mercoledì 23 marzo 2011

Che cos'è il modernismo?

Eresia o meglio complesso di eresie sorte in seno alla Chiesa al principio del ventesimo secolo sotto l’influsso della filosofia e della critica moderna, con la pretesa di elevare e di salvare la religione e la Chiesa cattolica attraverso un radicale rinnovamento.

Autori principali: in Francia Leroy e Loisy, in Inghilterra Tyrrel, in Germania Schell, in Italia gli autori (anonimi) del “Programma dei Modernisti”, che non hanno originalità, ma ripetono idee altrui; ostinato seguace e difensore del Modernismo fu E. Bonaiuti. Il Papa S. Pio X emanò due documenti contro il Modernismo: il Decreto del S. Ufficio “Lamentabili” (3 luglio 1907, DB, 2001 ss.) e l’Enciclica “Pascendi” (8 sett. 1907). Il primo consiste in una serie di 65 Proposizioni condannate, l’ Enciclica è una lucida e profonda analisi delle teorie modernistiche in contrasto con la sana filosofia e col patrimonio di tutta la dottrina cristiana. Per farsi una idea esatta del Modernismo basta leggere questo documento pontificio, che, nonostante le proteste dei Modernisti, col passare degli anni si è dimostrato sempre più oggettivo ed efficace. Ne accenniamo lo schema.

Il Modernismo è un ibrido amalgama di cattolicismo verbale con un reale razionalismo naturalistico, in base a tre falsi sistemi filosofici:

1) Agnosticismo (dal Kantismo), che mette insieme soggettivismo, fenomenismo e relativismo, svalutando la cognizione razionale.

2) Immanentismo, per cui la coscienza umana porta in sé virtualmente ogni verità, anche quella divina, che si sviluppa sotto lo stimolo del senso religioso (dalla dottrina di Kant e di Schleiermacher) .

3) Evoluzionismo radicale, per cui la vera realtà non è l’essere, ma il divenire dentro e fuori dell’uomo (da Hegel e più ancora da Bergson).

Conseguenze d’indole religiosa:

a) Impossibilità di dimostrare un Dio personale, distinto dal mondo.

b) La religione e la rivelazione sono un prodotto naturale della nostra sub-coscienza e il dogma ne è l’espressione provvisoria, soggetta a perenne evoluzione.

c) La Bibbia non è un libro divinamente ispirato e però dev’essere studiato criticamente come libro umano, soggetto ad errori.

d) La scienza non ha nulla a che fare con la fede: il critico come tale può negare ciò che ammette come credente.

e) La divinità di Cristo non si ricava dagli Evangeli, ma è frutto della coscienza cristiana.

f) Il valore espiatorio e redentivo della morte di Cristo è opinione di S. Paolo.

g) Cristo non ha istituito la Chiesa né il primato di Pietro, passato poi ai Romani Pontefici: la odierna organizzazione ecclesiastica è la risultante di umane contingenze e può mutarsi continuamente.

h) I Sacramenti furono istituiti dagli Apostoli, che credevano così d’interpretare le istruzioni del Maestro. Questi Sacramenti servono soltanto a tener vivo negli uomini il pensiero della presenza del Creatore sempre benefica.

i) Il dogmatismo rigido della Chiesa romana è inconciliabile con la vera scienza, che è legata all’ evoluzione universale e ne segue le sorti.

S. Pio X conclude giustamente che il Modernismo, in forza di questi principi deleteri, conduce all’abolizione di ogni religione e quindi all’Ateismo.

(Parente- Piolanti, Dizionario di Teologia Dommatica per laici, Studium Roma 1943)

martedì 22 marzo 2011

Non ci resta che pregare....e piangere.


Un caloroso plaso al coraggio di padre Scalise che nello stagno del pacifismo di maniera e dell'assisismo a tutti costi (anche a scapito del bene delle anime) ha gettato finalmente un sasso: per il padre non ci resta che pregare: verissimo, però ci viene anche un po' da piangere a vedere gli uomini di chiesa proni su queste posizioni e a dover rimpiangere passate e ingloriose gestioni.

