A tanta grazia, altrettanto zelo
Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri (Lc 3, 4).
Dio ci guardi dal pensare di poterlo costringere a venire a noi per le nostre strade tortuose. Certo, la Provvidenza scrive diritto sulle nostre righe storte, come si ripete proverbialmente, ma solo perché, nella Sua infinita condiscendenza, non ci lascia andare in malora a causa dei nostri molteplici errori e peccati. Certo, la Sapienza divina è capace di trarre un bene persino dalle nostre colpe, ma questo non significa che le approvi o le trascuri, visto che ci fanno rischiare la dannazione eterna. Certo, la Sua misericordia è pronta a coprire qualsiasi delitto, ma non è un abbonamento gratuito e senza scadenza: essa esige infatti con urgenza un pentimento sincero e una ferma determinazione di non più peccare, dato che ignoriamo il momento in cui dovremo rendere conto della nostra vita. Il buon Pastore è sì disceso nel burrone in cui la pecorella smarrita era precipitata, ma per tirarla fuori.
Se vogliamo veramente incontrare il Giudice clemente, tocca a noi raddrizzare ciò che è storto. Se questo ci sembra impossibile, è per insufficiente fede in Lui: «Tutto è possibile a chi crede» (Mc 9, 23), con l’aiuto della grazia divina. Anche un’anima spiritualmente morta in seguito a un peccato mortale è assistita dalla grazia preveniente, senza la quale non potrebbe mai pentirsi né sperare il perdono onde poter essere ristabilita, con la Confessione, nella grazia santificante. Anche chi è caduto in fondo al baratro dei peccati più turpi e ignominiosi non deve far altro che lanciare un grido verso il Cielo con la volontà di cambiare vita, e schiere di angeli scendono a confortarlo, raccogliendo la sua preghiera per presentarla al trono dell’Altissimo, perfezionata e impreziosita dall’intercessione della Madre di Dio.
Potrebbe esserci misericordia più grande e sollecita? Il Paradiso intero si muove per la conversione di un peccatore: «C’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte…» (Lc 15, 10). Ma quest’ultimo deve necessariamente riconoscere i propri peccati e, con l’aiuto di Dio, correggersi. Non cambia nulla illuderlo che i suoi atti non siano poi così deprecabili o che siano meno gravi di altri, come se un ammalato potesse consolarsi per il fatto che sta morendo di epatite piuttosto che di leucemia… Perdere la vita dell’anima per un’ingiustizia sociale non è più grave che perderla per un peccato sessuale; l’impurità contro natura grida vendetta verso Dio tanto quanto frodare il salario agli operai. La crescita della carità, oltretutto, è impossibile soltanto in un settore e non in un altro; le diverse virtù, a cominciare dalla castità, devono crescere di pari passo.
«Quelli che vogliono conoscere la via del Signore cominciano anzitutto con l’abiurare l’errore profano e inveterato; altrimenti non avrebbe senso in noi la ricerca del meglio senza la rinuncia al passato. E chi era il maestro dei popoli? Chi li condusse alla conoscenza della verità e li persuase a considerare ridicole le loro credenze precedenti e ad abbracciare la fede nuova? Non era forse Dio? Egli illuminò le menti e i cuori e li condusse a dire e a credere: “Da Sion esce la legge e da Gerusalemme la parola del Signore” (cf. Is 2, 3). […] Dio, Re e Signore dell’universo, giudicherà le genti, cioè eserciterà la giustizia e il giudizio su tutti i popoli. È prevalsa l’ingiustizia, perché i popoli si distruggono a vicenda, introducendo ogni genere di ferocia e di dissolutezza. Tolte di mezzo queste cose, Dio dona la giustizia e la rettitudine».
Una vera conversione presuppone la conoscenza della verità e la sua incondizionata accoglienza, che a sua volta richiede l’abbandono dell’errore per adesione alla Legge divina. Quanti battezzati, per ignoranza di essa, sono regrediti in ridicole credenze o hanno abbracciato dottrine aberranti? La misericordia nei loro confronti impone quindi ai Pastori di istruirli in proposito, in modo che possano rendersi conto di aver preso la strada sbagliata e invertire la rotta. Per fare questo, non si può aspettare che ogni uomo al mondo abbia da mangiare e da coprirsi; così non cambierà mai nulla, anche perché il Signore – come appena ricordatoci da san Cirillo Alessandrino – concede giustizia e rettitudine a chi si decide a togliere di mezzo ferocia e dissolutezza. È la dignità stessa dell’uomo, creatura cosciente e libera, che esige questo da lui.
Chi invece lo giustifica come un essere, tutto sommato, incapace di ragionare e di volere lo riduce, di fatto, a un minus habens. È a Lui che bisogna spianare la strada nei cuori degli uomini, aiutandoli a raddrizzare i sentieri che stanno percorrendo, a riempire i burroni in cui spesso è franata la loro vita e ad abbassare i monti della loro presunzione. Certo, è un’impresa impegnativa; è molto più facile dispensare pacche sulle spalle e consolazioni fasulle. Ci si può perfino far odiare, specie se si urtano le orecchie dei potenti; san Giovanni Battista ci rimise la testa, ma la Parola di Dio, che, scesa su di lui, fu da lui annunciata senza rispetto umano, non rimase senza frutto: come era stato predetto dall’Angelo (cf. Lc 1, 17), grazie a lui il Messia trovò un popolo ben disposto che, mediante le Sue sofferenze redentrici, diventò la Chiesa.
In Colei che Lo concepì per opera dello Spirito Santo, il Figlio di Dio non trovò nulla da correggere: in Lei si aprì, per incarnarsi, una strada assolutamente diritta e piana. Fu così per una grazia del tutto singolare che La preservò dal peccato originale in vista dei meriti di Colui che avrebbe messo al mondo perché potesse redimere anche Lei; ma fu così anche perché Lei stessa corrispose sempre, in modo indefettibile, all’amore inconcepibile che il Padre aveva riversato su di Lei fin dal primo istante della Sua esistenza. Chiediamole di insegnarci a cooperare con la grazia per raddrizzare ciò che in noi è storto, così da poter offrire al Salvatore una via su cui possa raggiungere il nostro cuore e la nostra vita con soavità e dolcezza, prima di essere costretto a rimproverarci, nell’ultimo giorno, l’indifferenza e la chiusura all’impagabile misericordia con la quale ha dischiuso ai peccatori quella dimora gloriosa in cui vive e regna, Dio, nei secoli dei secoli. Amen.