Editoriale di “Radicati nella fede”
marzo 2013
Chi ama
veramente il Papa?
Ma chi ama veramente il Papa? C'è da
domandarselo in un momento così! Pensavamo di non vedere, prima di morire, le
dimissioni del Papa.
Sappiamo che teoricamente sono sempre state
possibili, ma come negare che sono un fatto così straordinario da turbare? Da
sempre sai che il Papa, come un padre, è Papa per tutta la vita. Da sempre sai
che il Papa invecchia, anche tanto, e poi muore e muore da Papa, offrendo, come
e più di ogni anima cristiana, l'ultimo sacrificio di sé per il bene della
Chiesa.
Ma ora qualcosa si è spezzato, certamente
nella coscienza dei fedeli, già messi alla prova in queste terribili “sabbie
mobili” della Chiesa “moderna”. Qualcosa si è spezzato nei fedeli, ora
infragiliti anche dalle dimissioni del Papa.
C'è ancora qualcosa di certo? di fermo? Tutte
le circostanze sembrano concorrere contro questo desiderio di stabilità.
Sappiamo che le dimissioni del Papa sono teoricamente
sempre possibili, e qualcosa di lontanamente simile è già successo in qualche
piega del lontano medioevo, ma come negare che le circostanze drammatiche in
cui oggi cadono queste dimissioni, rendono questo fatto spaventosamente unico?
Ai tempi dei “pasticci” vaticani, del lontano
passato, poteva saltar fuori una dimissione (pochissime per la verità), si
poteva assistere anche a qualche anti-papa, ma in quel passato la fede
cattolica era chiara nei suoi dogmi.
Il mondo antico non era attraversato dalla
peste del cristianesimo modernista, da ambigui concili pastorali, che oggi
hanno confuso le parole cristiane. C'era la Messa, chiara per tutti, che non
veniva ridicolizzata e imbastardita come nel teatrino delle chiese della
modernità.
In una parola, nel passato il problema era
disciplinare, non di fede.
Oggi no. Oggi il Papa si dimette mentre la
barca di Pietro è nella tempesta più nera, quella della fede in pericolo.
Nell'Anno della fede il Papa si ritira, non è
emblematico questo? Lascia una Chiesa che è un guazzabuglio di teorie, di
pratiche pastorali le più disparate. Lascia la Chiesa in un bagno di
secolarizzazione tremenda, dove i pastori sembrano più impiegati che uomini di
Dio.
Questa spaventosa realtà non sarà nascosta
dalle parole falsamente tranquillizzanti dei “cicisbei di corte”; non sarà
nascosta dalle parole perbeniste dei soliti quattro “conservatori” che vogliono
far credere che la Chiesa sia già tornata alla sua Tradizione.
In tutto questo disastro chi ama veramente il
Papa? Ama il Papa chi è preoccupato della fede. Il successore di Pietro c'è
nella Chiesa come custode della fede e dell'unità disciplinare che da essa
discende. Allora amare il successore di Pietro, amare il Papa, vuol dire amare
il suo compito, cioè il custodire il deposito e il confermare nella fede i
fratelli.
Amare il Papa fino alle lacrime, vuol dire
amare la fede cattolica fino a morire per essa, come i martiri.
Preghiamo per il Papa, preghiamo tanto, ma
ricordando che amare il Papa per qualcosa di meno della fede non sarebbe un
vero amore al successore di Pietro.