sabato 18 luglio 2015

l'alba verrà

La moltiplicazione “all'infinito” delle consacrazioni episcopali senza mandato pontificio in situazione di necessità
 
Dopo la  dovuta consacrazione di mons. Michel Faure - data la situazione creatasi tra l’ambiente tradizionale “ufficiale e storico” e papa Francesco I - mi permetto
1°) di consigliare di rimandare al massimo ulteriori consacrazioni come extrema ratio (per esempio, in caso di guerra mondiale, di persecuzioni fisiche, ecc.);
2°) di smentire coloro che fanno circolare dicerie su nuove consacrazioni imminenti da parte di mons. Williamson.
Purtroppo ci sono alcuni che non esitano a calunniare per squalificare coloro che gli fanno ombra, ma la calunnia è un peccato mortale.
Per 20 anni son vissuto in ambiente sedevacantista (e ne ero un convinto assertore), ma ho toccato con le mie mani che le consacrazioni episcopali moltiplicate “all’infinito” senza mandato pontificio, anche nell’attuale stato di necessità, sono una lama a doppio taglio:
1°) continuano la Tradizione;
2°) ma favoriscono oggettivamente l’anarchia.

Oggi, per di più, ci troviamo in un grave stato di anarchia in tutti i campi, compreso quello ecclesiastico (i fedeli iniziano a fare i “Papi di se stessi” essendo stati delusi dalla Gerarchia e dall’ambiente sacerdotale legato alla Tradizione. Infine il 1° anarchico è, purtroppo, Francesco I).

Inoltre si può ben dire: “cerco l’uomo e non lo trovo!”. Infatti il 1968 lo ha distrutto, “l’uomo è morto”, come pure la famiglia, la società civile e quella ecclesiale, che sembra morta nel suo elemento umano, ma risorgerà quando Dio ha stabilito, non un secondo prima né uno dopo.

Quindi oggi non si può cercare di fondare una grande neo-Congregazione tradizionale e ben strutturata. Si può, però, tentare di offrire ai fedeli, ai seminaristi e ai preti non disposti a scendere a patti con l’ultra-modernismo una modesta scialuppa di salvataggio, come è stato fatto con la consacrazione di mons. Faure e l’apertura di un futuro seminario presso i Domenicani di Avrillé in Francia. Se è opera di Dio vivrà, altrimenti appassirà.

Pertanto continuiamo a fare ciò che la Chiesa ha sempre insegnato/creduto e fatto (S. Vincenzo da Lerino, Commonitorium, III, 15): formare cristiani e preti, ma evitiamo il rischio di dar vita ad una miriade di vescovi senza giurisdizione con consacrazioni episcopali che si moltiplicherebbero immancabilmente “all’infinito”. Aspettiamo il momento di Dio, che non può tardare ad intervenire.

L’umanità ha bisogno dell’intervento dell’Onnipotenza divina, il male è talmente universale e profondo che l’uomo non  è in grado di porvi rimedio.

L’Uomo/tradizionale oggi (dopo 50 lunghi e duri anni di battaglie) vorrebbe (ed è comprensibile umanamente parlando) salvare lui la Chiesa
1°) o con un accordo/compromesso in cedimento;
2°) o moltiplicando “all’infinito” le consacrazioni episcopali.
Ma non è questa la strada giusta. Infatti è Dio che si serve degli uomini e non viceversa. “Non bisogna mettere il carro avanti ai buoi”.

Gli Apostoli fuggirono tutti “collegialmente” il Giovedì Santo, ma Gesù e Maria SS. ripararono tutto, ripescando i Dodici che pre-“corsero” la “Collegialità episcopale” di circa 2000 anni.

Che  si sappia “resistere”, dunque, alla tentazione
1°) di poter sistemare noi la Chiesa con un Episcopato “innumerevole”, acefalo e tendenzialmente “anarchico;
2°) scendendo a patti con chi sta perseguitando ferocemente i cattolici (v. padre Manelli e i Francescani dell’Immacolata) per il loro attaccamento alla Tradizione apostolica e non si vede perché dovrebbe risparmiare gli altri. Se qualcuno lo capisce me lo spieghi per favore, io non ci riesco.

Son passati 55 anni dalla morte di Pio XII: la situazione è talmente degenerata (educazione o depravazione sessuale pratica obbligatoria e contro-natura alle scuole elementari in quasi tutta l’Europa) che siamo arrivati “alla frutta”, perciò basta attendere e sperare.

Come la Russia quando fu invasa e travolta da Napoleone aspettò il “generale Inverno”, che immancabilmente arrivò, oggi noi dobbiamo attendere l’intervento di Dio, che non può non arrivare dopo Francesco I e l’Europa delle banche e della depravazione delle anime innocenti, che non possono difendersi.

La Madonna del Buon Consiglio e lo Spirito Santo col suo Dono del Consiglio e di Fortezza ci illuminino e ci rafforzino in questa “ora delle tenebre” in cui è difficile “camminare senza inciampare” e scoraggiarsi (“tristes erant Apostoli de Christi acerbo funere”) privi della Luce di Gesù, che si è oscurata pro tempore come durante la sua crocifissione.

Non saranno gli uomini ad illuminare il mondo, oramai (2015) l’oscurità dell’universo orbe è troppo fonda ed universale e richiede l’Onnipotenza divina per essere rischiarata.

