sabato 12 novembre 2011

sic transit gloria mundi


Di solito non trattiamo di politica ma il momento è grave: così grave che dobbiamo dare ragione anche ai comunisti come Ferrero; se volete sapere il perchè leggete solo la nota a piè pagina, se volete sapere perchè il momento è grave leggete tutto. I nostri politici hanno fallito e ora dicono è il momento di essere responsabili: ci chiediamo che cosa siano stati fino a ieri.  


Eccovi la buro-dittatura bocconiana


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E il bello è che tutti la applaudono: allegri, finalmente, gli italiani hanno un premier che non hanno votato loro! Nominato da un Quirinale dove siede un nominato, e che non deve temere le elezioni: che sollievo! Che gioia avere un governo sintetizzato in laboratorio! Mai un popolo s’è dato fino a questo punto dell’incapace a governarsi, mai ha espresso un simile disprezzo – purtroppo ben giustificato – per se stesso, oltre che per i politici che s’è scelto lui.

Da tempo questo popolo aspirava a una qualche forma di dittatura extralegale. Adesso ce l’ha. Ed è pronto ai sacrifici estremi da parte di uno scelto altrove.

Mario Monti sia. Tutti lo elogiano. Il mio parere personale – che non vale nulla – è che sia un solennissimo cretino: l’ho sentito con le mie orecchie rispondere durante un convegno, dietro precisa domanda, che non aveva previsto la crisi dei sub-prime (cosa che aveva previsto perfino il sottoscritto). Ciò dice che, per lui, le follie della finanza creativa non erano da deplorare, e nemmeno da sorvegliare con attenzione: la finanza è infallibile.

Infatti, Monti è un bocconiano, persino preside della Bocconi: il che significa che è un gran sacerdote del pensiero unico liberista sancito dal Washington consensus, la causa della nostra rovina. Inoltre è stato un Kommissario (alla concorrenza) in Europa, insomma è omologo alla tecnocrazia europeista, ossia alla mentalità di quel gruppetto gnostico di cooptati che ha creato di nascosto dai popoli europei i trattati che ci strangolano, e ci ha imposto una moneta unica disfunzionale, con il progetto che le crisi che essa produce avrebbero portato i popoli (o almeno i loro politici) a implorare di cedere la sovranità a lorsignori. Gli Stati Uniti d’Europa senza elezioni.

Per perfezionare il proprio profilo, Monti è stato in Goldamn Sachs dopo il mandato europeo. Come per caso, proprio Goldman Sachs, nel suo ultimo report sull’Italia, sconsigliava le elezioni e suggeriva il governo tecnico, il solo che può calmare i mercati (peccato che Napolitano sia troppo vecchio; ma dotato com’è di depolorevole longevità, mi aspetto che dopo il Quirinale vada anche lui in Goldman Sachs).

Tutti lo esaltano, il Monti, come europeista convinto. Il che significa che mai e poi mai farà fare al Paese default, nè farà uscire l’Italia dall’euro. Per scongiurare il ripudio del debito e l’uscita dall’euro, è pronto a farci fare tutti i sacrifici necessari. I più spietati. Portando l’Italia dalla recessione in cui già si trova, alla depressione anni ‘30.

Il problema non sono i sacrifici, i salassi tributari, i rincari, il saccheggio del patrimonio privato degli italiani, così florido, e che fa tanto gola ai banchieri. Il problema è che essi saranno imposti dal dottore in base ad una diagnosi sbagliata: la diagnosi secondo cui l’enorme debito deve essere pagato e servito, mentre è impagabile, e bisogna solo prenderne atto. La diagnosi secondo cui l’euro è la soluzione (di cosa?) mentre è la malattia, avendoci fatto perdere a favore della Germania il 40% della competitività del nostro lavoro, e pari quote di mercato.

La task force eurocratica e fondo-monetaria è già a Roma, ed ha annunciato nuove misure di rigore, secondo lo scenario immutabile che ha rovinato economie nel Terzo Mondo, e che ha buttato nell’abisso la Grecia. Tutto inutile: coi tassi dei titoli di Stato sopra il 7%, l’Italia è già nello stesso abisso.

