domenica 19 gennaio 2014

quando suona l'ora di Dio.....


 
Finiti i trent'anni della vita nascosta, Gesù usci da Nazareth e si presentò al mondo: Giovanni il Battista gli rese testimonianza e gli mando il primo nucleo di discepoli. Questi diventano subito i testimoni del primo miracolo che premia e consolida il fervore della loro scelta.

Tre giorni dopo eranvi nozze in Cana di Galilea. C 'era la madre di Gesù, e anche Gesù co' suoi discepoli vi venne invitato. ….

Fu dunque questo il primo miracolo: le fantasie degli scritti apocrifi sui miracoli a catena di Gesù bambino, di Gesù operaio... sono opera di eretici che non si vollero rassegnare al mistero di annientamento del Verbo incarnato quale ci è presentato nel S. Vangelo. Trent'anni di silenzio quando si      eterno, trent'anni di oblio e di umile lavoro artigiano quando si a l'Onnipotente che tutto ha creato e a tutto comunica l'essere e la vita...: questa presenza apparentemente inutile del Figlio di Dio, a insopportabile per l'egoismo umano che si plasma la divinità col proprio metro. E veramente trent'anni di completo nascondimento, su appena trentatré anni di vita, sembrano uno spreco: in ogni modo ci fanno ansiosamente curiosi della vita nascosta di Gesù ch’è il rifugio e il modello delle anime che la Provvidenza chiama alle grandi opere nella vita dello Spirito. Questo bisogno di ritirarsi dal chiasso della vita, questa fame di silenzio, di star soli a colloquio coll'Eterno e di riprendersi dalla dispersione dell'azione, di riavere l'abitazione della propria anima, e il segno che si a chiamati dallo Spirito. L'esempio del silenzio trentennale del Figlio di Dio non e tuttavia la condanna dell'azione, ma il monito contro il disordine dell'attivismo cioè del predominio dell'azione ovvero di mettere nell'azione il senso e il valore della vita. Il Cristianesimo none apatia, non e un sistema, anzi e fervore, attuosità, avvertenza dell'attimo che fugge c responsabilità del tempo che incombe. Gesù stesso ci ha detto di operare fin quando è giorno, prima che ci sorprenda la notte nella quale nessuno può operare e ci propose l'esempio di se e  del Padre: «il Padre mio opera anche al presente e anch'io opero». Forse per questo il Cristianesimo, nato nell'Oriente, ebbe il suo centro e il suo sviluppo definitivo nell'Occidente fra i popoli dell'azione, mentre l'Oriente languì nel torpore del vuoto contemplare e della sterile sofistica. Ma l'esempio di Cristo resta la regola di ogni vita veramente spirituale: soltanto dal prolungato ritiro dedito al colloquio con Dio solo, nel frequente ritorno a se stessi dal chiasso della vita per ricomporsi nelle cose celesti che ritemprano le energie dell'anima, nasce l'autentica azione che è la comunicazione della verità e del bene. Nel nostro secolo della tecnica, del dominio dei pia potenti mezzi di produzione, dell'organizzazione pia attrezzata della propaganda... questi trent'anni che Cristo ha passati a Nazareth, intento al desco di falegname, sono un assurdo e suonano scandalo per questi, chissà, anche in buona fede, gridano alla necessità di aggiornamento ad oltranza da parte della Chiesa. Ed è ben questo il più gran male del nostro secolo: di non gustare il fascino del silenzio, di aver rotto il tramite con Dio così da non sentire più salire dall'anima il respiro della preghiera che ci congiunge a Dio e ci fa eloquenti e potenti al momento opportuno, quando suona l'ora di Dio.
(P. Cornelio Fabro, Vangeli delle Domeniche, Editrice del Vervo Incarnato, II Domenica dopo l'Epifania, p. 53-54)