L'ASSUNZIONE DELLA B.V. MARIA NELLA TESTIMONIANZA DEGLI ANTICHI PADRI E SCRITTORI CRISTIANI
Premessa
L'Assunzione di Maria è un dogma definito solennemente
da Pio XII il 1° novembre 1950 con la Costituzione Apostolica Munificentissimus
Deus. La solenne definizione del dogma dell'Assunzione della Beata Vergine
Maria non fu un atto improvviso del Magistero, ma la conveniente conclusione di
un lungo periodo di riflessione della Chiesa sulle sorti ultime della Theotokos. La definizione dogmatica
coronava e proclamava una fede costante e universalmente professata nella
Chiesa da tutto il popolo di Dio.
Altresì la definizione dogmatica dell'Assunzione di
Maria Vergine era nei voti di gran parte dei cattolici. Già in seno al Concilio
Vaticano I era sorto un movimento in favore della definizione dogmatica
dell'Assunzione; tale movimento dal 1869 al 1941 indirizzò alla Santa sede 3019
petizioni in tal senso. Tali petizioni raccolsero l'adesione di 113 cardinali,
18 patriarchi, 2505 Vescovi, 32.000 sacerdoti e religiosi, 50.000 religiose e
oltre 8 milioni di fedeli. A questo imponente plebiscito
"assunzionistico" accennò pure Pio XII nella lettera Deiparae
Virginis, inviata a tutto l'Episcopato cattolico, con la quale chiedeva ai
vescovi se 1'Assunzione di Maria potesse essere definita dogmaticamente e se
desiderassero, insieme ai loro fedeli, un intervento solenne del supremo
Magistero ecclesiastico. Ad ambedue le domande la stragrande maggioranza dei
vescovi rispose affermativamente e Pio XII procedette alla solenne definizione
dogmatica il 1° novembre 1950 con le seguenti parole:
Auctoritate
Domini Nostri Iesu Christi, Beatorum apostolorum Petri et Pauli ac Nostra
pronuntiamus, declaramus et definimus divinitus revelatum dogma esse:
Immaculatam Deiparam semper Virginem Mariam, expleto terrestris vitae cursu,
fuisse corpore et anima ad caelestem gloriam assumptam (DS 3903).
1. Tracce di un evento
straordinario
L'Assunzione di Maria è un mistero che ha il suo
involucro storico in un fatto che poté essere constatato, narrato e trasmesso
dalle prime generazioni cristiane, come attestano le narrazioni degli apocrifi
sul Transitus Mariae. Sappiamo che un certo Leucio nel II secolo scrisse
un apocrifo de Assumptione: arriviamo cosi all'età sub-apostolica e
molto vicini alla testimonianza dell'apostolo Giovanni. Questo Leucio era, a
detta dello Pseudo-Melitone (1), un eretico reo di aver trasmesso
notizie false sulla vita degli apostoli e di aver corrotto con linguaggio empio
(fantasioso) la stessa narrazione del transito della beata sempre Vergine
Maria, Madre di Dio. In ogni caso, a parte tutte le obiezioni che possono
essere mosse contro testimonianze del genere, dobbiamo ammettere almeno la
possibilità di una rivelazione esplicita da parte di Dio attraverso la
mediazione della parola degli Apostoli. Benché questa esplicita rivelazione non
possa essere provata direttamente, possiamo ritenere che, almeno virtualmente,
essa stia all'origine di tutta la riflessione ecclesiale su Maria.