Nos cum prole pia, illuminet et fortificet Virgo Maria!


di Don Curzio Nitoglia

 



Gli scritti di Don Curzio Nitoglia sono reperibili a questi indirizzi:
http://www.doncurzionitoglia.com/
http://doncurzionitoglia.net/
https://doncurzionitoglia.wordpress.com/



 

mercoledì 15 luglio 2015


Parole di S. Atanasio ai cristiani
che soffrivano sotto gli ariani


"Che Dio vi consoli! ... Quello che rattrista ... è il fatto che gli altri hanno occupato le chiese con violenza, mentre in questo periodo voi vi trovate fuori. E' un dato di fatto che hanno la sede, ma voi avete la fede apostolica. Possono occupare le nostre chiese, ma sono al di fuori della vera fede. Voi rimanete al di fuori dei luoghi di culto, ma la fede abita in voi. Vediamo: che cosa è più importante, il luogo o la fede? La vera fede, ovviamente: Chi ha perso e chi ha vinto in questa lotta - quella che mantiene la sede o chi osserva la fede? È vero, gli edifici sono buoni, quando vi è predicata la fede apostolica; essi sono santi, se tutto vi si svolge in modo santo ... Voi siete quelli che sono felici, voi che rimanete dentro la Chiesa per la vostra fede, che mantenete salda nei fondamenti come sono giunti fino a voi dalla tradizione apostolica, e se qualche esecrabile gelosamente cerca di scuoterla in varie occasioni, non ha successo. Essi sono quelli che si sono staccati da essa nella crisi attuale. Nessuno, mai, prevarrà contro la vostra fede, amati fratelli, e noi crediamo che Dio ci farà restituire un giorno le nostre chiese. Quanto i più violenti cercano di occupare i luoghi di culto, tanto più essi si separano dalla Chiesa. Essi sostengono che rappresentano la Chiesa, ma in realtà sono quelli che sono a loro volta espulsi da essa e vanno fuori strada. Anche se i cattolici fedeli alla tradizione sono ridotti a una manciata, sono loro che sono la vera Chiesa di Gesù Cristo. (Coll. Selecta SS. Eccl. Patrum. Caillu e Guillou, vol. 32, pp 411-412). "

martedì 14 luglio 2015

Il modernismo demolisce tutta la religione cattolica e non solo qualche suo dogma


 
Sento; quindi credo

Il sentimentalismo religioso è uno dei pericoli più gravi che minaccia il mondo cattolico e specialmente ecclesiale perché distrugge la Fede rendendola un atto puramente soggettivo e non più un atto soprannaturale di adesione dell’intelletto, mosso dalla volontà con l’aiuto della Grazia, alle verità o Dogmi oggettivi e reali.

Dal punto di vista naturale il sentimentalismo distrugge la ragione e rende l’uomo un animale istintivo ed emozionale e perciò abbassa la retta ragione ad un livello inferiore a quello raggiunto dalla metafisica classica greca, dal diritto e dalla morale naturale romana, riportando la civiltà europea, che ha le sue origini appunto nella metafisica classica, nel diritto romano e nella scolastica, al livello primitivo, selvaggio o tribale. Nel campo religioso si  favoleggia di una pretesa “Chiesa dei poveri”, quando in realtà tra i Discepoli di Gesù ve ne erano anche di ricchi come Giuseppe d’Arimatea, che gli cedette il suo sepolcro nuovo dove Gesù fu sepolto e dal quale risorse, e la Chiesa è stata sempre la Chiesa di tutti, dei ricchi come dei poveri, insegnando ai primi il buon uso della ricchezza e ai secondi ad accettare ed amare la povertà. È per questo che si può parlare di (tentata) tribalizzazione della Chiesa, esattamente come il Sessantotto ha tribalizzato l’uomo contemporaneo rendendolo un selvaggio, un cavernicolo o “una bestia parlante”. Se Cartesio diceva: “Penso; quindi esisto”, oggi si pensa e si dice: “Sento, ho emozioni, esperienze; quindi esisto”, anzi: “quindi credo”.

Infatti l’essenziale è “sentire” soggettivamente qualcosa di vagamente e astrattamente “spirituale”, che non si identifica in nessuna dottrina di nessuna Chiesa o Religione positiva, ma emerge dal subconscio di ogni uomo, il quale sente il bisogno del “miracolistico”, come insegnano Kant (Critica della Ragion pura) e, sulla sua scia, il Modernismo filosofico (v. San Pio X, Enciclica Pascendi, 8 settembre 1907). In tal modo tutte le credenze religiose sono ridotte ad un principio unico: la soggettività della verità e la relatività di tutte le sue forme e quindi anche del dogma.

In questa ottica non vi sono più eresie, eretici, vera Religione e false religioni, Chiesa di Dio e sette, ma solo “fratelli apparentemente separati, ma sostanzialmente uniti” in una “fratellanza universale”

Il modernismo demolisce tutta la religione cattolica e non solo qualche suo dogma, onde S. Pio X lo qualifica non un’eresia, ma “il compendio di tutte le eresie”. Esso infatti sostituisce l’opinione o l’arbitrio soggettivo del singolo all’autorità del magistero ecclesiastico e della gerarchia. Onde dall’agnosticismo teologico si passa all’ateismo o addirittura al nichilismo religioso (vedi “la teologia della morte di Dio”), con la conseguente abolizione di ogni religione positiva e specialmente di quella unica vera che è e rimane la cattolico-romana.

Che cosa rimane?  Il “primato dell’azione” con i suoi appelli volontaristici ultimo stadio del modernismo