sabato 8 dicembre 2012

“Omnem fidei universitatem, omne Verbum suum, Deus in sinu Virginis coadunavit” (Tutta l’universalità della Fede, tutto il suo Verbo, Dio lo raccolse nel seno della Vergine”)



 

 
Guarda la stella, chiama Maria!
 
Sempre più tra noi cattolici siamo sbalorditi. L’eresia, l’apostasia è entrata – dispiace dirlo e piange il cuore a dirlo – tra uomini di Chiesa. Così, quando “i punti di riferimento” sono venuti meno e i lupi vestiti da agnelli (o da pastori; sono inconsolabile a dirlo, ma è vero) sono entrati nell’ovile, che cosa possiamo fare? Che cosa dobbiamo fare per giungere sani e salvi in Paradiso?
“Ciò che sempre…”
La risposta è una sola: dobbiamo seguire e rimanere fissi e saldi nella Tradizione della Chiesa, come scrive San Vincenzo da Lerino nel suo Commonitorium: “Ciò che sempre, dovunque e da tutti è stato creduto, questa è la Fede cattolica”. La Tradizione è il deposito della Fede affidato da Gesù agli Apostoli, e con la Sua divina assistenza, giunto fino a noi. La Tradizione è fonte della Rivelazione divina e non può essere ridotta al solo Magistero della Chiesa, che pure veneriamo.
Quando mi veniva spiegato questo dall’indimenticabile padre Enrico Zoffoli (1915-1996) passionista, gli obiettai che volevo stare con il Papa, cum Petro et sub Petro. “Certamente – mi rispose quel cherubino dai capelli bianchi – tutti noi cattolici stiamo con il Papa, ma per essere davvero con il Papa e non solo a parole, innanzi tutto tu devi stare con Gesù, con quanto Gesù ha trasmesso ai suoi, appunto nella Tradizione di sempre come massima regola della Fede”.
E mi narrò come San Bruno Solaro, monaco di Montecassino e Vescovo di Segni, al papa Pasquale II (1099-1118), che aveva ceduto privilegi all’imperatore che non gli spettavano, scrisse rimproverandolo severamente: «Ascolto il mio Salvatore che mi dice: “Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me”. Devo pertanto amare te, Santo Padre, ma più devo amare Colui che ha fatto Te e me», “Infatti, sono veri cattolici solo coloro che non contraddicono alla Fede e alla Dottrina della Chiesa cattolica” (PL, 163, 463).
Quello che ora vengo scrivendo, sono soltanto appunti. Se vuoi approfondire il discorso, leggi il libro di mons. Gherardini Quod et tradidi vobis. La tradizione, vita e giovinezza della Chiesa, Casa Mariana, Frigento (AV), 2010, e conoscerai altre meraviglie e certezze della nostra Fede.
In una parola: devo stare con Gesù, senza diminuirlo, senza aggiornarlo, senza cambiarlo a mio piacimento; devo accettarlo tutto, nella sua totalità, nella sua adorabile Persona, nel suo Messaggio, nella sua Dottrina di sempre. Dottrina eterna, che rimane stabile più della roccia nello scorrere del tempo e nello sgretolarsi di tutto. Devo stare con Gesù, come i piccoli che non si vergognano di dargli la mano e di farsi portare in braccio da Lui: “Quanto ho di più caro al mondo è Gesù Cristo e quanto viene da Lui”; “Chi ci separerà mai dalla verità e dall’amore di Cristo?”.
