Pubblichiamo l'editoriale di Agosto 2018
di "Radicati nella fede"
GLI ETERNI ASPETTANTI
GLI ETERNI ASPETTANTI
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno XI n° 8 - Agosto 2018
Per quale ragione siamo in fondo
convinti che non si possa rifare almeno un pezzo di Cristianità?
Qual è il motivo di fondo che ci impedisce anche solo il desiderare
sul serio che la società torni ad essere cristiana, nelle sue
espressioni e nelle sue istituzioni?
Qual è il segreto macigno che ci
impedisce, anche quando un briciolo di questo desiderio si manifesta
ancora in noi; qual è il segreto macigno che blocca il nostro reale
operare, perché il nostro mondo torni ad essere cattolico?
I motivi secondari sono tanti, ci sono
di mezzo, certamente, il nostro peccato e tutte le nostre meschinità,
ma tutto questo viene dopo la pietra d’inciampo, che è ormai un
vero macigno:
il più delle volte noi viviamo come
se tutto non fosse compiuto. Viviamo in fondo come gli Ebrei che
attendono ancora e questo costituisce il nostro tradimento.
Gli Ebrei furono definiti “gli
eterni aspettanti”, perché non accolsero il Messia volendone un
altro; ma come dovremo essere definiti noi, se vivremo senza la
convinzione che tutto è compiuto?
“Consummatum est” disse Cristo
sulla Croce, tutto è compiuto. Gesù Cristo Signore Nostro ci ha già
redenti, ha ottenuto per noi tutte le grazie che ci sono necessarie;
ci ha dato tutti gli strumenti, nei Sacramenti, perché la nostra
trasformazione in lui avvenga; ci ha consegnato tutte le verità
necessarie per la nostra salvezza, perché si compia la nostra
santificazione. La Rivelazione è conclusa con la morte di S.
Giovanni; il tesoro di grazia è al completo per noi, tutto è
compiuto, tutto ci è dato.
Invece noi, per non operare, per non
“trafficare” la grazia dataci, attendiamo ancora… alcuni
passano tutta la vita così, ed è terribile!
Attendono ancora che qualcosa capiti,
come se Cristo non fosse venuto.
Alcuni, molti, attendono ancora come
se Cristo non avesse tutto compiuto.
Alcuni, troppi, attendono ancora come
se non avessero tutti gli strumenti necessari per la grande
operazione: la santificazione della propria vita e la trasformazione
del mondo in Cristianesimo, in Cristianità.
Esattamente come gli Ebrei, attendono
ancora e questa attesa è tradimento.
“Sei tu colui che deve venire o
dobbiamo attenderne un altro?” (Mt 11,3) chiese dal carcere San
Giovanni Battista. E saputo che la salvezza era presente (“Andate e
riferite a Giovanni... i ciechi vedono, gli storpi camminano, ... ai
poveri è annunciata la buona novella” Mt 11,4-5), consegnò la
vita nel supremo martirio e i suoi discepoli seguirono il Messia e
fecero il Cristianesimo.
Non dobbiamo attendere un altro e
Cristo ha già tutto compiuto, se aspettassimo ancora compiremmo il
supremo tradimento.
I santi di tutti i tempi sanno questo
e, nell’ora del loro presente, compiono l’opera di Dio.
Hanno fatto la Cristianità, cioè la
trasformazione della società umana in cristiana, coloro che non
attendevano altro perché sapevano che tutto è compiuto. Uomini e
donne indecisi sulla definitività della Rivelazione non avrebbero
combinato nulla. Uomini e donne impegnati a reinterpretare la
Rivelazione per scoprirne novità rivoluzionarie, non avrebbero
costruito niente.
Certo, il cristiano è colui che
attende: attende però il ritorno definitivo di Cristo, non il
compimento della sua Rivelazione e della sua opera, c’è una bella
differenza!
Il cristiano è costituito dall’attesa
del ritorno definitivo di Cristo, quando verrà a giudicare i vivi e
i morti e il suo regno non avrà fine.
Attende, il cristiano, la
ricapitolazione di tutta la realtà in Cristo quando lui porterà a
compimento, purificando, la cristianizzazione della realtà.
Per questo il cristiano, che ha ormai
tutte le grazie per quest’opera, inizia questo lavoro di
trasformazione della realtà; la inizia nel tempo, in questo tempo
che gli è dato; inizia questo lavoro, che Cristo porterà
definitivamente a compimento con il suo ritorno, in questo
costituisce il Giudizio.
E noi rischiamo di attendere ancora
per non compiere il nostro lavoro!
Anche noi, carissimi, che
orgogliosamente amiamo definirci tradizionali, anche noi rischiamo di
attendere ancora. Certo, sappiamo bene che la Rivelazione è
conclusa, poi però aspettiamo sempre che qualcosa capiti nella
Chiesa per poter iniziare un lavoro su di noi e sul mondo… e non
capiterà nulla di nuovo, se non la nostra santificazione o il nostro
tradimento.
Anche noi rischiamo di essere “eterni
aspettanti” come gli Ebrei; come i cristiani che attendono qualche
nuova interpretazione della legge di Dio, qualche novità che renda
più allettante la fede; qualche novità nei Comandamenti, nei
Sacramenti e nella Messa che li renda più efficaci.
Ma questi aspettanti non fanno la
storia, perché la storia è di Dio e tutto è già compiuto.