I tagli di Monti saranno macro-economici: taglierà pensioni, tasse, sanità in modo che più orizzontale non si può. Nessuna speranza che faccia le cosiddette riforme, sani la corruzione, la burocrazia pubblica elefantiaca e parassitaria, il parassitismo delle Regioni, renda snelle ed efficaci e creative le università strapiene di baroni: non c’è tempo per guardare accuratamente dentro le piaghe italiane, è urgente servire il debito (impagabile) contentando i mercati.

In attesa che nell’abissso, dopo Grecia e Italia (troppo grossa per essere soccorsa) cadano anche la Francia (che è già sullo scivolo) e vi si avvicini la Germania. Allora, forse, Berlino accetterà le sole misure possibili, che fino ad oggi vieta: l’ordine alla Banca Centrale Europea di comportarsi finalmente da Banca Centrale, stampare moneta con cui comprare un trilione di titoli degli Stati in difficoltà, accettando un’inflazione del 4-5%, che non è una sciagura in questa atroce deflazione, e un indebolimento di fatto dell’euro.

O ancor meglio: rompere l’euro-area in due, Euro-Nord forte ed Euro-Sud svalutato. Sembra (lo suggerisce il Telegraph) che siano in corso «intense consultazioni» fra Parigi e Berlino per sfrondare il blocco monetario. Già la Merkel ha annunciato che si può uscire dall’euro senza necessariamente essere espulsi dalla UE... speriamo.

Speriamo nei governi altrui, visto che i nostri nulla fanno, e quello sintetico che ci ha dato il Quirinale non farà che farci soffrire senza sugo nè uscita. Vediamo il lato positivo: la classe politica italiana ha firmato il certificato della propria inutilità. Possiamo esimerci dallo strapagarla, per quel che serve.




L'evoluzione della specie

In faccia alla realtà

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«Fate avanzare larmata Wenck! », ordinava Hitler chino sulle carte coperte di frecce blu e rosse. Silenzio nel bunker, rotto dal fremito delle artiglierie sovietiche a tre isolati di distanza. Dopo un pò il Fuehrer tornava a chiedere impaziente, pestando i piedi: «Dovè Wenck? Chiamatelo al telefono». Nessuno degli alti esponenti in divisa osava dirgli che l’armata Wenck, ammesso non fosse già annientata come tutte le altre, era introvabile. Così sono le disfatte: non aver più pedine da muovere, nè mosse da fare per scongiurare la resa senza condizioni.tttttt ttttttttttttttttttttttttttttttttGli sc

Gli scontri all’interno del Pdl pro o contro l’appoggio al governo Monti hanno qualcosa di quel senso di irrealtà. Alla radio, ne ho sentito uno fra Scajola e Matteoli. No alle larghe intese con il PD per sostenere un oligarca dei poteri forti, dice quest’ultimo, meglio «elezioni subito», anche a Natale... Scajola, da vecchio volpone democristiano, obiettava che andare al voto «con questi sondaggi» significava perdere a vantaggio dei post-comunisti.

Nè l’uno nè l’altro però avevano la chiara consapevolezza di quanto gli ultimi mesi abbiano logorato, immerso nel ridicolo, consumato fino all’annientamento il movimento creato da Berlusconi quasi vent’anni fa. Di quanto disprezzo e disperazione l’opinione pubblica abbia accumulato contro la loro losca nullità, il loro dilettantismo inadempiente e furbastro. L’uno e l’altro credevano di avere ancora da qualche parte un’armata Wenck da mettere in linea, credevano di poter dettare qualche condizone ai mercati e ai poteri forti, di poter dire la loro in quanto rappresentanti della politica.

Lo stesso dicasi per le sinistre, per i no di Di Pietro e di Ferrero (1), vogliosi di tagliare qualche spazio a Bersani che invece pende per il sì... Insomma, da ogni parte l’ormai intollerabile gioco dei nostri politici, con in più la loro svergognata pretesa di insorgere in nome di una democrazia che hanno ridotto ad un tronco purulento e marcio, pullulante di vermi, ossia di clientele e di caste, irriformabile. Tutti incapaci di vedere che hanno sparato ormai tutti i loro colpi: e li hanno sparati contro di sè. E sono finiti.

Impressionante la faccia tosta con cui, qua e là nel verminaio politico, dalla Lega ai dipietristi ai rifondaroli, si chiama a raccolta il popolo contro l’uomo del Bilderberg, il delegato della Trilaterale, il commissario pignoratore dei banchieri, dei massoni, degli oligarchi. Ma quando mai lorsignori hanno contrastato i poteri forti?

