Dopo il Concilio tutto è possibile.... evidentemente anche una "ateologia" da cortile. Proponiamo al proposito ai nostri lettori due riflessioni, la prima di Gnocchi e Palmaro e la seconda della Siccardi. E' stato ricordato che il cardinale Luigi Ciappi, teologo personale di quattro papi, tra i quali
Giovanni Paolo II, un giorno mise tutti sull’avviso: "Nel Terzo Segreto [di Fatima]
viene predetto, tra molte altre cose, che la grande apostasia nella Chiesa
inizierà dall’alto"....
CON IL CORTILE DEI GENTILI,
AD ASSISI VA IN SCENA
LA
“TEOLOGIA DEL DUBBIO 2.0”
di Alessandro Gnocchi – Mario Palmaro
“L’elenco dei partecipanti è impressionante”: così dice L’Espresso
e, per una volta, non lo si può contraddire quando parla di questioni
ecclesiali. Anzi, non si riuscirebbe trovare espressione più efficace di quella
usata dal laicissimo settimanale romano per presentare la nuova iniziativa
sorta sotto l’egida del Cortile dei Gentili guidato dal cardinale
Gianfranco Ravasi.
Persino la gazzetta ufficiale dell’intellighenzia laica
strabuzza gli occhi,anche se con compiacimento, e, a pagina 93 del numero
39, scrive proprio così: “L’elenco dei partecipanti è impressionante”. Non si
può certo biasimare l’A.C.P. che sigla il pezzo, visto che poi spiega: “Da
Susanna Camusso a Umberto Veronesi, da Massimiliano Fuksas a Gustavo
Zagrebelsky, da Enzo Bianchi ad Alex Zanotelli. E poi Lucia Annunziata, Luigi
Berlinguer, Franco Bernabè, Giancarlo Bosetti, Vincenzo Cerami, Ferruccio de
Bortoli, Umberto Galimberti, Giulio Giorello, Ermanno Olmi, Ermete Realacci…
Tutti riuniti ad Assisi, venerdì 5 e sabato 6 ottobre, per una nuova tappa del Cortile
dei gentili, la serie di incontri per promuovere in tutto il mondo il
dialogo tra cristiani e non credenti avviata dal cardinal Gianfranco Ravasi nel
febbraio del 2011. Titolo della due giorni di Assisi ribattezzata “Cortile di
Francesco”: Dio, questo sconosciuto”.
In effetti, il titolo pare azzeccatissimo. Tanto più se
si scorre l’elenco dei partecipanti, di cui, a costo di infliggere una dura
penitenza al lettore, conviene riportare la formazione al completo
orgogliosamente fornita dal programma: “Eraldo Affinati, Lucia Annunziata,
Luigi Berlinguer, Franco Bernabè, Enzo Bianchi, Giancarlo Bosetti, Luigino
Bruni, John Borelli, Susanna Camusso, Aldo Cazzullo, Vincenzo Cerami, Lorenzo
Chiuchiu’, Virman Cusenza, Ferruccio de Bortoli, Domenico De Masi, Massimiliano
Fuksas, Umberto Galimberti, Stas’ Gawronski, Massimo Giannini, Giulio Giorello,
Simon Hampton, Orazio La Rocca , Raffaele Luise, Monica Maggioni, Giuliana Martirani,
Armando Matteo, Roberto Olla, Ermanno Olmi, Mario Orfeo, Moni Ovadia, Giuseppe
Piemontese, Federico Rampini, Ermete Realacci, Giuseppe Virgilio, Umberto
Veronesi, Gustavo Zagrebelsky, Alex Zanotelli”.
Uno splendido parterre che pare quasi l’elenco delle
figurine di un gioco di società che potrebbe chiamarsi “Bravo chi trova il
cattolico”. E invece è qualcosa di serio, di terribilmente serio. O
“impressionante”, come si compiace L’Espresso. Tanto serio che la due
giorni di Assisi si apre con un serissimo dialogo tra il presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano e il cardinale Gianfranco Ravasi e si chiude con
un dialogo tra il ministro Corrado Passera e, naturalmente, il cardinale
Gianfranco Ravasi.
