sabato 21 gennaio 2012

Tu sei il mio Pastore!

La cantonata di Socci
Ecco una oggettiva risposta a Antonio Socci che su "Libero" di ieri si è messo a difendere Castellucci (stra)parlando di uno spettacolo che in realtà è una preghiera e di una polemica paradossale in quanto "nessuno ha visto la pièce teatrale contestata: si rischia di gettar via – come squallido sberleffo anticristiano – un’opera che invece si interroga ansiosamente sul mistero del dolore e su Gesù e mette in scena un grido al Salvatore molto vicino alla bestemmia (come lo sono certi passi della Bibbia del resto), ma anche alla preghiera".
Ma come?! Nessuno ha visto la pièce?! Non è una prima assoluta, caro Socci: si informi! Come può pensare che ci si mobiliti senza motivazioni: non siamo degli sprovveduti! Comunque l'argomento, se fosse vero e non lo è, vale anche al contrario: se nessuno ha mai visto tale messinscena, su che base si può parlare del rischio di affossare "un’opera che invece si interroga ansiosamente sul mistero del dolore e su Gesù e mette in scena un grido al Salvatore "? Insomma per Socci i cattolici che protestano sono dei buzzurri tarantolati pieni di pregiudizi, mentre il Castellucci è un'anima candida fatta oggetto di critiche immeritate: caro Socci, "Tu non sei il mio pastore" è una vera bestemmia e una chiara di dichiarazione di apostasia. Altro che preghiera: Nostro Signore ci ha insegnato a pregare in un modo ben diverso ... ricorda? ... Padre nostro ...


Romeo Castellucci

secondo il Catechismo

di Fabrizio Cannone

Secondo il Catechismo della Chiesa cattolica, “La bestemmia si oppone direttamente al secondo comandamento [Non nominare il nome di Dio invano]. Consiste nel proferire contro Dio interiormente o esteriormente – parole di odio, di rimprovero, di sfida, nel parlare male di Dio, nel mancare di rispetto verso di lui, nell’abusare del nome di Dio […]. La proibizione della bestemmia si estende alle parole contro la Chiesa di Cristo, i santi, le cose sacre […]. La bestemmia è contraria al rispetto dovuto a Dio e al suo santo nome. Per sua natura è un peccato grave” (n. 2148).
Evidentemente il Catechismo non intende escludere altre forme di bestemmia che non siano quella vocale, perciò si dice, più genericamente, che bestemmiare è “mancare di rispetto” verso Dio, cosa che può avvenire nei più vari modi che l’empietà umana riesce a moltiplicare all’infinito.
Se il peccato mortale volontario merita l’inferno (cf. Catechismo, n. 1037), basterebbe questo squallido spettacolo per meritare l’eterna separazione da Dio, a coloro che l’hanno ideato, progettato, realizzato, promosso, pubblicizzato, e infine a coloro che l’hanno difeso contro il sano risentimento popolare e cristiano.
“Lo scandalo, sempre secondo il Catechismo, è l’atteggiamento o il comportamento che induce gli altri a compiere il male. Chi scandalizza si fa tentatore del suo prossimo. Attenta alla virtù e alla rettitudine; può trascinare il proprio fratello alla morte spirituale. Lo scandalo costituisce una colpa grave se chi lo provoca con azione o omissione induce deliberatamente altri in una grave mancanza” (n. 2284).
Evidentemente un’opera “teatrale” come quella di Romeo Castellucci che ha per tema predominante quello dell’incontinenza di un anziano padre, il quale sul palcoscenico espleterà platealmente i suoi bisogni fisiologici, è un’offesa singolare alla decenza, alla virtù, alla prudenza, al decoro, al buon senso, e uno scandalo vero e proprio (a prescindere dall’offesa vile al Sacro Volto). Il male infatti può essere rappresentato solo per essere moralmente condannato, e in nessun caso deve parere suadente, coinvolgente o allettante.
