sabato 6 agosto 2016

Katéchon cercasi

Doppiamente vittima
Don Jacques Hamel è stato vittima non soltanto dei due fanatici musulmani a piede libero che lo hanno sgozzato durante la Messa lo scorso 26 luglio. Ora il suo martirio viene sfruttato dai centri di potere mondialisti e dai chierici loro servi per imprimere una nuova spinta alla studiata strategia del sincretismo religioso e della confusione delle identità. Vien da pensare che il barbaro assassinio del sacerdote ottuagenario sia stato pianificato a tavolino, visti la prontezza con cui le autorità supreme dell’Islam francese si sono autoinvitate a Messa e il servilismo con cui i presuli trans- e cisalpini hanno accettato l’ordine di invasione delle nostre chiese nel giorno del Signore da parte di chi Lo nega come Figlio di Dio e senza sosta attacca la fede cristiana in questo punto preciso. Ben felici di poter recitare le loro bestemmie nel cuore del culto cattolico, gli imam non si sono fatti sfuggire l’occasione in barba alla proibizione coranica, che la giurisprudenza sospende soltanto nel caso in cui presenziare a riti di infedeli possa attirare adepti all’Islam.


Un capo musulmano non può certo essere sincero con chi, secondo le sue convinzioni, va per forza convertito o sottoposto a tributo: egli non ne ha né avrà mai alcuna stima, così come non ne ha di quanti già gli sono soggetti e devono unicamente obbedire alle sue direttive; che siano consenzienti o meno non ha la minima importanza, basta eseguire meccanicamente dei precetti. Poi uno può pure sgozzare la moglie perché ha scambiato con altri uomini qualche messaggio col cellulare, come avvenuto in questi giorni in Francia; è un affare privato, la donna era sua proprietà. Figuratevi che stima e rispetto quel capo potrà avere per noi cristiani e per il nostro culto, che proclama al più alto grado ciò che per lui è una gravissima bestemmia: che Dio abbia un figlio e che quest’ultimo si sia fatto uomo per morire su una croce. Ma quanti preti e fedeli credono ancora realmente alla divinità di Cristo? Non sarà mica per questo che tanti non trovino nulla di sconvolgente nella profanazione di domenica scorsa, ma ne siano anzi entusiasti?


Secondo la teoria della finestra di Overton, è in questo modo che il potere impone surrettiziamente cambiamenti sociali e culturali al fine di condurre le masse verso situazioni nuove ma artificiali, innaturali, contrarie alla realtà delle cose, facendole a poco a poco percepire come fatti dapprima ammissibili, poi doverosi e infine obbligatori. Dagli incontri di “preghiera” interreligiosi sono arrivati al coinvolgimento di musulmani nella santa Messa – quando invece, nei primi secoli, anche i catecumeni ne erano allontanati dopo l’omelia. Quale sarà la prossima tappa del programma? Che i maomettani usino sistematicamente le nostre chiese come moschee, come già è loro concesso da alcuni parroci zelatori della cultura dell’incontro? Ciò che è certo, in ogni caso, è che d’ora in poi sarà impossibile far comprendere ai nostri fedeli – specie ai giovani e ai bambini – le differenze essenziali tra l’unica vera fede e le false credenze, come già la necessità di una piena appartenenza alla Chiesa Cattolica ai fini della salvezza eterna.


Anche la storia cristiana va riscritta da cima a fondo in conformità al nuovo credo. Come ho potuto apprendere dalla recita conclusiva dell’oratorio estivo in un ridente villaggio lombardo, il grande santo di Assisi (dopo aver lasciato tutto perché aveva trovato la sua felicità ad aiutare i poveri) andò da Saladino per cercare di porre fine alla guerra tra cristiani e musulmani. San Bonaventura, dal canto suo, narra con dovizia di particolari [qui] la sfida lanciata da san Francesco al sultano allo scopo di mostrargli la verità della fede cristiana e di provocarne la conversione; ma questa è di certo una rilettura ideologica successiva: il Poverello non poteva parlare che di pace. Queste idee, nella mente di un bambino, diventano certezze indiscutibili che si sedimentano poi come un tappo ermetico a qualsiasi tentativo di mostrargli la realtà storica; chi in seguito ci proverà sarà da lui guardato di sottecchi con sospetto o ironia: un povero matto o un invasato di destra… Come convincerlo, più a monte, che il brillante figlio di Pietro Bernardone cambiò vita perché sedotto da Cristo, piuttosto che per ragioni sociologiche e con una motivazione puramente soggettiva?


