“[…] MAI DUNQUE
SUCCEDA CHE VENIAMO A DIRVI: "Vivete come vi pare! State tranquilli! Dio
non condannerà nessuno: basta che conserviate la fede cristiana. Egli vi ha
redenti, ha sparso per voi il sangue: quindi non vi dannerà. Che se vi viene la
voglia d’andarvi a deliziare con gli spettacoli, andateci pure! Alla fin fine
che male c’è? E queste feste che si celebrano nell’intera città, con grande
tripudio di gente che banchetta e - come essa crede - si esilara, mentre in
realtà si rovina, alle mense pubbliche... andateci pure, celebratele
tranquilli: tanto la misericordia di Dio è senza limiti e tutto lascerà
correre! Coronatevi di rose prima che marciscano (Cf. Sap 2, 8)! E anche dentro
la casa del vostro Dio, quando ve ne venisse la voglia, banchettate pure!
Rimpinzatevi di cibi e bevande insieme con i vostri amici. Queste creature,
infatti, ci sono state date proprio affinché ne godiate. O che Dio le avrebbe
mai date agli empi e ai pagani, negandole poi a voi?.
Se vi facessimo di questi discorsi, forse raduneremmo attorno a noi
folle più numerose; e, se pur ci fossero alcuni che si accorgessero come nel
nostro parlare diciamo delle cose inesatte, ci inimicheremmo questi pochi, ma
guadagneremmo il favore della stragrande maggioranza. Tuttavia, comportandoci in
questa maniera, vi annunzieremmo non le parole di Dio o di Cristo, ma le nostre
parole; e saremmo pastori che pascono se stessi, non le pecore.
[…] Pecore viziate si trovano infatti per ogni dove, mentre sono
pochissime le pecore sane e grasse, cioè nutrite del solido cibo della verità e
capaci, per dono di Dio, di cibarsi in buoni pascoli. Ora i cattivi pastori non
risparmiano nemmeno queste. Non basta loro trascurare le prime, cioè le malate,
le deboli, le fuorviate, le sperdute; per quanto sta in loro, essi ammazzano
anche le forti e le grasse. Eppure esse vivono: vivono per un dono della
misericordia di Dio, ma, per quel che dipende dai pastori cattivi, essi le
uccidono. In che modo, mi chiederai, le uccidono? Vivendo male, dando cattivo
esempio. […] Come giudicare allora quei pastori che, per timore di dispiacere a
chi li ascolta, non solo non premuniscono i fedeli contro le tentazioni che li
sovrastano ma anche promettono una felicità temporale che Dio in nessun modo ha
promessa allo stesso mondo?”
Sant'Agostino -
Sermone n. 46.