sabato 14 maggio 2016

pronunciamenti senza copertura

 

Benedetto XVI, possibile e necessaria la critica a pronunciamenti papali senza copertura nella Scrittura e nel Credo

«La fede si norma sui dati oggettivi della Scrittura e del dogma, che in tempi oscuri possono anche spaventosamente scomparire dalla coscienza della (statisticamente) maggior parte della cristianità, senza perdere peraltro in nulla il loro carattere impegnante e vincolante.
In questo caso la parola del papa può e deve senz’altro porsi contro la statistica e contro la potenza di un’opinione, che pretende fortemente di essere la sola valida; e ciò dovrà avvenire con tanta più decisione quanto più chiara sarà (come nel caso ipotizzato) la testimonianza della tradizione.
 
Al contrario, sarà possibile e necessaria una critica a pronunciamenti papali, nella misura in cui manca a essi la copertura nella Scrittura e nel Credo, nella fede della Chiesa universale.
 
Dove non esiste né l'unanimità  della Chiesa universale né una chiara testimonianza delle fonti, là non è possibile una decisione impegnante e vincolante; se essa avvenisse formalmente, le mancherebbero le condizioni indispensabili e si dovrebbe perciò sollevare il problema circa la sua legittimità». Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, Fede, ragione, verità e amore, p. 400 (Lindau 2009)  - Fonte

perdere l'anima

San Tommaso Moro a chi lo aveva tradito dietro la promessa del ducato di Cornovaglia disse:

«E' già un pessimo affare perdere la propria anima per il mondo intero, figuriamoci per la Cornovaglia» ...

... e per tutto ciò che alla Cornovaglia possa sostituirsi vuoi Palazzo Chigi vuoi un posto nella gerarchia vaticana per alto che sia


una Fides: perdere l'anima

venerdì 13 maggio 2016

E’ vecchio come il diavolo il loro mondo che dicono nuovo e che vogliono fondare sull’assenza di Dio…

«La nostra Patria sono i nostri villaggi, i nostri altari, le nostre tombe, tutto ciò che i nostri padri hanno amato prima di noi.
La nostra Patria è la nostra fede, la nostra terra, il nostro re.
Ma la loro patria, che cos’è? Lo capite voi?
Vogliono distruggere i costumi, l’ordine, la Tradizione.
Allora, che cos’è questa patria che sfida il passato, senza fedeltà, senz’amore? Questa patria di disordine e irreligione?
Per loro sembra che la patria non sia che un’idea; per noi è una terra.
Loro ce l’hanno nel cervello; noi la sentiamo sotto i nostri piedi, è più solida.
E’ vecchio come il diavolo il loro mondo che dicono nuovo e che vogliono fondare sull’assenza di Dio…
Si dice che siamo i fautori delle vecchie superstizioni… Fanno ridere!
Ma di fronte a questi demoni che rinascono di secolo in secolo, noi siamo la gioventù, signori!  Siamo la gioventù di Dio.  La gioventù della fedeltà».
 
François-Athanase de Charette de La Contrie


giovedì 12 maggio 2016

Contro la Fornicationis Laetitia

"La lettura dell'Amoris Laetitia suggerisce la conclusione che sarebbe oggi permesso, perlomeno in alcuni casi confusamente definiti, l'accesso all'Eucarestia dei fedeli civilmente divorziati e risposati: ciò anche senza l'impegno a vivere come fratello e sorella, e anche quando si fosse ben consapevoli di violare il comando divino circa l'indissolubilità del matrimonio e la gravità dell'adulterio.

Tale conclusione, ancorché autorevolmente avallata, è contraria alla fede cattolica, così come contraria alla fede cattolica sarebbe qualunque prassi che vi si adeguasse.
È dovere inderogabile di ogni pastore, nessuno escluso, respingere espressamente tale conclusione siccome errata, e, in ragione della propria autorità, inibirne l'applicazione e impedire che essa venga ritenuta dai fedeli.

È parallelamente diritto, anzi dovere, di ogni fedele - laico o chierico - resistere all'errore di cui sopra e ad ogni sua applicazione, sia nella propria personale condotta, sia nella testimonianza pubblica del Vangelo, sia nell'esercizio dell'autorità o dei ministeri di cui sia legittimamente titolare nella Chiesa.

Di tale dovere, con l'aiuto di Dio, noi tutti - laici e chierici - intendiamo dare espressa testimonianza, e chiediamo al Signore la grazia di potervi adempiere in ogni occasione in cui vi saremo chiamati. Preghiamo incessantemente affinché ogni Vescovo della Chiesa cattolica, nessuno escluso, ogni religioso, ogni sacerdote, si impegni in quest'opera di inderogabile testimonianza della verità. A questa preghiera, che affidiamo fiduciosi all'intercessione di Maria Santissima, e alla protezione di S. Giuseppe, invitiamo tutti i fedeli ad associarsi"
 

martedì 10 maggio 2016

voi in Europa preferite il nero? chiede il Vescovo di Aleppo


Nell'anfiteatro dove l'Isis fino ad un anno fa giustiziava barbaramente centinaia di persone, oggi suona l'orchestra sinfonica del teatro Mariinsky di San Pietroburgo. Bisogna dire grazie all'esercito siriano di Assad e all'esercito russo se a Palmira è tornata la civiltà.
 