Nella stessa parrocchia, una conferenza sull’emergenza dell’ideologia gender e delle “unioni civili” ha suscitato diffidenza e prevenute prese di distanza: un’iniziativa politica non dovrebbe essere ospitata in chiesa. Un gruppo di famiglie cattoliche con numerosi figli e il loro relatore hanno così ricevuto un’accoglienza ben meno calorosa di quella che, altrove, è stata riservata agli islamici: troppo identitari, schierati, portatori di divisione, restii a quell’inclusione misericordiosa di cui, secondo il segretario dei vescovi italiani, sarebbe stato maestro Abramo. Dato che il soggetto in questione non può essere così ignorante da non conoscere la storia biblica, siamo di fronte a un’altra evidente mistificazione, come quella già subita da san Francesco. Quella gente ha tanta stima dei giovani che li tratta da perfetti cretini; se poi non fossero abbastanza informati sul sesso, eccoli a distribuire opuscoli a centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze che, passando una calda notte estiva ammucchiati su un prato, non devono averla occupata tutti solo sgranando rosari…


I nostri presunti Pastori si sono venduti al nemico, agitandosi come banderuole per assecondarlo in tutto come gira il vento. «Vattene, Satana», ha ripetuto più volte l’esangue don Jacques sul punto di  rendere l’anima a Dio. Possiamo facilmente immaginare che cosa il nemico del genere umano gli stesse sibilando nella mente: «Vedi come ti lascia crepare Colui che hai servito per tutta la vita? Peggio di un cane, proprio te che, con i tuoi ottantasei anni, ti ostinavi a rinnovare ogni giorno quell’atto che ha segnato la nostra rovina e ogni volta ci infligge una nuova sconfitta… Guarda come ti sta ricompensando: che aspetti a rinnegarlo?». Bisogna che noi ministri veniamo a trovarci tutti in una situazione del genere per respingere il diavolo e le sue seduzioni? Se tutte le religioni sono uguali e chiunque si salva senza fede né opere, i beni eterni non valgono un bel nulla e la Chiesa diventa un’organizzazione umanitaria che aiuta la gente a vivere meglio su questa terra. Se Dio non richiede almeno il desiderio della salvezza in chi, senza sua colpa, non conosce Cristo Salvatore, bisogna concludere che Egli la imponga anche a chi non la vuole, in modo ingiusto e arbitrario. Ciò non è degno né di Lui né dell’uomo.


Nessuno, ovviamente, fa di queste affermazioni in modo esplicito, ma certe azioni parlano molto meglio dei discorsi: in fin dei conti, il messaggio che è passato domenica scorsa è proprio questo. Molti chierici e religiosi, in realtà, sono stati formati in modo da odiare la Chiesa Cattolica e la sua storia per quello che sono, contrapponendo ad esse un ideale astratto e una revisione storica di chiara impronta marxista. Non cediamo però all’amarezza né allo scoraggiamento: sarebbe una mancanza di fede in Colui che tiene il mondo nelle mani e dirige la storia in modo infallibile. «Sono stati confutati e sono arrossiti tutti: insieme se ne sono andati in confusione i fabbricanti di errori. […] Verranno al Signore e saranno confutati quanti gli si oppongono» (Is 45, 16.24 Vulg.). Nella traduzione di san Girolamo, il profeta vede la futura vittoria di Dio come un fatto compiuto: la fede ci fa vedere già realizzato quanto da Lui promesso. Preghiamo perché non debba scorrere troppo sangue prima che, nel Suo stesso Popolo, si cominci a rinsavire, a cominciare dalle guide.
 

lunedì 1 agosto 2016

"Profetico" è ciò che sta al definitivo e non al cambiamento - Editoriale di "Radicati nella fede", Agosto 2016.



"PROFETICO" E' CIO' CHE STA AL DEFINITIVO 
E NON AL CAMBIAMENTO

Pubblichiamo l'editoriale di Agosto 2016


"PROFETICO" E' CIO' CHE STA AL DEFINITIVO 
E NON AL CAMBIAMENTO
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno IX n° 8 - Agosto 2016

 Profezia è vivere il definitivo e non ciò che cambia.
  Profezia è fedeltà al dogma e non ai tempi.

  Ti vogliono schiacciare in una falsa alternativa tra chi vorrebbe la Chiesa del passato e chi quella del futuro. No, noi vogliamo la Chiesa di sempre, che è quella del passato del presente e del futuro.

  È opprimente questo clima instauratosi nella Chiesa cattolica, che continua a porre un falso problema, quello della alternativa tra passato e futuro, schiacciando la coscienza dei cattolici in costruiti sensi di colpa, se si attardano al passato e non si adattano ad un presente rivoluzionario, che dovrebbe preparare il futuro. Ed è su questi sensi di colpa che annullano una giusta resistenza ai continui cambiamenti, che stanno smantellando la Chiesa.

