giovedì 14 settembre 2023

Nozze civili del sindaco con benedizione: dopo le polemiche don Barone rinuncia all’incarico di vicario dell’Ossola

 Nozze civili del sindaco con benedizione: dopo le polemiche don Barone rinuncia all’incarico di vicario dell’Ossola

Il parroco di Domodossola don Vincenzo Barone
don Vincenzo Barone

  Luca Bilardo, La Stampa 14 settembre 2023

 Il vescovo ha preso atto delle dimissioni di don Vincenzo e ha nominato in via provvisoria al suo posto don Luigi Preioni

 Don Vincenzo Barone si è dimesso da vicario episcopale dell’Ossola. Il vescovo Franco Giulio Brambilla ha preso atto del passo indietro e ha nominato al suo posto, in via provvisoria, don Luigi Preioni. La decisione del parroco di Domodossola è arrivata all’indomani delle forti polemiche che si sono accese per aver benedetto sabato 2 settembre le nozze civili del primo cittadino Lucio Pizzi. Quel momento di preghiera al termine del matrimonio officiato dal vice sindaco Franco Falciola in una sala consiliare gremita di gente aveva suscitato l’attacco pubblico del prete latinista di Vocogno (frazione di Craveggia) don Alberto Secci.

 Nella sua omelia domenicale - diffusa poi in rete sulla pagina Youtube con oltre 10.500 iscritti - don Secci aveva definito «uno scandalo» quella benedizione al termine del rito civile, «gesto compiuto non da uno sprovveduto, ma da un sacerdote in cerca di applausi. Solo dieci anni fa a un prete così sarebbe stata tolta la parrocchia. E poi voglio vedere se si fosse sposato un “tapino”: il parroco sarebbe andato a dargli la benedizione in Comune?».

 Il piccolo rito religioso in municipio - con foglietto per seguire le preghiere, recita del Padre nostro, acqua santa sugli anelli degli sposi e benedizione finale per tutti - aveva fatto il giro di blog e siti tradizionalisti, quelli che di solito contestano le aperture di Papa Francesco. Chiedevano anche alla diocesi di Novara di prendere provvedimenti nei confronti di un sacerdote che aveva compiuto un gesto considerato contro le norme del diritto canonico.

«E’ stato un atto un po’ imprudente» si era limitato a dire nel boom del clamore mediatico il vicario episcopale per la pastorale don Brunello Floriani, al quale in verità non erano arrivate molte e-mail di protesta.

Di tutt’altro avviso i social - e anche tanti in Ossola - che fin da subito si erano schierati al fianco di don Vincenzo Barone, condividendo quella benedizione vista come un passo avanti nella mentalità della Chiesa.

Ma pochi giorni dopo il polverone che ha fatto il giro di tutta Italia, il parroco di Domodossola ha deciso di rinunciare al ruolo di vicario del vescovo per la zona dell’Ossola, incarico che ricopriva dal 2016 e che nel 2021 gli era stato rinnovato per un quinquennio fino al 2026.

Don Vincenzo, fin dalla prima ora, ha scelto il silenzio su tutta la vicenda. Linea confermata anche di fronte alla notizia del suo passo indietro. La sua decisione tenuta per giorni top secret ha iniziato a circolare durante alcuni incontri tra sacerdoti e ieri è diventata di dominio pubblico.

Il silenzio della diocesi

Comunicazioni ufficiali da parte della diocesi di Novara non ne sono arrivate, così come non c’erano state reazioni alla benedizione delle nozze del sindaco Pizzi. Al momento l’incarico ad interim è stato affidato al parroco di Masera e Trontano don Luigi Preioni, che era stato a lungo vicario per l’Ossola prima di don Barone. Da vedere se, quando si saranno placate le acque e il clamore sulla vicenda sarà scemato, il vescovo Brambilla riaffiderà il compito al parroco di Domodossola o se la scelta ricadrà su un altro sacerdote.

https://www.lastampa.it/verbano-cusio-ossola/2023/09/14/news/domodossola_nozze_civili_sindaco_benedizione_don_vincenzo_barone_rinuncia_incarico_vicario_vescovo-13191595/ 

mercoledì 13 settembre 2023

Sollevato il don che ha benedetto le nozze civili

Dopo la benedizione delle nozze civili del sindaco di Domodossola, il vescovo di Novara solleva don Vincenzo Barone da vicario dell'Ossola. Ma tace sull'errore commesso. Il sospetto che più che il fervore poté il clamore.