Qui il “male” della vecchiaia e della malattia in effetti è reso fin troppo ripugnante… ma soltanto per dar la colpa a Dio e allontanare da Lui le anime degli spettatori. Ciò che si vuole creare nel pubblico è uno stato di eccitazione morbosa per veicolarla, attraverso il maleodore presente sul palco e il senso di disgusto creato ad arte, contro la causa (presunta) di tutti i mali, incontinenza senile inclusa, ovvero la Causa Prima! Castellucci si è dichiarato più volte “cristiano” dopo che in Francia migliaia di cattolici hanno protestato davanti alle sue sozze bestemmie pseudo-artistiche.
Ma proprio questa dichiarazione aggrava la colpa del regista, e non l’attenua punto. E’ più grave infatti il peccato nel cristiano che nel pagano, specie se il peccato è di offesa a quel Dio che il pagano giustamente può dire di non conoscere appieno. D’altra parte si capisce bene dove si vuole andare a parare con queste dichiarazioni sibilline: con la scusa del “cristiano”, si vuole sedurre il credente meno accorto e trascinarlo, come dice il Catechismo, “alla morte spirituale”.
Certo, “è inevitabile che avvengano degli scandali, ma guai a coloro per cui avvengono” (Lc 17,1).
La pornografia non abbisogna di teologiche definizioni, ma ciò che importa sapere è che il Catechismo ne ricorda la gravità e ne chiede espressamente la censura: “E’ una colpa grave. Le autorità civili devono impedire la produzione e la diffusione di materiali pornografici” (n. 2354). Lo “spettacolo” di Castellucci potrebbe sembrare del tutto alieno dalla dimensione pornografica, ma in verità l’essenza della pornografia, anche secondo l’etimo, è l’oscenità in quanto tale, più che la sessualità libertina e sfacciata.
La pornografia infatti è la “descrizione e rappresentazione in opere letterarie, artistiche, cinematografiche e simili [tipo teatrali] di cose oscene” (Nicola Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana, 1994, p. 1380). Osceno poi, secondo l’autorevole dizionario, è ciò che “offende il pudore” e anche ciò che è “ripugnante per la sua bruttezza” (ibid., p. 1225).
L’opera “artistica” e “teatrale” di Castellucci è oscena e ripugnante? Lo si valuti a partire da quanto visto finora. E’ un’opera che ha al centro escrementi ed è concepita in modo scatologico dalla A alla Z: tutto in essa, a partire dall’idea ispiratrice, ha a che fare con il WC. E’ una parodia satura di violenza, ambiguità, morbosità, immoralità, irreligiosità e indecenza: è infondo un’opera d’arte al contrario, cioè concepita per promuovere il brutto, il laido, l’impuro, il profano, l’arte contemporanea, l’ateismo, il nudismo, la società laica e commerciale, e il profitto (immenso per il suo autore) che da tutto ciò se ne può trarre.
Fin da ora diciamo il nostro GRAZIE a quei cattolici che a Parigi e a Milano, a Roma manifestano, pregano, offrono SS. Messe di riparazione contro uno scempio sacrilego di immane bassezza.
Lode dunque a tutti i buoni cattolici, a partire da mons. Negri e il cardinal Martino. Onta a quei “cattolici senza Cristo”, che in un modo o nell’altro, hanno difeso la bestemmia in compagnia dell’armata laica: Repubblica (sempre in prima linea), Il Corriere (con Battista), La Stampa, L’Unità, etc.
Se i nostri figli si abitueranno al male, alla violenza, alla droga, all’immoralità, agli spettacoli di Castellucci, la società degenererà rapidamente e la crisi culturale sociale ed economica diverrà mortale. Se al contrario i nostri figli sapranno reagire e lottare contro chi vuole gustare l’ebbrezza infernale già qui prima del tempo stabilito, allora la speranza dell’alba resterà intatta e il futuro sarà un futuro di pace per tutti.

