Di
nuovo sulla grottesca vicenda sulla benedizione ad un matrimonio in
Comune da parte del Vicario Episcopale a Domodossola don Vincenzo
Barone.
QUI MiL che ha dato per prima la notizia e ha invitato a protestare con il vescovo di Novara.
Grazie ad Andrea Zambrano che ha intervistato il sacerdote: «C’è stata Amoris Laetitia, ci sono dei cammini, c’è un atteggiamento di vicinanza».
Luigi
Andrea Zambrano, La Nuova Bussola Quotidiana, 6-9-23
Domodossola.
Il prete fa capolino in sala civica per benedire le nozze dell'amico
sindaco e fa pregare il Padre Nostro. Al telefono con la Bussola si
giustifica: «C'è stata Amoris Laetitia», che però non dice nulla a tal
proposito. Ma ormai serve solo ad aprire processi e a stravolgere la
dottrina.
Chiesa
così tanto in uscita da essere fuori di testa. La scusa per qualunque
tipo di novità, anche benedire gli anelli di un matrimonio civile, è
sempre Amoris Laetitia. L’ultima tappa del
declino è in Piemonte, precisamente a Domodossola dove la scorsa
settimana è stata festa grande in città per le nozze del primo
cittadino. Lui, Lucio Pizzi, ha sposato la sua storica compagna Rosalba
Racco. Lei, però, era già stata sposata e quindi per la coppia si sono
dovute aprire le porte della sala consigliare dove il sindaco, per una
volta in veste di ospite, è stato sposato dall’amico e vicesindaco
Franco Falciola.
Poteva
mancare l’amico sacerdote? Certo che no, soprattutto in un paese dove
tra il maresciallo dei carabinieri e l’impiegato delle Poste, ci si
conosce più o meno tutti.
Lui, è don Vincenzo Barone e come riporta l’articolo di Messa in Latino che ha dato per primo la notizia, è
stato anche responsabile della pastorale famigliare della Diocesi,
oltre che vicario episcopale in carica. Ma sabato scorso, evidentemente,
i titoli e le cariche non erano contemplate. Nella sala consigliare di
Domodossola, don “Vicienzo”, originario di Agropoli e da anni
sull’Ossola, era semplicemente un amico degli sposi.
Si
sa che gli amici, quando sono invitati ai matrimoni, fanno regali agli
sposi. E che cosa ti regala don Vincenzo? Una bella benedizione degli
sposi e degli anelli appena scambiati vicendevolemente dai due coniugi.
Un rito in piena regola (QUI
il video integrale), con tanto di preghiera del Padre Nostro e
benedizione classica del “che il Signore vi benedica e vi accompagni” al
quale si sono sottoposti tutti, dal vice sindaco al primo cittadino in
smoking per l’emozionante giornata. Anche gli invitati hanno allargato
le braccia come quando vanno a Messa. Solo che quella non era una messa
né la location era una chiesa. E nemmeno il contesto avrebbe permesso la
recita di una preghiera e di una benedizione, perché quello che si era
appena celebrato era un matrimonio civile. Che la chiesa non riconosce
come matrimonio dato che solo il sacramento lo è.
Ma
per don “Vicienzo”, poco importa. L’amicizia viene prima di tutto. E
forse anche qualcos’altro. Come lui stesso conferma alla Bussola che lo
ha cercato l’indomani per chiedere spiegazioni
«Ho
dato una benedizione semplicissima che non si nega a nessuno, dato che
benediciamo gli animali e le automobili», è stato il suo incipit per
iniziare a parare le eventuali critiche.
Gli
sposi? «Sono amico del sindaco, lei era già stata sposata, però stanno
insieme da 24 anni e così hanno deciso di sposarsi». Circa la
benedizione, don Vincenzo dice che «è stata una mia idea, c’è un
rapporto di amicizia e collaborazione, loro mi hanno chiesto se potevo
benedire le loro fedi, ma ricordiamo che è una benedizione e non un
sacramento».