Ci si
stupisce che nel processo di formazione del Nuovo Testamento solo gli scritti
più tardivi diano importanza a Maria. Si parla di una preoccupazione
cristocentrica della primitiva comunità; ma, viene spontanea la domanda: non
potrebbe essere che l'evento straordinario dell'Assunzione corporea di Maria al
cielo abbia spinto l'attenzione della prima comunità ad indagare il mistero di
Colei che era stata la Madre del Signore? Certamente è un'ipotesi da non
scartare subito ma da approfondire a livello esegetico e dogmatico, perché o
riconosciamo che alla base della tradizione assunzionistica sta un evento, uno
dei magnalia Dei, o entriamo nelle nebbie del simbolismo. Certo fu
lungo il cammino con cui la Chiesa, alla fine, riconobbe pienamente la Verità
specifica contenuta in germe nel Depositum fidei affidatole, ma questo
non vuol dire che da esso si possa estrarre ciò che in realtà non è contenuto
almeno virtualmente. "L'assunzione nel suo concetto integrale, includente
la glorificazione celeste dell'anima e del corpo di Maria, è un mistero che
sfugge a tutte le indagini e a tutti i ragionamenti umani: solo la fede può
affermarlo e proclamarlo, in base alla Rivelazione. Ma questa essendo contenuta
nella Scrittura e nella Tradizione, la Chiesa, specialmente per mezzo dei suoi
teologi, ha potuto indagare in queste fonti, che pure appartengono alla storia,
per scoprirvi — espliciti o impliciti — i dati sul mistero".(2)
2. I fondamenti dogmatici
Alcuni hanno visto l'affermazione implicita della verità dell'Assunzione
nelle parole dell'Angelo a Maria: ”Χαῖρε, κεχαριτωμένη· ὁ Κύριος μετὰ σοῦ” (Lc 1, 28) e di Elisabetta: "ευλογημένη Συ εν γυναιξί,"
(Lc 1, 42). “La pienezza della grazia che assimila perfettamente Maria a
Cristo, include tutto lo sviluppo della grazia fino al punto di escludere in
Maria la corruzione del sepolcro per conformità a Cristo risorto e vincitore
della morte" (3). Lo stesso sommo Pontefice Alessandro III
pronunciandosi in merito con argomenti fondati sulle suddette basi scritturistiche,
affermava: "Maria concepit sine pudore, peperit sine dolore et hinc
migravit sine corruptione, iuxta verbum Angeli, imo Dei per Angelum, ut plena,
non semiplena gratiae probaretur" (Epistula ad Soldanum Iconii, apud Mansi Conc. collect., t. 21, C. 898).
II saluto di Elisabetta "benedetta fra le donne", secondo la
tradizionale interpretazione dei Padri, va inteso nel senso della benedizione
perpetua in contrapposizione alla maledizione postlapsaria dei progenitori.
Maria partecipa alla benedizione portata dal suo figlio a compimento della
promessa che il Signore fece ad Abramo "in te si diranno benedette tutte
le famiglie della terra" (Gen 12, 3). Invero, poiché la maledizione comune
all'uomo e alla donna è triplice: maledizione di colpa, di concupiscenza e di
morte, e poiché la benedizione di Maria è singolare tra tutte le donne (anche
rispetto ad Eva), singolare e anche il suo essere preservata immune da ogni
maledizione di colpa, di concupiscenza e di morte, come bene mette in evidenza
San Tommaso d'Aquino dicendo: "Sic ergo immunis fuit ab omni
maledictione, et ideo benedicta in mulieribus" (Expos. Salut.
Angelicae).
La Munificentissimus Deus sembra aderire a questa argomentazione
teologica soprattutto laddove, "partendo dal dogma dell'immacolato
concepimento di Maria, giunge a dire che l’immunità totale dalla schiavitù del
peccato affermata da quel dogma (dell'Immacolato Concepimento di Maria)
implica l'esclusione anche dell'ultima conseguenza del peccato, ossia la permanenza
nella morte" (4).
Questo argomento ha molta importanza perché addotto da Pio XII nella
costituzione Munificentissimus Deus, come uno dei fondamenti
dell'asserzione dogmatica.
