giovedì 28 febbraio 2013

"Preghiamo per il Papa, preghiamo tanto, ma ricordando che amare il Papa per qualcosa di meno della fede non sarebbe un vero amore al successore di Pietro" (Editoriale di "Radicati nella fede" di marzo)


Editoriale di “Radicati nella fede” marzo 2013

 

Chi ama veramente il Papa?

 
 Ma chi ama veramente il Papa? C'è da domandarselo in un momento così! Pensavamo di non vedere, prima di morire, le dimissioni del Papa.

  Sappiamo che teoricamente sono sempre state possibili, ma come negare che sono un fatto così straordinario da turbare? Da sempre sai che il Papa, come un padre, è Papa per tutta la vita. Da sempre sai che il Papa invecchia, anche tanto, e poi muore e muore da Papa, offrendo, come e più di ogni anima cristiana, l'ultimo sacrificio di sé per il bene della Chiesa.


 Ma ora qualcosa si è spezzato, certamente nella coscienza dei fedeli, già messi alla prova in queste terribili “sabbie mobili” della Chiesa “moderna”. Qualcosa si è spezzato nei fedeli, ora infragiliti anche dalle dimissioni del Papa.

  C'è ancora qualcosa di certo? di fermo? Tutte le circostanze sembrano concorrere contro questo desiderio di stabilità.

  Sappiamo che le dimissioni del Papa sono teoricamente sempre possibili, e qualcosa di lontanamente simile è già successo in qualche piega del lontano medioevo, ma come negare che le circostanze drammatiche in cui oggi cadono queste dimissioni, rendono questo fatto spaventosamente unico?

  Ai tempi dei “pasticci” vaticani, del lontano passato, poteva saltar fuori una dimissione (pochissime per la verità), si poteva assistere anche a qualche anti-papa, ma in quel passato la fede cattolica era chiara nei suoi dogmi.

 Il mondo antico non era attraversato dalla peste del cristianesimo modernista, da ambigui concili pastorali, che oggi hanno confuso le parole cristiane. C'era la Messa, chiara per tutti, che non veniva ridicolizzata e imbastardita come nel teatrino delle chiese della modernità.

 In una parola, nel passato il problema era disciplinare, non di fede.

  Oggi no. Oggi il Papa si dimette mentre la barca di Pietro è nella tempesta più nera, quella della fede in pericolo.

 Nell'Anno della fede il Papa si ritira, non è emblematico questo? Lascia una Chiesa che è un guazzabuglio di teorie, di pratiche pastorali le più disparate. Lascia la Chiesa in un bagno di secolarizzazione tremenda, dove i pastori sembrano più impiegati che uomini di Dio.

 Questa spaventosa realtà non sarà nascosta dalle parole falsamente tranquillizzanti dei “cicisbei di corte”; non sarà nascosta dalle parole perbeniste dei soliti quattro “conservatori” che vogliono far credere che la Chiesa sia già tornata alla sua Tradizione.

  In tutto questo disastro chi ama veramente il Papa? Ama il Papa chi è preoccupato della fede. Il successore di Pietro c'è nella Chiesa come custode della fede e dell'unità disciplinare che da essa discende. Allora amare il successore di Pietro, amare il Papa, vuol dire amare il suo compito, cioè il custodire il deposito e il confermare nella fede i fratelli.

 Amare il Papa fino alle lacrime, vuol dire amare la fede cattolica fino a morire per essa, come i martiri.

  Preghiamo per il Papa, preghiamo tanto, ma ricordando che amare il Papa per qualcosa di meno della fede non sarebbe un vero amore al successore di Pietro.