martedì 14 luglio 2015

Il modernismo demolisce tutta la religione cattolica e non solo qualche suo dogma


 
Sento; quindi credo

Il sentimentalismo religioso è uno dei pericoli più gravi che minaccia il mondo cattolico e specialmente ecclesiale perché distrugge la Fede rendendola un atto puramente soggettivo e non più un atto soprannaturale di adesione dell’intelletto, mosso dalla volontà con l’aiuto della Grazia, alle verità o Dogmi oggettivi e reali.

Dal punto di vista naturale il sentimentalismo distrugge la ragione e rende l’uomo un animale istintivo ed emozionale e perciò abbassa la retta ragione ad un livello inferiore a quello raggiunto dalla metafisica classica greca, dal diritto e dalla morale naturale romana, riportando la civiltà europea, che ha le sue origini appunto nella metafisica classica, nel diritto romano e nella scolastica, al livello primitivo, selvaggio o tribale. Nel campo religioso si  favoleggia di una pretesa “Chiesa dei poveri”, quando in realtà tra i Discepoli di Gesù ve ne erano anche di ricchi come Giuseppe d’Arimatea, che gli cedette il suo sepolcro nuovo dove Gesù fu sepolto e dal quale risorse, e la Chiesa è stata sempre la Chiesa di tutti, dei ricchi come dei poveri, insegnando ai primi il buon uso della ricchezza e ai secondi ad accettare ed amare la povertà. È per questo che si può parlare di (tentata) tribalizzazione della Chiesa, esattamente come il Sessantotto ha tribalizzato l’uomo contemporaneo rendendolo un selvaggio, un cavernicolo o “una bestia parlante”. Se Cartesio diceva: “Penso; quindi esisto”, oggi si pensa e si dice: “Sento, ho emozioni, esperienze; quindi esisto”, anzi: “quindi credo”.

Infatti l’essenziale è “sentire” soggettivamente qualcosa di vagamente e astrattamente “spirituale”, che non si identifica in nessuna dottrina di nessuna Chiesa o Religione positiva, ma emerge dal subconscio di ogni uomo, il quale sente il bisogno del “miracolistico”, come insegnano Kant (Critica della Ragion pura) e, sulla sua scia, il Modernismo filosofico (v. San Pio X, Enciclica Pascendi, 8 settembre 1907). In tal modo tutte le credenze religiose sono ridotte ad un principio unico: la soggettività della verità e la relatività di tutte le sue forme e quindi anche del dogma.

In questa ottica non vi sono più eresie, eretici, vera Religione e false religioni, Chiesa di Dio e sette, ma solo “fratelli apparentemente separati, ma sostanzialmente uniti” in una “fratellanza universale”

Il modernismo demolisce tutta la religione cattolica e non solo qualche suo dogma, onde S. Pio X lo qualifica non un’eresia, ma “il compendio di tutte le eresie”. Esso infatti sostituisce l’opinione o l’arbitrio soggettivo del singolo all’autorità del magistero ecclesiastico e della gerarchia. Onde dall’agnosticismo teologico si passa all’ateismo o addirittura al nichilismo religioso (vedi “la teologia della morte di Dio”), con la conseguente abolizione di ogni religione positiva e specialmente di quella unica vera che è e rimane la cattolico-romana.

Che cosa rimane?  Il “primato dell’azione” con i suoi appelli volontaristici ultimo stadio del modernismo