Proprio nell’ambito della santa Tradizione cattolica incontro Maria Santissima, l’Immacolata, la sempre Vergine, la Madre dell’Uomo-Dio, la Corredentrice, l’Assunta glorificata in cielo anche con il suo corpo, la Mediatrice di tutte le grazie. Un’ antica antifona cantava rivolta a Lei: “Tu sola haereses omnes interemisti in universo mundo” (“Tu sola, o Maria, hai sconfitto tutte le eresie nel mondo intero”). E un’altra antifona: “Omnem fidei universitatem, omne Verbum suum, Deus in sinu Virginis coadunavit” (Tutta l’universalità della Fede, tutto il suo Verbo, Dio lo raccolse nel seno della Vergine”).
Questo significa che se io amo la Madonna di una vera dedizione a Lei nella Verità del suo essere, nella sua ontologia di Immacolata (“Io sono – non soltanto ‘io possiedo’ – l’Immacolata Concezione”, ella disse a S. Bernadette a Lourdes), io accolgo tutta la Fede cattolica; tanto più se la prego e le consacro la mia vita, Maria Santissima garantirà l’ integrità della mia Fede e la santità della mia vita. Pensare per capire. Provare per esperire che è vero.
Lo comprendono anche i giovani migliori. “Oggi, 8 dicembre 2011 – mi diceva un dottorino di 25 anni, con due lauree – mi sono consacrato alla Madonna, nello spirito del Santo di Montfort, affinché Ella custodisca la mia Fede e la mia vita da ogni errore e da ogni peccato, in questo tempo così difficile”.
“Maria conserva e medita…”
Nel cap. 2° del suo Vangelo San Luca per due volte scrive che “Maria conservava tutte queste cose [riguardo alla nascita e all’infanzia di Gesù] meditandole nel suo cuore” (Lc. 2, 19; 2, 51).
Sono sempre stato colpito profondamente da questa cura che Maria Santissima ha avuto di conservare e meditare nel suo cuore tutte le cose di Gesù. Ella lo ha fatto indubbiamente non solo nei primi anni, ma per tutti i 30 anni della vita di Gesù a Nazareth – chissà quante cose Egli ha rivelato a sua madre! – e negli anni della sua vita pubblica come Maestro e Redentore.
Da notare: “Maria conserva e medita nel suo cuore”. Così Maria è fedele a Gesù, aderisce alla realtà, all’essere di Gesù, non vi toglie e non aggiunge nulla, non perde nulla della sua vita. Maria non è tra i “novatori”. Maria non è “un’ ideologa” che elabora un pensiero suo, una sapienza sua (una gnosi!): Maria conserva e custodisce tutto di Gesù, dell’essere e della dottrina di Gesù.
“Ringraziamo Maria – scrive Ludolfo il Certosino (XIV secolo), nella sua Via di Gesù Cristo (Clovis, 2009) – di averci fedelmente conservato i Misteri dell’infanzia di Gesù. È dalla sua voce che San Luca ha appreso la storia dei primi anni del Figlio suo. Maria, dice il Vangelo, conservava queste cose; ella le raccoglieva per non lasciare perdere nulla di così preziosi tesori. Ella le meditava per offrirle ai primi cristiani. È dalla sua bocca, dalla sua viva voce, che gli Apostoli appresero questi misteri ed Ella è stata chiamata Regina degli Apostoli non solo perché è stata la prima a mostrare Gesù ai pastori e ai Magi, agli ebrei e ai pagani, ma anche perché istruì gli Apostoli su questi fatti, che senza di Lei sarebbero stati ignorati. Nelle prime pagine dei Vangeli [di Matteo e di Luca] ciò che noi leggiamo è la vita raccontata da Maria, sua Madre. Ciò che noi contempliamo è Gesù Ragazzino dipinto da sua Madre, duplice motivo per dare a Lui, Gesù la nostra mente e il nostro cuore”.