di Andrea Zambrano - Fonte: https://lanuovabq.it/it/sollevato-il-don-che-ha-benedetto-le-nozze-civili

 

 È costata cara al parroco di Domodossola la benedizione del matrimonio civile del sindaco. Secondo quanto la Bussola è in grado di apprendere, don Vincenzo Barone è stato sollevato dall’incarico di Vicario dell’Ossola, che aveva ricevuto su mandato del vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla.

La notizia, che non è stata confermata sul sito della diocesi, è però stata fatta circolare già venerdì sera tra i sacerdoti dell’Ossola in modo che tutti sapessero che il “fattaccio” di don Vincenzo era stato adeguatamente punito.

A succedere a don Barone come vicario, è don Luigi Preioni, che è stato nominato pro tempore vicario dell’Ossola. Il vescovo ha sostanzialmente richiamato in servizio il sacerdote che era già stato vicario e al quale era succeduto proprio don Barone, per mettere una pezza di fronte a una situazione imbarazzante che stava creando non pochi grattacapi al vescovo.

Come la Bussola ha documentato, infatti, don Barone non solo ha giustificato la benedizione dei due sposi in sala consiliare con ragioni di amicizia e vicinanza senza alcun riscontro nelle leggi canoniche della Chiesa, ma ha tirato in ballo persino Amoris Laetitia. Peccato che l’esortazione apostolica di Papa Francesco nulla dica a proposito di queste benedizioni, ma venga usata ormai, anche a causa di alcuni suoi passaggi ambigui, come grimaldello per giustificare le fughe in avanti più ardite nel campo della dottrina.

Le polemiche erano state vibranti nei giorni scorsi. Oltre agli articoli di giornale, anche alcuni sacerdoti avevano stigmatizzato il comportamento di don Barone. Come don Alberto Secci, un parroco della zona che aveva accusato il confratello di cercare solo visibilità e applausi. Dunque, polemiche finite e palla al centro. Con qualche importante sottolineatura.

La principale è che in questa vicenda il vescovo non è intervenuto pubblicamente per spiegare al sacerdote e soprattutto ai fedeli che non è consentito benedire le nozze civili di chicchessia, fosse anche il sindaco del paese. Benedire un matrimonio civile significa benedire un’unione che la Chiesa non riconosce e che giudica come peccaminosa, al di là di tutto quello che si vorrebbe dire usando i processi aperti da Amoris Laetitia. Dunque, se da un lato Brambilla non si è esposto, anche forse per non dover spiegare che Amoris Laetitia non si può stiracchiare per farle dire quello che non dice, dall’altro ha agito più per salvare la faccia che per amore di verità.

Sembra che a muovere il vescovo sia stato più il caos suscitato dalle polemiche scaturite dopo la cerimonia in sala consigliare, con tanto di recita del Padre Nostro, che il desiderio di ristabilire un minimo di verità su ciò che la Chiesa ammette e ciò che invece per sua natura non può accettare, in questo caso la benedizione di un’unione che non è regolare.

Più che il fervore, potè il clamore. Più per quieto vivere, che per verità. Verrebbe da chiedersi che cosa sarebbe successo se i giornali non avessero montato la polemica e se la cosa fosse scivolata via come un semplice episodio di folclore da strapaese, buono per cinque righe in cronaca. Avrebbe agito in questo modo il vescovo? Qualche sospetto è lecito coltivarlo, anche alla luce del fatto che Brambilla, sulla questione, non è intervenuto, quindi si può sempre pensare che abbia deciso di sostituire don Barone non per quello che ha fatto, ma per calmare le acque dopo la reazione che c’è stata dopo il suo gesto.

giovedì 7 settembre 2023

Il don benedice le nozze civili a Domodossola "usando" (male) Amoris Laetitia

 
 