tratto da: http://www.corrispondenzaromana.it/romeo-castellucci-secondo-il-catechismo/

giovedì 19 gennaio 2012

error qui non resistitur approbatur


Protestare non significa rischiare di fare pubblicità
Sempre più numerose sono le persone disposte a partecipare alle manifestazioni pubbliche di protesta e di riparazione a Milano, per reagire contro lo spettacolo blasfemo di Castellucci. Da alcuni cattolici, però, questa reazione è vista con una certa diffidenza e capita di sentire l'obiezione: "Ma non si rischia così di fare pubblicità allo spettacolo? Non è proprio quello che vuole Castellucci?"
In realtà, è abbastanza chiaro che per il singolo cattolico, o per la singola associazione, quest'obiezione non dovrebbe avere ormai nessun peso quanto alla decisione pratica da assumere, cioè quanto a decidere se appoggiare o partecipare alle manifestazioni pubbliche previste davanti al teatro: infatti, ormai "il dado è tratto", lo spettacolo e il suo autore sono, purtroppo, già di fama internazionale e il Teatro Franco Parenti ha già venduto tutti i biglietti. Ma, a parte questo, l'obiezione fa soprattutto pena dal punto di vista dei principi e deriva dall'aver sottovalutato l'oggettiva gravità della rappresentazione in questione. Siamo purtroppo abituati a sentire parlare di azioni blasfeme e sacrileghe e questo ci potrebbe rendere abbastanza indifferenti davanti all'ennesima provocazione. Al limite ci ispirano un po' di disgusto i responsabili di queste azioni ma, in fin dei conti ci ispirerebbe molto più orrore un omicidio o qualcosa del genere. Ebbene, se questo è il caso, per un cattolico, c'è qualcosa che non va. Non dobbiamo reagire sulla base di sentimenti, ma sulla base dell'intelligenza illuminata dalla Fede.
Ragioniamo quindi secondo la morale cattolica, come Cristo stesso ragionerebbe: un'offesa è tanto più grave quanto più eccellente sia la persona che si offende. Perciò la bestemmia che offende direttamente Dio, Sommo Bene, è il male più grande. Soprattutto se l'offesa è pubblica. Soprattutto se si offende Dio con quello che di più basso c'è nell'uomo: le sue feci. Tutti i teologi e santi dottori della Chiesa sono d'accordo su questo fatto: che la bestemmia, facendo parte di quei peccati che riguardano Dio direttamente, è oggettivamente più grave di tutti gli altri. Più grave anche, ad esempio, dell'omicidio. Certo, spesso non si ha la piena consapevolezza di quel che si fa quando si proferisce una bestemmia, e si tratterà allora di un peccato soggettivamente meno grave di quello dell'omicida, che di solito ha una consapevolezza maggiore, ma la gravità oggettiva resta. Inoltre, si può presumere che nel caso di specie anche la consapevolezza soggettiva ci sia nel drammaturgo Romeo Castellucci: chi sostiene che "l'angelo dell'arte è Lucifero" e che "lo spettacolo mette in scena gli aspetti più volgari del mio essere, cioè l'artista che vuole rubare a Dio l'ultimo e più importante Sefirot. Questa è la maggiore gioia dell'artista: rubare a Dio" (da un'intervista rilasciata da Romeo Castellucci alla rivista di arte australiana Real Time Arts, n. 52, 2002) sa perfettamente contro chi si scaglia con la sua arte oscena. In ogni caso la bestemmia pubblica è proprio l'atto diametralmente opposto alla professione pubblica della Fede: perciò la manifestazione pubblica di protesta, di preghiera e di riparazione è l'atto che più perfettamente si proporziona all'offesa.
Si organizzano manifestazioni pubbliche contro azioni violente, scandali vari, ecc., fatti, insomma, meno gravi di una pubblica bestemmia. Così facendo si fa un po' di pubblicità a chi ha commesso questi fatti ma... cosa importa? Nel caso che ci occupa la manifestazione pubblica di protesta o di riparazione è proprio l'azione proporzionata e necessaria, "giusta" insomma, in risposta alla rappresentazione blasfema: una professione pubblica di Fede contro una pubblica offesa a Dio. Questa risposta spetta in primo luogo ai Pastori della Chiesa, quelli che "ex officio" devono cercare la gloria di Dio, ma è anche dovere dei fedeli, secondo le possibilità di ciascuno, perché tutti i battezzati in Cristo, e ancor di più i cresimati in Lui, hanno il dovere di difendere l'onore del loro Salvatore e Maestro.
Così facendo si assicurano dei benefici (fama, soldi...) agli autori dell'opera? Evidentemente, prima di intraprendere ogni azione morale di rilievo si impone anche un bilanciamento degli effetti positivi e negativi dell'atto (qui: le manifestazioni pubbliche) ma appunto, sono proprio gli effetti positivi, insieme all'intrinseca bontà e giustizia dell'atto, a far pendere la bilancia nettamente a favore della reazione pubblica. Certo: sempre per chi ha Fede ed ha a cuore gli interessi della Chiesa. Castellucci avrà un pò più di fama e forse qualche soldo in più, ma tutti gli atti di virtù di tanti cattolici disposti a venire anche da lontano per difendere l'onore di Cristo? Tutte quelle Messe di riparazione che rendono a Dio la più grande gloria? Tutto quel movimento, anche sulla rete, che obbliga i cattolici a unirsi nella battaglia comune e sveglia molti dal sonno dell'indifferenza? Tutti quelle preghiere pubbliche che sono la più bella manifestazione di Fede e di "vita ecclesiale", nonché il più utile antidoto contro la bestemmia pubblica? Sono beni che trascendono i vantaggi temporali di qualche discusso personaggio. Il male ha solo paura della reazione ferma e decisa dei buoni. Il male non chiede altro che l'indifferenza, perché è un male sia l'indifferenza di fronte al bene sia l'indifferenza di fronte al male. Manifestiamo allora pubblicamente per difendere l'onore di Cristo. Lui stesso ci suggerisce la condotta pratica da seguire: "Chi dunque mi avrà confessato davanti agli uomini, anch'io lo confesserò davanti al Padre mio, che è nei cieli" (Matteo X, 32).

Comitato "San Carlo Borromeo"

non tutta l'arte moderna è di infimo livello


Di fronte allo squallore della cosiddetta arte nostrana, riprendiamo coraggio con quest’opera straordinaria che è stata dipinta oltre oceano. Si tratta di una Risurrezione, un olio su tela di grandi dimensioni: raffigura il momento in cui N. S. Gesù Cristo emerge dalla tomba. Questo murale è stato commissionato dal Museo di Arte Biblica di Dallas in Texas:  per ammirare quest'opera Cliccate qui

memento per la settimana dell'unità

quando si dice parlar chiaro.... più chiaro di così.....

