I. - Importanza della trattazione
La fa rilevare lo stesso Concilio Vaticano
II, il quale afferma che tutta l'economia divina salvifica è sacerdotale, poiché
Gesù « ha reso partecipe tutto il suo Corpo Mistico di quella unzione dello
Spirito con la quale stato unto » (Presbyterorum ordinis, 2).
L'economia divina, considerata nella sua
realizzazione, consiste in Gesù Cristo Mediatore e nei seguaci di Gesù Cristo
che costituiscono il suo Corpo Mistico, ossia nel Capo e nei Membri del Corpo
Mistico. Orbene, l'Incarnazione del Verbo segna pure la consacrazione
sacerdotale di Gesù, mediante la grazia dell'unione ipostatica, che unisce
personalmente al Verbo la natura umana assunta.
L’opera salvifica di Gesù culmina con la
morte in Croce, che e il sacrificio cruento della Nuova Legge, da cui sgorga la
redenzione eterna di tutti i santificati.
La mediazione celeste di Gesù è pure
sacerdotale, poiché egli è sacerdote in eterno, sempre vivo presso il Padre per
intercedere per noi (cfr. Eb 7, 25), sacerdote principale e insieme vittima in
tutte le SS. Messe, che sono l'attuazione l’incruenta del Sacrificio della Croce. Gesù Cristo è quindi essenzialmente sacerdote
(1).
Tutti i Cristiani partecipano pure al
sacerdozio di Gesù o per mezzo del sacerdozio
mistico dei fedeli, che deriva dal
Sacramento del Battesimo e li abilita ad offrire a Dio l'omaggio della propria
vita pura (cfr. Rom 12, 1) e la stessa Vittima eucaristica (2), impegnandoli nell'apostolato
proprio dei fedeli, in collaborazione con l'apostolato gerarchico; oppure per
mezzo altresì del Sacramento dell'Ordine, che ci da il sacerdozio visibile
e
gerarchico, col potere di immolate la Vittima eucaristica nel sacrificio della
Messa e di esercitare gli atti propri dell'apostolato gerarchico (3). Anche la
SS. Vergine ha una sua speciale ed esclusiva partecipazione al sacerdozio ed al
sacrificio di Gesù (4).
Appare quindi l'importanza che la dottrina
sul sacerdozio e sul sacrificio di Cristo ha nel patrimonio della fede
cattolica, che deve essere annunziata e vissuta da tutti i fedeli. Noi ci
limitiamo ora a trattare del sacerdozio di Cristo, poiché esso gli compete fin
dal primo istante dell'Incarnazione. Del
suo sacrificio cruento tratteremo parlando del mistero salvifico della morte di
Cristo.
II. - Rapporto tra Mediatore e
Sacerdote
Abbiamo già visto che fin dal primo istante
dell'Incarnazione Gesù mediatore perfetto e unico (in forza della sua efficacia
universale) tra Dio e gli uomini, sul piano ontologico e morale.
Di per se il mediatore non implica il
sacerdozio; ci può essere mediazione che non sia sacerdotale: cosi Mosè il
mediatore, non e sacerdote, come Aronne. Invece il sacerdozio implica la
mediazione, essendo una forma qualificata di mediazione.
Gesù non è solo mediatore, ma anche sacerdote
fin dal primo istante della sua Incarnazione, perché è sacerdote come
uomo, consacrato sostanzialmente dall'unione personale col Verbo.
III. - Gesù Cristo unico vero
Sacerdote
Il sacerdozio di Cristo è vero sacerdozio,
non nel senso che ogni altra forma di sacerdozio sia falsa, ma nel senso che
ogni altra forma di sacerdozio partecipa del suo sacerdozio: cosi avviene, come
abbiamo già indicato, per il Nuovo Testamento; oppure dice relazione al
sacerdozio di Cristo: cosi il sacerdozio levitico dell'A.T. e sacerdozio pagano
(sublimato in Melchisedech) sono tipologia e preparazione e prefigurazione del
sacerdozio di Cristo nelle intenzioni divine, rivelate nel N.T.
Gesù è l’unico
vero sacerdote in senso assoluto (non relativo ad altro), perché egli solo
è consacrato dalla stessa divinità ed ha potuto offrire con la sua passione,
coronata dalla risurrezione, il vero Sacrificio, che riconcilia l'uomo con Dio,
penetrando con la sua umanità immolata e glorificata, nel vero Santuario dove
risiede Dio (cfr. Epistola agli Ebrei).
IV. - Le tappe del sacerdozio di Gesù
Il sacerdozio di Cristo comincia dall'Incarnazione
e si sviluppa ed esplica in tutto il
corso della sua vita; non nel senso di nuove ordinazioni sacre, come per il
ministro sacro, ma nel senso che ogni mistero della vita di Gesù è come una
tappa nello sviluppo esterno, quanto alla successione di gesti salvifici, ed
anche nello sviluppo intimo, quanto all'esercizio della carità sacerdotale
interiore, della missione sacerdotale di Gesù. Con la risurrezione e
l'ascensione al cielo il sacerdozio di Gesù è perfetto (teleióthéis) con l'ingresso unico e definitivo nel Santuario
celeste, dove continua il suo sacerdozio per l'applicazione della salvezza a
tutti i redenti. Perciò Gesù non ha successori, ma solo ministri visibili.
V.
- I requisiti del sacerdozio di Gesù
II sacerdote è il ministro che viene deputato
a consacrato dalla legittima autorità, affinché sia mediatore fra Dio e gli
uomini.