Quel che avvenne con la proclamazione del dogma dell'Assunzione da parte
di Pio XII noi abbiamo modo di comprendere meglio, oggi, alla luce del Concilio
Vaticano II, poiché ci pare di poter affermare che in questo caso, più che su
singoli e specifici testi biblici o patristici, liturgici o iconografici,
l'Assunzione fu definita divinamente rivelata sulla base di una fede universalmente
e ininterrottamente professata dal Popolo canto di Dio. Dice a questo proposito
il Concilio: «L'universalità dei fedeli che tengono l'unzione dello Spirito
Santo non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa sua proprietà
mediante il soprannaturale senso della fede di tutto il popolo, quando “dai
Vescovi fino agli ultimi fedeli laici (cfr. S. Agostino, De praed. Sanct., 14,
27; PL 44,980)” mostra l'universale suo consenso in cose di fede e di
morale" (Lumen Gentium n. 12). Questo è quello che avvenne in
occasione della definizione del dogma dell'Assunzione corporea di Maria. Di
fronte al fatto di questa attestazione di fede (consensus fidei) da
parte del Corpus Mysticum, si potrà indagarne i fondamenti, ma non si potrà dal
punto di vista dogmatico, di fede, esigere "che la serie dei Padri e delle
altre testimonianze della tradizione risalga ai tempi apostolici, poiché la
tradizione posteriore non può discordare dalla precedente, cosicché, da una
dottrina ammessa in un qualunque secolo, noi possiamo legittimamente dedurre
che essa non fu mai negata e che anzi, almeno implicitamente, fu creduta dalla
maggioranza dei fedeli".(4)
3. Al di la di una tradizione meramente implicita
Circa l'Assunzione di Maria possiamo parlare di una
tradizione esplicita risalente apostolica o, per i primi tre o quattro secoli,
dobbiamo limitarci meramente ad affermare l'esistenza di una tradizione
implicita (contenuta, cioè, in altre verità esplicitamente professate e
trasmesse)?
ll Padre Faller (6) ebbe a sostenere che,
allo stato attuale degli studi, rimaneva aperta la "possibilità di una
tale tradizione esplicita", soprattutto "per il fatto che il silenzio
delle fonti fin ad oggi note, non è già di cinque secoli..., ma di quasi due
secoli, o due secoli e mezzo dalla morte di San Giovanni" (7).
Il Padre Roschini giunge ad affermare che "il silenzio delle fonti a noi
note, nei primi tre o quattro secoli, debba dirsi molto relativo;
conseguentemente ci sembra molto probabile (non ancora certa) una tradizione
esplicita sull'Assunzione corporea della Vergine SS. risalente agli
Apostoli" (8).
Già per il II secolo si può affermare che, accanto a
certe tradizioni implicite, probabilmente esistesse una tradizione esplicita in
tal senso. La tradizione implicita può dirsi certa nell'insegnamento dei Padri
del II secolo circa il principio di ricapitolazione, di maternità piena di mistero
e di una mirabile verginità. Insegnando il principio di ricapitolazione San
Giustino (9) e Sant'Ireneo (10) implicitamente asserivano
che Maria, la nuova Eva, riparatrice delle rovine portate da Eva (il peccato e
la morte come conseguenza di esso), non poteva e non doveva essere soggetta
alla stessa rovina di Eva dalla quale Cristo era venuto a salvarci. Inoltre
l'Assunzione è implicita negli insegnamenti di Sant'Ignazio di Antiochia (11),
di San Giustino (12) e di Sant'Ireneo (13) circa la
sublime maternità e la perpetua verginità di Maria. Il corpo di Maria,
consacrato dal misterioso intervento di Dio, non poteva soggiacere allo sfacelo
della morte. La preservazione dalla corruzione del parto reclamava la
preservazione dalla corruzione della morte.
Secondo il Padre Roschini, da certi indizi si può
arguire la probabile esistenza di una tradizione esplicita; afferma il
Roschini che "il primo nucleo della verità dell'Assunzione è costituito
dalla scomparsa prodigiosa del corpo di Maria (narrata verso la meta del sec.
