sabato 30 aprile 2016

Orfani del Cielo - Editoriale di "Radicati nella fede", Maggio 2016.



ORFANI DEL CIELO

Pubblichiamo l'editoriale del numero di Maggio 2016


ORFANI DEL CIELO
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno IX n° 5 - Maggio 2016

Terrena despicere et amare coelestia.

 Quante volte, nelle orazioni della liturgia tradizionale, la Chiesa fa chiedere questo, “disprezzare le cose della terra e amare quelle del Cielo”! Quante volte nella Sacra Scrittura vi è un continuo richiamo ad alzare lo sguardo alle cose eterne:

 Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra (Col 3,1-2).

 E' il frutto cosciente della Pasqua cristiana: siccome Cristo è risorto ed è asceso alla destra del Padre, tu sai che la vita vera è la vita eterna e devi ormai vivere proteso verso ciò che è definitivo. Cristo è risorto, tu devi risorgere con lui, non puoi più vivere come se questo non fosse accaduto, non puoi vivere per qualcosa di meno! Ma il vivere per Cristo, vincitore del peccato e della morte, vuol dire vivere protesi verso i beni eterni, verso il Paradiso, verso il Cielo: cercate le cose di lassù.

 Il cristianesimo ammodernato ha invece avvelenato tutto e ci ha fatti orfani del Cielo. Sì, orfani del Cielo!

 Il cristianesimo che ci è stato passato in questi anni è un cristianesimo terreno, preoccupato di dimostrare di essere utile a questo mondo.

 La Madonna a Fatima non sbagliò di certo quando parlò degli errori che la Russia, se non si fosse convertita, avrebbe sparso nel mondo: il Marxismo-Comunismo è stato il più orrendo ribaltamento della religione cattolica, il sovvertimento dell'unica vera religione. Il Marxismo-Comunismo ha, in modo demoniaco, proiettato gli uomini verso un messianismo terreno: il messia atteso diventa la società nuova, che nasce dalla rivoluzione, dove tutti saranno uguali; la società comunista.

 Solo che nella maggioranza dei casi ci fermiamo, nel considerare il male di questa religione ribaltata e atea che è il Comunismo, al fiume di sangue prodotto dalle sue persecuzioni. Certo, milioni di morti ha sulla coscienza, le sue mani grondano di sangue, ma il suo male non è solo qui e innanzitutto qui. L'azione malefica del Comunismo ateo è quella propria di ogni eresia: l'avvelenamento della Chiesa.

 E la Chiesa, tragicamente, al Concilio Vaticano II, decise di non condannare esplicitamente il Comunismo ateo e così il male non trovò più barriere per penetrare nel Tempio di Dio.

 Abbiamo assistito in questi anni ad una Chiesa sempre più preoccupata di dimostrare, ai comunisti e ai post-comunisti, di essere utile alla società. Una Chiesa dimentica della vita soprannaturale, che cade sempre più nel Naturalismo; una Chiesa più simile ad una associazione di volontariato, una Chiesa tutta interna alla moderna società.

 Certo, il Cielo non è negato, in questa Chiesa, ci mancherebbe altro! Non è negato, ma è abbandonato come orizzonte ultimo, come “uscita di sicurezza” di questa vita terrena che gli uomini, laici o cattolici che siano, programmano tra di loro. Un Cielo lontano-lontano...

 Capita della nuova vita cristiano-moderna, quello che accade in troppi funerali: si accompagna all'estremo saluto chi è stato perfettamente indifferente a Dio, lo si commemora dal punto di vista umano, e poi gli si concede la prospettiva di un utopico cielo da cui lui ci guarderebbe ora, tanto per esorcizzare la morte.

 Esattamente come quei cattolici impegnati nel volontariato del mondo che, finito tutto il loro daffare, sperano che il loro agitarsi non finisca con la morte, perché Dio concede un'altra vita.

 Questa è la vita eterna del catto-comunista,  o se volete del cattolico naturalista: per lui è reale la vita di quaggiù e chiede a Dio di proseguirla dopo l'inevitabile smacco della morte corporale. È l'avvelenamento del Cristianesimo, è il suo ribaltamento, predetto a Fatima.

 Totalmente differente è la prospettiva cattolica: la vita reale è la vita eterna, che è la vita vera. È così reale, dalla Resurrezione di Cristo, che il cristiano è chiamato a volerla e desiderarla con tutta la fibra del proprio essere... cercate le cose del Cielo.
 Altro che orizzonte su cui proiettare le nostre speranze ed esigenze umane!, è l'esatto contrario: la vita eterna con Dio è così vera che è essa a proiettare sulla vita di quaggiù una prospettiva totalmente nuova. L'uomo deve vivere, qui ed ora, per il Cielo; e tutto ciò che dice e fa deve essere per il Cielo; e se non è per il Cielo non è degno di questo mondo.

 La Chiesa è stata posta nel mondo perché gli uomini non dimentichino questo.
 La Chiesa e il cristiano sono posti nel mondo perché gli uomini non si impadroniscano di Dio per benedire le loro cose umane, ma perché le umane vivano delle eterne e siano così salvate.
 La Chiesa c'è perché il Cielo salvi gli uomini.

 Ma la chiesa ammodernata ci ha fatto orfani del Cielo, e interessandosi freneticamente delle cose della terra ha lasciato gli uomini nella solitudine.

 Ma questa chiesa ammodernata, senza il Cielo, non sarà mai la Chiesa di Dio.

 La Messa della tradizione, e lo sperimenta chi la vive con fedeltà, è la Messa del Cielo:
 tutta protesa alle cose di Dio possa rimetterci nella giusta posizione.

 Cercate le cose di lassù: questo cercare inizia dalla Messa di sempre.

domenica 24 aprile 2016

Intervista a S.E. mons. Athanasius Schneider


Intervista a S.E. mons. Athanasius Schneider, da Dániel Fülep del Centro John Henry Newman (Ungheria).

Traduzione a cura di Chiesa e postconcilio dal testo originariamente pubblicato su Rorate caeli.

Le affermazioni di mons. Schneider di fatto ci confermano nelle nostre posizioni e riflessioni sui vari argomenti trattati; abbiamo inserito nel testo alcuni nostri link di riferimento che vi fanno puntuale riscontro, insieme ai link ai principali documenti citati, per chi avesse interesse ad approfondire.

Anche se l'intervista è avvenuta il 6 marzo scorso, un mese prima della pubblicazione della Esortazione post-sinodale, abbiamo ritenuto dover anticipare, pubblicandolo qui, tratto dal testo integrale, il capitolo di apertura, che si riferisce alle due sessioni Sinodali in generale e che, per l'approccio alle questioni dibattute, già di per sé è rivelatore del pensiero di mons. Schneider sulla Esortazione stessa, per via dell'evidente riscontro rilevabile nell'analisi riguardante la Relatio finale.

Di seguito riprendiamo il successivo lungo e ampio excursus sull'intera realtà ecclesiale che tocca molti punti della crisi attuale.

A proposito del Concilio Vaticano II

Mr. Fülep: durante una conferenza teologica a Roma nel dicembre 2010 [qui] lei ha indicato la necessità di "un nuovo Sillabo"[1] nel quale l'autorità pontificia dovrebbe correggere le interpretazioni erronee dei documenti del Concilio Vaticano II.[2] Che cosa ne pensa oggi?

Mons. Schneider: penso che in questo periodo di confusione sia assolutamente necessario avere un Sillabo del genere. Per Sillabo si intende una lista, un elenco di pericoli, di affermazioni confuse, di cattive interpretazioni, ecc.; l'enumerazione degli errori più comuni e diffusi in ogni area come dogmi, morale e liturgia. D'altro canto occorre anche chiarire e positivamente fissare quegli stessi punti. Ce ne sarà sicuramente bisogno perché la Chiesa ha sempre dato chiarimenti molto precisi, specialmente nelle epoche di confusione.