Distorsioni ecclesiologiche




La celebrazione della liturgia, in qualsiasi forma tradizionale avvenga, ci presenta delle precise caratteristiche di Chiesa:

1) come una famiglia universale, in grado, dunque, d'inglobare tutti i popoli;

2) come una realtà in cui chi ha responsabilità di vario tipo e genere è in osmosi con i semplici fedeli e sa che deve loro servire.

D'altronde, anche i fedeli contribuiscono, a modo loro, alla coesione della Chiesa e alla sua edificazione. Non certo perché sono solo sorgente di denaro e di vocazioni! Nella piccola Chiesa rappresentata dal monastero, san Bendetto, rifletteva tutt'altra immagine quando esortava l'abate ad ascoltare anche il più umile dei fratelli, dal momento che lo Spirito potrebbe parlare attraverso di lui.

Inoltre, questo stesso principio benedettino risaliva da una mentalità comune con la quale, nei primi secoli, il vescovo era scelto direttamente dal popolo poiché, come diceva sant'Agostino: "Sono vescovo per voi ma cristiano con voi".

Col passare dei secoli, questi due principi si sono molto offuscati.

1) In Oriente il principio d' universalità" si è assai confuso. La Chiesa, per vocazione sopranazionale, è divenuta spesso espressione della nazione e di un'etnia particolare. Esiste, dunque, una Chiesa bulgara, un'altra greca, una terza romena, una quarta russa, una quinta serba e così via. La Chiesa, in questi contesti, è il collante per un'etnia o un gruppo particolare; spesso da l'impressione d'essere come un organismo statale (questo vale sia per le cosiddette Chiese "uniate" sia, a maggior ragione, per quelle ortodosse).

La radice di tutto ciò è rinvenibile nel periodo della turcocrazia quando la Chiesa diventa l'unica depositaria della storia e della cultura d'un popolo, impedendone, quindi, la sparizione. Nel XIX secolo, quest'atteggiamento di tutela etnica è servito per la costituzione dei vari stati balcanici sortiti dalla dissoluzione dell'Impero ottomano. Nonostante una prima condanna dell' etnofiletismo (l'asservimento della Chiesa ad un'etnia particolare), nulla è cambiato.

Nel tempo presente, si constata, soprattutto nella diaspora, chiusure etniche da parte delle chiese orientali: i greci, ad esempio, tendono a curare solo i loro connazionali (con qualche eccezione in cui non è detto che vi sia reale ansia missionaria e, in ogni evenienza, i gerarchi rimangono sempre greci). I romeni curano solo i romeni e se uno di loro si permette d'andare in una parrocchia greca è considerato un "traditore". Traditore di cosa, di grazia, dal momento che il fine principale (e unico!) d' una parrocchia dovrebbe essere l'edificazione della vita cristiana? Ma sappiamo che non è così!

Rebus sic stantibus, è piuttosto difficile notare una collaborazione e un interscambio tra queste Chiese che rimangono, dunque, piuttosto isolate le une dalle altre e tutte assieme nel paese che le ospita. Divengono dei piccoli ghetti (nel caso peggiore "negozi" che si rubano la "clientela") dove si preferisce mettere un prete greco incapace, piuttosto che un degno prete autoctono, come se l'etnia fosse la garanzia suprema per tutto il resto...

Che concetto di Chiesa esse c'infondono? Sembra di sentire le prime comunità paoline, le quali, rivolgendosi all'Apostolo, dicevano: "Siamo di Paolo, siamo di Apollo, siamo di Pietro".
E sappiamo con quale ironia l'apostolo stesso rispondeva loro!
Evidentemente siamo davanti ad una palese distorsione ecclesiologica.

2) Un altro genere di distorsione, non meno pericoloso, è quello che va contro il secondo principio sopra descritto, ossia quando, di fatto, non esiste una reale comunicazione tra chi ha responsabilità in una Chiesa e i fedeli. Per essere più chiaro, mi riferirò ad una notizia giornalistica.

Il 28 novembre 2011, nel web (1) si riporta che la carica di Patriarca di Venezia è ancora vacante e, forse, lo sarà per molto. Il motivo è presto detto: un dissidio tra il segretario di Stato Vaticano e il presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Entrambi esprimono volontà diverse, desiderano mettere uomini diversi, vogliono equilibri di "potere" diversi espressione della loro persona. Entrambi sembrano detestarsi vicendevolmente. In tutto il lungo articolo, che descrive la frizione tra questi due "grandi", non compare una sola volta il termine "fedeli" o "popolo".


Porre un vescovo in una sede particolare, pare sia, oramai, unicamente una questione di accordi tra potentati ecclesiastici o, forse, anche laici. In tutto questo guazzabuglio sembra scontato (ma non lo è affatto!) che i candidati espressi dai vari partiti siano dei buoni pastori.

Penso, piuttosto, che siano delle buone pedine per chi li metterà. E mentre nelle "sfere celesti" avvengono "mistiche lotte" per stabilire una carica episcopale, in terra la gente osserva allibita e piuttosto infastidita, tutte queste misere beghe di potere.