  Ci dicono che non dobbiamo essere nostalgici, che la chiesa di un tempo non tornerà, che dobbiamo riprogrammarci per una chiesa del futuro; e per preparare la chiesa del futuro ci impongono di “togliere” molte delle cose che hanno fatto la solidità di generazioni di cristiani. È lo smantellamento, dolce o violento secondo le circostanze, di ciò che c'è ancora di stabile nel cattolicesimo, i dogmi - i comandamenti - la disciplina dei sacramenti - la funzione della gerarchia. Ma questo smantellamento non avviene con violenza, come nella rivoluzione protestante che eliminò verità di fede, gran parte dei sacramenti e il sacerdozio gerarchico. No, non avviene con una riforma esplicita, che si dichiarerebbe da se stessa eretica, ma avviene con la tattica della “fluidità”.

  Eh sì, è proprio così, tutto viene reso fluido, non negato, per essere cambiato. È la tattica del modernismo, è il modernismo pratico, che da dentro porta alla metastasi il cancro nella chiesa.

  E come ti rendono fluido il cattolicesimo, i suoi dogmi e la sua morale? Con il super dogma della Chiesa profetica.

  Non se ne può proprio più! Ogni volta che fai presente che si stanno dimenticando le verità rivelate, che si sta concedendo diritto di esistenza al peccato mortale, che si sta favorendo il sacrilegio nell'amministrazione dei sacramenti, che si sta sostenendo l'indifferentismo facendo credere che tutte le religioni vadano bene; ebbene, tutte le volte che sollevi questo doloroso problema, ti viene detto che devi accettare che la chiesa si apra al futuro, che devi accettare che la chiesa sia profetica non ripetendo il passato, ma cambiando continuamente.

  La stessa cosa accade quando si fa notare che questi cambiamenti, ammesso che non siano contro la Rivelazione divina (ma lo sono in evidenza, basta usare la ragione per capirlo!), non hanno nemmeno prodotto un incremento di vita cristiana, ma hanno svuotato definitivamente le chiese: anche qui ti dicono che il mutamento fa parte dell'instaurazione della chiesa del futuro, una chiesa con pochissime messe, pochissimi sacerdoti, con sacramenti generalizzati e alternativi, pronta sempre a ripensare se stessa in funzione della società che cambia. Ed ecco la chiesa del futuro, la chiesa fluida per un cristianesimo fluido.

  Ma la profezia non è questa cosa qui, questa è una schifezza inventata dai nipoti dei modernisti classici, che stanno portando alla distruzione ciò che ancora resta del cattolicesimo.

  La profezia invece è riferimento al fondamento che è Cristo.

  Profeti si è in riferimento all'opera di Dio in Gesù Cristo: profeta è chi vive tutto in Dio; chi sa che “la realtà invece è Cristo” e, vivendo dentro il mondo, fa della sua esistenza un richiamo per gli uomini, che vivono l'ingannevole illusione di una vita fuori dalla grazia del Signore. Profeta è chi è stabilito sulla roccia della fede cattolica, della fede trasmessa una volta per tutte ai santi, e sa che il futuro dipende dall'obbedienza, in tutto, al Dio che si è rivelato in Gesù Cristo.

  La profezia sta al fondamento dato, non al cambiamento. La profezia sta alla regola, non alla confusione. La profezia sta all'obbedienza a Dio e non ai tempi che cambiano. Per questo i monaci, gli uomini della regola, furono profeti per il loro tempo ed edificarono la cristianità, cercando solo Dio.

  La profezia sta alla definitività che è Cristo e alla definitività della vita eterna, altro che al cambiamento!
  Occorre avere una chiara consapevolezza di questo, per non essere ricattati moralmente dai modernisti pratici, che affollano ciò che resta della struttura della chiesa: la abitano da padroni per ultimarne lo smantellamento, e poco importa se ne sono coscienti o no.

  La chiarezza sulla falsità dell'idea di Chiesa profetica, deve portare a considerarne tutta la portata distruttiva. Questa caratterizzazione di “profetica” coinvolge tutto e tutto distrugge, a partire dalla gerarchia, passando per il sacerdozio, giungendo ai fedeli.

  In questa modernizzata mentalità cattolica non hai più il Papato della tradizione, dove il Papa custodisce il deposito della fede, ma un papato profetico, che dovrebbe guidare i cristiani di tutto il mondo verso le spiagge di una fede più liberamente abbracciante tutto e tutti.

  In questa modernizzata mentalità cattolica non hai più il sacerdozio cattolico, preoccupato di insegnare la fede e di amministrare la grazia dei sacramenti, curandone la retta ricezione, ma un sacerdozio profetico impegnato in continue rivoluzioni che dovrebbero rendere più interessante il cristianesimo ai cattolici borghesi e benestanti, perennemente annoiati.

  E alla fine i fedeli, o i laici come si usa oggi chiamarli, al seguito di un papato e di un sacerdozio così profetici, scompariranno dentro la palude di un mondo secolarizzato, che hanno strenuamente copiato per essere appunto profetici.

  Si chiude così la parabola del post-concilio, che vide un chiesa profetica, ma che dimenticò che la profezia è stabilità e non cambiamento. Stabilità fondata sulla roccia immutabile che è Cristo.