Mr. Fülep: il nome dato al programma pontificale di Giovanni XXIII, nel suo discorso del 25 gennaio 1959, fu “aggiornamento”, e fu una delle parole chiave utilizzate durante il Concilio Vaticano II. Quale è la corretta interpretazione di tale termine?

Mons. Schneider: per papa Giovanni XXIII “aggiornamento” non significava il cambiare la verità, ma lo spiegarla in modi più profondi e pedagogici, così che i fedeli la accettassero e la comprendessero meglio. Il papa insistette che “aggiornamento” significava mantenere la fede nella sua interezza. Fu dopo il Concilio che quel termine fu radicalmente abusato per cambiare la fede. Il che non era nelle intenzioni di Giovanni XXIII.

Mr. Fülep: un altro termine frainteso è la “participatio actuosa” [nel blog qui].[3] Anche il clero lo ha inteso come il dover preferibilmente assegnare un compito a ogni fedele durante la liturgia. È come se questo termine si riferisse al trambusto del darsi da fare, o all'attivismo. Nessuno ha pensato che si trattasse di un'attività interna.

Mons. Schneider: il primo ad adoperare l'espressione “participatio actuosa” fu papa Pio X nel suo famoso motu proprio sulla musica sacra Tra le sollecitudini.[4] Il papa parla di “participatio actuosa” spiegando che i fedeli durante la Santa Messa devono essere consci delle sacre parole e dei sacri riti, partecipando consapevolmente anziché distrattamente. Il loro cuore e la loro bocca devono essere in accordo. Si può trovare questo stesso significato nel documento Sacrosantum Concilium del Concilio Vaticano II,[5] dove non si trova certo una gran reinterpretazione di quel termine. Il Sacrosanctum Concilium ci insegna che in pratica la participatio actuosa significa ascoltare, rispondere, cantare, inginocchiarsi, ed anche lo stare in silenzio. È stata la prima volta che il Magistero ha parlato del silenzio come una forma di participatio actuosa, per cui dobbiamo smontare alcuni miti sulla malintesa participatio. 

A proposito della crisi della Chiesa

Mr. Fülep: oggi dobbiamo riconoscere che c'è una profonda frattura all'interno della Chiesa. Il quadro è molto complesso, ma semplificando possiamo dire che c'è una dura lotta tra il modernismo e la tradizione. Come spiega sua Eccellenza questa dicotomia nella vita della Chiesa?

Mons. Schneider: sono già 50 anni che stiamo vivendo e subendo quella dicotomia, fin dal Concilio. Da un lato rileviamo segni positivi nella Chiesa; d'altro canto vediamo che certi sacerdoti e vescovi diffondono errori. Questa situazione è contraria alla natura della Chiesa. Gesù Cristo comandò agli Apostoli e ai loro successori di vigilare sul deposito della fede, cioè la fede cattolica, intatta, per la quale gli Apostoli furono disposti anche a dare la vita. Coloro che hanno autorità nella Chiesa devono agire contro tale situazione e correggerla.

Mr. Fülep: nell'analizzare la vita della Chiesa, ci rendiamo conto che stiamo vivendo in un'epoca fuori dall'ordinario. L'apostasia è generalizzata, pressoché dappertutto, e le eresie sono scatenate: modernismo, conciliarismo, arcaismo, ecc. Sfortunatamente vediamo segni di eresia anche tra i vescovi. Gli storici dicono che questa crisi ci ricorda l'epoca dell'arianesimo. Se questo paragone è esatto, che somiglianza c'è tra il periodo ariano e i nostri giorni?

Mons. Schneider: la crisi ariana del quarto secolo fu causa di una confusione generale in tutta la Chiesa. Le eresie - o ambiguità e mezze verità - riguardanti la divinità di Cristo furono all'epoca assai diffuse. Solo pochi vescovi restarono ad opporsi apertamente all'eresia e all'ambiguità rappresentata dai cosiddetti semi-ariani. In quei giorni solo il clero politicamente corretto veniva promosso all'episcopato o altri alti uffici ecclesiastici, poiché il governo dell'epoca sosteneva e promuoveva l'eresia, in modi simili a quelli del nostro tempo. Nel nostro tempo non viene negata qualche specifica dottrina di fede, ma c'è una confusione generale in quasi tutti gli aspetti della dottrina cattolica, della morale e della liturgia. Nei nostri giorni, inoltre, quanto alla difesa della fede cattolica molti vescovi sono silenziosi o intimoriti. Per cui la mia risposta è "sì", ci sono somiglianze.

Mr. Fülep: alcuni suggeriscono l'importanza di un nuovo dogma per definire il termine ‘tradizione’ e chiarire il rapporto fra tradizione e papato, concili, Magistero, ecc. Questo nuovo dogma potrebbe ad esempio difendere la tradizione contro il conciliarismo o qualche altra cattiva interpretazione del primato petrino. Cosa ne pensa?

Mons. Schneider: abbiamo il documento Dei Verbum[6] del Concilio Vaticano II sulla divina rivelazione, che contiene molte ottime affermazioni. Ci dice che quanto al Magistero, il Papa non è al di sopra della Parola di Dio o della Tradizione ma, in qualità di servo della Parola trasmessa oralmente e per iscritto (= tradizione), ne è al di sotto. Occorre anche insistere sul fatto che il papa, il papato, non è il proprietario della traduzione o della liturgia, ma le deve preservare, come un buon giardiniere. Penso che sia un bene approfondire la riflessione sulle relazioni che intercorrono fra il Magistero e la Tradizione.

Mr. Fülep: ai fedeli cattolici di oggi tocca fare esperienza della debolezza e delle disfunzioni del Magistero: senza esagerazione oso dire che nei media cattolici ufficiali si possono ascoltare, leggere o vedere errori madornali, ambiguità, e quel che è peggio, anche eresie, da preti di alto rango e tristemente anche da vescovi e alti dignitari ecclesiastici, quasi ogni giorno. Una percentuale significativa delle affermazioni ufficiali – anche le più alte – è confusa e contraddittoria, ed inganna molti fedeli. Cosa dovrebbero fare i fedeli cattolici in questi tempi difficili? Come possiamo restare nella fede in questa situazione? Quale è il nostro dovere?

Mons. Schneider: nella storia della Chiesa ci sono sempre stati momenti di crisi profonda, sia per la fede che per la morale. La crisi più profonda e pericolosa fu senza dubbio la crisi ariana nel quarto secolo. Fu un attacco mortale contro il mistero della Santissima Trinità. In quei tempi furono praticamente i semplici fedeli a salvare la fede cattolica. Nell'analizzare tale crisi, il beato John Henry Newman disse che fu la “ecclesia docta” (cioè i fedeli che ricevono l'insegnamento dal clero) anziché la “ecclesia docens” (cioè i responsabili del magistero ecclesiastico) a salvare l'integrità della fede cattolica nel quarto secolo. In tempi di grave crisi la Divina Provvidenza preferisce usare gli umili e i semplici per dimostrare l'indistruttibilità della Sua Chiesa. Sulla situazione interna della Chiesa si può anche considerare la seguente affermazione di san Paolo: “Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti” (1 Cor 1,27). Quando i semplici fedeli notano che i rappresentanti del clero, e perfino dell'alto clero, trascurano la fede cattolica e proclamano errori, dovrebbero pregare per la loro conversione, dovrebbero riparare gli sbagli del clero attraverso una coraggiosa testimonianza della fede. Certe volte i fedeli dovrebbero anche avvisare il clero e correggerlo, sempre rispettosamente, cioè seguendo il principio del “sentire cum ecclesia”, come ad esempio fecero santa Caterina da Siena e santa Brigida di Svezia. Nella Chiesa tutti costituiamo un unico corpo, il Corpo Mistico di Cristo. Quando la testa (il clero) è debole, il resto dei membri dovrebbe tentare di rafforzare l'intero corpo. In fin dei conti, la Chiesa è guidata dal suo Capo invisibile, che è Cristo, ed è animata dalla sua anima invisibile, che è lo Spirito Santo. Pertanto la Chiesa è indistruttibile.