Nel ‘92, quando gli amici del Movisol e poi il sottoscritto descrissero l’incontro segreto avvenuto sul Britannia, lo yacht della regina, fra i banchieri inglesi e i funzionari italiani in cui ordirono la svendita del settore produttivo italiano sotto l’IRI, non mi ricordo che nessuno di loro abbia promosso un’inchiesta penale contro Mario Draghi, che a quel tempo era funzionario del Tesoro e quindi aveva compiuto un atto di tradimento. Silenzio, anzi sorrisini contro i complottisti. E hanno firmato l’ascesa irresistibile di Draghi a Bankitalia ed ora alla BCE, con il placet di Berlusconi.


E da dove nasce questo virtuoso sdegno di essere messi sotto tutela dei poteri forti transnazionali? Come se fosse la prima volta, di queste celestiali verginelle. Eppure mi ricordo che nel 2001, quando Berlusconi con la Lega tornava al governo, si faceva mettere alle costole dal salotto buono agnellesco un uomo che nemmeno conosceva: Renato Ruggiero, a cui, per controllare il Cavaliere era stato fatto lasciare il posto di direttore del WTO (World Trade Organisation) ossia l’organo motore e il gendarme della globalizzazione, dove Ruggero aveva attuato «la liberalizzazione su scala mondiale delle telecomunicazioni, delle tecnologie informatiche e dei servizi finanziari», ossia posto le basi del disastro monetario-speculativo che ci ha travolto.

Mi aspettavo di vedere allora Berlusconi gonfiare il petto con orgoglio e proclamare che no, un leader eletto dal popolo non av rebbe risposto se non ai suoi cittadini, non a poteri transnazionali senza volto, e perciò non avrebbe dato un ministero a quel tizio che manco conosceva. Aspettai invano. Berlusconi nominò Ruggero suo ministro degli Esteri, come gli era stato chiesto, e gli aumentò perfino lo stipendio, dato che Ruggero si lagnava che guadagnava come ministro meno che alla poltrona del WTO. Poi, è chiaro, Prodi si accollò il Ruggero come consigliere per la Costituzione europea, dopodichè Ruggero (te pareva) è stato assunto da CitiGroup come presidente.

Vedo perfino che personaggi politici del centro-destra, Lega in testa, esprimono frementi sospetti su «questa Europa», sulla UE, su Barroso, sull’asse Merkel-Sarko. Adesso?! Ma allora chi ha firmato tutti i trattati, da Lisbona a Maastricht, chi ha accettato tutte le direttive, magari usandole come scusa per prendere decisioni politiche che non si osava prendere di persona in quanto impopolari («LEuropa ci costringe... »)? Chi si è rallegrato di una sempre più forte integrazione? Chi non ha mai alzato un sospiro contro l’allargamento ad Est, fino alle torme di zingari romeni diventati cittadini della UE?

Magari sì, qualche borbottìo e maldipancia della Lega c’è stato. Ma i borborigmi e i rutti di Bossi e dei suoi neanderthaliani non si sono mai tradotti in una azione politica coerente e costante.

In questi giorni, ricevo telefonate da leghisti che vogliono da me qualche cattiveria rivelatrice su Monti, uomo del Bilderberg e della Trilateral. È tardi, troppo tardi. Tornate alle vostre provincie padane, alle vostre ampolle del Po, ai vostri clientelismi ultra-locali, rurali e valligiani. Non siete adatti a questo secolo.

Lo dico anche ai lettori comprensibilmente angosciati. Non è la prima volta che l’Italia è governata da poteri forti, occulti, estranei. Anzi, è avvenuto ogni volta che una crisi grave e seria ha manifestato l’incapacità sediziosa delle nostre classi politiche, e l’incapacità della nazione non-nazione ad autogovernarsi, cessando la permanente guerra civile che è il suo passatempo politico unico e preferito. Abbiamo già avuto i governi Ciampi, e parte di noi lo hanno venerato mentre faceva la sua macelleria sociale e faceva guadagnare i miliardi a Soros con una difesa della lira che, se non fu incompente, fu criminale e degna di processi penali. I governi Amato. I governi del presidente Scalfaro, tutti per evitare il pericolo del voto popolare. E i governi Prodi, anche lui un tecnico, sulle cui svendite a Unilever e a De Benedetti molto è stato raccontato, come ai suoi favori a Goldman Sachs (Franco Nobili, che non aveva voluto servirsi di questa banca d’affari, era stato arrestato opportunamente da Di Pietro) presso cui poi è stato assunto.

