) Analogo incidente è avvenuto addirittura nella frase di apertura, dove il Pontefice dice ai cardinali che li ha convocati per comunicare una decisione di grande momento per la vita della Chiesa: ma vi si legge “pro Ecclesiae vitae” laddove avremmo desiderato “pro Ecclesiae vita”.
Come appassionato del Tempo nella Storia umana, rifletto e filosofeggio nel giorno di questo stranomartedì del Carnevale cristiano 2013. Quando scoccherà l’ora fatale del ritiro o se volete delle dimissioni o abdicazione dal soglio pontificio da parte del nuovo Celestino V? Il testo latino online recita: “die 28 februarii MMXIII, hora 29 (sic)”. Chi ha battuto il testo latino, nell’emozione del momento epocale, ha toccato sulla tastiera il 9 anziché lo zero, là vicino. E così, mentre dalla traduzione italiana tutti hanno saputo che l’ora X scoccherà alle 20,00 del 28/02/2013, gli storici troveranno - nella fonte primaria della lingua ufficiale del Vaticano - l’indicazione di un’ora di Cicerone (la 29.mo) che è inesistente.
Sulla 25.ma ora c’è un romanzo di David Benioff e Spike Lee nel 2002 ne ha tratto uno dei suoi migliori film ambientato a New York dopo la tragedia dell’11 Settembre 2001(il primo a mostrare Ground Zero). Il lapsus della 29.ma ora, nel testo papale dell’11 Febbraio 2013, ha qualcosa di magico che non ha nulla a che fare con la profezia di Nostradamus.
P.S. Nell’edizione de “L’Osservatore Romano” di oggi, una mano gentile ha corretto l’<> in 20, ma ha lasciato i due errori di latino svelati da Luciano Canfora.