Non ci resta che pregare

Tutti i media stanno giustamente sottolineando la diversità di posizioni a proposito dell’intervento militare della coalizione occidentale in Libia: critiche dall’esterno della coalizione, da parte di chi ha chiesto o almeno non ha impedito la risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza dell’ONU (Lega Araba, Russia, Cina, Germania); divergenze interne alla coalizione stessa (la Norvegia e ora, a quanto pare, anche l’Italia); contrasti fra le forze politiche che pure fanno parte della maggioranza (Lega Nord, la Destra di Storace, Formigoni); perplessità espresse da opinion leaders non certamente di sinistra (Ferrara, Sgarbi). Qualcuno potrebbe pensare che sia quanto mai inopportuno essere divisi in un momento come questo, che richiederebbe la massima unione. Personalmente, invece, ritengo molto positivo che si sentano tante voci dissonanti: segno che non tutti hanno messo il cervello all’ammasso; segno che la propaganda di regime (non mi riferisco a un’inesistente “regime” italiano; ma a quello, senza volto ma reale, che controlla le nostre esistenze a livello globale) non è ancora riuscita a farci il lavaggio del cervello; segno che la “controinformazione”, che finora si diffondeva sotterraneamente attraverso internet, incomincia ad affiorare e a raggiungere almeno le persone piú attente, che non si accontentano dell’informazione ufficiale, quella controllata dai poteri forti e convogliata attraverso i giornali e la televisione.

Ebbene, mentre prendo atto con soddisfazione di questa dialettica che si sta sorprendentemente facendo strada nel mondo laico, rimango basito dall’atteggiamento della Chiesa e del mondo cattolico. Se ne può avere un breve resoconto nell’articolo pubblicato oggi su Europa. A parte le due lodevoli eccezioni del Vicario apostolico di Tripoli, Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, e del Vescovo di Pavia, Mons. Giovanni Giudici, Presidente di Pax Christi, si ha l’impressione che il resto della Chiesa, soprattutto a livello di CEI e di Santa Sede, o si è completamente appiattita sulle posizioni della coalizione o, presa alla sprovvista, si dimostra incapace di prendere un’iniziativa a livello diplomatico, o anche solo di elaborare un’autonoma analisi della situazione.

Capisco che il Card. Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza episcopale italiana, sia anche un generale dell’Esercito italiano (in quanto ex Ordinario militare), ma mi sembra inconcepibile che possa sposare in maniera totalmente acritica le tesi della coalizione. Come si fa ad accettare, senza neppure una venatura di dubbio, le motivazioni ufficiali, quando non ci crede piú nessuno, neppure coloro che fanno parte della coalizione, i quali, con una certa onestà, ammettono la presenza di altri interessi. Non credo che il cristiano debba essere un ingenuo: è vero che Gesú ci ha detto di essere semplici come le colombe, ma ci ha anche detto di essere prudenti come i serpenti. Ovviamente, la linea del Presidente della CEI si riflette su quella di Avvenire. Andatevi a leggere lo, a dir poco, sconcertante articolo di fondo di oggi, e vi farete un’idea della posizione assunta da quello che dovrebbe essere il quotidiano dei cattolici italiani.

Se poi passiamo alla Santa Sede, si ha l’impressione che abbiano avuto un totale black-out dell’informazione nei giorni scorsi. A parte le parole, necessariamente misurate, del Santo Padre all’Angelus di domenica scorsa, tutto tace. Provate a sfogliare L’Osservatore Romano di oggi: un’anodina cronaca in prima pagina (“Terzo giorno di raid”) e un altrettanto amorfo resoconto in terza pagina (“L’impegno della Lega araba decisivo per l’Onu”), dove si riportano, fra gli altri, i pareri del Presidente Napolitano (se lo sarebbero potuto risparmiare), del Card. Bagnasco e di Pax Christi. Dell’intervento di Mons. Martinelli, ne verbum quidem. E la Segreteria di Stato, che fa? Possibile che la Santa Sede non abbia niente da dire? Possibile che la diplomazia vaticana non abbia alcun ruolo da giocare? Possibile che si debba assistere a una guerra in maniera del tutto passiva, come se si trattasse di un intervento dei vigili urbani per regolare il traffico?

Certe volte mi viene da rimpiangere la gestione Sodano, che avrà pure preso le sue cantonate (vedi Jugoslavia), ma è stata capace anche di opporsi risolutamente (qualcuno direbbe “profeticamente”) alle guerre del Golfo, pagando poi un prezzo assai alto (la campagna antipedofilia in America è stata una chiara ritorsione per l’atteggiamento assunto in quelle occasioni dalla Chiesa).

Ma quel che mi lascia piú attonito è l’incoerenza fra i fiumi di parole sulla pace, che dobbiamo sorbirci ogni anno il 1° gennaio, e l’incapacità di assumere un seppur minimo atteggiamento critico nel momento in cui scoppia una guerra. Continuiamo a condannare le guerre del passato oppure i lontani conflitti locali; ma non appena sono coinvolte le “grandi potenze”, diventiamo tutto d’un tratto muti. Se poi le vergogne dell’intervento militare (pardon, “umanitario”) sono coperte dalla foglia di fico di una risoluzione ONU, allora tutto sembra permesso.

