sabato 15 marzo 2014

la meglio gioventù


Morire al grido di “Viva Cristo Re”


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E’ disponibile il dvd di UN DIOS PROHIBIDO, un film che narra il martirio di 51 religiosi clarettiani uccisi nel 1936 dai rossi durante la guerra civile spagnola:
http://www.claret.org/it/notizie/24-12-2013/un-dios-prohibido-ora-dvd
http://www.undiosprohibido.com/
 
I Martiri Clarettiani di Barbastro 
I 51 nomi di giovani clarettiani assassinati a Barbastro, in Spagna, durante il tragico evento della guerra civile del 1936, sono una parte degli 273 missionari che in quell’occasione diedero la vita. 
 
I Fatti
Il 20 luglio del 1936, durante la guerra civile spagnola, circa sessanta uomini della milizia irruppero, armati, nel seminario clarettiano di Barbastro. Catturarono e incarcerarono tutta la comunità missionaria e senza giudizio la condannarono a morte per il solo motivo che i suoi membri erano religiosi. Fu proposta loro la libertà in cambio della rinuncia alla fede. Tutti preferirono rimanere fedeli anche se sapevano che questa scelta sarebbe costata la vita. Furono rinchiusi in un locale e per molti giorni sopportarono pazientemente, a volte fino alla gioia, ingiurie, maltrattamenti, privazioni, il caldo e la sete, tentazioni e proposte. Furono un corpo solo e questo li sorresse. Insieme vissero come dono l’offerta del martirio. Insieme si prepararono alla morte pregando incessantemente; ricevettero con fervore la comunione e la riconciliazione. Trascorsero i giorni incoraggiandosi mutuamente nella fiducia verso Dio. Perdonarono, come Gesù, i carnefici e pregarono per loro. Baciarono le corde inzuppate del sangue di coloro che li avevano preceduti nel martirio. Andarono alla morte cantando. I 51 Clarettiani furono uccisi in cinque gruppi nei giorni 2, 12, 13, 15, 18 del mese di agosto. 
 
La Testimonianza
Poche ore prima dell’esecuzione Faustino Perez, uno dei 51 martiri, scrive una testimonianza preziosa che è giunta fino a noi e che raccoglie il clima di quel martirio: 
«Amata Congregazione: l’altro ieri, giorno 11, sono morti con la generosità con la quale muoiono i martiri sei dei nostri fratelli; oggi, giorno 13, hanno ottenuto la palma della vittoria 20 fratelli e domani, 14, attendiamo di meritare i restanti 21. Gloria a Dio! E con quale nobiltà ed eroicità si stanno comportando i tuoi figli, amata Congregazione! Trascorriamo il giorno incoraggiandoci per il martirio e pregando per i nostri nemici e per il nostro amato Istituto; quando giunge il momento di scegliere le vittime vi è in tutti una santa serenità e l’ansia di sentire il proprio nome, farsi avanti e mettersi nelle file degli eletti. Attendiamo questo momento con generosa impazienza, e quando è giunto abbiamo visto alcuni baciare le corde con cui erano legati, altri rivolgere parole di perdono alla folla armata.
Mentre vanno sul camion verso il cimitero, li udiamo gridare “Viva Cristo Re!” Risponde la plebaglia rabbiosa “Muoia! A morte!” Ma nulla li intimidisce. Sono tuoi figli, amata Congregazione, questi che in mezzo a pistole e fucili osano gridare sereni mentre vanno al cimitero “Viva Cristo Re”. Domani andremo i rimanenti e abbiamo preso l’impegno, anche se esplodessero gli spari, di acclamare al Cuore della nostra Madre, a Cristo Re, alla Chiesa Cattolica e a te, madre comune di tutti noi.
I miei compagni mi chiedono che sia io ad iniziare gli evviva! ed essi risponderanno. Io griderò con tutta la forza dei miei polmoni e nelle nostre grida entusiaste tu, amata Congregazione, cerca di intuire l’amore che abbiamo per te, poichè portiamo il tuo ricordo fino a queste regioni di dolore e di morte. 
Moriamo tutti contenti senza che nessuno provi scoraggiamento e pentimento; moriamo pregando tutti Dio perchè il sangue che uscirà dalle nostre ferite non sia un sangue vendicatore, ma un sangue che entrando rosso e vivo nelle tue vene, provochi il tuo sviluppo e la tua espansione in tutto il mondo. 
Addio, amata Congregazione! I tuoi figli, Martiri di Barbastro, ti salutano dal carcere e ti offrono le loro sofferenze e angosce come olocausto espiatorio per le nostre deficienze e come testimonianza del nostro amore fedele, generoso e perpetuo. I Martiri di domani 14 agosto, ricordano che muoiono alla vigilia dell’Assunzione; che regalo è questo! Moriamo perché portiamo la sottana e moriremo proprio lo stesso giorno che l’abbiamo vestita. I Martiri di Barbastro e, a nome di tutti, il più indegno di tutti, 
Faustino Pérez.»
 
