venerdì 7 giugno 2013

Papa Francesco dell'Immacolata

di P. Stefano M. Manelli, fi

Sì, abbiamo un Papa francescano, dunque mariano. Non possiamo che rallegrarci, soprattutto noi, Francescani dell’Immacolata. Un papa gesuita, obbietterà qualcuno, non francescano. Un papa gesuita et francescano, rispondiamo. Gesuita di formazione, francescano d’ispirazione, mariano per generazione. In Maria, “l’uno e l’altro sono nati”, san Francesco e sant’Ignazio. Come i Francescani s’ispirano alla cavalleria medievale, così i Gesuiti s’ispirano alla milizia rinascimentale, e come i primi militano a servizio della Celeste Regina, anche i Gesuiti in questo non sono da meno e, con i francescani, fanno a gara nell’onorarla con alte lodi e con grandi opere. Lo dimostra il filo aureo della Causa Immaculatae che attraversa la plurisecolare storia del francescanesimo, condivisa ampiamente dai teologi e predicatori della Compagnia di Gesù.
Sua Santità Francesco è il primo Papa che, a memoria d’uomo, abbia recitato e fatto recitare pubblicamente l’Ave Maria, nel presentarsi al popolo subito dopo l’elezione al soglio petrino. Questo bel segno mariano, il giorno dell’elezione di papa Francesco I, prelude un pontificato tutto illuminato dalla presenza della Vergine Maria. Sull’esempio del beato Giovanni Paolo II. La marianità del novello Pontefice è stata poi confermata con la visita a Santa Maria Maggiore, annunciata il giorno dell’elezione, e puntualmente attuata di buon mattino, il giorno seguente. Un pontificato affidato alla Salus Populi Romani è un pontificato consacrato alla Salus Ecclesiae, di cui il Populus Romanus è la parte preminente, dotata dell’indefettibilità direttamente partecipata dal suo Capo, il Vescovo di Roma, il Papa della Chiesa universale.
Prime parole di Papa Francesco, con cui egli chiede le preghiere del Popolo di Dio, la sera stessa della sua elezione, il 13 marzo 2013:

«Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca».

È il primo atto di affidamento a Maria del novello Pontefice.
Alla fine di quello stesso primo discorso:

«Domani voglio andare a pregare la Madonna, perché custodisca tutta Roma».

Custodendo il capo, si custodisce il corpo; custodendo la capitale della Cristianità, si custodisce tutta la Cristianità. Per sineddoche, pars pro toto.
14 marzo, Santa Maria Maggiore. L’omelia termina così:

«Io auguro a tutti noi che lo Spirito Santo, per la preghiera della Madonna, nostra Madre, ci conceda questa grazia: camminare, edificare, confessare Gesù Cristo Crocifisso».

Lo Spirito Santo e la Madonna: Maria Sposa dello Spirito Santo, come insegnava san Francesco.
15 marzo, Udienza ai cardinali:

«Alla potente intercessione di Maria, nostra Madre, Madre della Chiesa, affido il mio ministero e il vostro ministero. Sotto il suo sguardo materno, ciascuno di noi possa camminare lieto e docile alla voce del suo Figlio divino, rafforzando l’unità, perseverando concordemente nella preghiera e testimoniando la genuina fede nella presenza continua del Signore».

È il secondo affidamento del Pontefice alla Vergine Maria.
17 marzo, angelus:

«Appena Vescovo, nell’anno 1992, è arrivata a Buenos Aires la Madonna di Fatima e si è fatta una grande Messa per gli ammalati […]. Invochiamo l’intercessione della Madonna che ha avuto tra le sue braccia la Misericordia di Dio fatta uomo»… «Che il Signore vi benedica, che la Madonna vi custodisca».
Ritorna il parallelismo: il Signore benedica-la Madonna custodisca. Primo accenno a Fatima.
Del secondo riferimento a Fatima ce ne dà notizia il Cardinale José Policarpo, Arcivescovo di Lisbona:

«Papa Francesco mi ha chiesto due volte che io consacri il suo nuovo ministero a Nostra Signora di Fatima. È un mandato che posso compiere nel silenzio e nella preghiera. Ma sarebbe bello che tutta la conferenza episcopale si associasse alla realizzazione di questa richiesta. Maria ci guidi nei nostri lavori e anche nel dare compimento a questo desiderio di Papa Francesco» . [Parole tratte da un articolo di Andrea Tornielli consultabile a questo link].