II da Leucio Carino), scomparsa considerata intimamente connessa con la perenne
integrità verginale di Maria" (14). Continua poi cosi il Padre
Roschini: "Fin dalla metà del sec. II perciò (circa 50 anni dalla morte di
San Giovanni) si ammetteva una scomparsa prodigiosa del corpo di Maria connessa
con la sua perpetua verginità e incorruttibilità. Su questa fine della vita
terrena di Maria, lo stesso Leucio Carino modella il racconto della fine della
vita terrena dell'Apostolo San Giovanni" (15). A questo punto è
necessario rispondere alla possibile obiezione di chi rigetta tale testimonianza
poiché contenuta in libri apocrifi. Questo è vero, ma nessuno riuscirà mai a
dimostrare che la persuasione della Chiesa circa l'Assunzione corporea di
Maria sia nata unicamente come conseguenza delle narrazioni apocrife. Se è vero
che tali narrazioni contengono elementi fittizj, è anche vero che essi per lo
più suppongono la presenza di una verità fondamentale. Bisogna allora
domandarsi da dove abbiano tratto tale verità i compositori di tali narrazioni.
Se poi non si accetta una tale possibilità, rimane da chiedere a tali scettici
perché la Chiesa da questi libri abbia precisamente recepito solo quelle verità
e non altre che in essi sono narrate.
Se si considera poi il modo con cui la Chiesa ha trattato e considerato
tali libri apocrifi, non si riesce a vedere alcuna vera probabilità che la
persuasione della Chiesa circa l'assunzione corporea della Beata Vergine Maria
possa essersi formata unicamente su tali narrazioni. Nel secolo III continua
certamente la tradizione implicita, non senza tracce di una tradizione anche esplicita,
per arrivare al secolo IV quando le testimonianze, anche esplicite, si
moltiplicano con San Efrem Siro, San Epifanio, San Gregorio di Nissa, Sant'
Ambrogio (per la verità più implicitamente che esplicitamente) e Timoteo di
Gerusalemme; quest'ultimo, prete della chiesa di Gerusalemme, ci ha lasciato
un'omelia con ogni probabilità databile verso la fine del IV secolo (16).
In essa egli afferma esplicitamente che Colui che aveva abitato nel seno della
Beata Vergine, l'aveva trasferita εν τοις αναληψμοις χωριοις (17),
cioè nei luoghi dell'assunzione ossia nel Paradiso celeste. Abbiamo qui una
testimonianza dell'Assunzione di Maria SS. al cielo in anima e corpo. Questa
dottrina veniva proposta ai fedeli in via occasionale, e non come nuova, ma
come a tutti nota.
Nel secolo VI abbiamo inequivocabili affermazioni sull' Assunta da parte
di San Gregorio di Tours (+ 573) il quale scrive: "Maria, la gloriosa
Madre di Cristo, che secondo l'insegnamento della fede fu Vergine prima e dopo
il parto... fu trasportata in paradiso fra il canto dei cori angelici,
preceduta dal Signore" (18).
Dopo il secolo VI è un moltiplicarsi e un susseguirsi ininterrotto di
testimonianze sull'Assunzione; ricordiamo tra tutti San Modesto di Gerusalemme
(+ 614) il quale scrive un sermone intitolato Encomium in dormitionem S.
Dominae nostrae Deiparae semperque Virginis Mariae in cui, a chiare
lettere, afferma l'assunzione anche con il corpo (19).
Ci pare opportuno compendiare le testimonianze dei
Padri servendoci della riflessione di Sant'Andrea di Creta (+720): "Era
dunque uno spettacolo nuovo e inaccessibile ai ragionamenti: una donna che con
la sua purezza aveva oltrepassato la natura dei cieli e ascendeva alla santità
dei penetrali celesti! Una vergine che superava la natura stessa dei serafini,
col miracolo della nascita di Dio e della fede! Come il seno di lei partoriente
non si corruppe, cosi la carne di lei morta non andò in rovina. O miracolo dei
miracoli! Il parto sfuggì alla corruzione e la tomba non sopporto la corruzione
(infatti questa non tocca ciò che è e santo)". (20).