Messaggio video confuso e ambiguo

Mr. Fülep: a gennaio papa Francesco ha rivelato la sua intenzione di preghiera per il dialogo interreligioso in un video-messaggio. [qui[7] Il Santo Padre ha detto di pregare affinché “il dialogo sincero fra donne e uomini di diverse religioni possa portare frutti di pace e di giustizia.” Nel video vediamo il papa argentino insieme a credenti di altre religioni, inclusi ebrei, musulmani e buddisti, che professano la propria fede e dichiarano insieme di credere nell'amore. Il Papa fa appello al dialogo interreligioso, notando che “molti si dichiarano credenti,” e perciò “questo dovrebbe portare al dialogo tra le religioni”. “Solo attraverso il dialogo”, sottolinea, “si potrà eliminare l'intolleranza e la discriminazione”. Nel notare che il dialogo interreligioso è “una condizione necessaria” per la pace nel mondo, il Papa dice: “Non dobbiamo smettere di pregare per essa né di collaborare con coloro che la pensano in modo diverso.” Ha anche espresso la sua speranza che la sua richiesta di preghiera si diffonda a tutti. “In questo ampio spettro di religioni”, conclude papa Francesco, “c'è solo una certezza che abbiamo per tutti: siamo tutti figli di Dio”, e afferma di aver fiducia nelle nostre preghiere. Nell'ultima inquadratura possiamo vedere Gesù Bambino fra il Buddha, la Menoràh e una corona di preghiera islamica. Se crediamo che Gesù Cristo è il Figlio Unigenito di Dio, e crediamo la Chiesa, la fede e il battesimo necessari alla salvezza,[8] e sappiamo che la figliolanza divina è il frutto della giustificazione, vedere questo video mette un certo imbarazzo…

Mons. Schneider: ovvio. Sfortunatamente, queste affermazioni del papa sono molto ambigue e confuse. C'è confusione perché sta mettendo sullo stesso piano il livello della natura, secondo cui siamo tutti creature di Dio, e il livello soprannaturale, secondo cui solo coloro che credono in Cristo e vengono battezzati sono figli di Dio. Solo coloro che credono in Cristo sono figli di Dio, che non sono nati nella carne. Questo lo ha dichiarato Dio stesso, nel Vangelo di Giovanni.[9] Quell'affermazione del Papa contraddice in qualche modo la stessa Parola di Dio. E, come scrisse san Paolo, è solo in Cristo[10] e attraverso lo Spirito Santo riversato nei nostri cuori che possiamo dire “Abbà, Padre”: cioè è assolutamente chiaro basandosi sulla Parola di Dio. Ovviamente, Cristo ha versato il Suo sangue per redimere tutti, ogni essere umano. Questa è redenzione oggettiva. E perciò ogni essere umano può diventare figlio di Dio se accetta personalmente Cristo nella fede e attraverso il battesimo. Per cui dobbiamo spiegare tali differenze in modo assolutamente chiaro.

Il Cammino Neocatecumenale
è una comunità Protestante-Ebraica

Mr. Fülep: mentre la tradizione viene perseguitata, ci sono certi nuovi movimenti moderni che vengono invece sostenuti parecchio. Uno di questi è la comunità di Kiko. Quale è la sua opinione sul Cammino Neocatecumenale?[11]

Mons. Schneider: si tratta di un fenomeno molto triste e complesso. Per dirla apertamente: è un cavallo di Troia nella Chiesa. Li conosco molto bene perché per loro sono stato delegato apostolico per parecchi anni in Kazakhstan, a Karagandà. Ed ho assistito alle loro Messe e ai loro incontri, e ho letto gli scritti di Kiko, il loro fondatore, per cui li conosco bene. Parlando apertamente, senza diplomazia, dico che il Neocatecumenato è una comunità Protestante-Ebraica[12] all'interno della Chiesa, che di cattolico ha solo la decorazione. L'aspetto più pericoloso riguarda l'Eucarestia, poiché l'Eucarestia è il cuore della Chiesa. Quando il cuore è in pessimo stato, l'intero corpo è in un pessimo stato. Per il Neocatecumenato, l'Eucarestia è principalmente un banchetto fraterno. Quest'attitudine è Protestante, tipicamente Luterana.[13] I neocatecumenali rigettano il concetto e l'insegnamento che l'Eucarestia sia un vero sacrificio. Addirittura affermano che l'insegnamento tradizionale, e il credere che l'Eucarestia sia un sacrificio, sarebbe qualcosa di non cristiano ma pagàno.[14] Questo è completamente assurdo, questo è tipicamente Luterano e Protestante. Durante le loro liturgie eucaristiche trattano il Santissimo Sacramento in una maniera talmente banale, che certe volte è orribile.[15] Si siedono mentre ricevono la Santa Comunione, e disperdono frammenti perché non se ne curano, e dopo la Comunione ballano anziché pregare e adorare Gesù in silenzio. È questo che è realmente mondano, pagàno, naturalistico.

Mr. Fülep: il problema potrebbe non essere solo pratico…

Mons. Schneider: il secondo pericolo è la loro ideologia. L'idea principale del Neocatecumenato, stando al loro fondatore Kiko Argüello, è la seguente: la Chiesa avrebbe avuto una vita ideale solo fino all'epoca di Costantino, nel quarto secolo - solo questa sarebbe stata la vera Chiesa. 
E con Costantino la Chiesa avrebbe cominciato a degenerare: degenerazione dottrinale, liturgica e morale.[16] E la Chiesa avrebbe raggiunto il peggio di questa degenerazione dottrinale e liturgica nei decreti del Concilio di Trento. In realtà è vero l'esatto contrario di tale opinione: il Concilio di Trento è stato uno dei più alti momenti della storia della Chiesa proprio a causa della chiarezza dottrinale e disciplinare. Secondo Kiko, l'epoca oscura della Chiesa sarebbe durata dal quarto secolo fino al Concilio Vaticano II. Sarebbe stato solo grazie al Vaticano II che la luce sarebbe giunta nella Chiesa. Questa è un'eresia perché vorrebbe insinuare che lo Spirito Santo avrebbe abbandonato la Chiesa. Ed è davvero settario e molto in linea con Martin Lutero, il quale disse che fino a lui stesso la Chiesa era nell'oscurità e che solo attraverso lui stesso la luce sarebbe tornata nella Chiesa. La posizione di Kiko è fondamentalmente uguale, solo che Kiko postula l'epoca oscura della Chiesa da Costantino al Vaticano II. Così i neocatecumenali fraintendono il Concilio Vaticano II. Dicono di essere apostoli del Vaticano II, per giustificare tutte le loro pratiche eretiche e gli insegnamenti eretici. Questo è un grave abuso.

Mr. Fülep: com'è possibile che questa comunità sia stata ufficialmente ammessa dalla Chiesa?