Si sarebbe tentati di eccepire subito sul piano dottrinale,
sul piano ecclesiale, sul piano culturale, sul piano formale e su svariati
altri piani. Ma prima bisogna concedersi una spruzzatina di sana demagogia,
un puf di quel censurare che piace tanto alla Chiesa che piace e dovrebbe
trovare orecchie sensibili tra organizzatori e partecipanti dell’evento in
questione, visto che si apprestano ancora una volta ad abusare di Assisi e del
nome del Poverello. Insomma, quanto costa questa faraonica kermesse, nel cui
programma c’è di tutto, persino un laboratorio di scrittura creativa, tranne
una Messa? Chi paga? Con i soldi di chi? Il presidente Napoletano viene a spese
del contribuente italiano, del cattolico che versa l’otto per mille o a spese
proprie? E il ministro Passera? Ed Eraldo Affinati? E Lucia Annunziata? E tutti
gli altri, in ordine alfabetico, fino ad Alex Zanotelli?
Davanti a queste semplici domande, ci sarà qualcuno così
sprovvisto di pudore da gridare effettivamente alla demagogia.Ma chi di
demagogia ferisce di demagogia perisce: non sarebbe stato meglio, in tempi di
crisi come questi, impiegare in qualche opera di carità i soldi necessari per
mettere su un simile simposio? Riesce onestamente difficile immaginare qualche
professionista della rampogna alla Chiesa costantiniana trionfalista e collaterale
al potere che questa volta si alzi in piedi e osi dire che no, con Napolitano
non si può, che questo è meretricio perpetrato con il potere di turno, che è il
momento della sobrietà. Lo farà, tanto per fare un esempio, il
Priore-di-Bose-Enzo-Bianchi, così avvezzo a bacchettare la Chiesa di tutti i
secoli tranne quella a sua immagine somiglianza? Lo farà Alex Zanotelli,
l’icona del Vangelo ridotto a sociologismo? Trovandoli nell’elenco degli ospiti
della kermesse, si direbbe proprio di no.
Ma, purtroppo, non è questo l’aspetto più inquietante
della vicenda. Il problema è un altro, ed è che ad Assisi ci si appresta a
mettere in scena una nuova versione riveduta e aggiornata di quella teologia
del dubbio che tanto aveva avuto fortuna grazie al cardinale Martini con la Cattedra
dei non credenti. E non è un caso che, alla regia, ora vi sia un cardinale
cresciuto alla scuola del martinismo come Gianfranco Ravasi. La matrice è
evidentissima sin dalla pagina del sito del Cortile dei Gentili in cui
si presenta l’iniziativa: “In occasione dell’Anno della Fede, indetto da Papa
Benedetto XVI, il Cortile dei Gentili vuole raccogliere e
dare forma al grido spesso silenzioso e spezzato dell’uomo contemporaneo verso
un Dio che per un numero crescente di persone rimane un ‘Dio sconosciuto’.
Il Cortile dei Gentili intende così proporsi
come laboratorio di un dialogo di pari dignità tra atei e credenti
che purifichi gli atteggiamenti profondi di entrambi nei confronti di Dio e
della fede. Ci sostiene in questa impresa la nobile figura diFrancesco,
il Poverello di Assisi, amato dai credenti di ogni confessione e dai
‘non credenti’, che ci indica sempre di nuovo le vie di questo dialogo attorno
alla fede: il grido dei poveri e della Creazione, il grido della pace e della
non-violenza, la sfida del dialogo interreligioso e interculturale, una nuova
centralità della contemplazione attiva, il grido della bellezza contro la
bruttezza e la bruttura”.
Una sublime versione 2.0 dell’invenzione martiniana che,
una volta innescata, porta il cattolicesimo all’autodissoluzione.Fino a
ridurre pastori, intellettuali e semplici fedeli a mendicare in casa d’altri
una fugace visione di una verità provvisoria, come un’improbabile vista mare
dalla camera d’angolo della pensione Mariuccia.