Ci troviamo, evidentemente, in un'altra distorsione.


In conclusione:
Se la prima distorsione sopra esaminata, contrae il respiro della Chiesa orizzontalmente, quest'ultima lo contrae verticalmente.

Rimane sempre la liturgia tradizionale, testimone perenne, a mostrarci un'immagine di Chiesa che, spesso, non è come quella che ci troviamo ogni giorno sotto gli occhi. Quello che spesso vediamo, infatti, tende ad essere un prodotto decaduto, un sale che non sala più niente e nessuno.

_________________

1) http://www.repubblica.it/rubriche/il-monsignore/2011/11/28/news/il_nuovo_scontro_bertone-bagnasco_sul_patriarca_di_venezia- 25744955/
 

martedì 17 gennaio 2012

c'è un cardinale in Italia!

Il Card. Raffaele Martino: "Quando si insulta o vilipende il volto di Cristo, simbolo caro non solo ai cattolici, ma a tutti i cristiani, siamo scesi nella più totale barbarie, nella mancanza di sensibilità. E forse anche nell'ignoranza"

Tiene ancora banco la disgustosa opera del regista Castellucci che insulta e denigra i cristiani. Ne parliamo con il cardinale Renato Raffaele Martino. Eminenza, l'opera di Castellucci denigra, vilipende il volto di Cristo: "quando si mandano certi spettacoli, chiamiamoli tali con molta fantasia, vuole dire che il livello di civiltà è sceso in basso o addirittura si è annullato". In che senso? "la maggioranza degli italiani è di fede cattolica, apostolica e romana. Per lo meno da questo punto di vista, direi che la rappresentazione è gratuitamente volgare. La tolleranza è un valore sacrosanto e da perseguire, ma sia vicendevole, nel senso che si rispettino davvero tutti i simboli religiosi. Negli ultimi tempi, giustamente, si chiede di non offendere il credo di altre fedi, ma almeno rispettino quello che è nel cuore e nelle menti della maggioranza degli italiani". E dice: "da questo punto di vista, i cattolici spesso sono negligenti, nel senso che, forse per mitezza, forse per quieto vivere, non protestano in maniera convincente".
Crede che le autorità pubbliche debbano mandare in scena roba del genere?
"la libertà di espressione e di pensiero sono sacrosante, ma trovano certamente un limite quando si denigra pubblicamente il sentimento religioso. Non sarebbe male che ci ripensino e dicano di no a questa blasfemia".
Ritiene quello di Castellucci spettacolo blasfemo?
"Certo che lo è. Quando si insulta o vilipende il volto di Cristo, simbolo caro non solo ai cattolici, ma a tutti i cristiani, siamo scesi nella più totale barbarie, nella mancanza di sensibilità. E forse anche nell'ignoranza".
I cattolici, una parte di loro,preannuncia messe di riparazione o rosari:
"li incoraggio e fanno molto bene. E' il segno chiaro ed evidente, che quello spettacolo offende Cristo. In questo caso, occorre pregare, ma anche fare sentire tutto il nostro dissenso".
Bruno Volpe

Ecco finalmente il testo del magistrale intervento video del Prof. De Mattei contro lo spettacolo blasfemo