Non ci resta che pregare

domenica 20 marzo 2011

Forse non tutti sanno che il risorgimento è stato, anche, un violento tentativo di sradicare la fede cattolica dal cuore e dalla mente della popolazione italiana. (Angela Pellicciari)


Perché non è una novità che oggi
la Chiesa difenda l’unità d’Italia
di Angela Pellicciari

Forse non tutti sanno che il risorgimento è stato, anche, un violento tentativo di sradicare la fede cattolica dal cuore e dalla mente della popolazione italiana. Per giustificare la propria condotta e dare qualche parvenza di credibilità alla propria azione politica, i Savoia ed i liberali hanno proseguito nella “congiura all’aria aperta” ideata da Massimo D’Azeglio.

Prendendo atto della realtà, D’Azeglio riconosceva che, non essendoci le forze per fare la guerra, bisognava ricorrere alla propaganda e buttarsi nel “campo della opinione e della pubblicità”. Si trattava di screditare in ogni possibile modo lo stato della chiesa di cui si arrivava a mettere in dubbio la legittimità: “se il papa è divenuto principe per le donazioni di Pipino e di Carlo Magno, della contessa Matilde e d’altri, perché è stato tenuto perciò principe legittimo? Perché l’universale consentiva nel creder legittimo questo modo d’acquistare”. Queste le conclusioni del Marchese: i tempi essendo mutati, “si deve riconoscere, che l’idea sulla quale posava la legittimità del principato ecclesiastico, come di tant’altri, più non esiste”.

La congiura all’aria aperta trasforma la storia dell’Ottocento italiano in uno sdolcinato episodio di moralismo nazionalistico (quando si pensa all’attacco contro Berlusconi condotto in nome della morale viene da dire che il sangue non è acqua). Scrive Leone XIII nella Saepenumero considerantes del 1883: “la scienza storica sembra essere una congiura degli uomini contro la verità”; “Troppi vogliono che il ricordo stesso degli avvenimenti passati sia complice delle loro offese”.

Cosa fa il risorgimento in nome della morale? Sopprime tutti gli ordini religiosi della chiesa cattolica che lo Statuto albertino definisce unica religione di stato; deruba di ogni avere i 57.492 membri delle corporazioni; in nome della libertà di stampa vieta la pubblicazione delle encicliche pontificie; nel 1859 vara un nuovo codice di diritto penale in cui impone ai preti il canto del Te Deum per celebrare l’ordine morale che trionfa (pena due anni di carcere e 2.000 lire di multa); lascia oltre cento diocesi senza vescovo; fa passare di mano le 24.000 opere pie in cui la popolazione laica è capillarmente suddivisa per soccorrere i bisogni degli strati più poveri della popolazione; impone una scuola di stato, teoricamente gratuita, ma certamente laica, per plasmare una nuova generazione di italiani, liberi dai dogmi del cattolicesimo; invade gli stati italiani in nome della libertà e governa il Meridione con la legge marziale e lo stato d’assedio.

Il risorgimento ottiene due risultati rivoluzionari: trasforma gli italiani in un popolo di emigranti ed inculca nella popolazione il disprezzo per la propria storia e la propria identità. Se, negli ultimi anni, le violenze commesse dall’esercito sabaudo in Italia meridionale sono venute alla luce, la violenza anticattolica, che accomuna in una stessa sorte le popolazioni di tutte le regioni d’Italia, è rimasta scrupolosamente taciuta. Di questa non si può parlare.

Pio IX e Leone XIII denunciano in numerose encicliche la pratica liberticida dei governi liberali e ricordano agli italiani i meriti religiosi, culturali, artistici, civili ed economici, della cattolica Italia e del pontificato romano. Fra gli altri: la trasmissione dell’eredità greco-romana; l’evangelizzazione e la romanizzazione dei barbari; l’invenzione dell’università; le miriadi di opere di carità; la splendore dell’arte cristiana; l’organizzazione della difesa dall’islam. Fra i meriti dei pontefici, Leone XIII ricorda il seguente: “Né ultima fra le glorie dei Romani Pontefici è l’aver mantenuto unite, mercé la stessa fede e la stessa religione, le province italiane diverse per indole e per costumi, e l’averle così liberate dalle più funeste discordie. Anzi, nei peggiori frangenti più volte le cose pubbliche sarebbero precipitate in situazioni rovinose se il Romano Pontificato non fosse intervenuto a salvarle”.

La chiesa, oggi, difende l’unità d’Italia? Non è una novità.

(da Il Foglio, 18-03-2011)