Ogni casa a cui si bussa è un approdo che durerà lo
spazio necessario per incontrare un interlocutore e un pensiero più forte e
prepotente del precedente. Ma ormai, se non si pone riparo, manca poco al
termine del viaggio, poiché l’interlocutore attuale è il negatore della verità.
Non a caso, il titolo della rassegna è un inquietante “Dio, questo
sconosciuto”, così compiacente nei confronti dell’ateo da mostrare
impudicamente tutto il timore e il tremore che il cattolico venuto su a pane,
dialogo e Cattedra dei non credenti prova davanti al mondo. Tant’è vero
che il clou dei clou dell’evento è l’incontro officiato da Giorgio Napolitano e
dal cardinale Ravasi a cui farà da cerimoniere il direttore del Corriere
della Sera Ferruccio de Bortoli.
Non a caso si dice “officiato”, perché questi sono veri e
propri riti attraverso i quali si celebra e si diffonde la nuova religione del
dialogo. Cerimonie che replicano fin nelle pieghe più intime quelle che
vanno di moda nel mondo, red carpet compreso. Naturalmente, la celebrazione
dell’inchino davanti al mondo ha la sua massima solennità se viene officiata al
cospetto del pontifex maximus della laicità, che in Italia è il presidente
della Repubblica in quanto Garante-della-Costituzione. Nel caso presente,
riesce difficile immaginare un suo sostanzioso contributo al tentativo, sempre
che questo sia lo scopo della kermesse, di rendere Dio un po’ meno sconosciuto.
A meno che non ci vada a ripensare pubblicamente quanto Napolitano ha fatto nel
caso di Eluana Englaro: ma c’è da credere che questo il coofficiante Ravasi e
il cerimoniere de Bortoli non glielo chiederanno.
Ancora una volta, abusando di Assisi e di San Francesco,
grazie a un’iniziativa cattolica verranno celebrati i fasti della laicità.
Laicità “sana”, sia ben chiaro, perché quella malata magari mette qualche
brivido persino ai teologi del dubbio, in quanto esige di scegliere subito e
una volta per sempre, mentre loro preferiscono rimandare e dialogare
all’infinito.
È persino tenera l’ingenuità dei cultori del dubbio, i quali
fingono di non capire che, sana o malata, la laicità è sempre laicità e il suo
scopo è quello portare il cattolico a praticare un’altra religione. È
grazie alla “sana laicità”, la cui espressione massima si trova nel culto della
legalità, che oggi i cattolici considerano peccato ciò che offende il mondo
invece di ciò che offende Dio, transigono su qualsiasi eresia ma guai a passare
col rosso a non chiedere lo scontrino del caffè. Poveri fedeli e poverissimi
pastori che, a forza di dialogare e mettere tra parentesi la propria fede,
hanno finito per camminare capovolti. Fino all’assurdo di sacerdoti intimamente
scandalizzati davanti ai mafiosi che dicono di credere in Dio invece che
davanti a quelle personcine perbene che praticano l’aborto, aspirano all’eutanasia
e di Dio non vogliono neppur sentire parlare. Sacerdoti che gridano
pubblicamente allo scandalo davanti all’atto di fede di un peccatore invece che
davanti alla negazione di Dio di un benpensante. E poi rimproverano la Chiesa
di aver smarrito la strada autentica del Vangelo.