Dunque, potendo affermare la continua e costante professione di fede
nella verità dell'Assunzione di Maria Vergine al cielo in anima e corpo e la
sua millenaria celebrazione liturgica sia in Oriente sia in occidente, culminante
nella solenne definizione dogmatica, ringraziamo l'Onnipotente per aver fatto
brillare davanti al Popolo peregrinante di Dio un segno di sicura speranza e di
consolazione e un pegno della glorificazione futura del nostro corpo mortale.
La Grazia raggiunse in Maria i vertici della sublimità, eccedendo ogni
possibilità umana di conoscenza e di pensiero: in Lei l'Universo intero trova
la garanzia di una eterna e gioiosa giovinezza.
NOTE
(1) Per lo
Pseudo-Melitone cfr. Tischendorf, Apoc. apocryphae, Lipsiae 1866, pp.
134 ss.
(2) Spiazzi R., 6 tMaria e la Chiesa dopo il Concilio, Bibliotheca
Fides, 1970, p. 359
(3) ibidem
(4) ibidem
(5) Si può
supporre che da Efeso, dove fioriva la tradizione dell'apostolo Giovanni, sia
derivato un "nucleo" mariano, nel quale, come nota it Padre Faller
nel suo scritto (De priorum saeculorum silentio circa assumptionem B.
Mariae, Romae 1944), erano racchiuse come un germe le due verità
sostanziali della Tradizione:
a) l'associazione
completa di Cristo e di Maria nella vittoria sulla morte,
b) l'incorruzione
del corpo verginale di Maria estesa fino alla preservazione dalla corruzione
del sepolcro.
(6) Balic C., in L'
Osservatore Romano, 19 agosto 1950
(7) Faller O., s. j., op.
cit., p. 62
(8)
Roschini G. M., L'Assunzione di Maria SS. nei priori secoli dell'era
cristiana, in Renovatio, 4
(1967), p. 589
(1967), p. 589
(9) S. Giustino, Dialogus contra Tryphonem,
PG 6,709 c - 712 a
(10) S. Ireneo, Adversus Haereses, III,
22, 4
(11) S. Ignazio Ant., Ad
Ephesios, 7, 2 e 18, 2
(12) S. Giustino, op. cit.,
84, 2
(13) S. Ireneo, op. cit., III
19, 2-3; III 21, 4; III 19, 1
(14) Roschini G. M., op. cit., p. 592
(15) ibidem
(16) Questa omelia pronunciata
da Timoteo in occasione della festa dell'Hypapante che si celebrava in Oriente
nel IV secolo, deve essere stata composta con ogni probabilità verso la fine
del IV secolo o all'inizio del V (in ogni caso prima della controversia
nestoriana come dimostra il fatto di non recare mai il termine Theotokos e di nominare tra gli eretici
il solo Ario).
(17) Timoteo di Gerusalemme,
PG 86, 245 cd
(18) Gregorio di Tours, De
Gloria martyrum (cap. IX)
(19) O beatissima dormitio
gloriosissimae Deiparae, post partum semper Virginis, quae corporis quo vita
continebatur, nullam passa est in sepulcro corruptionem, carnem servante qui
ex ea flatus est, omnipotente Salvatore Christ. Propterea ut gloriosissima
Mater Christi Salvatoris Dei Nostri, qui vitae et immortalitatis largitor est,
ab ipso vivificaretur, consors cum eo incorruptilitatis in omnia saecula, qui
illam ex sepulcro excitavit et apud se assumpsit, ut ipse solus novit (PG
86, 3288-3293, 3312). Notevole è il fatto che, da come Modestino scrive, appare
come in nessun modo volesse proporre qualcosa di nuovo, ma trattasse una verità
già a tutti nota che presuppone appartenente alla Tradizione.
(20) Andrea di Creta, Omelia
II per la dormizione della Santissima Madre di Dio, in Testi Mariani del primo
Millennio, vol. 2, p. 445
© Tutti i diritti sono riservati / per condividere citare
http://unafides33.blogspot.it