L’Evangelista Giovanni poi scrisse “il Vangelo di Gesù intimo”, Gesù contemplato nella profondità del suo Mistero di Verbo pre-esistente dall’eternità alla sua nascita umana nel tempo, Gesù Acqua viva che zampilla fino alla vita eterna, Gesù Luce del mondo, Pane della vita che non muore, buon Pastore che, morendo, dà la vita divina alle sue pecorelle, Gesù vivo nelle anime (Jesus inhabitans). Ebbene è stata Maria Santissima, affidata a Giovanni da Gesù Crocifisso e morente e accolta da lui nella sua casa (Gv. 19, 25-27), a condurre l’Apostolo prediletto a una penetrazione unica di Gesù quale solo sua Madre poteva possedere e trasmettere ad altri.
Dunque, Maria Santissima conserva-custodisce, quindi trasmette (tradit) agli Apostoli, alla Chiesa nascente, quindi a noi, il Vangelo di Gesù Bambino, il Vangelo della pre-esistenza del Verbo Divino e della sua Incarnazione nel tempo, il Vangelo dell’essere profondo e più intimo del Figlio suo.
Ed è così che Maria Santissima è la Madre della Tradizione. Ella raccoglie e compie in sé le profezie dei Patriarchi, dei Profeti e dei Sapienti di Israele e ne vede il compimento in se stessa e finalmente in Gesù, Figlio di Dio e Figlio suo. Maria accoglie la Tradizione d’Israele e, come Madre di Gesù e con Gesù, sta all’inizio della Tradizione cristiana, la Tradizione della Chiesa. Sì, Ella può essere giustamente chiamata Madre della Tradizione di Gesù.
Maria Santissima è all’inizio e al termine del Vangelo di Gesù. Maria accoglie per prima, vive e trasmette i Misteri fondamentali della Fede: l’Incarnazione del Figlio di Dio, la Passione e la Morte di Gesù in croce. Ella non è “novatrice”, tanto meno “neoterica” (per usare un termine di Romano Amerio ricorrente nel suo Iota Unum). Ella è colei che conserva e trasmette, è la Madre della Tradizione, tramite il suo Cuore Immacolato, pieno e traboccante di Gesù.
“Che io trasmetta Gesù”
“Quanta sofferenza – mi dice spesso un giovane amico – per la Fede minacciata, stravolta, per la Liturgia manomessa, per questa negazione di Gesù messo sul piano di un idolo qualunque! Stringiamoci a Gesù, e custodiamo più che mai la nostra Fede di sempre”.
Per stringermi al tuo Gesù, Maria, vengo a Te e da Te mi è dato risalire sempre a Gesù in questo tempo di eresie e di apostasia in cui tutto è irriso e negato. Nell’uragano immane dell’eresia e dell’apostasia dilagante, posso solo guardare Te, che sei la Stella sui marosi,e invocare Te, Speranza dei disperati (Spes disperantium!), perché io non smarrisca la mèta. Vengo da Te, Madre, perché Tu mi parli del tuo Gesù, mi istruisca sul tuo Gesù, faccia penetrare Gesù nel mio intimo.
Rinnovo ogni giorno la mia consacrazione a Te, Madre e Regina, nello spirito del Santo di Montfort; sono tuo schiavo, Maria, affinché Tu sconfigga in me ogni errore, ogni dubbio e ogni paura, e mi renda milite di Cristo e della sua Verità, una cosa sola con Gesù, tutto dedito al suo trionfo in me e nel mondo intero. Maria, Madre della Tradizione cattolica, che trasmetti ciò che hai ricevuto, rendimi capace, con vita e parole di fuoco e di luce, di vivere e trasmettere Gesù come unica eredità della mia vita. Che cosa trasmetterò ai miei ragazzi, a coloro che prenderanno il mio posto domani, ai posteri, se non Gesù solo?
Candidus
 