Elenco dei Martiri
P. MUNARRIZ FELIPE, 61 anni, sacerdote 
AMOROS JOSE’, 23 anni, studente seminarista 
BADIA JOSE’, 23 anni, studente seminarista 
BAIXERAS JUAN, 2 22 anni, studente seminarista 
BANDRES JAVIER, 23 anni, studente seminarista 
BLASCO JOSE’, 24 anni, studente seminarista 
BRENGARET JOSE’, 23 anni, studente seminarista 
BRIEGA RAFAEL, 23 anni, studente seminarista 
BUIL MANUEL, 21 anni, fratello coadiutore 
CALVO ANTOLIN, 23 anni, studente seminarista 
P. CALVO SEBASTIAN, 33 anni, sacerdote 
CAPDEVILA TOMAS, 22 anni, studente seminarista 
CASADEVALL ESTEBAN, 23 anni, studente seminarista
CASTAN FRANCISCO, 25 anni, fratello coadiutore
CLARIS WENCESLAO, 29 anni, diacono 
CODINA EUSEBIO, 21 anni, studente seminarista 
CODINACHS JUAN, 22 anni, studente seminarista 
P. CUNILL PEDRO, 33 anni, sacerdote 
CHIRIVAS GREGORIO, 56 anni, fratello coadiutore 
DALMAU ANTONIO, 23 anni, studente seminarista 
P. DIAZ JUAN, 56 anni, sacerdote 
ECHARRI JUAN, 23 anni, studente seminarista 
ESCALE LUIS, 23 anni, studente seminarista 
FALGARONA JAIME, 24 anni, studente seminarista
FIGUERO JOSE’, 25 anni, studente seminarista 
GARCIA PEDRO, 25 anni, studente seminarista 
ILLA RAMON, 22 anni, studente seminarista 
LLADO LUIS, 24 anni, studente seminarista 
LLORENTE HILARIO, 25 anni, studente seminarista 
MARTINEZ MANUEL, 23 anni, fratello coadlutore 
P. MASFERRER LUIS, 24 anni, sacerdote 
MASIP MIGUEL, 23 anni, studente seminarista 
MIQUEL ALFONSO, 22 anni, fratello coadiutore 
NOVICH RAMON, 23 anni, studente seminarista 
ORMO JOSE’, 22 anni, studente seminarista 
ORTEGA SECUNDINO, 24 anni, sacerdote 
PAVON JOSE’, 27 anni, sacerdote 
PEREZ FAUSTINO, 25 anni, studente seminarista
PEREZ LEONCIO, 60 anni, sacerdote
PIGEM SALVADOR, 23 anni, studente seminarista 
RIERA SEBASTIAN, 22 anni, studente seminarista
RIPOLL EDUARDO, 24 anni, studente seminarista 
ROS JOSE’, 21 anni, studente seminarista 
ROURA FRANCISCO, 23 anni, studente seminarista 
RUIZ TEODORO, 23 anni, studente seminarista 
SANCHEZ JUAN, 23 anni, studente seminarista 
SIERM NICASIO, 45 anni, sacerdote 
SORRIBES ALFONSO, 23 anni, studente seminarista 
TORRAS MANUEL, 21 anni, studente seminarista 
VIDAURRETA ATANASIO, 25 anni, studente seminarista 
VIELA JESUS, 22 anni, studente seminarista
 
 
 
 

martedì 11 marzo 2014

in morte di Mario Palmaro

Requiem aeternam dona ei, Domine...
 
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La prima cosa che sconvolge della malattia è che essa si abbatte su di noi senza alcun preavviso e in un tempo che noi non decidiamo. Siamo alla mercé degli avvenimenti, e non possiamo che accettarli. La malattia grave obbliga a rendersi conto che siamo davvero mortali; anche se la morte è la cosa più certa del mondo, l’uomo moderno è portato a vivere come se non dovesse morire mai.
Con la malattia capisci per la prima volta che il tempo della vita quaggiù è un soffio, avverti tutta l’amarezza di non averne fatto quel capolavoro di santità che Dio aveva desiderato, provi una profonda nostalgia per il bene che avresti potuto fare e per il male che avresti potuto evitare. Guardi il Crocifisso e capisci che quello è il cuore della fede: senza il Sacrificio il cattolicesimo non esiste. Allora ringrazi Dio di averti fatto cattolico, un cattolico “piccolo piccolo”, un peccatore, ma che ha nella Chiesa una madre premurosa. Dunque, la malattia è un tempo di grazia, ma spesso i vizi e le miserie che ci hanno accompagnato durante la vita rimangono, o addirittura si acuiscono. È come se l’agonia fosse già iniziata, e si combattesse il destino della mia anima, perché nessuno è sicuro della propria salvezza.
D’altra parte, la malattia mi ha fatto anche scoprire una quantità impressionante di persone che mi vogliono bene e che pregano per me, di famiglie che la sera recitano il rosario con i bambini per la mia guarigione, e non ho parole per descrivere la bellezza di questa esperienza, che è un anticipo dell’amore di Dio nell’eternità. Il dolore più grande che provo è l’idea di dover lasciare questo mondo che mi piace così tanto, che è così bello anche se così tragico; dover lasciare tanti amici, i parenti; ma soprattutto di dover lasciare mia moglie e i miei figli che sono ancora in tenera età.
Alle volte mi immagino la mia casa, il mio studio vuoto, e la vita che in essa continua anche se io non ci sono più. È una scena che fa male, ma estremamente realistica: mi fa capire che sono, e sono stato, un servo inutile, e che tutti i libri che ho scritto, le conferenze, gli articoli, non sono che paglia. Ma spero nella misericordia del Signore, e nel fatto che altri raccoglieranno parte delle mie aspirazioni e delle mie battaglie, per continuare l’antico duello” (Mario Palmaro).

 

Alla famiglia e all'amico e collega Dott. Alessandro Gnocchi

le nostre più sentite condoglianze