Oltraggi blasfemi: il testo del video del

Prof. Roberto de Mattei contro Castellucci

In quest’anno che si apre, se solleviamo lo sguardo ai grandi problemi del nostro tempo, non possiamo nasconderci l’esistenza di una realtà minacciosa che si allarga nel mondo: il suo nome è cristianofobia. La tragica situazione dei cristiani in Nigeria, sottoposti a violenze di ogni genere, non solleva l’interesse dei media, né della politica internazionale, eppure è solo un episodio di un fenomeno più vasto, esteso ai cinque continenti. Dico cinque continenti perché il nostro, l’Europa, non ne è immune.
Non esiste solo la persecuzione violenta dei cristiani attuata attraverso le bombe, le stragi, gli attentati, esiste anche una persecuzione incruenta, che tocca le anime e non i corpi, e che però è altrettanto violenta di quella sanguinaria.
Una delle ultime espressioni della cristianofobia europea è uno spettacolo blasfemo che dopo essere stato rappresentato in Francia andrà in scena a Milano dal 24 al 28 gennaio. Il titolo è Sul concetto di volto di Dio e l’autore è un italiano, il cui nome va consegnato alla vergogna della storia: Romeo Castellucci.
La storia è quella di un ambiguo e morboso rapporto tra un padre, che per la vecchiaia diviene incontinente, e un figlio che ne ripulisce le feci. La scena è dominata da una gigantografia di Cristo, nella celebre raffigurazione del Salvator Mundi di Antonello da Messina, e il momento centrale è quello in cui il Volto di Gesù viene inondato di liquami ed escrementi. Si tratta di una rappresentazione blasfema e provocatoria, che aggredisce ciò che per i cattolici è di più sacro.
Bestemmia significa mescolare il sacro con il profano, il puro con l’impuro. Ma cosa c’è di più puro del Santo Volto di Cristo, tramandatoci dalla Sindone e dal velo della Veronica: il Volto di Dio che si è fatto uomo e che nella sua infinita bellezza esprime la sua divinità? E cosa c’è di più basso e impuro in un uomo delle sue feci? Insozzare il volto sublime di Cristo con la materia fecale è quanto di più blasfemo si possa immaginare: è un atto di violenza contro Gesù Cristo e contro tutti coloro che in Lui credono e sperano.
Il regista nega che si tratti di escrementi, ma così è stato in Francia e non si capisce come, a Milano, gli escrementi possano trasformarsi in inchiostro, o in altro genere di liquame.
La realtà è che il laicismo vuole emancipare da Dio ogni aspetto della vita umana, ma poi questo sacro separato dal profano viene miscelato in modo oltraggioso e provocatorio.
Tutto ciò ha una spiegazione: è la ideologia anticristiana che ha i suoi esponenti contemporanei in autori come la psicanalista Julia Kristeva che frequenta il Cortile dei Gentili e che, alla scuola di Freud, teorizza l’estetica liberatrice dell’abiezione e dell’immondo.
Non si può vilipendere il Presidente della Repubblica perché si viola la legge italiana; non si può insultare Maometto perché si cade sotto la legge vendicatrice della sharia musulmana. L’unico insulto permesso è quello al Dio dei cattolici.
«Il Tuo volto Signore io cerco» dicono i Salmi. Quel volto di insondabile profondità, di abbagliante maestà, di immensa bontà, in cui si rispecchia la Chiesa e la Creazione stessa, quel Volto che è stato e deve essere oggetto di culto e di devozione, è imbrattato pubblicamente. Cosa c’è di più blasfemo di questo?
I cattolici, a Milano e in Italia, taceranno? Sulla cattedra che fu di sant’Ambrogio siede ora un nuovo arcivescovo, Sua Eminenza Angelo Scola. Sant’Ambrogio passò alla storia per aver sfidato l’imperatore Teodosio. Perché il card. Scola non dovrebbe sfidare il nuovo Impero, quello dei media, pronto a scatenarsi contro chiunque alzi la voce contro la blasfemia? E perché il card. Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana non dovrebbe anch’egli levare la sua voce? La missione della Chiesa non è forse quella di affrontare i potenti, di sfidare il giudizio del mondo? E non reagiranno i cattolici con le armi, pacifiche, della parola e della preghiera?
Che nessuno dica che la protesta equivarrebbe a pubblicizzare lo spettacolo blasfemo perché la blasfemia è già pubblica e pubblicizzata e ciò che oggi è necessario è proprio la reazione pubblica dei cattolici. Se chi ha il diritto e il dovere di reagire tace, solo la bestemmia pubblica resta.
Oggi si parla molto di “indignati”. Anche noi, cattolici, abbiamo il diritto di essere indignati e di esprimere pubblicamente la nostra indignazione. Indignazione, protesta, riparazione, non possono che trovare il consenso, non solo dei cattolici, ma di tutti coloro che credono nelle radici cristiane dell’Italia e dell’Europa. Radici inestirpabili, radici non storiche, ma costitutive, in nome delle quali, sin da ora, assicuriamo la nostra adesione a ogni voce antiblasfema che si leverà in Italia.

questione di stile.....

trova la differenza....

 

COMUNICATO STAMPA DELLA

FRATERNITA’ SACERDOTALE SAN PIO X

La Fraternità San Pio X esprime pubblicamente profonda indignazione per lo spettacolo di Romeo Castellucci, “Sul concetto di Volto nel Figlio di Dio”, in programma nei prossimi giorni presso il Teatro Parenti di Milano. In tale spettacolo, già rappresentato in Francia, un’ immagine di Gesù Cristo è profanata da escrementi. Nell’augurarsi che la gerarchia ecclesiastica sappia reagire adeguatamente a tale bestemmia pubblica, la Fraternità San Pio X aderisce a tutte le iniziative religiose volte a difendere l’onore di Nostro Signore, invita i fedeli alla penitenza e farà celebrare ogni giorno una S. Messa riparatrice per tutta la durata dell’oltraggio blasfemo che offende Dio, la Religione, la Chiesa e che violenta irrimediabilmente l’identità cattolica
COMUNICATO STAMPA DELLA CURIA MILANESE
"Raccogliendo le parole della regista e direttrice del teatro Parenti di Milano Andrée Ruth Shammah, apparse ieri su un quotidiano, a nostra volta domandiamo che sia riconosciuta e rispettata la sensibilità di quanti cittadini milanesi, e non sono certo pochi, vedono nel Volto di Cristo l’Incarnazione di Dio, la pienezza dell’umano e la ragione della propria esistenza.
Proprio perché Milano è una “città che ha sempre rappresentato il pensiero illuminato, la religiosità alta, il dialogo e l`apertura”, invitiamo a considerare che la libertà di espressione, come ogni libertà, possiede sempre, oltre a quella personale, una imprescindibile valenza sociale. Questa deve essere tenuta particolarmente in conto da parte di chi dirige istituzioni di rilevanza pubblica, per evitare che un’esaltazione unilaterale della dimensione individuale della libertà di espressione conduca ad “tutti contro tutti” ideologico che divenga poi difficilmente governabile. Di questa dimensione sociale della libertà di espressione avrebbe pertanto potuto farsi carico più attentamente al momento della programmazione la direzione del Teatro.
La preghiera per manifestare il proprio dissenso non può accompagnarsi a eccessi di qualunque tipo, anche solo verbali."