Mons. Schneider: questa è un'altra tragedia. Hanno costituito una potente lobby in Vaticano da almeno trent'anni. E c'è un altro inganno: in molti eventi ostentano ai vescovi parecchi frutti di conversione e molte vocazioni. Molti vescovi sono resi ciechi da tali "frutti", e non notano gli errori e non li esaminano. I neocatecumenali hanno famiglie con molti figli, ed hanno un alto livello morale nella vita familiare. Questo è certamente un buon risultato, ma c'è anche la pratica esagerata di imporre alle famiglie di avere quanti più figli è possibile. Questo non è salutare. Loro affermano di accettare la Humanae Vitae,[17] e questo è certamente un bene. Ma in fin dei conti è certamente un'illusione, perché ci sono anche moltissimi gruppi Protestanti nel mondo di oggi con un alto livello morale, che hanno anche un gran numero di figli, e che vanno a protestare contro l'ideologia gender e l'omosessualità, e che pure accettano la Humanae Vitae. Per me, perciò, non è un criterio decisivo di verità! Esistono un sacco di comunità Protestanti che convertono tanti peccatori, gente che viveva nei vizi come alcolismo e droga. Per cui i frutti di conversione non li ritengo un criterio decisivo e non inviterei questi buoni gruppi Protestanti a fare apostolato nella mia diocesi. Cosa che è invece l'illusione di tanti vescovi, che sono ammaliati dai cosiddetti frutti.

Mr. Fülep: quanto alla dottrina, quale è la pietra d'inciampo?

Mons. Schneider: è la dottrina sull'Eucarestia. È quella il cuore. È un errore guardare prima ai frutti e poi non preoccuparsi della dottrina e della liturgia. Sono sicuro che verrà il tempo in cui la Chiesa oggettivamente esaminerà questa organizzazione in profondità, senza la pressione delle lobby del Cammino Neocatecumenale, e i loro errori dottrinali e liturgici verranno davvero alla luce.


Cristo è il solo Redentore

Mr. Fülep: cinquant'anni fa veniva promulgata la dichiarazione Nostra aetate.[18] Nel suo quarto articolo presentava le relazioni fra la Chiesa Cattolica e gli Ebrei in un nuovo quadro teologico. Questo documento del Concilio è uno dei più problematici e controversi, fra le altre cose, a causa delle affermazioni sugli Ebrei. Ed ora, in occasione del cinquantenario, il cardinale Kurt Koch, per conto della Santa Sede, ha scritto un nuovo documento[19] in cui si legge che “la Chiesa cattolica non conduce né incoraggia alcuna missione istituzionale rivolta specificamente agli ebrei”.[20] Dunque non è più valido il mandato missionario[21] ricevuto da Gesù? [ne abbiamo parlato qui]

Mons. Schneider: è impossibile perché sarebbe totalmente contrario alla parola di Cristo. Gesù Cristo ha detto: “non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele” (Mt 15,24). E la Sua missione continua, Lui non l'ha abolita. Ha detto: "andate e fate discepole tutte le nazioni"[22] anziché "andate in tutte le nazioni con l'eccezione degli Ebrei". L'affermazione sopraindicata implica questo. Ma è assurdo. Questo è contro la volontà di Dio e contro l'intera storia e vita della Chiesa lungo duemila anni. La Chiesa ha sempre predicato a chiunque, indipendentemente dalla sua nazione e dalla sua religione. Cristo è l'unico Redentore. Oggi gli Ebrei rifiutano l'Alleanza con Dio. Esiste una sola Alleanza con Dio: l'Antica Alleanza era solo preparatoria e si è compiuta nella Nuova ed Eterna Alleanza. Questo è anche l'insegnamento del Concilio Vaticano II: “L'economia del Vecchio Testamento era soprattutto ordinata a preparare, ad annunziare profeticamente e a significare con diverse figure l'avvento di Cristo redentore... Dio dunque, il quale ha ispirato i libri dell'uno e dell'altro Testamento e ne è l'autore, ha sapientemente disposto che il Nuovo fosse nascosto nel Vecchio e il Vecchio fosse svelato nel Nuovo” (Dei Verbum, 15–16). Gli Ebrei hanno rifiutato questa Divina Alleanza, dal momento che Gesù aveva detto loro: “chi odia me, odia anche il Padre mio” (Gv 15,23). Queste parole di Gesù sono ancora valide per gli ebrei di oggi: “il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mc 13,31). E Gesù disse: chi non accetta me, non può andare al Padre.[23] Quando gli Ebrei di oggi rifiutano Cristo, rifiutano anche il Padre e la sua Alleanza, poiché infatti c'è solo un'Alleanza, non ce ne sono due: l'Antica si è conclusa nella Nuova Alleanza. Poiché c'è un solo Dio, non ci sono due dèi distinti: un dio dell'Antico Testamento e un dio del Nuovo Testamento. Gli Ebrei di oggi sono i discepoli talmudisti dei Farisei, che rifiutarono l'Alleanza con Dio nella Nuova ed Eterna Alleanza. Comunque, gli Ebrei giusti dell'Antico Testamento - i profeti, Abramo e Mosè - accettarono Cristo. Gesù ci ha detto questo, per cui occorre evidenziarlo.

Mr. Fülep: mentre Giovanni Paolo II - come la Nostra Aetate - chiama gli ebrei “fratelli maggiori”, Benedetto XVI ha usato l'espressione “padri nella fede”. Ma gli Ebrei dell'Antico Testamento e il Giudaismo Talmudico sono due cose alquanto differenti, esatto?

Mons. Schneider: sì, certo. Sfortunatamente le espressioni di questi due papi sono in qualche misura ambigue. Non sono chiare. Per cui quando queste parole sono intese a significare che gli Ebrei sono i nostri fratelli maggiori, noi dobbiamo precisare che solo gli Ebrei dell'Antico Testamento – i Profeti, Abramo e tutti i santi dell'Antico Testamento – sono i nostri fratelli maggiori. Questo è corretto perché avevano già accettato Cristo, non esplicitamente ma al livello delle prefigurazioni e dei simboli, ed Abramo anche esplicitamente, come Cristo stesso ci ha detto: “Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò” (Gv 8,56). Ma come possiamo dire lo stesso a proposito degli Ebrei di oggi del Talmud che rifiuta Cristo e che non hanno fede in Cristo e nella Santissima Trinità? Come possono essere i nostri fratelli maggiori se non hanno fede in Cristo? Che cosa si suppone che abbiano da insegnarmi? Io ho fede in Cristo e nella Santissima Trinità. Ma loro rigettano la Santissima Trinità, perciò non hanno fede. Pertanto non potranno mai essere miei fratelli maggiori nella fede.