L’evento di Assisi pare proprio la celebrazione di questo
cristianesimo derubricato ad happening culturale, dove tutto si equivale a
tutto, ma il Vangelo cede il passo alla Costituzione. Basta che si faccia
cultura e si parli, si parli, si parli tanto fino a mescolare le parole e
produrre l’illusione di diventare tutti più colti, di saperne di più su Dio ma
senza provarne, in fondo, troppo interesse. Ben diversa è la via tracciata in
quell’aureo vademecum che è L’imitazione di Cristo, un testo che non
verrà certo distribuito il 5 e 6 ottobre ad Assisi: “Coloro che sanno
desiderano apparire ed essere chiamati sapienti. Ma vi sono molte cose, la cui
conoscenza giova ben poco, o non giova affatto, all’anima. Ed è tutt’altro che
sapiente colui che attende a cose diverse da quelle che servono alla sua
salvezza. I molti discorsi non appagano l’anima; invece una vita buona
rinfresca la mente e una coscienza pura dà grande fiducia in Dio. (…)
Non volerti gonfiare, dunque, per alcuna arte o scienza,
che tu possegga, ma piuttosto abbi timore del sapere che ti è dato.Anche se
ti pare di sapere molte cose; anche se hai buona intelligenza, ricordati che
sono molte di più le cose che non sai. Non voler apparire profondo (Rm
11,20;12,16); manifesta piuttosto la tua ignoranza. Perché vuoi porti avanti ad
altri, mentre se ne trovano molti più dotti di te, e più esperti nei testi
sacri? Se vuoi imparare e conoscere qualcosa, in modo spiritualmente utile,
cerca di essere ignorato e di essere considerato un nulla. E’ questo
l’insegnamento più profondo e più utile, conoscersi veramente e disprezzarsi.
Non tenere se stessi in alcun conto e avere sempre buona e alta considerazione
degli altri; in questo sta grande sapienza e perfezione”.
Si obietterà che il Cortile dei Gentili “l’ha
voluto il Papa”. Nell’home page dell’apposito sito, viene spiegato fin
dalle prime righe: “Il Cortile dei Gentili è un suggerimento di Papa
Benedetto XVI poi sviluppato dal Cardinale Ravasi, con lo scopo di creare uno
spazio neutrale d’incontro tra credenti e non credenti”.
Ma il punto è proprio questo: circa le ragioni ultime
del credere, lo spazio neutrale non esiste. A meno che non si pensi che
qualunque opinione su Dio sia equivalente alle altre. Ma questo, in fondo, non
lo pensa neanche un ateo.
Il Cardinale Carlo Maria Martini ha fatto scuola. Fu lui, Vescovo e Cardinale, a ideare la «Cattedra dei non credenti», una formula che si è trasferita nel cosiddetto «Cortile dei gentili», incontri che dal 2011 si svolgono un po’ ovunque per promuovere in tutto il mondo il dialogo tra cristiani e non credenti; un’iniziativa ideata dal Cardinale Gianfranco Ravasi, dal 2007 presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.
Fra alcuni giorni, il 5-6 ottobre, avremo il «“Cortile di Francesco”: Dio, questo sconosciuto”». Cortile di Francesco? Ma san Francesco non ha nulla a che vedere con questa iniziativa laicissima e relativista, all’insegna della religione-non religione. Dio, per san Francesco, non era affatto sconosciuto, visto che per Cristo ha giocato tutta la sua vita e lasciò il mondo per abbracciare la Croce e l’abbracciò così tanto e così forte da meritare le stigmate.
Tanti nomi di successo, tanti volti di potere, quello statale, governativo, economico, culturale, giornalistico... Tante parole, un oceano di parole: nove incontri sparsi nella città del cattolicissimo san Francesco. Qui i riflettori saranno puntati su tutto e di più, tranne che sull’unica Verità rivelata da Gesù Cristo e custodita da Santa Romana Chiesa; qui troveremo il soggettivismo più smodato, quello che tanto spaventava e allarmava il Cardinale Newman, il quale rimase solo, nell’anglicana Inghilterra (molto più anglicana di oggi) a difendere quella Verità che tanto aveva bramato. Qui non troveremo neppure la testimonianza dei martiri, che per la Fede hanno immolato la loro esistenza, che per amore del Crocifisso hanno offerto sull’altare se stessi.
Ben quaranta relatori si succederanno, ma per parlare di chi e di che cosa?
La kermesse si aprirà con Gianfranco Ravasi e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e si chiuderà con Ravasi e il ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti del governo Monti, un governo tecnocratico dalle idee decisamente relativiste, immanentiste, globaliste e, in pratica, a favore della dissoluzione delle radici cristiane.