Questo conferma il valore “consacratorio”, programmatico e non puramente devozionale, della visita di Papa Francesco alla Salus Populi Romani, la mattina del 14 marzo. Conferma e prolunga lo “stile mariano” di Giovanni Paolo II, che della consacrazione alla Vergine Maria ha fatto il motto programmatico del suo pontificato “Totus tuus”. Conferma l’attualità del messaggio di Fatima, incentrato sulla divina promessa: «Avete visto l'inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato» (13 luglio 1917).

Se 13 è il numero di Fatima, allora questo è il papa di Fatima. 13 è il giorno dell’elezione e fa 13 anche la somma delle singole cifre che compongono data completa di quel giorno: 13-3-2013, ossia: 1+3+3+2+1+3 = 13. Numerologia e ghematrìa a parte, siamo convinti che un Papa, proprio perché è il Vicario di Cristo, non può non essere il figlio prediletto della Madre di Cristo, che a Fatima ha chiesto la devozione e la consacrazione al Suo Cuore Immacolato.

Benedetto XVI, riferendosi alle celebrazioni del centenario delle apparizioni di Fatima che si terranno nel 2017, parlava in seconda persona plurale, escludendo implicitamente se stesso:

«Tra sette anni ritornerete qui per celebrare il centenario della prima visita fatta dalla Signora “venuta dal Cielo” […] Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità» (BENEDETTO XVI, Omelia, Spianata del Santuario di Nostra Signora di Fatima, 13-5-2010).

L’11 febbraio scorso abbiamo capito perché ha parlato così. Ha lasciato il posto a papa Francesco, il papa dell’Immacolata, il papa di Fatima. Il papa, speriamo, del Trionfo del Cuore Immacolato.
Ma perché questo si realizzi, è nostra convinzione che una nuova ondata di fervore mariano debba prima investire la Chiesa di Dio. E la ragione formale e teologale di questo nuovo incendio di devozione mariana sarà, ne siamo ancor più convinti, la Corredenzione di Maria.
La beata Madre Teresa di Calcutta scrisse, il 14 agosto 1993:

«Maria è la nostra Co-redentrice con Gesù. Ella ha dato a Gesù il suo corpo e ha sofferto con lui stando ai piedi della Croce. Maria è la Mediatrice di tutte le grazie. Ella ci ha dato Gesù e, come nostra Madre, ci ottiene tutte le sue grazie. Maria è la nostra Avvocata che prega Gesù per noi. Solo attraverso il Cuore di Maria noi arriviamo al Cuore Eucaristico di Gesù. La definizione papale di Maria Co-redentrice, Mediatrice e Avvocata porterà grandi grazie alla Chiesa. Tutto per Gesù, attraverso Maria. God bless you. M. Teresa, M. C.» . [MADRE TERESA DI CALCUTTA, Lettera di adesione per la Definizione papale di Maria Co-redentrice, Mediatrice, Avvocata, 14 agosto 1993, in: MIRAVALLE M., In continued dialogue with the Czestochowa Commission, in AA.VV., Mary at the foot of the Cross - III. Mater unitatis. Acts of the third International Symposium on marian coredemption. Downside Abbey, Stratton on the fosse, Bath, Somerset, England, 20-26 august 2002, Academy of the Immaculate, New Bedford (MA-USA) 2003, pp. 396-397].

