La filosofia dell'ultimo
secolo, che agli occhi della posterità apparirà come una delle epoche più
vergognose dello spirito umano, non ha tralasciato nulla per distoglierci dalla
preghiera in considerazione di leggi eterne e immutabili. Essa aveva
come scopo preferito, direi quasi unico, di distaccare l'uomo da Dio: e
come poteva riuscirci con più sicurezza che impedendogli di pregare? Tutta
questa filosofia altro non fu di fatto che un vero sistema di ateismo pratico:*
ho dato un nome a questa strana malattia, la chiamo teofobia; guardate
bene, voi la vedrete in tutti i libri filosofici del XVIII secolo. Non si
diceva con franchezza: non c'è Dio, asserzione che avrebbe potuto comportare
qualche inconveniente fisico; ma si diceva: Dio non e qui. Non è nelle
vostre idee, esse vengono dai sensi; non è nei vostri pensieri, che sono
solo sensazioni trasformate; non è nei flagelli che vi affliggono,
questi sono fenomeni fisici, come altri che si spiegano con le leggi conosciute.
Egli non pensa a voi; non ha fatto nulla per voi di particolare; il mondo è
fatto per l'insetto come per voi; non si vendica di voi, perché siete troppo
piccoli, ecc... Infine, non si poteva nominare Dio a questa filosofia senza
farla prendere dalle convulsioni. Scrittori anch'essi di quell'epoca,
infinitamente al di sopra della massa, e considerevoli per eccellenti punti di
vista parziali, hanno decisamente negato la creazione (XIII). In che modo
parlare a queste persone di castighi celesti senza farle infuriare? Nessun
avvenimento fisico può avere causa superiore relativa all'uomo: ecco il
suo dogma. A volte forse essa non oserà articolarlo in generale; ma nella
pratica, negherà costantemente il particolare, il che è lo stesso.
* La teoria che nega l'utilità della preghiera è ateismo formale o non ne differisce che nel nome (Origene, De Oratione, Vol. I, in-folio, pag. 202)
tratto da : Joseph de Maistre, Le serate di San Pietroburgo, Fede & Cultura, p. 192
tratto da : Joseph de Maistre, Le serate di San Pietroburgo, Fede & Cultura, p. 192