Di nuovo sulla grottesca vicenda sulla benedizione ad un matrimonio in Comune da parte del Vicario Episcopale a Domodossola don Vincenzo Barone.
QUI MiL che ha dato per prima la notizia e ha invitato a protestare con il vescovo di Novara.
QUI e sotto il video  sulla vicenda, nell'omelia di don Alberto Secci (QUI La Stampa).
Grazie ad Andrea Zambrano che ha intervistato il sacerdote: «C’è stata Amoris Laetitia, ci sono dei cammini, c’è un atteggiamento di vicinanza».
Luigi


Andrea Zambrano, La Nuova Bussola Quotidiana, 6-9-23
Domodossola. Il prete fa capolino in sala civica per benedire le nozze dell'amico sindaco e fa pregare il Padre Nostro. Al telefono con la Bussola si giustifica: «C'è stata Amoris Laetitia», che però non dice nulla a tal proposito. Ma ormai serve solo ad aprire processi e a stravolgere la dottrina.
Chiesa così tanto in uscita da essere fuori di testa. La scusa per qualunque tipo di novità, anche benedire gli anelli di un matrimonio civile, è sempre Amoris Laetitia. L’ultima tappa del declino è in Piemonte, precisamente a Domodossola dove la scorsa settimana è stata festa grande in città per le nozze del primo cittadino. Lui, Lucio Pizzi, ha sposato la sua storica compagna Rosalba Racco. Lei, però, era già stata sposata e quindi per la coppia si sono dovute aprire le porte della sala consigliare dove il sindaco, per una volta in veste di ospite, è stato sposato dall’amico e vicesindaco Franco Falciola.
Poteva mancare l’amico sacerdote? Certo che no, soprattutto in un paese dove tra il maresciallo dei carabinieri e l’impiegato delle Poste, ci si conosce più o meno tutti.

Lui, è don Vincenzo Barone e come riporta l’articolo di Messa in Latino che ha dato per primo la notiziaè stato anche responsabile della pastorale famigliare della Diocesi, oltre che vicario episcopale in carica. Ma sabato scorso, evidentemente, i titoli e le cariche non erano contemplate. Nella sala consigliare di Domodossola, don “Vicienzo”, originario di Agropoli e da anni sull’Ossola, era semplicemente un amico degli sposi.

Si sa che gli amici, quando sono invitati ai matrimoni, fanno regali agli sposi. E che cosa ti regala don Vincenzo? Una bella benedizione degli sposi e degli anelli appena scambiati vicendevolemente dai due coniugi.

Un rito in piena regola (QUI il video integrale), con tanto di preghiera del Padre Nostro e benedizione classica del “che il Signore vi benedica e vi accompagni” al quale si sono sottoposti tutti, dal vice sindaco al primo cittadino in smoking per l’emozionante giornata. Anche gli invitati hanno allargato le braccia come quando vanno a Messa. Solo che quella non era una messa né la location era una chiesa. E nemmeno il contesto avrebbe permesso la recita di una preghiera e di una benedizione, perché quello che si era appena celebrato era un matrimonio civile. Che la chiesa non riconosce come matrimonio dato che solo il sacramento lo è.

Ma per don “Vicienzo”, poco importa. L’amicizia viene prima di tutto. E forse anche qualcos’altro. Come lui stesso conferma alla Bussola che lo ha cercato l’indomani per chiedere spiegazioni

«Ho dato una benedizione semplicissima che non si nega a nessuno, dato che benediciamo gli animali e le automobili», è stato il suo incipit per iniziare a parare le eventuali critiche.

Gli sposi? «Sono amico del sindaco, lei era già stata sposata, però stanno insieme da 24 anni e così hanno deciso di sposarsi». Circa la benedizione, don Vincenzo dice che «è stata una mia idea, c’è un rapporto di amicizia e collaborazione, loro mi hanno chiesto se potevo benedire le loro fedi, ma ricordiamo che è una benedizione e non un sacramento».

Tutto chiaro? Chiediamo che cosa abbia mai potuto benedire dato che per le leggi della Chiesa i due vivono in uno stato di peccato. La risposta è da antologia: «C’è stata Amoris Laetitia, ci sono dei cammini, c’è un atteggiamento di vicinanza». Chiediamo a questo punto dove, in quale passaggio della controversa esortazione post sinodale di Papa Francesco c’è scritto che si possano benedire i matrimoni civili. E la risposta come sempre è evasiva: «Adesso devo ricevere una persona che deve ricevere la Cresima». Speriamo, aggiungiamo in conclusione, che almeno sia battezzata.