1. I
requisiti del sacerdote sono:
a) La
natura umana. Infatti, il sacerdozio
dice sottomissione a Dio, quindi il sacerdote non può essere una persona
divina, ma una creatura inferiore a Dio. II sacerdote inoltre e mandatario della
società umana, perciò deve essere preso tra coloro che giuridicamente
rappresenta. Quindi l'Autore dell'epistola agli Ebrei afferma: « Ogni pontefice
e preso tra gli uomini » (Ebr 5, 1). L'angelo può essere sacerdote; ma di fatto
non lo è in questa economia salvifica, perchè gli Angell non sono più
redimibili, ma già o salvi o dannati.
b) La
vocazione divina. Infatti, il
sacerdote viene addetto alle cose che si riferiscono a Dio, e quindi dev'essere
chiamato e abilitato da Dio, a tale ufficio. « E non v'e alcuno, che assuma da
sé la dignità (sacerdotale), ma vi e chiamato da Dio, com'è il caso di Aronne »
(Ebr 5, 4). C)
c) La consacrazione.
Il sacerdozio è uno stato e dono permanente, col quale uno viene perennemente
abilitato all'esercizio dei poteri s acri. L'epistola agli Ebrei afferma che il
sacerdote è costituito (cathistatai)
nelle cose che riguardano Dio, il che suppone una consacrazione che lo
stabilizzi e renda permanentemente idoneo a tale ufficio con poteri sacri
permanenti ed inammissibili (cfr. Ebr 5, 1).
La consacrazione può essere: 1) esterna, o rituale, che si conferisce
per mezzo dei riti liturgici e sacramentali; 2) interna, che costituisce nello
stato sacerdotale, con intrinseca efficacia.
La consacrazione interna a sua volta, può
essere sostanziale, che compete a
Cristo per la grazia sostanziale dell'unione ipostatica, per cui si ha il
sacerdozio sostanziale, proprio di Cristo; oppure accidentale, costituita dal carattere sacerdotale, indelebile, del
quale sono insigniti i sacerdoti della Nuova Legge con la consacrazione esterna sacramentale.
Gesù Cristo, autore dei Sacramenti, non ebbe
bisogno della consacrazione esterna sacramentale; ebbe soltanto la
consacrazione interna, operata data stessa Persona divina del Verbo nella
natura umana assunta, per mezzo dell'unione ipostatica.
c) La
mediazione. II compito del sacerdote
è la mediazione tra Dio e gli uomini, la quale consiste nell'offrire a Dio i
doni degli uomini (mediazione ascendente)
e nell'offrire agli uomini i doni di Dio (mediazione discendente) Cfr. Ebr 5, 1.
2. Dal punto
di vista storico si ha un triplice sacerdozio:
a - sotto
la legge naturale vi fu un sacerdozio patriarcale senza consacrazione
intrinseca;
b - sotto
la legge mosaica vi fu un sacerdozio levitico, legale, ugualmente senza
consacrazione intrinseca, ma solo con consacrazione rituale, esterna;
c - sotto
la legge cristiana vie il sacerdozio con consacrazione intrinseca:
sostanziale in Cristo, accidentale negli altri sacerdoti del Nuovo Testamento.
3. - Circa il sacerdozio di Gesti Cristo
le posizioni sono diverse a seconda
della dottrina professata intorno a
Gesù Cristo ed alla unione ipostatica.
I Nestoriani
attribuiscono a Cristo uomo, personalmente distinto dal Verbo, la dignità
sacerdotale.
I Sociniani
affermarono the Cristo non fu costituito sacerdote, se non nella sua
glorificazione in cielo. Per cui non fu sacerdote in terra, ma solo quando si
offrì al Padre in cielo.
I Protestanti
liberali dicono che Cristo non fu né volle essere sacerdote.
I Cattolici
comunemente ritengono che Gesù Cristo è vero e sommo sacerdote sin
dall'Incarnazione.
E' vero sacerdote, perché ebbe le doti e
adempì l'ufficio proprio del sacerdote.
E' sommo sacerdote: 1. perché gode di una
singolare eccellenza sul sacerdozio levitico: cfr. epistola agli Ebrei; 2.
perché possiede un sacerdozio eterno e sostanziale; 3. perché la consacrazione
di Gesù fu fatta indipendentemente da ogni altro sacerdote, ma nella stessa
Incarnazione, per l'unione della natura umana con la Persona del Verbo; 4.
perché Gesù può istituire altri sacerdoti, che partecipano del suo sacerdozio.
(1) Cfr. S. Tommaso, Summa Theol., III, q. 22, aa. 1-6.
(2) Cfr. Pio XII, Lett. Enc. Mediator Dei, in D. BERTETTO, Il magistero eucaristico di Pio XII,
Torino, Società Editrice Internazionale, 1957, pp. 186-194.
(3) Cfr. D. BERTETTO, Sacerdozio cattolico e sacramento dell'Ordine, Edizioni Paoline,
Alba, 1956, pp. 168.
(4) Per
in partecipazione di Maria SS. al sacerdozio ed al sacrificio di Cristo,
rimandiamo al nostro volume: Maria Madre
universale nel mistero della salvezza, ed. III, 1970, Libreria Editrice
Fiorentina, Firenze, pp. 309 ss.
Tratto da: Domenico Bertetto sdb, Gesù Cristo Autore della Salvezza, Edizione Pro Sanctitate, 1975, p. 317-321