venerdì 7 dicembre 2012

IL PAPA SU TWITTER

E

LA TEOLOGIA DEL CAZZEGGIO


 

di Francesco Colafemmina

Il gesuita Antonio Spadaro è fra i più tenaci assertori della Chiesa 2.0, una sorta di riedizione digitale della vecchia Chiesa analogica. In occasione del primo tweet papale - evento paragonabile a Giovanni Paolo II che scia sull'Adamello e ondeggia al ritmo della musica di Bono Vox - ha pubblicato un breve ebook dal titolo "Twitter Theology" (perché english fa figo). Il succo del libercolo è il seguente (si può anzi si deve condensare in 140 battute): "Vocazione di Twitter è una comunicazione che faccia della brevità il sinonimo non di superficialità, ma di densità ed efficacia." (p.18).
Ebbene, potremmo anche auspicare che questa vocazione venga pienamente realizzata da Twitter grazie all'intervento del Pontefice sul social network. Eppure ci sarebbero da fare un po' di considerazioni ulteriori.

Twitter, caro padre Spadaro, è l'espressione più alta del consumismo verbale e noetico della contemporaneità. Sul web tutto passa e nulla dura. La nostra stessa vita sul web è in qualche modo un oblio della realtà. Un costante superamento dell'attimo nella vorace bulimia di parole, pensieri, notizie e immagini che guida la rete. In tale bulimia è evidente che densità ed efficacia vadano cordialmente a farsi fottere (perdonate l'espressione ma è l'unica che mi viene in mente).

Forse non tutti sanno che questa costante accelerazione della rete in tutte le sue forme è motivata alla radice da una mera logica economica. I motori di ricerca come Google, infatti, non sono certo dei benefattori dell'umanità ma delle imprese, imprese che vendono spazi pubblicitari. Tutti i servizi accessori di Google (anche questo blog) sono fondamentalmente volti a trattenere il pubblico sulla rete in modo tale che possa più facilmente visualizzare gli spazi pubblicitari e dunque far arricchire Google.

Lo stesso discorso è valido per Twitter. Twitter non è una società filantropica, ma un progetto di social networking volto a commercializzare essenzialmente accounts. Più persone sono su Twitter, più account ci sono, più vale la piattaforma. Perché tutti questi milioni di utenti costituiscono un potenziale bacino di consumatori. Consumano infatti già notizie, aggiornamenti di stato, cazzate le più estrose. A breve potranno consumare anche spazi pubblicitari, cliccare e far guadagnare qualcuno dall'altro capo del mondo. Non è paragonabile neppure alla radio e neanche alla TV, perché in questi due casi il canale televisivo o radiofonico può essere per scelta privo di pubblicità e indipendente.

Spadaro, come tutti coloro che viaggiano sull'onda dei trends, come tutte le anime pie che parlano parlano e parlano senza sapere quale sia l'oggetto delle proprie elucubrazioni, non spiega certo la natura economica di Twitter. Non spiega come funziona.

Ve lo spiego dunque io. Twitter è stato fondato nel 2006 con un finanziamento iniziale di 1-5 milioni di $ (la cifra non è mai stata divulgata). L'intento è quello di offrire un'alternativa a Facebook meno strutturata e basata sulla trasposizione del meccanismo degli SMS in una piattaforma di condivisione sociale. Dato che milioni di persone si messaggiano sui cellulari, Twitter ha sfruttato un meccanismo già operante nella società e nella testa degli individui tecnologizzati. Negli scorsi anni la società ha ricevuto numerosi finanziamenti tra i quali sono da ricordare quelli di alcuni fondi di venture capital (ad es. Insight Venture Partners che vanta tra i suoi partners ex dirigenti di Golman Sachs), fino ad arrivare agli enormi finanziamenti come quello di 800 milioni di $ nel 2010 da parte della Digital Sky Technology (una società russa che vanta stretti legami con Goldman Sachs assieme alla quale ha anche investito 500 milioni di $ in Facebook nel 2011) e quello da 300 milioni di $ del dicembre 2011 effettuato dal principe saudita Alwaleed bin Talal. Evidentemente non stiamo parlando di filantropi.

