"PROFETICO" E' CIO' CHE STA AL DEFINITIVO
E NON AL CAMBIAMENTO
Pubblichiamo l'editoriale di Agosto 2016
di "Radicati nella fede"
"PROFETICO" E' CIO' CHE STA AL DEFINITIVO
E NON AL CAMBIAMENTO
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno IX n° 8 - Agosto 2016
Profezia è vivere il
definitivo e non ciò che cambia.
Profezia è fedeltà al
dogma e non ai tempi.
Ti vogliono schiacciare
in una falsa alternativa tra chi vorrebbe la Chiesa del passato e chi
quella del futuro. No, noi vogliamo la Chiesa di sempre, che è
quella del passato del presente e del futuro.
È opprimente questo
clima instauratosi nella Chiesa cattolica, che continua a porre un
falso problema, quello della alternativa tra passato e futuro,
schiacciando la coscienza dei cattolici in costruiti sensi di colpa,
se si attardano al passato e non si adattano ad un presente
rivoluzionario, che dovrebbe preparare il futuro. Ed è su questi
sensi di colpa che annullano una giusta resistenza ai continui
cambiamenti, che stanno smantellando la Chiesa.
Ci dicono che non
dobbiamo essere nostalgici, che la chiesa di un tempo non tornerà,
che dobbiamo riprogrammarci per una chiesa del futuro; e per
preparare la chiesa del futuro ci impongono di “togliere” molte
delle cose che hanno fatto la solidità di generazioni di cristiani.
È lo smantellamento, dolce o violento secondo le circostanze, di ciò
che c'è ancora di stabile nel cattolicesimo, i dogmi - i
comandamenti - la disciplina dei sacramenti - la funzione della
gerarchia. Ma questo smantellamento non avviene con violenza, come
nella rivoluzione protestante che eliminò verità di fede, gran
parte dei sacramenti e il sacerdozio gerarchico. No, non avviene con
una riforma esplicita, che si dichiarerebbe da se stessa eretica, ma
avviene con la tattica della “fluidità”.
Eh sì, è proprio così,
tutto viene reso fluido, non negato, per essere cambiato. È la
tattica del modernismo, è il modernismo pratico, che da dentro porta
alla metastasi il cancro nella chiesa.
E come ti rendono fluido
il cattolicesimo, i suoi dogmi e la sua morale? Con il super dogma
della Chiesa profetica.
Non se ne può proprio
più! Ogni volta che fai presente che si stanno dimenticando le
verità rivelate, che si sta concedendo diritto di esistenza al
peccato mortale, che si sta favorendo il sacrilegio
nell'amministrazione dei sacramenti, che si sta sostenendo
l'indifferentismo facendo credere che tutte le religioni vadano bene;
ebbene, tutte le volte che sollevi questo doloroso problema, ti viene
detto che devi accettare che la chiesa si apra al futuro, che devi
accettare che la chiesa sia profetica non ripetendo il passato, ma
cambiando continuamente.
La stessa cosa accade
quando si fa notare che questi cambiamenti, ammesso che non siano
contro la Rivelazione divina (ma lo sono in evidenza, basta usare la
ragione per capirlo!), non hanno nemmeno prodotto un incremento di
vita cristiana, ma hanno svuotato definitivamente le chiese: anche
qui ti dicono che il mutamento fa parte dell'instaurazione della
chiesa del futuro, una chiesa con pochissime messe, pochissimi
sacerdoti, con sacramenti generalizzati e alternativi, pronta sempre
a ripensare se stessa in funzione della società che cambia. Ed ecco
la chiesa del futuro, la chiesa fluida per un cristianesimo fluido.
Ma la profezia non è
questa cosa qui, questa è una schifezza inventata dai nipoti dei
modernisti classici, che stanno portando alla distruzione ciò che
ancora resta del cattolicesimo.
La profezia invece è
riferimento al fondamento che è Cristo.
Profeti si è in
riferimento all'opera di Dio in Gesù Cristo: profeta è chi vive
tutto in Dio; chi sa che “la realtà invece è Cristo” e, vivendo
dentro il mondo, fa della sua esistenza un richiamo per gli uomini,
che vivono l'ingannevole illusione di una vita fuori dalla grazia del
Signore. Profeta è chi è stabilito sulla roccia della fede
cattolica, della fede trasmessa una volta per tutte ai santi, e sa
che il futuro dipende dall'obbedienza, in tutto, al Dio che si è
rivelato in Gesù Cristo.
La profezia sta al
fondamento dato, non al cambiamento. La profezia sta alla regola, non
alla confusione. La profezia sta all'obbedienza a Dio e non ai tempi
che cambiano. Per questo i monaci, gli uomini della regola, furono
profeti per il loro tempo ed edificarono la cristianità, cercando
solo Dio.
La profezia sta alla
definitività che è Cristo e alla definitività della vita eterna,
altro che al cambiamento!
Occorre avere una chiara
consapevolezza di questo, per non essere ricattati moralmente dai
modernisti pratici, che affollano ciò che resta della struttura
della chiesa: la abitano da padroni per ultimarne lo smantellamento,
e poco importa se ne sono coscienti o no.
La chiarezza sulla
falsità dell'idea di Chiesa profetica, deve portare a considerarne
tutta la portata distruttiva. Questa caratterizzazione di “profetica”
coinvolge tutto e tutto distrugge, a partire dalla gerarchia,
passando per il sacerdozio, giungendo ai fedeli.
In questa modernizzata
mentalità cattolica non hai più il Papato della tradizione, dove il
Papa custodisce il deposito della fede, ma un papato profetico, che
dovrebbe guidare i cristiani di tutto il mondo verso le spiagge di
una fede più liberamente abbracciante tutto e tutti.
In questa modernizzata
mentalità cattolica non hai più il sacerdozio cattolico,
preoccupato di insegnare la fede e di amministrare la grazia dei
sacramenti, curandone la retta ricezione, ma un sacerdozio profetico
impegnato in continue rivoluzioni che dovrebbero rendere più
interessante il cristianesimo ai cattolici borghesi e benestanti,
perennemente annoiati.
E alla fine i fedeli, o
i laici come si usa oggi chiamarli, al seguito di un papato e di un
sacerdozio così profetici, scompariranno dentro la palude di un
mondo secolarizzato, che hanno strenuamente copiato per essere
appunto profetici.
Si chiude così la
parabola del post-concilio, che vide un chiesa profetica, ma che
dimenticò che la profezia è stabilità e non cambiamento. Stabilità
fondata sulla roccia immutabile che è Cristo.