Dialogo con l'Islam

Mr. Fülep: l'Islam è la religione più praticata nel Kazakhstan.[24] Tradizionalmente, i kazaki etnici sono musulmani sunniti. Quale è la sua esperienza riguardo al dialogo con loro? L'Islam viene detto essere simile al cristianesimo o all'ebraismo per il fatto di credere in un solo Dio, per cui il monoteismo viene visto come la base della conversazione. Ma è davvero così? È possibile avviare un dialogo teologico approfondito con loro? Davvero Allah è lo stesso della Santissima Trinità? C'è qualche altra base di dialogo teologico se l'islam odia la fede nell'Incarnazione? [nel blog qui - qui - qui]

Mons. Schneider: c'è una certa confusione anche quando si dice che gli Ebrei, i Musulmani e i Cristiani seguirebbero religioni monoteistiche. Ciò è alquanto caotico. Perché? Perché noi cristiani crediamo sempre non solo in un unico Dio, ma in un Dio uno e trino, Dio, la Santissima Trinità. Noi non crediamo solo in un Dio unico come ogni uomo può credere alla luce della ragione naturale. Gli Ebrei e i Musulmani credono in un unico Dio che è una sola persona. Questa è un'eresia, questo non è vero. Dio non è un'unica persona, ma è in tre Persone. Inoltre non hanno fede poiché credono che il Dio unico non richieda fede, solo la ragione naturale. C'è il dogma della fede che afferma che attraverso la sola illuminazione naturale della ragione naturale l'uomo può riconoscere che c'è Dio. Noi abbiamo una fede soprannaturale, e questa è una differenza sostanziale. Oggettivamente, Dio, che è conoscibile attraverso la ragione, è ovviamente la Santissima Trinità. Ma gli Ebrei e i Musulmani non accettano la Santissima Trinità. Perciò non possiamo pregare insieme perché la loro preghiera manifesta la loro convinzione che ci sarebbe un solo Dio in una sola Persona, mentre noi cristiani adoriamo sempre Dio in tre Persone. Sempre. Per cui non possiamo partecipare alla stessa preghiera: non sarebbe vera. Sarebbe una contraddizione e una menzogna.

Mr. Fülep: Questo significa che le due Giornate Mondiali della Preghiera per la Pace ad Assisi[25] hanno rappresentato una scandalosa contraddizione?

Mons. Schneider: sfortunatamente le Giornate Mondiali della Preghiera che sono state tenute ad Assisi contenevano e manifestavano una confusione a riguardo della differenza sostanziale tra la preghiera dei Cristiani, che è sempre diretta alla Santissima Trinità, e alla preghiera della gente che riconosce Dio come il Creatore e una Persona alla luce della ragione naturale e pregandoLo secondo la ragione naturale. L'espetto più atroce agli incontri di preghiera interreligiosi di Assisi è stata la partecipazione di rappresentanti di religioni politeistiche, che hanno eseguito il loro culto rivolgendosi a degli idoli, praticando perciò una vera idolatria, che secondo le Scritture è il più grande peccato.

"La migrazione è artificialmente
pianificata e programmata"

Mr. Fülep: cosa ne pensa a proposito della crisi europea delle migrazioni? Quale è l'attitudine del buon cattolico verso di essa?

Mons. Schneider: questa è pressoché una questione politica, e non è compito primario dei vescovi fare affermazioni politiche. Ma in qualità di privato cittadino, non da vescovo, direi che la cosiddetta "migrazione" è artificialmente pianificata e programmata: si potrebbe parlare di una specie di invasione. Alcuni poteri politici globali l'avevano preparata già anni fa, creando caos e guerre nel Medio Oriente, "aiutando" quei terroristi, anche non opponendovisi ufficialmente, e così – in qualche modo – hanno contribuito a questa crisi. Trasferire nel cuore dell'Europa una tale massa di persone, che sono prevalentemente musulmane e appartengono a culture molto diverse, è problematico. Per questo c'è un conflitto programmato in Europa, e la vita politica e civile ne viene destabilizzata. Questo dovrebbe essere evidente per tutti.

La Chiesa e la Russia

Mr. Fülep: vorrei chiederle qualcosa dell'ortodossia russa e della Russia. Lei conosce molto bene la chiesa ortodossa russa, la sua vita e la sua mentalità. L'anno prossimo sarà il centesimo anniversario di Fatima. Senza dubbio la Russia non è stata consacrata direttamente al Cuore Immacolato di Maria, ed è noto che non si è convertita a Dio.[26]

Mons. Schneider: beh, conosciamo il testo che Giovanni Paolo II pubblicò. Era in qualche modo una consacrazione della Russia, che però non era effettivamente esplicito. Nel testo parlava dei paesi e delle nazioni che hanno bisogno di questa consacrazione e che Maria voleva fossero consacrati a Lei. C'era un'allusione a Fatima, certo. Perciò direi che è stata una consacrazione indiretta della Russia. Ma penso che dovrebbe anche essere fatta in maniera esplicita, menzionando specificamente la Russia. Per cui spero che ciò venga fatto in futuro.

Mr. Fülep: la tradizione cattolica e la santa liturgia cattolica in usus antiquior potrebbero aiutare l'ecumenismo vero con l'ortodossia. Ma sfortunatamente gli ortodossi inorridiscono alla vista del rito latino moderno: dicono che siamo come i Protestanti. Questo è tragico se si pensa alla comune Tradizione Apostolica che si può trovare alla radice delle liturgie latina e greca. Come può promuovere ciò un dialogo efficace con le chiese orientali senza la tradizione cattolica?

Mons. Schneider: certo, è vero. Ho spesso avuto contatti con il clero ortodosso e mi è stato detto così. Questa maniera di celebrare verso il popolo, utilizzando donne come lettrici, per esempio, è simile al rito Protestante. Il sacerdote e i fedeli formano un cerchio chiuso, la celebrazione è come un meeting o una conferenza, ed anche gli aspetti informali durante la Messa sono contro la tradizione cattolica e apostolica che abbiamo in comune con le chiese ortodosse. Perciò è vero, ed io sono convinto che quando torneremo alla liturgia tradizionale o almeno celebreremo in maniera tradizionale il Novus Ordo Missae, ci avvicineremo di più ai nostri fratelli ortodossi, almeno al livello liturgico. Nel 2001 Giovanni Paolo II scrisse una lettera alla Congregazione per il Culto Divino, nella quale compare un inciso molto interessante, a proposito della particolarmente venerabile liturgia tradizionale romana, che ha somiglianze con le venerabili liturgie orientali.[27]

Mr. Fülep: papa Francesco e il capo della chiesa ortodossa russa Kirill, patriarca di Mosca e di tutte le Russie, si sono incontrati all'Avana, a Cuba, il 12 febbraio 2016, firmando una storica dichiarazione congiunta [qui - qui].[28] Il documento comprende 30 punti, di cui solo tre relativi a questioni teologiche, e tutti gli altri sulla pace nel mondo, problemi sociali, protezione della vita, matrimonio, protezione dell'ambiente e libertà religiosa. Quale è il significato di questo incontro?

Mons. Schneider: ha già un significato speciale il solo fatto che per la prima volta nella storia un Pontefice romano e un Patriarca russo si siano incontrati. Al livello umano e psicologico un tale incontro cancella mutue diffidenze e separazioni di parecchi secoli. Perciò in questo senso è stato un incontro importante. Le questioni teologiche, invece, sono state pressoché totalmente escluse. Le circostanze dell'incontro hanno avuto anche una chiara dimensione politica. Noi speriamo che la Divina Provvidenza sfrutti questo incontro per una futura unità nell'interezza della fede cattolica.


Dobbiamo pentirci dei nostri peccati

Mr. Fülep: papa Francesco ha aperto il Giubileo Straordinario della Misericordia,[29] un periodo di preghiera dalla scorsa festa dell'Immacolata Concezione (8 dicembre 2015) alla prossima Festa di Cristo Re (20 novembre 2016). Abbiamo ascoltato parecchie lezioni e meditazioni a proposito della misericordia. Come interpreta lei la misericordia di Dio?

