148 nuovi martiri nel firmamento della Chiesa
di Roberto de Mattei
Nel firmamento della Chiesa brillano le stelle di
148 nuovi martiri. I giovani cristiani vittime dell’Islam, lo scorso Giovedì
santo in Kenya, non devono essere commiserati, ma invidiati, perché hanno avuto
la grazia immensa del martirio. Essi sono martiri perché sono stati uccisi in
quanto cristiani dai soldati di Allah.
Ciò che rende il martire tale non è la morte violenta, ma il fatto
che essa sia inflitta in odio alla fede cristiana. Non è la morte che
fa il martire, dice sant’Agostino, ma il fatto che la sua sofferenza e la sua
morte siano ordinate alla verità. Non tutte le vittime di una persecuzione si
possono dire martiri, soltanto quelle che abbiano ricevuto la morte per odio
alla fede da parte degli uccisori.
I martiri del campus universitario di Garissa, si aggiungono
alla innumerevole legione di testimoni della fede massacrati negli ultimi due
secoli dai persecutori della Chiesa. Il primo genocidio dei tempi moderni è
quello della Rivoluzione Francese. Ben 438 religiosi, religiose e semplici laici
sono già venerati come beati e per altri 591 sono in corsi i processi per il
riconoscimento del martirio «in odium fidei». A questo olocausto si
aggiunge quello della guerra di Spagna (1936-1939), dove sono 1.512 i martiri
beatificati e 11 quelli canonizzati, ma il numero delle vittime di anarchici e
comunisti è di molte decine di migliaia.
Il 13 ottobre 2013 a Tarragona, in Catalogna, sono state beatificate
522 persone uccise in odio alla fede prima e durante la guerra religiosa di
Spagna. Si è trattato della cerimonia con il maggior numero di Beati,
522, che ha superato quella svoltasi a Roma, in piazza San Pietro, il 27 ottobre
2007. I loro nomi si aggiungono agli innumerevoli martiri del comunismo, del
laicismo e oggi dell’Islam, in tutti i paesi del mondo.
Bisogna avere il coraggio di pronunciare il nome degli assassini. Si continua
a tacere sul fatto che è in atto da tempo una sistematica e planetaria
persecuzione islamica contro i cristiani. Papa Francesco, dopo i fatti del
Kenia, ha letto questa bella preghiera: «nel Tuo viso schiaffeggiato
vediamo il nostro peccato, in Te vediamo i nostri fratelli perseguitati,
decapitati e crocifissi per la loro fede in Te, sotto i nostri occhi e spesso
con il nostro silenzio complice». Antonio Socci, che ha spesso
denunciato il “silenzio complice” delle supreme autorità ecclesiastiche, scrive
su “Libero” del 5 aprile: «Ci aspettiamo che – affacciato a quella
finestra – papa Bergoglio, con tutto il prestigio di cui gode sui media,
svegli tutti i potenti della terra, mobiliti la sua diplomazia, che faccia
sentire a tutti il grido di dolore dei cristiani perseguitati, che indica
preghiere continue di tutta la Chiesa, che lanci una grande iniziativa
umanitaria per i cristiani perseguitati».
L’appello sembra essere stato raccolto da Ernesto Galli della Loggia
che su “Il Corriere della Sera” del 5 aprile ha proposto al governo italiano una
sottoscrizione nazionale tra tutti gli italiani, tra tutte le
istituzioni pubbliche e private del Paese, per raccogliere i fondi necessari a
un cospicuo invio di aiuti ai cristiani perseguitati. Tutto questo però non è
sufficiente, quando è in corso una guerra. E bisogna prendere atto che esiste
una guerra di religione contro Gesù Cristo e contro la sua Chiesa combattuta in
nome di quella Sura del Corano che recita: «Uccidete gli infedeli ovunque li
incontriate. Questa è la ricompensa dei miscredenti» (2, 191). Questa
guerra non è stata dichiarata dai cristiani, ma è stata intrapresa contro di
essi. Perché i governi dell’Occidente non la combattono? La ragione è che
l’Occidente condivide il medesimo odio dei persecutori contro le proprie radici
cristiane.