E prima, quando il re arrestò il cavalier Benito Mussolini, chi nominò nuovo capo del governo? Il maresciallo Badoglio, riserva della massoneria. Ma che dico? La stessa Italia unita è stata fatta contro i suoi popoli, da Londra e da Parigi, e dalla massoneria internazionale in base al progetto di distruzione della alleanza fra Trono ed Altare.

Siamo il Paese dei ricorrenti 8 settembre, e questo in corso ne è un altro. L’occupazione straniera, a seguito della disfatta totale auto-inflitta per pressapochismo e dilettantismo, è qualcosa che abbiamo già vissuto.

Mario Monti ha promesso tagli ai «privilegi alle categorie sociali che ne hanno»: l’abolizione delle pensioni di anzianità care alla Lega, ma non potrà non cercare di tagliare anche i privilegi partitici, le mafie di sottogoverno e le pletore di parassiti. Vediamo se riuscirà (non credo: la larga intesa parlamentare dovrebbe votare per la propria castrazione), ma la domanda è un’altra: non era questo il programma del primo Berlusconi? E allora perchè i mal di pancia e la mezza rivolta dei pidiellini?

In realtà, il nuovo governo tecnico non potrà fare se non quello che lo stesso Berlusconi e Tremonti hanno promesso nella famosa letterina alla UE: se adesso il PDL è contro, vuol dire che aveva approvato un pacchetto di pie intenzioni, con la ferma intenzione di non realizzarne nessuna – come al solito.

In questa letterina c’erano:

Flessibilità e licenziabilità dei dipendenti pubblici: siete contrari?

Ammodernamento della pubblica amministrazione: se prova a farlo Monti, è un complotto della
Trilaterale?

Tasse: Berlusconi ha promesso di «ricalibrare il peso fiscale dal lavoro (di cui la rapina aumenta il costo) ai consumi». I commissari sono venuti a Roma a vedere se il governo lo farà davvero.

Scuola: la promessa è di riformarla, ma il Berlusconi non ha detto come. Adesso Bruxelles vuol sapere come «saranno ristrutturate le scuole con risultati insoddisfacenti, come saranno valorizzati gli insegnanti meritevoli, come sarà organizzata la competizione tra università». Dite, voi di centro-destra: vi fa schifo come programma?

Pensioni: la promessa berlusconiana è di alzare l’età pensionabile a 67 anni, come già in tutta Europa, però... dal 2026, quando Berlusconi non sarà più di questo mondo e Bossi in casa di riposo per non-autosufficienti. A Bruxelles vogliono che si faccia prima; una volta accettato il principio (e Berlusconi l’ha accettato) non pare una richiesta assurda.

Lavoro: la promessa è di «favorire loccupazione femminile e giovanile». I poteri forti vogliono sapere, concretamente, come s’intende fare. È una cospirazione contro l’Italia? Il governo testè dimissinario ha promesso di usare per bene e in tempo di fondi e finanziamenti europei, che le nostre regioni governate da truffatori incapaci, non sono nemmeno in grado di chiedere e di utilizzare. La UE vuol sapere come, nei fatti, la promessa sarà mantenuta.

Monti farà di sicuro una manovra aggiuntiva, ossia un altro super-prelievo fiscale, del resto necessario dopo che i traccheggi del governo testè defunto aveva fatto alzare il costo degli interessi sull’immane debito pubblico al 7 e passa per cento. Ma anche questa è una promessa scritta nella famosa lettera alla UE.

Monti farà privatizzazioni del patrimonio pubblico: ma anche questa era una promessa contenuta nella lettera, anzi già Tremonti ha messo a bilancio 5 miliardi dal ricavo delle privatizzazioni. Si farà iscrivere l’obbligo di pareggio di bilancio nella Costituzione: è una follia, ma non è altro che una delle tante promesse berlusconiane a Merkel-Sarkozy.

La lista delle domande che l’Europa ha stilato nella letterina riguarda addirittura la riforma della giustizia, e precisamente, come si intende «assicurare una giustizia civile efficiente». Chiede «la riduzione del numero dei parlamentari», con la illustrazione dei «risparmi che si intendono così realizzare». Siccome il cavaliere ha promesso a Bruxelles di tagliare i costi della politica, Bruxelles pretende di «capire concretamente i dettagli e limpatto dei tagli». È forse uno scandalo? Una forzatura dei poteri forti?