Monsignor George Abu Khazen, 69 anni, vescovo cattolico di Aleppo, non ha peli sulla lingua. Da mesi loda l’intervento russo e l’offensiva dell’esercito siriano perché, come ribadisce in questa intervista a Il Giornale, “l’avanzata dei nostri militari garantisce una maggiore sicurezza a tutti gli abitanti della città e regala per la prima volta po’ di speranza. Prima di quest’offensiva le bombe dei ribelli cadevano sulla città e uccidevano ogni giorno più di dieci civili. Senza contare che Aleppo è rimasta per due mesi senz’acqua e per sei senza elettricità. Oggi, invece, tutto sta finalmente tornando alla normalità”.
Per lei dunque l’intervento russo è stato positivo?
“Finché a intervenire erano gli Stati Uniti e i loro alleati lo Stato islamico ha continuato a estendersi ed è arrivato ad occupare fino al 50 per cento del territorio. Con l’intervento russo, Stato islamico e Al Nusra hanno perso in meno di due mesi molti dei territori occupati. Secondo lei con chi dovremmo stare? Con Al Nusra e Isis o con i russi? Ma la conseguenza più importante dell’intervento russo è il processo di pace. Per la prima volta in cinque anni si è aperto un dialogo tra le parti che ha portato a un cessate il fuoco”.

In Europa gli organi d’informazione accusano l’esercito siriano di assediare Aleppo.
“Non so se ignorino la verità o seguano una sorta di verità ufficiale… L’esercito siriano è un esercito regolare impegnato a difendere i propri civili. Doveva abbandonare la città nelle mani dello Stato islamico e di Al Qaida? Per noi l’esercito siriano rappresenta la liberazione. Dove entra riprende la vita. In molti villaggi i bambini non andavano a scuola da tre o quattro anni. Appena è arrivato l’esercito hanno ripreso a studiare. Se questo è un assedio allora benvenuto l’assedio”.

Dunque lei e i cristiani di Aleppo state con Bashar Assad.
“Noi cristiani non stiamo con Bashar Assad. Stiamo con i valori di convivenza e tolleranza di una Siria che in Medio Oriente ha rappresentato un’autentica oasi di pluralismo garantendo la convivenza di 23 gruppi etnici religiosi. In Europa preferite un colore solo? Preferite quello nero?”.
In Europa si è detto che i bombardamenti russi generano nuovi profughi.
“E quelli arrivati prima dell’intervento russo da cosa scappavano? In Europa dovreste informarvi un po’ meglio… qui dove arriva l’esercito la gente non scappa, ma torna ai propri villaggi”.

Cosa si augura per Aleppo e per la Siria?
“Bisogna che tutti s’impegnino a garantire la continuazione di questo processo di pace. I governi che hanno appoggiato i gruppi venuti a combattere in Siria devono chiedere loro di farla finita. Devono spingerli a trovare una soluzione attraverso il dialogo”.

C’è spazio per una riconciliazione?
“L’intervento russo ha spinto molti militanti a cercare la riconciliazione e il dialogo. In questo momento molti ribelli stanno abbandonando le armi e collaborano con il governo. Voi europei dovreste capire che se qui arriva la pace non avrete più il problema dei profughi. La Siria in passato non esportava profughi, ma li accoglieva. Quindi se voi europei volete veramente risolvere il problema dei profughi lavorate per la pace in Siria”. [Fonte]


Qui sotto il video della Parata della Vittoria svoltasi a Mosca proprio ieri. Il Comandante generale dell'Armata Rossa entra nella piazza rossa dopo essersi fatto il segno della croce a capo scoperto (minuto 5:36)

domenica 8 maggio 2016

Von Hildebrand e il falso profeta


Dietrich Von Hildebrand scriveva nel 1969 queste parole. La loro attualità è impressionante.

« Chi nega il peccato originale e la necessità di redenzione del genere umano, annulla il significato della morte di Cristo sulla Croce ed è un falso profeta.

Chi dimentica che la redenzione del mondo attraverso Cristo è la sola fonte di vera felicità e che nulla al mondo può essere paragonato a questo unico fatto glorioso, colui non è più un vero cristiano.

Chi non accetta più la assoluta supremazia del primo comandamento di Cristo – Ama Dio sovra ogni altra cosa – e sostiene invece che l’amore di Dio si esprime solo nell’amore del prossimo, colui è un falso profeta.

Chi non sa più capire che l’anelare ad una intima unione con Cristo e ad una trasformazione in Cristo è il vero significato della nostra vita, colui è un falso profeta.

Chi proclama che ogni morale si risolve in sé stessa, non quindi, principalmente, nel rapporto dell’uomo con Dio, ma nelle cose che concernono il benessere dell’umanità, colui è un falso profeta.

Chi nel torto arrecato al nostro prossimo vede solo il danno a lui causato e non vedere l’offesa a Dio implicita in questo torto, colui è vittima dell’insegnamento di un falso profeta.

Chi non sente più la radicale differenza esistente fra carità ed umanitaria benevolenza, colui è diventato sordo al messaggio di Cristo.

Chi è impressionato e commosso dalle “conquiste cosmiche” e dalla “evoluzione” e dalle speculazioni scientifiche più che non dalla luce della Sacra Umanità di Cristo riflessa in un Santo o dalla vittoria sul mondo che la vita di un Santo rappresenta, colui non è più pervaso da spirito cristiano.

Chi si cura del benessere materiale dell’uomo più che della sua santificazione, colui ha perduto il senso cristiano dell’Universo».