Mons. Schneider: la misericordia di Dio è il Suo amore per noi. E la misericordia di Dio è stata rivelata a noi quando si è incarnato ed è divenuto uno di noi. È per l'ineffabile misericordia di Dio che ha deciso di essere uomo e ci ha redenti sulla croce. La misericordia di Dio sta nel fatto che è sempre pronto a perdonarci quando ci pentiamo sinceramente dei nostri peccati. Gesù stesso rispose a Pietro,[30] alla domanda “quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?”, “non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette”, cioè, ogni volta che tuo fratello sinceramente chiede perdono. Tutte le volte che chiediamo a Dio di perdonare i nostri peccati, non importa quanto grandi e orribili siano, Egli ci perdona a condizione che ne siamo sinceramente pentiti, cioè che siamo disposti ad evitarli in futuro. Ma sfortunatamente il gruppo del cardinal Kasper e quei chierici che ne supportano le teorie, fraintendono il concetto di misericordia e ne abusano, introducendo la possibilità che Dio perdonerebbe anche se non abbiamo la ferma intenzione di pentirci e di evitare futuri peccati. Il risultato è la completa distruzione del concetto di divina misericordia. Tale teoria suggerisce: puoi continuare a peccare, tanto Dio è misericordioso. Questa è una menzogna e per certi versi anche un crimine spirituale, perché stai spingendo i peccatori a continuare a peccare, e di conseguenza a perdersi e ad essere condannati per l'eternità.

Mr. Fülep: che connessione c'è fra la misericordia di Dio e la Santissima Eucarestia? Il Santissimo Sacramento è il principale segno della misericordia di Dio che si è donato a noi vere, realiter et substantialiter?[31]

Mons. Schneider: certamente. È così perché la Santissima Eucarestia è il sacramento della Croce di Cristo, il sacramento del Suo sacrificio, che è reso presente in ogni Santa Messa. L'atto della nostra redenzione, che il più grande atto della misericordia di Dio, diventa presente. Così l'Eucarestia è la dimostrazione e la proclamazione della viva misericordia di Dio per noi. L'Eucarestia contiene non solo il sacrificio di Cristo, ma anche la persona di Cristo stesso. Il Suo Corpo e il Suo Spirito sono realmente presenti e questa è la più sacra e santa realtà che abbiamo sulla Terra. Noi possiamo avvicinarci al Santo solo come il pubblico peccatore che disse: "Oh, mio Dio, io non sono degno, ma guariscimi, purificami!" Perciò l'Eucarestia è anche la dimostrazione della misericordia di Dio, che esige che dobbiamo anzitutto essere purificati e lavati dei nostri peccati. L'Eucarestia è la dimostrazione della misericordia di Dio, e richiede necessariamente il sacramento specifico della misericordia, che è il sacramento della Riconciliazione, cosicché l'anima possa essere purificata. L'ingresso nella misericordia avviene col sacramento della Riconciliazione: così si aprono le porte del Cuore di Gesù, quando durante l'assoluzione sacramentale fluisce dal Cuore di Gesù il Suo Sangue, che purifica il peccatore. La stessa Santa Messa contiene in sé la fonte di tutti gli altri sacramenti, e questa fonte è il sacrificio della Croce.

Lo Spirito Santo è più forte

Mr. Fülep: l'anno prossimo saranno dieci anni del motu proprio Summorum Pontificum.[32] Sua eccellenza ha osservato come questa legge del papa è stata seguìta nel mondo. Come giudicherebbe la situazione?

Mons. Schneider: certo, come risultato di quel motu proprio, la liturgia tradizionale ha cominciato lentamente ma decisamente a diffondersi. Un movimento del genere non può più essere fermato. È già molto forte anche nelle giovani generazioni: i giovani, i seminaristi, le giovani famiglie, che desiderano fare esperienza della bellezza della fede cattolica attraverso questa liturgia, e questo per me è un vero segno dell'opera dello Spirito Santo, perché si sta diffondendo così con lentezza e naturalezza, senza l'aiuto di strutture ufficiali della Chiesa, senza il sostegno della nomenklatura ecclesiale. Spesso questo movimento si trova davanti un'opposizione dai rappresentanti ufficiali della Chiesa. Ma al di là dell'ostruzionismo di parte della burocrazia ecclesiale, sta crescendo e diffondendosi, e questo per me è opera dello Spirito Santo. E lo Spirito Santo è più forte di certi vescovi e cardinali e di certe strutture ecclesiastiche ben consolidate.

"Lex credendi – lex orandi – lex vivendi"

Mr. Fülep: ci sono molti tradizionalisti che vedono solo la bellezza della liturgia, e non si preoccupano della dottrina. Formalismi, ritualismi e prefezionismi sono molto pericolosi perché questi errori mantengono separate la verità della dottrina, la vita e la liturgia. Come si possono evitare problemi del genere?

Mons. Schneider: un principio basilare della fede cattolica dice: “Lex credendi est lex orandi”. Cioè che la legge della fede - la verità della fede cattolica - va espressa nella legge della preghiera, nella pubblica liturgia della Chiesa.[33] I testi e i riti della liturgia devono riflettere l'integrità e la bellezza della fede cattolica e delle divine verità. Nell'amare la bellezza della liturgia, nella sua forma tradizionale, dovremmo sentirci toccati nell'anima e nel cuore ad amare di più la verità cattolica e a viverla nella nostra vita cristiana di tutti i giorni. Un vero cattolico deve amare anzitutto l'integrità della fede, e da questo amore segue l'integrità della liturgia, da cui anche l'amore per l'integrità morale. Per cui potremmo espandere quell'assioma tradizionale dicendo: "Lex credendi – lex orandi – lex vivendi". La cura e la difesa dell'integrità della fede cattolica va comunque tenuta in accordo col principio del "sentire cum ecclesia", cioè nel rispetto e nella carità.


"Non possumus!"

Mr. Fülep: durante il pontificato di Giovanni Paolo II, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei sacramenti ha promulgato un'istruzione intitolata “Redemptionis Sacramentum” su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la Santissima Eucaristia.[34] Il documento prescrive che “se un comunicando, nelle regioni in cui la Conferenza dei Vescovi, con la conferma da parte della Sede Apostolica, lo abbia permesso, vuole ricevere il Sacramento sulla mano, gli sia distribuita la sacra ostia. Si badi, tuttavia, con particolare attenzione che il comunicando assuma subito l’ostia davanti al ministro, di modo che nessuno si allontani portando in mano le specie eucaristiche. Se c’è pericolo di profanazione, non sia distribuita la santa Comunione sulla mano dei fedeli.”[35] Noi crediamo nella dottrina della Presenza Reale del Signore Gesù Cristo nella Santissima Eucarestia. Il dare il Santissimo Sacramento nelle mani comporta il rischio di disperderne piccoli frammenti e di profanare il Santissimo.[36] Dal libro scritto da Sua Eccellenza sappiamo che la pratica antica era del tutto differente dalla forma protestante attuale. Quando viene richiesto di dare la Santa Comunione "sulle mani", il "Non Possumus" è l'unica risposta adeguata per preti, diaconi e ministri straordinari?[37]

Mons. Schneider: sì, sono completamente d'accordo su questo e non ho altro da aggiungere perché è tutto così evidente. Prima di tutto abbiamo da difendere Nostro Signore. È un dato di fatto che quasi in ogni distribuzione della Santa Comunione sulle mani c'è il pericolo reale della dispersione di frammenti. Perciò non possiamo dare la Comunione sulle mani. È troppo pericoloso. Dobbiamo decidere se proteggere e difendere Nostro Signore. La legge della Chiesa è subordinata al bene della Chiesa. Ed in questo caso la lettera della legge – il permesso di dare la Comunione sulle mani – è causa di un gran danno spirituale al Santissimo nella Chiesa, cioè Nostro Signore nell'Eucarestia. Dare la Comunione sulle mani è pericoloso e danneggia la Chiesa. Perciò non possiamo seguire questa legge. In pratica è ovviamente difficile, perché in certi posti i fedeli sono già abituati a prendere la Santa Comunione con le mani. Tuttavia dovremmo spiegar loro tutto questo, con grande convinzione ed amore: di solito la maggioranza lo accetta. Perciò dobbiamo fare del nostro meglio per raggiungere tale scopo.