Questi signori stanno investendo in Twitter perché la piattaforma il cui valore è oggi stimato in circa 8,4 miliardi di $ sta già guadagnando in maniera esponenziale attraverso la vendita non solo di pubblicità, ma di "promoted tweets", ossia di aggiornamenti di stato che compaiono sempre in alto e spingono gli utenti a cliccare links che rinviano a pubblicità. Nel 2012 si stimano già 300 milioni di $ di guadagni dalle pubblicità. Negli anni futuri Twitter evolverà e i suoi managers stanno già studiando il metodo più efficace per ricavare denaro dal bacino straordinario di utenti che oggi il social network può vantare.

Insomma immaginate qualcuno che con la scusa di offrirvi la possibilità di scambiarvi opinioni, idee, storie (in un mondo sempre più isolato ed egoista), vi faccia entrare in un grande stadio chiedendovi solo di registrarvi e di fornire le vostre identità. Per qualche anno vi abitua a incontrarvi sempre lì, ormai lo stadio fa parte del vostro modo di vivere, non potete fare a meno di ritrovarvi lì. Poi un giorno cominciate a vedere che qualcuno sta installando un maxischermo al centro dello stadio. Non ci fate caso e continuate a scambiare le vostre informazioni.
Un altro giorno scoprite che proprio sotto le vostre poltrone ci sono dei microfoni che registrano quanto affermate (le parole che usate di più, le persone con cui più facilmente vi relazionate, i vostri gusti insomma); paradossalmente pensate si tratti di un metodo per scongiurare eventuali intrusioni nei vostri affari e ignorate quest'altro segno. Dopo 5-6 anni, quando lo stadio è diventato la vostra casa perché la vita perde significato rispetto a questo luogo di scambio costante, compulsivo di parole, immagini, sensazioni, ecco che dal maxischermo cominciano a bombardarvi di pubblicità. Ed è come se ciascuno di voi riceva una pubblicità su misura. Per un attimo vi fermate a pensare: ma mi staranno usando? Forse sono diventato uno strumento di consumo? Forse sono stato attirato in una trappola per spendere il denaro che si va sempre più assottigliando nelle mie tasche? Il vostro vicino vi darà una scrollatina... no, i gestori dello stadio sono dei benefattori, sono circondato da amici, è troppo bello! Intanto qualcuno se ne starà disteso sul suo Panfilo a leggere il Corano, batterà le mani e arriverà un servo in livrea: "Portami altro succo d'arancia, subito!".

Ecco, che il mondo possa essere abitato da tanti coglioni non lo nego, ma che il Santo Padre debba entrare su Twitter per alimentare il giro di affari dei proprietari e finanziatori di Twitter, mi sembra una assurdità. Perché tutti comprenderete che se il Papa va su Twitter le quotazioni dell'azienda salgono, di poco, ma salgono. Strano che Spadaro non ne parli nel suo libercolo. Davvero strano, specie tenendo conto che secondo gli analisti Twitter potrebbe decidere di quotarsi nel 2013. E infatti lo scorso mese alcuni ex executives di Google sono passati a Twitter lanciando un chiaro segnale di ristrutturazione interna ai fini di una possibile quotazione che non faccia lo stesso flop di Facebook.

A ciò si aggiunga che il Papa su Twitter non seguirà nessuno, dunque questo account è la negazione del social networking, ossia delle tante elucubrazioni di Spadaro e dei suoi affiliati. E' una comunicazione a senso unico. Testimonianza ancora una volta di come il social networking nella sua dimensione oclocratica ponga tutti sullo stesso livello e sia strumento del tutto inadeguato al Vicario di Cristo!

E infine va notato che il Papa non scriverà se non il primo tweet. Tutti gli altri saranno brani delle omelie, delle catechesi, etc. Frasi chiaramente decontestualizzate e pertanto inefficaci. Ma questo non sembra interessare l'altro guru della Cybertheology, don Paolo Padrini.

