giovedì 4 dicembre 2014

le lacrime di un pastore...«Di una cosa sola siamo felici: non abbiamo abbandonato Cristo e la nostra fede»


 

«Per la prima volta in 1.500 anni non possiamo festeggiare i nostri santi». E il vescovo di Mosul scoppia a piangere                                

Mar Nicodemus Dawod Sharaf ha dichiarato in una intervista:  ...«Di una cosa sola siamo felici: non abbiamo abbandonato Cristo e la nostra fede. Gli jihadisti non sanno che le persecuzioni ci rafforzano»
                      
«Per la prima volta in 1.500 non abbiamo potuto festeggiare la ricorrenza di san Shmuni nella nostra chiesa di Qaraqosh». Non riesce a trattenere le lacrime il vescovo siro-ortodosso di Mosul (Iraq), Mar Nicodemus Dawod Sharaf, mentre spiega in un’intervista che «oggi, 15 ottobre, è una grande festa per la nostra diocesi perché a Qaraqosh da 1.500 anni san Shmuni appare miracolosamente sul muro della chiesa con i suoi figli».
«SONO SENZA DIO». Dopo essere scoppiato a piangere, il vescovo si riprende e continua: «Ci hanno invaso i tatari, i mongoli, gli hulagu ma mai abbiamo smesso di festeggiare san Shmuni. Quest’anno, per la prima volta, siamo costretti a pregare fuori dalle chiese sia a Mosul che nei villaggi vicini». Ricordando la cacciata dei cristiani dalle loro case da parte dei jihadisti dello Stato islamico, continua: «Non c’è più dignità e onore nell’umanità. Davvero questa gente è senza Dio. Ma anche tutti quelli che si appellano ai diritti umani non fanno che mentire: hanno visto cosa accade alla nostra povera popolazione [rifugiata in Kurdistan]. Hanno visto in che stato miserabile viviamo. Abbiamo chiesto loro: aiutateci prima che arrivi l’inverno e cada la pioggia. E non hanno fatto niente per noi».
«SIAMO FELICI DI UNA COSA». Tutti noi, continua Mar Sharaf, «ci chiediamo: perché? Cosa abbiamo fatto di male? Perché tutto questo sta accadendo a noi? Di una cosa sola siamo felici: nonostante tutto quello che ci sta accadendo e tutto quello che ci accadrà ancora in futuro, noi non abbiamo abbandonato il cristianesimo, non stiamo abbandonando Cristo e la nostra fede. E siamo orgogliosi di essere figli di martiri, siamo orgogliosi di sapere che tutto quello che ci sta accadendo, ci sta accadendo perché siamo cristiani. Per noi questo è un onore. Pensano che queste persecuzioni ci faranno abbandonare la nostra fede, ma non sanno che ci rendono ancora più attaccati ad essa».