Al di là della notizia in sé, cioè la benedizione di un’unione civile, che costituisce anche un controsenso logico, a colpire in questa vicenda è l’assoluta naturalezza con la quale si tira in ballo Amoris Laetitia per giustificare ciò che lo stesso documento papale non autorizza a fare. Un po’ come quando si aprono processi nel nome dello spirito del Concilio. Ecco, qui è lo spirito di Amoris Laetitia che agisce un po’ da passepartout per tutte le derive della dottrina. E da paravento per eventuali rimbrotti. Infatti, MIL ha proposto di tempestare di proteste la mail del vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla. Iniziativa lodevole, ma purtroppo temiamo inutile, se si considera che Brambilla in gioventù era stato uno dei principali contestatori di San Giovanni Paolo II.

Del resto, che sarebbe finita così, con applicazioni creative e fuori da ogni regola dei preti, c’era da aspettarselo, visto che la stessa esortazione è stata tirata in ballo in questi anni per giustificare un po’ tutto, anche le unioni omosessuali. Già dal maggio 2016, su queste colonne avvertivamo che ciò che annunciava il cardinal Kasper, e cioè che AL sarebbe stata una «rivoluzione», lo era più per il suo linguaggio che per ciò che effettivamente c’era scritto.

Un linguaggio ricco di espressioni ed immagini che possono aprire squarci sulla complessità dell’esistenza, ma che proprio per questo sono anche ambigue, basti pensare alla “fragilità” al posto del “peccato” o all’espressione “morale fredda da scrivania” che nella sua allusività aveva già un programma di azione ben preciso.

Un programma che ha generato quella confusione che con forza il compianto Cardinal Carlo Caffarra denunciava nello scrivere al Papa alla vigilia dei Dubia, che vennero redatti proprio in occasione di Amoris Laetitia, senza ancora ricevere risposta dopo quasi 8 anni.

«L'insegnamento costante della Chiesa e ultimamente rinnovato da Veritatis splendor n°79, che esistono norme morali negative, che non ammettono eccezioni, in quanto proibiscono atti, quale per es. l'adulterio, intrinsecamente disonesti, è da ritenersi valido anche dopo Amoris Laetitia?», diceva. Domande alle quale non è mai stata una risposta affermativa o negativa, ma che sono state superate dal “processo” avviato, dal cammino intrapreso secondo la ben nota espressione di Papa Francesco di «aprire processi». La benedizione degli anelli compiuta da questo sacerdote ai piedi delle Alpi, alla periferia dell’impero, è la dimostrazione che quel processo voleva arrivare a normalizzare anche la convivenza more uxorio dell’uomo e della donna e che ormai si è diffuso nelle amate periferie.

Fallita l’operazione chiarezza, chiesta insistentemente da molti cattolici, tra i quali anche noi della Bussola, ecco che la dottrina di fatto è già cambiata almeno nella prassi e con essa anche un nuovo magistero morale si affaccia all’orizzonte. Con tanti saluti alla continuità con ciò che la Chiesa ha sempre affermato.
 
fonte: https://blog.messainlatino.it/2023/09/il-don-benedice-le-nozze-civili.html


 

domenica 3 settembre 2023

Sono questi i nuovi frutti della Chiesa in uscita?

Riceviamo e pubblichiamo

Carissima Redazione di "unafides33", 

Le invio il video del Matrimonio civile del Sindaco di Domodossola (VB), celebrato ieri 2 settembre 2023 nell'aula consiliare del Palazzo di Città (divorziati e risposati), con IL GRAN FINALE della Benedizione degli anelli, usando il testo del Matrimonio Cattolico, da parte dell'Arciprete di Domodossola, don Vincenzo Barone, fino a poco tempo fa responsabile diocesano della pastorale della Famiglia e attuale Vicario Episcopale della Diocesi di Novara...

"Che il Signore vi benedica e vi accompagni..." si vede e si sente nel video: una scandalosa commistione tra il rito civile e il Matrimonio Cattolico. Sono questi i nuovi frutti della Chiesa in uscita?

fonte: https://www.ossola24.it/index.php/43752-per-lucio-pizzi-il-giorno-piu-bello-in-comune-e-con-rosi-festa-per-il-matrimonio