Insomma, per concludere, a chi mi chiede cosa possa pensarne di questa discesa del Papa nel mondo del social networking rispondo con il seguente sketch dei Tretre, comici degli anni '80 il cui valido pensiero filosofico è ancora vivo:


giovedì 6 dicembre 2012

apologia a rovescio


APOLOGETICA A ROVESCIO
di padre Enrico Zoffoli

 Le condanne via via lanciate dall'autorità ecclesiastica sono la fonte più autorevole della storia delle eresie; la peggiore delle quali è quel modernismo che le riassume tutte per la radicalità, l'estensione e la persistenza del suo rifiuto del Cristianesimo.

Dopo quasi un secolo, il decreto Lamentabili (3.7.1907) e l'enciclica Pascendi dominici gregis (8.9.1907) di san Pio X, sono ancora attuali.

Penso che oggi, nei diversi strati del mondo cattolico, non serpeggi aberrazione che, almeno in germe, non sia contenuta negli scritti dei fautori del modernismo (da F. Schleiermacher, A. Ritschl, A. Sabatier a L. Laberthonniér, A. Loisy, G. Tyrrell, E. Buonaiuti, A. Fogazzaro, ecc.) e non abbia avuto nei documenti pontifici la sua denunzia più chiara, completa, sistematica.

Così, citandoli e commentandoli un po' tutti, osservo:

- Se la verità non è più immutabile dell'uomo stesso, perché in lui, con lui e per lui si evolve, come sostengono teologi improvvisati, travolti dalla corrente immanentistica della filosofia moderna, la Chiesa - che da sempre insegna tutto il contrario - presentandosi come Maestra di una dottrina assolutamente vera, sarebbe responsabile della più turpe impostura della storia umana...

- Se la storicità e l'inerranza della S. Scrittura sono discutibili, per cui la sua interpretazione è relativa all'intelligenza, alla sensibilità e alla cultura umana, mutabili da un'epoca all'altra - come certi esegeti cattolici suppongono -, al magistero della Chiesa viene a mancare una delle fonti principali che lo rendono credibile.

- Se dogmi, sacramenti, gerarchia sono il prodotto dello sviluppo del «piccolo germe latente nel Vangelo» dovuto a cause esterne, il Cristianesimo, quale si è venuto realizzando nella storia ultramillenaria della Chiesa, è soltanto un'invenzione umana più o meno rispettabile. Non altro.

- Se è impossibile conoscere verità assolute, ogni religione è relativamente vera, per cui nessuna è oggettivamente preferibile alle altre. Segue che l'attività missionaria non solo è superflua - potendo tutte condurre alla salvezza -, ma anche offensiva della coscienza umana, lesiva della libertà a cui ogni persona ha diritto, non rispettosa delle tradizioni e della cultura dei singoli popoli.

- Se si accetta il relativismo gnoseologico, nessun argomento può dimostrare l'esistenza di Dio a livello rigorosamente razionale; per cui il suo rifiuto è comprensibile al pari della fede in Lui, del quale perciò tutto può essere affermato e negato.

- Se la Rivelazione non è altro che la coscienza dei rapporti dell'uomo con Dio, i dogmi proposti dalla Chiesa non sono caduti dal cielo, essendo un'interpretazione dei fatti religiosi elaborata lentamente dalla cultura umana attraverso i secoli, risultandone formule di fede sempre mutevoli quanto la cultura stessa.

- Se la divinità di Cristo è un dogma che la coscienza religiosa dei credenti ha dedotto dalla nozione di «Messia», i fedeli non sanno più a chi rivolgersi, non essendoci nessuno che - come Lui - abbia «parole di vita eterna».

- Se il biblico peccato originale dei progenitori è soltanto una fiaba, e quello personale è impossibile per quel relativismo etico che nella coscienza individuale riconosce l'unica norma dell'agire umano - come si ripete insistentemente in alcuni ambienti cattolici - l'opera espiatrice di Cristo perde ogni senso.