lunedì 16 gennaio 2012

Grazie, Eccellenza!

Quando la Chiesa non può tacere
di Mons. Luigi Negri,
da La Bussola Quotidiana, del 16-01-2012
Intervengo sulla base delle notizie lette e ascoltate in questo periodo. Notizie che sono a volte confuse e contraddittorie sui dettagli, ma chiare quanto alla sostanza, provengono da fonti diverse e certamente perciò non sono ideologicamente condizionate.
Mi pare che innanzitutto ci sia da dire che questo è un episodio miserevole dal punto di vista della espressione, non dico artistica, ma dell’espressione umana. Ed è certamente la conferma di quello che ho già detto immediatamente dopo gli scontri di Roma del 15 ottobre scorso, in ordine alla distruzione della statua della Madonna: il filo conduttore, che unisce espressioni che apparentemente sembrano divergere moltissimo, è l’anticristianesimo.
Ormai l’ideologia dominante è quella anticristiana, quella che tende all’abolizione sistematica della presenza e dell’annunzio cristiano, sentito come una anomalia che mette in crisi questa omologazione universale operata dalla mentalità laicista, consumista, istintivista.
Quindi da questo punto di vista il giudizio non può che essere inappellabilmente negativo: è un’espressione meschina di una volontà di eliminare la tradizione cristiana, in questo caso colpendo il contenuto fondamentale della fede. Colpendo l’immagine e la figura di Gesù Cristo nei confronti del quale nella scritta finale – credo che apparirà ancora malgrado tutte le modificazioni a cui in qualche modo sono stati costretti – apparirà il rifiuto di essere figli di Dio. E quindi si manifesta la volontà di sostituire alla figliolanza divina la proclamazione della propria autonomia e autosufficienza, che è stato il delirio della modernità.
C’è poi il problema della reazione. Su questo io mi devo avventurare con molta circospezione perché non intendo prestare il fianco a nessuna critica nei confronti di altre Chiese o di altri confratelli. Sono stato molto lieto nell’apprendere che - in situazione analoga - la Chiesa francese e in particolare il capo della Conferenza episcopale francese, il cardinale di Parigi, ha proposto un gesto rigorosamente penitenziale in ordine a questa blasfemia implicando la struttura fondamentale della Chiesa.
Io mi chiedo questo, e su questa domanda mi fermo: una Chiesa particolare - o una connessione di Chiese particolari che aderiscono alle Conferenze episcopali nazionali - che non reagisca in termini assolutamente essenziali e pubblici a questo attacco violento alla tradizione cattolica, io mi chiedo: se non interviene su questo punto, su che cosa interviene?
Che cosa mette più in crisi la possibilità di una comunicazione obiettiva della fede di questa serie di iniziative tese a screditare, a criminalizzare, a corrompere la nostra tradizione? Certo che se le Chiese cosiddette ufficiali – ma il termine mi è assolutamente ostico perché la Chiesa è una sola, non è né quella ufficiale né quella carismatica, la Chiesa è il mistero del popolo di Dio nato dal mistero di Cristo morto e risorto e dall’effusione dello Spirito, quindi c’è una Chiesa sola –; se la Chiesa non reagisce adeguatamente in modo certamente non rancoroso, non livido, assumendo in senso uguale e contrario l’atteggiamento demenziale di questi parauomini di cultura; se non reagisce la Chiesa, allora necessariamente possono intervenire in maniera protagonistica gente o gruppi che nella Chiesa non hanno a cuore soltanto la difesa della Chiesa ma hanno a cuore l’espressione legittima delle loro convinzioni.
Allora poi non si dica che la protesta è dei tradizionalisti; la protesta è dei tradizionalisti perché la Chiesa come tale non prende una posizione, che a me sembrerebbe assolutamente necessaria.
Nella mia diocesi non è previsto lo spettacolo, fortunatamente. Questo è il vantaggio delle piccole comunità diocesane, ai margini del grande impero massmediatico. Ma nel caso che nella diocesi di Milano questo spettacolo si verificasse effettivamente, io devo considerare che sono ancora immanente alla Chiesa di Milano e vi sarò finché campo. Sono capo, sono padre della Chiesa di San Marino-Montefeltro, ma sono figlio della Chiesa di Sant’Ambrogio e di San Carlo, nella quale ho ricevuto il battesimo e tutti i sacramenti fino all’ordinazione episcopale. Non potrò quindi non considerare una presa di posizione discreta, misurata, che dica il dissenso di un vescovo di origine ambrosiana nei confronti di quello che accade nell’ambito della società milanese.