Mr. Fülep: che succede nel caso che i superiori non permettano a seminaristi, accoliti e ministri straordinari di ricevere la Comunione alla bocca?

Mons. Schneider: preferirei non dare la Comunione sulle mani. E se il superiore mi obbligasse a riceverla in quel modo, risponderei: "non posso". Dovrei avvisare il superiore che anch'io ho una coscienza.

Regnum Eucharisticum

Mr. Fülep: negli scorsi giorni Sua Eccellenza ha avuto l'opportunità di incontrare i maggiori esponenti dei cattolici tradizionali ungheresi e sacerdoti tradizionali ungheresi, sia nelle conferenze che nella Santa Messa. Abbiamo visitato il Parlamento e pregato di fronte alla Sacra Corona d'Ungheria e di fronte alla Sacra Destra di Santo Stefano I d'Ungheria. Quale è la sua impressione del Regnum Marianum?[38]

Mons. Schneider: è un bellissimo paese! Vedo tanti bei villaggi e chiese dappertutto! Questo viaggio mi ha mostrato che questo è un paese cattolico. E spero che gli ungheresi restino fedeli al Regnum Marianum cosicché il vostro paese possa essere davvero governato da Nostra Signora: il regno di Cristo è sempre realizzato attraverso Maria. Perciò, essendo un Regnum Marianum dovrebbe essere anche un Regnum Eucharisticum. Spero che in Ungheria crescano ancora l'amore, la riverenza e la difesa di Nostro Signore nell'Eucarestia.


Note - di Dániel Fülep

[1] Il Sillabo (Syllabus Errorum) è un documento promulgato dalla Santa Sede sotto Pio IX l'8 dicembre 1864, festa dell'Immacolata Concezione, insieme all'enciclica Quanta Cura (qui il PDF di entrambi i documenti). Il Sillabo elencava le posizioni erronee o ambigue, nel campo filosofico e politico, riguardo a determinati temi su cui si era già precedentemente espresso l'insegnamento della Chiesa. È importante perché è stato largamente interpretato come un attacco della Chiesa al modernismo, alla secolarizzazione e all'emancipazione politica.

[2] Catholic Culture (Catholic World News), 21 gennaio 2011.

[3] "Partecipazione attiva".

[4] Tra le sollecitudini (22 novembre 1903).

[5] La costituzione sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, è uno dei documenti del Concilio Vaticano II. Fu approvato dall'assemblea dei vescovi con 2147 voti a favore contro 4, e promulgata da Paolo VI il 4 dicembre 1963.

[6] La costituzione sulla divina Rivelazione Dei verbum fu promulgata nel Concilio Vaticano II da papa Paolo VI il 18 novembre 1965, in seguito all'approvazione dell'assemblea dei vescovi con 2344 voti contro 6. È uno dei principali documenti del Vaticano II.

[7] Qui il video[nel blog, qui]

[8] Cfr. Mc 16, 16.

[9] Cfr. Gv 3, 4-6.

[10] Cfr. “E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: "Abbà, Padre!".” (Rm 8,15).

[11] Il Cammino Neocatecumenale (talvolta detto "neocatecumenato") è un'organizzazione dedita alla formazione religiosa dei fedeli. È stato fondato a Madrid nel 1964 da Kiko Argüello and Carmen Hernández.

[12] Le comunità neocatecumenali mescolano nella liturgia della Chiesa elementi Protestanti ed Ebraici.

[13] Il movimento neocatecumenale per lungo tempo ha desiderato ricevere dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti l'approvazione dei propri abusi liturgici. Ma in seguito a consultazioni con la Congregazione, fu il Pontificio Consiglio per i Laici ad approvare prima lo Statuto e poi il Direttorio Catechetico e le pratiche non liturgiche. Il decreto del 20 gennaio 2012, infatti, non ha nulla a che vedere con le "innovazioni" liturgiche del Cammino Neocatecumenale, che dovrebbero essere immediatamente terminate perché sono contro le leggi universali della Chiesa e contro la pratica della Chiesa.

[14] Il Concilio di Trento (1545–1563) dichiarò come dogma di fede, in opposizione alla concezione Protestante, che il Sacrificio della Santa Messa comprende un elemento propiziatorio (Enchiridion Symbolorum Denzinger-Schönmetzer, nr. 1743, 1753, cioè la sess. XXII, in particolare il cap. II). Il sacrificio è stato ordinato da Cristo stesso. Non è semplicemente commemorazione, glorificazione e rendimento di grazie, ma un vero sacrificio propiziatorio per i vivi e per i defunti. Tuttavia il fatto che la Messa è un vero sacrificio non significa che deve essere ripetuto esattamente il sacrificio di Cristo: la Chiesa non trasforma il sacrificio di Cristo in un sacrificio umano pagano. Il sacrificio della Santa Messa non è la replica del sacrificio della Croce, ma è l'unico sacrificio di Cristo reso presente sotto i segni sacramentali. In questo senso è "commemorazione", in cui la realtà del sacramento stesso è presente (DS 1740). Cristo è lo stesso sacerdote nella Santa Messa così come sulla croce (DS 1743).

[15] La liturgia del Cammino Neocatecumenale non segue l'Ordinamento Generale del Messale Romano, né le altre norme liturgiche, ma contiene delle proprie "innovazioni". La pratica liturgica del Cammino è zeppa di abusi: infatti il Vaticano ha richiamato il movimento neocatecumenale su problemi quali le omelie dei laici durante la Messa, il ballo dei fedeli durante la liturgia, il fatto di star seduti durante la ricezione della Santa Comunione, il passarsi di mano in mano un enorme calice col sangue di Cristo... Le norme sulla musica sacra vengono totalmente ignorate. Un altro problema è che il Cammino separa i fedeli dalla parrocchia e dalla Chiesa: la Santa Messa domenicale, già piena di abusi, viene celebrata di sabato sera come "messa privata" della comunità neocatecumenale, tipicamente non in chiesa ma in un posto profano, come le salette comunitarie.

[16] Il 13 giugno 313 Costantino promulgò l'Editto di Milano che terminò le persecuzioni dei cristiani e riconobbe il cristianesimo come una religione lecita nell'impero romano. Nel 315 terminò anche l'uso delle esecuzioni mediante crocifissione, e garantì alla Chiesa tutti i privilegi di cui già godevano le religioni pagane. Nel 321 Costantino dichiarò festivo il giorno della domenica. In qualità di monarca assoluto, permise lo stabilirsi di una base istituzionale per la Chiesa in tutto l'impero a partire dal 324: la struttura istituzionale della Chiesa e il suo rafforzarsi nel campo sociale e politico, così come l'alleanza fra trono e altare, vennero considerati dai Protestanti come una vittoria del paganesimo.

[17] La Humanae vitae è un'enciclica di Paolo VI promulgata il 25 giugno 1968 in cui viene riaffermato l'insegnamento tradizionale della Chiesa Cattolica riguardo l'amore coniugale, la paternità responsabile e il rifiuto di pressoché tutte le forme di controllo delle nascite.

[18] La Nostra aetate è una dichiarazione del Concilio Vaticano II sulle relazioni della Chiesa sulle religioni non cristiane. Passata con una votazione di 2221 voti contro 88 nell'assemblea dei vescovi, fu promulgata il 28 ottobre 1965 da Paolo VI. La prima bozza, intitolata Decretum de Iudaeis (decreto sugli ebrei), era stata preparata dal cardinal Bea su incarico di papa Giovanni XXIII, già nel novembre 1961, dopo circa 14 mesi di lavoro. Tale bozza però è andata perduta, non essendo stata sottoposta al Concilio che fu aperto l'11 ottobre 1962.