- Se, appunto per questo, la sua morte non è stata un «sacrificio», la «Croce» resta «scandalo per i Giudei e stoltezza per i Pagani». Perciò, la partecipazione al suo «mistero», che motiva e caratterizza l'ascetismo cristiano, deve cedere all'umanesimo come celebrazione dei valori temporali, ricerca e godimento del piacere, impegno e solidarietà sociale, conquista del mondo affidata alla scienza e alla tecnica, destinate al pieno dominio dell'uomo sulla natura.

- Se la Risurrezione di Cristo non è propriamente un fatto storico, non dimostrato né dimostrabile, ma una verità scaturita dalla fede e dall'entusiasmo della Chiesa primitiva, convinta dell'immortalità del Maestro presso Dio, viene meno il miracolo ritenuto la più valida dimostrazione della sua opera messianica, della sua mediazione redentrice.

- Respinta la divinità di Cristo e la realtà del suo sacrificio di espiazione, è vano credere che il culto debba consistere principalmente nel celebrarlo: la Messa può avere un senso e un valore solo se intesa come banchetto fraterno, espressione di un amore universale, possibile a tutti i cultori della Trascendenza. Nell'unico pane della comunione eucaristica il falso ecumenismo non potrebbe avere un simbolo più efficace.

- Se l'Eucarestia è soltanto una mensa e, per essere commensali, basta credere e amarsi a vicenda, la funzione del sacerdozio non comporta alcun potere e dignità che renda chi ne è investito superiore agli altri fedeli.

- Eliminato il sacerdozio ministeriale, la gerarchia ecclesiastica non ha alcun fondamento, per cui la Chiesa sarebbe retta democraticamente come ogni società civile: alla «potestas regiminis» supplirebbe il potere della grazia, il fascino del carisma, la voce della coscienza, nella piena eguaglianza di tutti i credenti.

- Gerarchia, sacerdozio ministeriale, sacrificio dell'altare, transustanziazione, culto eucaristico: tutto, essendo strettamente collegato, subisce la medesima sorte per quella eliminazione del «sacro» detta secolarizzazione del Cristianesimo. «Partita dal mondo protestante (...), il suo contraccolpo sul mondo cattolico è oggi estremamente violento: sta infatti nascendo tra i cattolici e si sta vigorosamente sviluppando una forte corrente secolarizzante» (G. De Rosa, La secolarizzazione del Cristianesimo, in La Civiltà Cattolica, 1970, II, p. 216).

- Vivere, come se Dio non ci fosse o fosse morto, significa affermare l'uomo, affidare a lui tutti i compiti, attendersi da lui la soluzione di tutti i problemi: non occorre altro per escludere la divinità di Cristo, la necessità della sua opera redentrice. È appunto la secolarizzazione riflessa in una cristologia neo-ariana, che a sua volta porta alla declericalizzazione del prete, alla soppressione del celibato, alla svalutazione dell'ascesi, all'esaltazione del laicato, all'esclusivo o prevalente impegno nel sociale...

- Agnosticismo, positivismo, materialismo hanno invaso talmente la cultura in Occidente, che per l'uomo moderno è ingenuo parlare ancora di paradiso e inferno. Il Catechismo olandese ritiene che, con la morte, «l'uomo ritorna alla terra, come una foglia d'autunno, come un animale (...). La morte è radicale. Non muoiono solo le braccia, le gambe, il busto, la testa. No. Muore tutto l'uomo terrestre. Su questo punto hanno ragione coloro che non possono ammettere la sopravvivenza: la morte è la fine di tutto l'uomo, quale lo conosciamo...» (Il Nuovo Catechismo Olandese, ed. L.D.C., Torino-Leumann, 1969, p. 569).
Publicato da http://neocatecumenali.blogspot.it/p/apologetica-rovescio-penrico-zoffoli.html

martedì 4 dicembre 2012

quando si dice inculturazione.....


noi diciamo BASTA!!!!!!!!!!!!!