Riceviamo e pubblichiamo
PERSECUZIONE
CONTRO I FEDELI CATTOLICI
Fonte: https://www.unavox.it
Da
diversi anni, due sacerdoti della diocesi di Novara celebrano seguendo
la liturgia tradizionale in due luoghi di Messa: nella chiesa
parrocchiale di Santa Caterina d’Alessandria, nella frazione di Vocogno
del comune di Craveggia, nella Val Vigezzo, e nella cappella
dell’ospedale San Biagio di Domodossola.
I due sacerdoti hanno iniziato queste celebrazioni dopo molte
controversie col vescovo di allora, Mons. Renato Corti, che li
autorizzò a continuare la celebrazione esclusiva secondo i libri
liturgici del 1962, e seguendo quanto stabilito dal Motu Proprio Summorum Pontificum di Papa Benedetto XVI,
del 7 luglio 2007.
L’apostolato di questi sacerdoti cattolici può essere seguito
sul sito Radicati nelle Fede
https://www.radicatinellafede.com/
E precisa “Il Vescovo concederà la facoltà di celebrare solo a quei presbiteri (art. 5 di Traditionis custodes) che riconoscano esplicitamente la validità, legittimità e fecondità del rito celebrato con il Missale Romanum, Editio Typica Tertia del 2002, e si impegnino a prendersi cura affinché i fedeli partecipino al rito celebrato secondo il Missale Romanum (1962) non con uno spirito alternativo alla forma attuale della Messa romana”.
Seconda considerazione: a Vocogno non esiste un “gruppo”, ma è tutta la comunità parrocchiale ad assistere alla Messa tradizionale e a fruire dei Sacramenti secondo il Rito tradizionale. Senza contare che nel periodo estivo si uniscono ai parrocchiani molti dei fedeli che sono in vacanza; e senza contare che si recano a Vocogno e a Domodossola molti fedeli provenienti dalla provincia Verbano-Cusio-Ossola e dalle province vicine.
E questo perché tanti fedeli scelgono volutamente di seguire la liturgia tradizionale invece della liturgia moderna.
Terza considerazione: il vescovo parla volutamente e ambiguamente di “gruppo” di Vocogno per nascondere il fatto, eclatante da anni, che si tratta di migliaia di fedeli che vogliono rimanere legati alla liturgia tradizionale.
Quarta considerazione: se i sacerdoti devono riconoscere “esplicitamente la validità, legittimità e fecondità del rito celebrato con il Missale Romanum, Editio Typica Tertia del 2002”, per quale patologico motivo avrebbero deciso di seguire esclusivamente la liturgia tradizionale? Sarebbero: o dementi o in male fede.
Quinta considerazione: se i sacerdoti si devono impegnare “a prendersi cura affinché i fedeli partecipino al rito celebrato secondo il Missale Romanum (1962) non con uno spirito alternativo alla forma attuale della Messa romana”, come potrebbero giustificare il loro apostolato fondato esclusivamente sulla liturgia tradizionale? E i fedeli, come potrebbero giustificare la loro decisione di seguire esclusivamente la liturgia tradizionale? I primi sarebbero dei mistificatori e i secondi sarebbero dei capricciosi ingiustificabili.
Di fronte di questa ennesima manovra per distruggere la liturgia tradizionale praticata dalla Chiesa cattolica da due millenni, invitiamo tutti nostri lettori a:
Riportiamo un esempio di lettera da inviare al vescovo (lettera in pdf):
A sua Eccellenza Reverendissima, Mons. Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara
Via Puccini, 11, 28100 Novara.
Eccellenza Reverendissima,
Le scrivo in merito al Suo comunicato del 1 Novembre, in particolar modo riguardo la Sua decisione di eliminare le celebrazioni in rito tradizionale di Domodossola e Vocogno, pregandola di rivedere la Sua decisione.
Sono … …, ho … anni ed è dal … che tutte le Domeniche e nelle feste di precetto, faccio volentieri molti chilometri per recarmi alla Santa Messa celebrata alla cappella dell’ospedale San Biagio e, nelle celebrazioni solenni, nella chiesa di Santa Caterina a Vocogno.
Dal … ho iniziato a parteciparvi con mia moglie, e portiamo con gioia anche i nostri figli; è anche a nome loro che Le scrivo questa lettera.
Se molti fedeli, dopo tutto questo tempo, sono ancora legati a questi centri di Messa, è anche grazie al lavoro quotidiano di don Stefano Coggiola e don Alberto Secci, che mantengono viva la Fede di queste comunità con le preghiere pubbliche, gli incontri di dottrina cattolica, i sacramenti amministrati ai malati in ospedale, l’insegnamento a scuola (quando ancora ne avevano la possibilità), e, soprattutto, la Santa Messa quotidiana.
Limitando le celebrazioni alla sola Santa Messa domenicale è evidente che la Sua decisione è stata presa per distruggere tutto ciò che è stato costruito in questi anni. La ritengo infatti troppo intelligente per non capire le conseguenze di questa scelta sulle anime dei fedeli.
Io e la mia famiglia non possiamo accettare di essere allontanati dai sacerdoti che il buon Dio ha messo sui nostri passi, uomini di grande fede. Abbiamo quindi intenzione di appoggiarli nelle decisioni che prenderanno e di seguirli nelle loro scelte.
In conclusione, La supplico di fare un passo indietro, e lasciare a don Stefano e a don Alberto la cura delle anime nei luoghi dove hanno servito il Signore fino ad oggi.
Le conseguenze, se così non fosse, saranno disastrose.
Le ricordo umilmente che se anche solo un’anima si disperdesse e si allontanasse dalla Fede cattolica, Lei dovrà risponderne davanti a Nostro Signore.
Per questo prego per Lei e per la diocesi.