Ci auguriamo di tutto cuore che questo papa, francescano e mariano, aprirà nuovamente il discorso sulla Corredenzione della Vergine Maria, dopo l’eclissamento esitante da parte di una certa “mariologia debole” che sembra abbia avuto il sopravvento in questi ultimi anni.
Anche nello stemma pontificio, scelto da papa Francesco, è presente la Vergine Maria, simboleggiata dalla stella, secondo l'antica tradizione araldica; mentre il fiore di nardo indica San Giuseppe, patrono della Chiesa universale. Nella tradizione iconografica ispanica, infatti, San Giuseppe è raffigurato con un ramo di nardo in mano. Ponendo nel suo scudo tali immagini, il Papa ha inteso esprimere la propria particolare devozione verso la Vergine santissima e a San Giuseppe, patrono della Chiesa universale.
Alla Santissima Vergine Maria, Corredentrice del genere umano, e a San Giuseppe, suo castissimo Sposo, affidiamo il pontificato di papa Francesco.

 
 

giovedì 6 giugno 2013

funerali di un prete: che differenza con certe recenti sceneggiate!

 

 

 
 
Funerali del Padre Dominique Lagneau, ddeceduto domenica 12 maggio2013 a Laus, celebrati nella chiesa di Sant'Andrea des Cordeliers à Gap, venerdì 17 maggio, da S.E. Mons. Bernard Fellay, superiore generale della FSSPX. La chiesa è stata generosamente messa a disposizione da S.E. Mons. Jean-Michel Di Falco, Vescovo di Gap e Embrun.

mercoledì 5 giugno 2013

l'ultima fatica della Prof.ssa Maria Guarini

LA QUESTIONE LITURGICA. Il Rito romano usus antiquior e il Novus Ordo Missae a 50 anni dal Concilio Vaticano II

 
Il testo, che reca la prefazione di Mons. Gherardini, analizza sul piano filosofico e teologico lo status quaestionis, in ambito liturgico, della crisi che ha investito la Chiesa postconciliare, sviluppando in termini essenziali alcuni dei punti fondamentali di un dibattito ancora aperto, da diffondere ed allargare, al fine di alimentare una ‘pastorale’ secondo la Tradizione che è vita e giovinezza della Chiesa.

Sono 63 dense pagine, in brossura, che hanno lo scopo di gettare il cuore oltre gli ostacoli e non cessare di testimoniare la Verità per la nostra generazione e per quelli che verranno...

Chi volesse, in attesa della distribuzione in libreria, può ordinarlo direttamente a maria.guarini@gmail.com e gli verranno indicati nella conferma i termini del pagamento.

 
Il costo (8 euro, comprese le spese di spedizione) serve per finanziare gli altri testi della collana Parva Itinera, in corso di preparazione e spererei numerose altre copie di questo, per proseguirne la distribuzione nell'ambito dei gruppi tradizionali e soprattutto ai Sacerdoti.

Sintesi del contenuto:Prefazione di Mons. Brunero Gherardini

Introduzione

Rito Romano usus antiquior e Novus Ordo Missae
- Elementi per inquadrare il contesto
- Cosa dice il Concilio Vaticano II e il Magistero successivo
- Funzione e ragion d’essere della Liturgia
- Trasformazione dell’Offertorio in berakah ebraica
- Comunione o sacrificio?
- Influssi che hanno distorto l’intento originale del Concilio
- Enfasi su una nuova concezione del “Mistero pasquale”
- Oltrepassamento della Mediator Dei da parte della Sacrosanctum Concilium
- È possibile armonizzare le innovazioni della Riforma alle nobili forme preesistenti?
- Una lingua sacra da preservare
- Ricchissima simbologia che parla al popolo e che va fatta conoscere al popolo
- C’è un confine tra “esperimenti liturgici” e “abusi liturgici”?
- Riforma della Riforma o “nuovo movimento liturgico” dal basso?
- Attenzione ai prevedibili rischi
- Conclusione

Confutazione di alcuni luoghi comuni

Addendum. Il post-concilio e l’“actuosa participatio”