No, è il programma di Forza Italia. Se il PD di Bersani, per sostenere Monti, voterà un simile programma, si dissanguerà, perchè è il contrario di quel che le sinistre frazioniste e sediziose vogliono; ma il Pdl, se vota quel programma, non può che uscirne confermato e rafforzato. Perchè è in gran parte il programma dei sogni di quel governo che ha ricevuto un enorme numero di voti dagli italiani, perchè lo realizzasse.

E invece, Berlusconi aveva promesso di riformare scuola e giustizia, e non l’ha fatto. Di frenare il debito pubblico, e l’ha invece aumentato. Di tagliare i rami secchi, e invece ha salvato Alitalia con 500 miliardi di soldi nostri. Di snellire la pubblica amministrazione, ed ha fatto degli uffici della presidenza del Consiglio un superministero con migliaia di dipendenti. Aveva promesso di non mettere le mani nella tasche degli italiani, e invece ha aumentato la pressione fiscale in modo vergognoso. E da ultimo, si è ridotto a lanciare una campagna televisiva per «la lotta allevasione» – questa fantomatica armata Wenck delle sinistre – mettendo addirittura in bilancio i proventi della lotta, del tutto aleatori, anzi onirici.

Abbiate pazienza, pagliacci; sgombrate il campo, lasciate governare Goldman Sach e il Bilderberg, che sanno cosa fanno e perseguono uno scopo con costanza, e che voi avete già sottoscritto e servito, a volte perfino senza saperlo, perchè eravate distrati dalle tangenti, dal bunga-bunga, dalle quote-latte e da Santoro.

E’ un anno e mezzo di governo altrui, dopotutto. Uno dei tanti che già abbiamo vissuto. Magari riesce a fare qualcosa, che voi non avete mai fatto.



1) A Ferrero devo dare atto di aver saputo motivare, unico, il suo no al governo Monti: la BCE – ha detto – presta alle banche denaro all’1,5%. Perchè non lo presta agli Stati, e invece li costringe a finanziarsi sui mercati, dove quelle stesse banche chiedono, per il denaro che hanno ricevuto all’1,5%, il 7%, o, per la Grecia, il 120%? Qui c’è il nucleo di un programma alternativo ai poteri forti, in fondo al quale c’è il ripudio sovrano. Inutile dire che i berlusconiani e i bersaniani non l’hanno mai preso in considerazione.

Efesini 5,11: non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente

Lupi rapaci in cattedra
Vito Mancuso nelle sue opere –come riportato da “L’Osservatore Romano” e da “Civiltà Cattolica”- nega o svuota di contenuti circa una dozzina di dogmi, dal peccato originale alla resurrezione di Cristo, dall’eternità dell’infermo alla salvezza che viene da Dio. In un articolo ha respinto anche il dogma della Creazione e la dottrina proposta dall’”Humanae Vitae” sulla contraccezione.
Eppure negli ultimi due anni è stato invitato a parlare nelle Diocesi di Prato, di Gorizia, di Catania… Gherardo Colombo ritiene che il bene in sé e la giustizia in sé semplicemente non esistano: ciascuno potrebbe farsene un’idea personalissima, quindi relativa. Quanto alla virtù, nemmeno da prendere in considerazione….