+ Luigi Negri
Vescovo di San Marino-Montefeltro

Congresso internazionale dell'Associazione Famiglia Domani





Palazzo San Pio X
Via dell’Ospedale (via della Conciliazione)
Roma
25-26 Febbraio 2012

Sabato 25 Febbraio

8:00 – 9:00 Registrazione

9:00 – 9:15
Saluti di apertura
Luigi Coda Nunziante, Presidente Associazione Famiglia Domani
Prof. Emmanuele Emanuele, Presidente della Fondazione Roma

9:15 – 10:00
Relazione introduttiva
S. Emin. Rev.ma il Card. Leo Raymond Burke

10:00 – 10:30
La portata profetica dell’ Humanae Vitae
S. E. Mons. Luigi Negri (Vescovo di S. Marino Montefeltro)

10:30 – 10:45 Coffee Break

10:45 – 11:15
Vita e morte: definizione dell’inizio e della fine dell’uomo in quanto essere giuridico
Prof. Rainer Beckman (Giurista – Università di Heidelberg, Germania)

11:15 – 11:45
La legalizzazione dell’aborto procurato nel mondo
Prof. Mario Palmaro (Filosofo del Diritto – Università Europea di Roma)

11:45 – 12:15
La “sindrome post-aborto”: evidenze etiche e cliniche sulla difesa della vita umana
Prof.ssa Claudia Navarini (Bioeticista – Università Europea di Roma)

12:15 – 12:45
Crisi e fine della procreazione umana ?
Dott.ssa Mercedes Wilson (Presidente Family for the Americas)

12:45 – 13:15 Discussione

Pranzo

15:00 – 15:30
Gender: una categoria in discussione tra filosofia e diritto
Prof.ssa Laura Palazzani (Filosofo del Diritto – LUMSA, Roma)

15:30 – 16:00
Trapianti di organi vitali: imporre la morte o salvare vite umane?
Prof. Josef Seifert (Filosofo – Internationale Akademie für Philosophie, Cile)

16:00 – 16:30
Come salvare le vite dei cerebrolesi
Dott. Cicero Galli Coimbra (Neurologo – Università di San Paolo, Brasile)

16:30 – 17:00 Coffee Break

17:00 – 17:30
Salvare l’innocente
Dott. Paul Byrne (Neonatologo – Università dell’Ohio, Usa)

17:30 – 18:00
Il cuore come piccolo cervello
Dott. John Andrew Armour (Neurocardiologo – Università di Montreal, Canada)

18:00 – 18:30 Discussione

Domenica 26 febbraio

9:30 – 10:15
Testimonianza
Gianna Emanuela Molla (figlia di S. Gianna Beretta Molla)

10:15 – 10:45
Dalla crisi della metafisica al totalitarismo biotecnologico
Prof. Matteo D’Amico (Filosofo, A.E.S.P.I.)

10:45 – 11:30
Ai confini dell’umano: conclusioni
Prof. Roberto de Mattei (Storico, Università Europea di Roma)

12:00
Angelus in S. Pietro

Per informazioni scrivere a: info@famigliadomani.it oppure telefonare a: 06.32.33.370



www.famigliadomani.it

domenica 15 gennaio 2012

Le lagrime che sgorgano dal vostro sguardo

PREGHIERA AL VOLTO SANTO
di S. Pio X



O Gesù, che nell’amara vostra passione diventaste l’obbrobrio degli uomini e l’uomo dei dolori, io venero il vostro Volto divino, su cui brillava l’avvenenza e la dolcezza della divinità, ora divenuto per me come quello di un lebbroso! Ma sotto queste deformi sembianze io ravviso l’amore vostro infinito, e mi struggo dal desiderio di amarvi e di farvi amare da ogni uomo.

Le lagrime che sgorgano dal vostro sguardo mi appaiono come graziose perle che io amo di raccogliere, affine di comprare col loro valore infinito le anime dei peccatori. O Gesù, il cui volto è la sola bellezza che rapisce il mio cuore, io accetto di non vedere quaggiù la dolcezza del vostro sguardo, di non sentire l’ineffabile bacio della vostro bocca: ma deh! vi supplico di imprimere in me la vostra divina somiglianza, d’infiammarmi del vostro amore acciocché esso mi consumi rapidamente, ed io giunga ben presto a vedere il vostro Volto glorioso nel Cielo. Amen.