Il laicismo occidentale non solo processa, perseguita, ridicolizza
coloro che difendono l’ordine naturale e cristiano, ma pratica anch’esso il
genocidio di massa. Mons. Luc Ravel, Vescovo delle forze armate francesi, ha
affermato: «Scopriamo di dover scegliere in quale campo collocarci;
scopriamo di armarci contro il male manifesto senza prender posizione contro
quello subdolo. Il cristiano si sente preso come in una tenaglia tra due
ideologie: da una parte, quella che fa la caricatura di Dio sino a disprezzare
l’uomo; dall’altra, quella che manipola l’uomo sino a disprezzare Dio. Da una
parte, avversari dichiarati e riconosciuti: i terroristi della bomba, i
vendicatori del profeta; dall’altra, avversari non dichiarati però ben noti: i
terroristi del pensiero, promotori della laicità, gli adoratori della
Repubblica. In quale campo situarsi come cristiani? Noi non vogliamo essere
presi in ostaggio dagli islamici. Ma non ci auguriamo nemmeno d’esser presi in
ostaggio dai benpensanti. L’ideologia islamica ha fatto 17 vittime in Francia.
Ma l’ideologia dei benpensanti fa ogni anno 200 mila vittime nei grembi delle
loro madri. L’aborto inteso come “diritto”
fondamentale è un’arma di distruzione di massa».
L’odio che l’Occidente nutre verso la Chiesa e la Civiltà cristiana è
l’odio verso la propria anima e la propria identità. «Un odio di sé
dell’Occidente ‒ ha scritto Benedetto XVI ‒ che si può considerare solo
come qualcosa di patologico»; l’Occidente si apre pieno di
comprensione ai valori esterni, «ma non ama più se stesso; della sua storia
vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in
grado di percepire ciò che è grande e puro».
Oggi l’Occidente rifiuta i valori attorno a cui ha costruito la sua
identità e raccoglie solo l’eredità distruttiva dell’illuminismo, del marxismo e
del freudismo. La teoria del gender rappresenta l’ultimo passaggio
intellettuale di questa dissociazione dell’intelligenza dalla realtà che diventa
odio patologico verso la stessa natura umana. Il gesto di Andreas Lubitz, che ha
voluto schiantare contro le Alpi il suo Airbus con 150 passeggeri, è
l’espressione di questo spirito di autodistruzione. Il suicidio è un’espressione
estrema, ma coerente, della depressione occidentale: uno stato d’animo in cui
l’anima sprofonda nel nulla, dopo aver perso ogni ragione di vivere. Quando si
professa il relativismo assoluto ci si realizza solo nella morte.
La strage di Gorissa non è una “brutalità senza senso”, così come il
suicidio del pilota tedesco non è un atto di pura follia. Questi gesti,
distruttivi o autodistruttivi, hanno una loro aberrante logica. All’esaltazione
dei fanatici di Allah corrisponde la depressione degli apostati del
Cristianesimo: L’equilibrio nel mondo si è spezzato, quando si sono voltate le
spalle ai princìpi cristiani. E un medesimo impulso preternaturale muove il
furore omicida dell’Islam e il nichilismo suicida dell’Occidente. Il principe
delle tenebre, non riuscendo a farsi Dio, vuole distruggere tutto ciò che è di
Dio e della Civiltà cristiana porta l’orma. Senza quest’infestazione diabolica è
difficile comprendere quanto sta accadendo nel mondo. E senza un intervento
angelico è impossibile combattere una battaglia che ha il suo primo atto nel
momento della creazione, quando il fronte degli Angeli si divise in due schiere
perennemente contrapposte nella storia dell’universo creato.
Il messaggio di Fatima vede la Madonna preceduta e accompagnata dagli
Angeli. E chi ha letto il Terzo Segreto ricorda la tragica visione di
una grande croce, ai piedi della quale anche il Papa viene ucciso: «Sotto i
due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di
cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso
irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio». Come agli inizi del
Cristianesimo, il sangue dei cristiani è seme di rinascita nella storia e di
vittoria nell’eternità. (Roberto de Mattei)