Eppure ha parlato agli studenti del Seminario di Nola, nelle Diocesi di Foligno e Locri-Gerace, al Centro Pastorale di Cremona… Massimo Cacciari ha spiegato, nel Duomo di Milano, quanto bello sia vivere senza fede e senza certezze.
Eppure, oltre ad essere professore ordinario presso l’Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano-, ha parlato nelle Diocesi di Livorno, Terni-Narni-Amelia, e Caserta, dove ha addirittura inaugurato l’attività dell’Istituto di Scienze Religiose “S. Pietro”,… E così via, l’elenco potrebbe continuare, includendovi altri “maestri del dubbio metodico”, come Beppino Englaro, che in una parrocchia di Verona ha presentato il suo libro pro-eutanasia.
Per questo, purtroppo, non stupisce, sebbene sempre amareggi, apprendere che -come ci viene segnalato dai nostri lettori- il Meic-Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale della Diocesi di Lodi abbia invitato per il 7 novembre uno come il citato Vito Mancuso quale relatore per una serie di incontri pubblici.
Senza alcuna ombra di dubbio, tutti costoro rientrano a pieno titolo nella categoria dei “falsi profeti” individuata dalla Scrittura, lupi rapaci vestiti da pecore, da cui il testo sacro invita a guardarsi: “Dai loro frutti li riconoscerete” (Mt 7, 15-16), spiega. “Inganneranno molti; per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà. Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato” (Mt 24, 11-13).
 In effetti, in molti casi -complice il silenzio dei sacerdoti, per lo più presenti nella veste di moderatori, anche sui punti più delicati e sensibili- il pubblico, costituito in massima parte da cattolici comuni, supera le perplessità iniziali, ispirate dalla buona dottrina appresa sui banchi del catechismo, per giungere all’iniquo, scrosciante applauso finale.
Eppure, indipendentemente dalla gloria umana, “la loro condanna –assicura la Bibbia- è già da tempo all’opera e la loro rovina è in agguato” (2Pt 2,3). Il Catechismo della Chiesa Cattolica è molto chiaro contro chi tradisca o contribuisca a tradire la Verità, atto che, se “fatto pubblicamente, riveste una gravità particolare” (n. 2476), è un’“opera diabolica” (n. 2482), un’“offesa per indurre in errore” (n. 2483), “per sua natura condannabile” in quanto “profanazione della parola, mancanza in ordine alla giustizia ed alla carità”, ancora maggiore in caso di “conseguenze funeste per coloro che sono sviati dal vero” (n. 2485).
Ciò che stupisce non è, allora, che questi “maestri del dubbio” dicano quel che dicono: è, in un certo senso, il loro mestiere, la loro missione e cercano di portarla a termine nel migliore dei modi, ovunque ne sia data loro l’occasione. Ciò che davvero turba e sconcerta, piuttosto, è la remissiva accondiscendenza dei pastori d’anime, che –incuranti dei pericoli, cui espongono se stessi ed il gregge loro affidato- si portano il nemico in casa. Coi risultati, che –malauguratamente- sono sotto gli occhi di tutti. (M. F.)

mercoledì 9 novembre 2011

la culla dell'arte cristiana sarà trasformata in una moschea; il luogo della grande vittoria contro l'iconoclastia consegnato ai suoi epigoni

Nicea, chiesa trasformata in moschea
 di Marco Tosatti
Hagia Sophia di Nicea, il luogo in cui si svolse il settimo Concilio ecumenico nell'anno 787 sta per essere dichiarata una moschea dalle autorità turche

Hagia Sophia di Nicea, il luogo in cui si svolse il settimo Concilio ecumenico nell'anno 787 sta per essere dichiarata una moschea dalle autorità turche. Come la stampa turca riferisce la chiamata alla preghiera del muezzin è stata cantata giovedì scorso, per la prima volta dalla fondazione della Repubblica turca nel 1923. Il minareto è stato aggiunto alla Chiesa della città chiamata dai turchi Iznik durante il periodo ottomano. L'anno scorso fu restaurato. Con la preghiera celebrata all'inizio della festa islamica sacrificale domenica mattina, l'ex chiesa sarà pronta per le cerimonie religiose islamiche. La decisione dell'ufficio del Consiglio di amministrazione, l'autorità competente ha suscitato un dibattito feroce. Selcuk Mülayim dell'Università di Marmara, storico dell'arte ha sottolineato l'importanza dell'edificio nella storia del cristianesimo e ha avvertito che la mossa segnerebbe l’inizio di proteste da tutto il mondo. La camera di commercio di Iznik ha criticato la mossa come totalmente incomprensibile, dal momento che la piccola città vive di turismo. Controverso è anche il fatto se tocchi al Consiglio spiegare come la chiesa precedente sia stata convertita da un museo in una moschea. L'ufficio ha spiegato che l'edificio era stato segnalato da parte da parte della comunità “ingiustificatamente” come museo, dal momento che non era mai stato utilizzato come un museo prima. L'anno scorso in ogni caso, un cartello fu posto davanti alla struttura della chiesa restaurata con "Museo" scritto su di esso; un guardiano faceva pagare il biglietot di ingressoo. In Hagia Sophia di Nicea i vescovi dell'Impero romano furono riuniti nel 787, per decidere la controversia iconoclasta bizantina e per consentire la venerazione delle icone. Nicea fu anche il luogo di incontro del primo Concilio ecumenico nell'anno 325. Il palazzo in cui il Consiglio ha avuto luogo non esiste più. Hagia Sophia fu trasformata in una moschea dai musulmani nel 1331 quando conquistarono la città e dopo un incendio venne restaurata dall'architetto Mimar; fu poi distrutta nella battaglia di Bursa nella guerra d'indipendenza turca nel 1920. Le rovine vennero restaurate nel 2007 e hanno attirato turismo religioso cristiano.
tratto da: http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=196&ID_articolo=1459  