Ecco gli altri nomi nomi: Eraldo Affinati, Lucia Annunziata, Luigi Berlinguer, Franco Bernabè, Enzo Bianchi, Giancarlo Bosetti, Luigino Bruni, John Borelli, Susanna Camusso, Aldo Cazzullo, Vincenzo Cerami, Lorenzo Chiuchiu', Virman Cusenza, Ferruccio de Bortoli, Domenico De Masi, Massimiliano Fuksas, Umberto Galimberti, Stas' Gawronski, Massimo Giannini, Giulio Giorello, Simon Hampton, Orazio La Rocca, Raffaele Luise, Monica Maggioni, Giuliana Martirani, Armando Matteo, Roberto Olla, Ermanno Olmi, Mario Orfeo, Moni Ovadia, Giuseppe Piemontese, Federico Rampini, Ermete Realacci, Giuseppe Virgilio, Umberto Veronesi, Gustavo Zagrebelsky, Alex Zanotelli.
Ecco i temi trattati: «il grido dei poveri e il grido della terra», la fede, il lavoro, il dialogo interreligioso e interculturale, i giovani e il rapporto tra l’arte e il sacro.
Insomma, ci saranno due protagonisti in scena: il dubbio e l’esperienza. Lui provocherà ancora più squilibrio in una società profondamente schizofrenica. Lei produrrà un caleidoscopio di idee “tarlanti” che si insinueranno nelle menti già più che sufficientemente confuse.
A chi, infine, questo simposio parlerà? La risposta è semplice: alle decine, forse centinaia di giornalisti che accorreranno ad Assisi e che faranno in modo che l’evento «sia stato un enorme successo». Certamente gli applausi arriveranno e saranno dettati dai nomi presenti, non dalle idee esposte. Aleggerà su Assisi una cappa protestante, liberista, atea, che trarrà alimento anche dalle idee socialiste e comuniste che continuano a vivere nel metabolismo di una civiltà malata, che ha deciso, scientemente, di aggravare il suo stato di salute spirituale e civile. Il linguaggio utilizzato sarà di carattere sociologico, demagogico, emotivo.
Dunque questo convegno della città che oggi è costretta ad ospitare eventi anti-cattolici non parlerà assolutamente alle anime assetate di certezze, di sicurezze, di trascendenza, di ancore a cui aggrapparsi, di pilastri a cui sostenersi, a quelle anime che a dispetto di tutto e di tutti accorrono ancora alle roccaforti dello spirito, ovvero ai Santuari o alle urne dei santi, come quella del cappuccino Pio da Pietrelcina, un altro figlio di san Francesco, che, anche lui, ricevette il dono delle stigmate. E non parlerà neppure a quelle anime che disperatamente vanno in cerca di pastori e maestri della Chiesa di Cristo e non di vip e narcisi, che amano se stessi e le passerelle del mondo.
Leggiamo nella prima lettera di san Giovanni:
«Carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono comparsi nel mondo. Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell'anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo. Voi siete da Dio, figlioli, e avete vinto questi falsi profeti, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo. Costoro sono del mondo, perciò insegnano cose del mondo e il mondo li ascolta. Noi siamo da Dio. Chi conosce Dio ascolta noi; chi non è da Dio non ci ascolta. Da ciò noi distinguiamo lo spirito della verità e lo spirito dell’errore» (1 Giov 4, 1-6).
Il 4 ottobre sarà la festa di san Francesco e il 7 ottobre Benedetto XVI proclamerà Dottore della Chiesa santa Ildegarda di Bingen: in mezzo a queste nobili date assisteremo a ciò che non vorremmo mai e poi mai si realizzasse. Ma sappiamo che la Passione della Chiesa è in atto, con tutte le sue dolorose conseguenze e la Fede, che per lei sarà dedicato un anno intero di riflessione e di preghiera (a partire dall’11 ottobre), subisce colpi spaventosi. Ci consoli il fatto che né san Francesco, né santa Ildegarda sarebbero stati invitati come relatori e neppure avrebbero partecipato, come spettatori, a questo triste e inquietante spettacolo.