Scriveva Joseph Ratzinger Benedetto XVI : "Dio non può semplicemente ignorare tutta la disobbedienza degli uomini, tutto il male della storia, non può trattarlo come cosa irrilevante ed insignificante. Una tale specie di "misericordia"», di "perdono incondizionato" sarebbe quella "grazia a buon mercato", contro la quale Dietrich Bonhoeffer, di fronte all'abisso del male del suo tempo, si è a ragione pronunciato. L'ingiustizia, il male come realtà non può semplicemente essere ignorato, lasciato stare. Deve essere smaltito, vinto. Solo questa è la vera misericordia. E che ora, poiché gli uomini non ne sono in grado, lo faccia Dio stesso - questa è la bontà "incondizionata" di Dio, una bontà che non può mai essere in contraddizione con la verità e la connessa giustizia"( Joseph Ratzinger, Gesù di Nazareth, vol. II) , ed ancora: "La misericordia di Cristo non è una grazia a buon mercato, non suppone la banalizzazione del male. Cristo porta nel suo corpo e sulla sua anima tutto il peso del male, tutta la sua forza distruttiva. Egli brucia e trasforma il male nella sofferenza, nel fuoco del suo amore sofferente. Il giorno della vendetta e l’anno della misericordia coincidono nel mistero pasquale, nel Cristo morto e risorto. Questa è la vendetta di Dio: egli stesso, nella persona del Figlio, soffre per noi. Quanto più siamo toccati dalla misericordia del Signore, tanto più entriamo in solidarietà con la sua sofferenza – diveniamo disponibili a completare nella nostra carne “quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col 1, 24). " (Joseph Ratzinger, omelia Missa pro eligendo Romano Pontifice 18 aprile 2005).
venerdì 25 settembre 2015
sorprese al sinodo
Se Gesù fosse un “padre sinodale”?
Questo è il provocatorio titolo di un articolo, di qualche mese, del vaticanista Sandro Magister. Personalmente, ritengo che il Signore non faccia altro che ribadire ciò che ha detto una volta per tutte due mila anni fa: non credo sia interessato più di tanto a discussioni pseudo-teologiche su falsi problemi.
Si avvicinarono al Signore i “periti sinodali” Carlo Rane, Piero Testa di Chicco, Edoardo Schillacci, Enrico De Luca, Mario Ivano Congaro, Battista Metzi, Bernando Taringo, Arnoldo Fungo, Gianni Marri, Domenico Ghenu, Ugo Baldassarri, Walter Casperi, Chiaro Forti, Tonino Spartaro, Vittorio Fernandi, Vincenzo Bianco, Leo Buffo, Giovanni Gennarini, Vitaliano Balcuso, Gustavo Guttieri per metterlo alla prova, e gli chiesero: «È lecito dichiarare nulli alcuni matrimoni per determinate ragioni o divorziare per le stesse ragioni?».
Ed egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi».
Gli obiettarono: «Perché allora le chiese ortodosse concedono seconde e terze nozze? Perché la Chiesa latina ha istituito la Rota romana?».
Rispose loro Gesù: «Perché hanno ceduto alle indebite pressioni dei potenti dell’epoca, così come voi oggi avete ignobilmente ceduto alla mentalità dominante, diffusa dal principe di questo mondo per mezzo dei suoi governi massonici. Ma nessuna autorità, sulla terra, neppure il mio Vicario, ha il potere di sciogliere o dichiarare nullo un matrimonio sacramentale valido.
Perciò vi dico: Chi divorzia e sposa civilmente un’altra persona, commette adulterio. Chi ottiene una dichiarazione di nullità di un matrimonio valido per avere una cerimonia religiosa con un’altra persona, commette adulterio. Dio non può essere ingannato».
Più tardi, il Papa e i padri sinodali lo interrogarono anch’essi su questo argomento, elencandogli alcune situazioni pastorali difficili o irregolari. Ed Egli rispose loro: «Coloro che sono sposati e sono separati, si riuniscano di nuovo: con perdono e sincerità! Chi è sposato ed è separato, e vive con un altro uomo o con un’altra donna con cui ha contratto nozze civili, deve dividersi o vivere come fratello e sorella nella stessa casa. I due non possono vivere come marito e moglie, perché non lo sono. Se uno dei due è libero e sente la necessità della vita coniugale, deve sposarsi. Ma non può commettere adulterio!».
Il Papa e i padri sinodali osservarono: «Allora non conviene sposarsi!». Egli rispose loro: «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».
giovedì 24 settembre 2015
mercoledì 23 settembre 2015
un punto di svolta decisivo
"Un punto di svolta decisivo in quella storia più antica si ebbe quando uomini e donne di buona volontà si distolsero dal compito di puntellare l’imperium romano e smisero di identificare la continuazione della civiltà e della comunità morale con la conservazione di tale imperium.
Il compito che invece si prefissero (spesso senza rendersi conto pienamente di ciò che stavano facendo) fu la costruzione di nuove forme di comunità entro cui la vita morale potesse essere sostenuta, in modo che sia la civiltà sia la morale avessero la possibilità di sopravvivere all’epoca incipiente di barbarie e oscurità.
Se la mia interpretazione della nostra situazione morale è esatta, dovremmo concludere che da qualche tempo anche noi abbiamo raggiunto questo punto di svolta.
Ciò che conta, in questa fase, è la costruzione di forme locali di comunità al cui interno la civiltà e la vita morale e intellettuale possano essere conservate attraverso i nuovi secoli oscuri che già incombono su di noi.
E se la tradizione delle virtù è stata in grado di sopravvivere agli orrori dell’ultima età oscura, non siamo del tutto privi di fondamenti per la SPERANZA.
Questa volta, però, i barbari non aspettano al di là delle frontiere: ci hanno governato per parecchio tempo. Ed è la nostra consapevolezza di questo fatto a costituire parte delle nostre difficoltà. Stiamo aspettando: non Godot, ma un altro San Benedetto, senza dubbio molto diverso"
Alasdair MacIntyr, Dopo la virtù, 1980
Il compito che invece si prefissero (spesso senza rendersi conto pienamente di ciò che stavano facendo) fu la costruzione di nuove forme di comunità entro cui la vita morale potesse essere sostenuta, in modo che sia la civiltà sia la morale avessero la possibilità di sopravvivere all’epoca incipiente di barbarie e oscurità.
Se la mia interpretazione della nostra situazione morale è esatta, dovremmo concludere che da qualche tempo anche noi abbiamo raggiunto questo punto di svolta.
Ciò che conta, in questa fase, è la costruzione di forme locali di comunità al cui interno la civiltà e la vita morale e intellettuale possano essere conservate attraverso i nuovi secoli oscuri che già incombono su di noi.
E se la tradizione delle virtù è stata in grado di sopravvivere agli orrori dell’ultima età oscura, non siamo del tutto privi di fondamenti per la SPERANZA.
Questa volta, però, i barbari non aspettano al di là delle frontiere: ci hanno governato per parecchio tempo. Ed è la nostra consapevolezza di questo fatto a costituire parte delle nostre difficoltà. Stiamo aspettando: non Godot, ma un altro San Benedetto, senza dubbio molto diverso"
Alasdair MacIntyr, Dopo la virtù, 1980
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