martedì 8 novembre 2011

La Bella Addormentata a Verbania



Dopo la I Giornata della Tradizione del 2010
dedicata alla figura del Beato Cardinale John Henry Newman

domenica 11 dicembre 2011
a Verbania, nell'Hotel "il Chiostro",

II Giornata della Tradizione, organizzata dalle chiese di Vocogno e di Domodossola
dove si celebra periodicamente la Santa Messa Tridentina.

Alle ore 15:00 si terrà una conversazione su
Perché dopo il Vaticano II la Chiesa è entrata in crisi. Perché si risveglierà,
con il Dottor Alessandro Gnocchi e il Professor Mario Palmaro,
autori del libro La Bella Addormentata, edito da Vallecchi .
Alle ore 17:30, dopo l'incontro sarà celebrata la
SANTA MESSA CANTATA nella Forma Extraordinaria del Rito Romano.


Sarà possibile fermarsi per la cena nel caratteristico Hotel, per tale esigenza è necessaria la prenotazione, entro il 4 dicembre, al numero telefonico: 349/28.48.054.


Le chiese di Vocogno e di Domodossola hanno un sito attivo di Fede e nella Fede: http://www.radicatinellafede.blogspot.com/

lunedì 7 novembre 2011

"l'autobus successivo!": parce nobis, Domine, parce populo tuo


Mentre esprimiamo la nostra solidarietà orante per la città di Genova e il nostro suffragio per coloro che sono periti in quella tragedia, offriamo una pausa di riflessione al Sindaco cui magari sono oggi imputate colpe antiche ma che non può negare di avere recentemente promosso e difeso la  pubblicità all'ateismo sugli autobus in circolazione a Genova. Ve li ricordate? Noi sì e ci ricordiamo anche che cosa con una certa prosopopea dichiarò il Sindaco Marta Vincenzi: "Chi è infastidito può sempre aspettare l'autobus successivo" ......



DELITTI E CASTIGHI
a cura di Rino Cammilleri


Il 16 marzo 2011, su RadioMaria, Roberto De Mattei ricordò che talvolta le calamità naturali sono castighi di Dio. E’ noto che un padre corregge i figli discoli perché vuol loro bene; segno che non se ne disinteressa (tutta la Bibbia è piena della sollecitudine, anche con mano pesante, di Dio nei confronti del suo popolo). Ma, poiché viviamo nell’epoca della «morte del padre», De Mattei fu subissato di improperi dal laicume nazionale, anche quello sedicente «moderato». Il 20 aprile De Mattei, sempre via radio, si spiegò meglio e ribadì il concetto.

Ricordò, tra le altre cose, le strisce apparse in Messina il 27 dicembre 1908, domenica. C’era scritto: «Gesù Cristo non è mai esistito». Nello stesso giorno, sul giornale anticlericale Il Telefono (Meucci era messinese) compariva la poesiola: «O Bambinello mio, vero uomo e vero Dio, per amor della tua croce fa sentir la nostra voce; Tu che sai, che non sei ignoto, manda a tutti un terremoto». La sera una processione parodistica di mangiapreti andava a buttare simbolicamente in mare un crocifisso. All’alba del lunedì 28 dicembre 1908 un terremoto del decimo grado Mercalli, seguito dal maremoto, rase al suolo Messina. Le vittime furono oltre 80mila. Il mondo intero rimase attonito.

A Messina l’unica cosa a rimanere in piedi fu l’orfanotrofio del messinese s. Annibale Maria Di Francia; tutti i piccoli restarono illesi. Il 16 novembre 1905 il santo aveva predicato in cattedrale e aveva avvertito che la città era «sotto la minaccia dei castighi di Dio». Ed era stato anche più esplicito: «Non posso nascondervi, fratelli miei, che appunto il terremoto è il flagello col quale io temo che il Signore voglia punirci».