Tutto
chiaro? Chiediamo che cosa abbia mai potuto benedire dato che per le
leggi della Chiesa i due vivono in uno stato di peccato. La risposta è
da antologia: «C’è stata Amoris Laetitia, ci sono dei cammini, c’è un
atteggiamento di vicinanza». Chiediamo a questo punto dove, in quale
passaggio della controversa esortazione post sinodale di Papa Francesco
c’è scritto che si possano benedire i matrimoni civili. E la risposta
come sempre è evasiva: «Adesso devo ricevere una persona che deve
ricevere la Cresima». Speriamo, aggiungiamo in conclusione, che almeno
sia battezzata.
Al
di là della notizia in sé, cioè la benedizione di un’unione civile, che
costituisce anche un controsenso logico, a colpire in questa vicenda è
l’assoluta naturalezza con la quale si tira in ballo Amoris Laetitia per
giustificare ciò che lo stesso documento papale non autorizza a fare.
Un po’ come quando si aprono processi nel nome dello spirito del
Concilio. Ecco, qui è lo spirito di Amoris Laetitia che agisce un po’ da
passepartout per tutte le derive della dottrina. E da paravento per
eventuali rimbrotti. Infatti, MIL ha proposto di tempestare di proteste
la mail del vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla. Iniziativa
lodevole, ma purtroppo temiamo inutile, se si considera che Brambilla in gioventù era stato uno dei principali contestatori di San Giovanni Paolo II.
Del
resto, che sarebbe finita così, con applicazioni creative e fuori da
ogni regola dei preti, c’era da aspettarselo, visto che la stessa
esortazione è stata tirata in ballo in questi anni per giustificare un
po’ tutto, anche le unioni omosessuali. Già dal maggio 2016, su queste
colonne avvertivamo che ciò che annunciava il cardinal Kasper, e cioè
che AL sarebbe stata una «rivoluzione», lo era più per il suo linguaggio che per ciò che effettivamente c’era scritto.
Un
linguaggio ricco di espressioni ed immagini che possono aprire squarci
sulla complessità dell’esistenza, ma che proprio per questo sono anche
ambigue, basti pensare alla “fragilità” al posto del “peccato” o
all’espressione “morale fredda da scrivania” che nella sua allusività
aveva già un programma di azione ben preciso.
Un
programma che ha generato quella confusione che con forza il compianto
Cardinal Carlo Caffarra denunciava nello scrivere al Papa alla vigilia
dei Dubia, che vennero redatti proprio in occasione di Amoris Laetitia,
senza ancora ricevere risposta dopo quasi 8 anni.
«L'insegnamento
costante della Chiesa e ultimamente rinnovato da Veritatis splendor
n°79, che esistono norme morali negative, che non ammettono eccezioni,
in quanto proibiscono atti, quale per es. l'adulterio, intrinsecamente
disonesti, è da ritenersi valido anche dopo Amoris Laetitia?», diceva.
Domande alle quale non è mai stata una risposta affermativa o negativa,
ma che sono state superate dal “processo” avviato, dal cammino
intrapreso secondo la ben nota espressione di Papa Francesco di «aprire
processi». La benedizione degli anelli compiuta da questo sacerdote ai
piedi delle Alpi, alla periferia dell’impero, è la dimostrazione che
quel processo voleva arrivare a normalizzare anche la convivenza more
uxorio dell’uomo e della donna e che ormai si è diffuso nelle amate
periferie.
Fallita l’operazione chiarezza, chiesta insistentemente da molti cattolici, tra i quali anche noi della Bussola, ecco che la dottrina di fatto è già cambiata
almeno nella prassi e con essa anche un nuovo magistero morale si
affaccia all’orizzonte. Con tanti saluti alla continuità con ciò che la
Chiesa ha sempre affermato.
fonte: https://blog.messainlatino.it/2023/09/il-don-benedice-le-nozze-civili.html