[19] Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, "Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili" (Rm 11,29): riflessioni su questioni teologiche attinenti alle relazioni cattolico-ebraiche in occasione del 50° anniversario di Nostra Aetate (n.4) (10 dicembre 2015)

[20] Ibid., 40.

[21] “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".” (Mt 28, 19-20).

[22] Cfr. Mt 28,19.

[23] Cfr. “Gli disse Gesù: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.” (Gv 14,6).

[24] Stando ai dati del Censimento 2009, il 70% della popolazione è islamica, il 26% si definisce cristiana, lo 0,1% buddisti, lo 0,2% altre religioni (per lo più ebrei), ed il 3% irreligiosi, mentre lo 0,5% ha scelto di non rispondere.

[25] Papa Giovanni Paolo II promosse la prima Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace ad Assisi, il 27 ottobre 1986. Si radunarono 160 leader religiosi passando la giornata insieme digiunando e pregando il proprio Dio o i propri dèi. Benedetto XVI, succeduto a Giovanni Paolo II, si recò ad Assisi il 27 ottobre 2011 per una Giornata di Riflessione, Dialogo e Preghiera per la Pace e la Giustizia nel Mondo, e commemorare l'incontro del 1986. In quest'occasione non ci fu alcun servizio di preghiera interdenominazionale poiché, secondo l'idea di Benedetto XVI, benché tali incontri siano buoni, non si può dare l'impressione – nemmeno esternamente, interpretabile da altri – che le differenze teologiche non contino.

[26] “La terza parte del segreto si riferisce alle parole di Nostra Signora: «Diversamente, [la Russia] diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate» (13 luglio 1917). … «Se le Mie richieste saranno ascoltate, la Russia si convertirà e vi sarà la pace; altrimenti, essa diffonderà i suoi errori in tutto il mondo, etc.”

[27] “La Sacra Liturgia, che la Costituzione Sacrosanctum Concilium qualifica come il culmine della vita ecclesiale, non può mai essere ridotta a semplice realtà estetica, né può essere considerata come uno strumento con finalità meramente pedagogiche o ecumeniche. La celebrazione dei santi misteri è innanzitutto azione di lode alla sovrana maestà di Dio, Uno e Trino, ed espressione voluta da Dio stesso. Con essa l'uomo, in modo personale e comunitario, si presenta dinanzi a Lui per rendergli grazie, consapevole che il suo essere non può trovare la sua pienezza senza lodarlo e compiere la sua volontà, nella costante ricerca del Regno che è già presente, ma che verrà definitivamente nel giorno della Parusia del Signore Gesù. La Liturgia e la vita sono realtà indissociabili. Una Liturgia che non avesse un riflesso nella vita diventerebbe vuota e certamente non gradita a Dio. La celebrazione liturgica è un atto della virtù di religione che, coerentemente con la sua natura, deve caratterizzarsi per un profondo senso del sacro. In essa l'uomo e la comunità devono essere consapevoli di trovarsi in modo speciale dinanzi a Colui che è tre volte santo e trascendente. Di conseguenza l'atteggiamento richiesto non può che essere permeato dalla riverenza e dal senso dello stupore che scaturisce dal sapersi alla presenza della maestà di Dio. Non voleva forse esprimere questo Dio nel comandare a Mosè di togliersi i sandali dinanzi al roveto ardente? Non nasceva forse da questa consapevolezza l'atteggiamento di Mosè e di Elia, che non osarono guardare Iddio facie ad faciem? Il Popolo di Dio ha bisogno di vedere nei sacerdoti e nei diaconi un comportamento pieno di riverenza e di dignità, capace di aiutarlo a penetrare le cose invisibili, anche senza tante parole e spiegazioni. Nel Messale Romano, detto di San Pio V, come in diverse Liturgie orientali, vi sono bellissime preghiere con le quali il sacerdote esprime il più profondo senso di umiltà e di riverenza di fronte ai santi misteri: esse rivelano la sostanza stessa di qualsiasi Liturgia.” (Giovanni Paolo II, 21 settembre 2001, Messaggio ai partecipanti all'assemblea plenaria della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti). Giovanni Paolo II ha fortemente puntualizzato che la traduzione fedele dei libri liturgici è di importanza fondamentale e ha anche incoraggiato a fare catechesi appropriate sulle devozioni popolari, che dovrebbero sempre portare i fedeli ad una migliore comprensione della Messa.

[28] Dichiarazione comune di Papa Francesco e del Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia. [nel blog, qui - qui]

[29] Giubileo straordinario della misericordia.

[30] Mt 18, 21–22.

[31] Veramente, realmente e sostanzialmente. Cf. DS 1637.

[32] La lettera apostolica Summorum Pontificum di Benedetto XVI è stata promulgata motu proprio (cioè di sua iniziativa) il 7 luglio 2007 ed è entrata in vigore il 14 settembre successivo. È accompagnata da una lettera ai vescovi in cui spiega le ragioni del Summorum Pontificum e le circostanze nelle quali i sacerdoti della Chiesa di rito latino possono celebrare la Messa secondo il “Messale promulgato dal beato Giovanni XXIII nel 1962” (una delle ultime edizioni del Messale Romano, conosciuto anche come Messa tradizionale in latino), ed amministrare la maggioranza dei sacramenti nella forma liturgica in uso prima delle riforme successive al Concilio Vaticano II. Con l'approvazione di papa Benedetto XVI, la Pontificia Commissione Ecclesia Dei ha promulgato il 30 aprile 2011 (festa di san Pio V) l'istruzione Universae Ecclesiae, per chiarire alcuni aspetti del Summorum Pontificum.

[33] Con queste espressioni Sua Eccellenza parafrasava il principio del “lex orandi, lex credendi”, cioè ‘la legge della preghiera è la legge del credere’, che risale ai tempi di sant'Agostino e intende che per conoscere ciò in cui la Chiesa crede occorre conoscere il modo in cui la Chiesa prega, perché il credere e il pregare non possono contraddirsi l'un l'altro. Sebbene il principio riguardi principalmente la liturgia, è applicabile anche ad altre preghiere ufficialmente approvate, per cui le preghiere ufficiali della Chiesa andrebbero considerate come fonti autentiche del dogma cattolico.

[34] L'istruzione Redemptionis Sacramentum, preparata dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti su mandato del sommo pontefice Giovanni Paolo II in collaborazione con la Congregazione per la Dottrina della Fede, è stata approvata dallo stesso Giovanni Paolo II nella solennità di san Giuseppe, 19 marzo 2004, che ha ordinato che venisse pubblicata e immediatamente osservata.

[35] Ibid., 92.

[36] Questa modalità è solo un indulto, cioè una concessione particolare. È importante notare che stando alle effettive norme liturgiche attuali, i fedeli dovrebbero ricevere la Comunione in ginocchio (cfr. Redemptionis Sacramentum, 90).

[37] Come dissero i martiri di Abitina: “Sine dominico non possumus” – non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore.

[38] "Regnum Marianum" (il regno di Maria) è un antico nome cattolico dell'Ungheria. Tale nome viene dalla tradizione che il primo re d'Ungheria, santo Stefano, morendo senza eredi, offrì la Sacra Corona d'Ungheria alla Vergine Maria. Da allora la Vergine Maria è stata la vera Regina del regno cattolico d'Ungheria; il nome Regnum Marianum è stato spesso utilizzato per evidenziare la forte connessione tra l'Ungheria e la Chiesa Cattolica. 

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]