Card. Jozef-Ernest Van Roey
E' stato "un sequestro, un fatto inaudito e grave, non ci sono precedenti nemmeno nei regimi comunisti". Così il segretario di Stato del Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, ha commentato, a margine di un convegno alla Lumsa, il blitz e le perquisizioni nell'ambito dell'inchiesta sulla pedofilia in Belgio. Il blitz nella cattedrale belga con tanto di trivellazioni ai danni delle tombe dei cardinali Jozef-Ernest Van Roey e Leon-Joseph Suenens, defunti Arcivescovi di Malines-Bruxelles ha dell'incredibile. Secondo quanto riferiscono i giornali belgi, i poliziotti, dopo aver interrogato alcuni alti prelati, sono scesi nella cripta alla ricerca di documenti che sarebbero stati nascosti nella tomba di un arcivescovo. Gli agenti avrebbero utilizzato anche martelli pneumatici senza però trovare alcunché. Queste trivellazioni tombali ci hanno ricordato le trivellazioni petrolifere del golfo del Messico con conseguente disastro ambientale di proporzioni gingantesche ed apparentemente innarrestabile. Quel disastro ha colpito e colpisce due grandi nazioni anglosassoni gli Stati Uniti e la Gran Bretagna che in questi ultimi mesi si sono particolarmente distinte nell'attacco alla Chiesa e al Papa. "Post hoc propter hoc", chissà: ricordiamo la saggezza del detto popolare "non si muove foglia che Dio non voglia".
Se un domani il Belgio imploderà e finirà ingloriosamente non si cerchino le cause tanto nell'avanzata dei partiti separatisti fiamminghi quanto in questi colpi di martello pneunmatico: "Nolite tangere christos meos", dice il Signore e Napoleone, dopo averlo provato sulla sua pelle, da Sant'Elena ammoniva "qui mange du Pape en meurt".
La Segreteria di Stato vaticana finalmente con un comunicato diffuso nella tarda mattinata di oggi, ha espresso il proprio ''sdegno'' per le modalita' con le quali sono state effettuate le perquisizioni in particolare per la violazione delle tombe degli Arcivescovi Primati del Belgio.
Qui di seguito l'articolo di Avvenire.
card. Leon-Joseph Suenens
Oltraggio che nulla ripara e molto svela
di Marina Corradi
Un blitz nella cripta di una cattedrale, come fosse il cuore di una organizzazione criminale. Forzare le tombe di due vescovi, violarne i sepolcri cercando segreti dossier – che però non ci sono. Ha il sapore di un film di Dan Brown quello che è successo a Mechelen, in Belgio. Nell’ambito di una inchiesta su casi di pedofilia nella Chiesa belga un giudice ha ordinato interrogatori di vescovi, e sequestri di dossier, e anche la perquisizione nella cattedrale, capolavoro duecentesco che da secoli è il simbolo della città vicina a Bruxelles.
Non è in discussione la liceità delle indagini, né l’esigenza di arrivare alla verità, se abusi ci sono stati: da mesi il Papa insiste sulla necessità di riparare al male fatto. Fatto anche in Belgio. Da singoli uomini. Ma in questo blitz in cattedrale, nella violazione delle tombe di due arcivescovi della diocesi di Bruxelles, si legge qualcosa che va oltre la legittima esigenza di giustizia. Era davvero necessario arrivare, come ha scritto la stampa belga, con i martelli pneumatici in una cripta mortuaria? E non assume invece, un simile assalto, un valore simbolico, il segno di una voglia di attaccare la Chiesa nella sua totalità?
"Operazione Chiesa", è il nome della inchiesta della magistratura belga, ed è un nome significativo. Un nome che indica il bersaglio. Non i singoli colpevoli, ma "la" Chiesa.
E non tanto per le colpe terribili e odiose di alcuni suoi ministri, quanto per ciò che la Chiesa stessa rappresenta, per ciò che "è". C’è l’eco, in quel blitz sulle tombe, di un redde rationem, di un rendimento di conti con la pretesa originaria della Chiesa: cioè di portare Cristo, e la sua verità. Che fastidiosamente, e più che mai in un Paese secolarizzato come il Belgio, cozza contro la cultura dominante e il suo idolo – l’Io vezzeggiato, libero da ogni legge che non sia la sua.
Non si spiega altrimenti la brutalità e la voluta vistosità di questa incursione. Come se si volesse colpire proprio al cuore. Di chiese aggredite nella storia ce ne sono state tante, e con ben altra distruttività. In rivoluzioni e tragedie imparagonabili a questo piccolo blitz di un giudice, incursione legale, protetta dai timbri di un ordine di perquisizione. E tuttavia, violare tombe di cardinali in una cattedrale, pur con i crismi della legge, è un gesto che sa di violenza.
Cogliendo la circostanza tragica degli abusi pedofili, colpire non i colpevoli, ma mirare al cuore. Al cuore, nelle viscere di una quelle splendenti cattedrali che costellano le nostre città d’Europa. A osservarle dall’alto, appaiono come il centro di una ragnatela di case, di storie, di uomini. Come radici, quei colossi di marmi, della città attorno; e madri, cui comunque anche da lontano, o col ricordo, si ritorna. Segni di pietra delle origini del nostro vivere in comunità.
Per questo il blitz di un giudice sconosciuto in una piccola città lontana addolora. Quella chiesa è un cuore. Alla gente è stato detto, in un metalinguaggio trasparente, che il cuore comune è depositario forse di vergognosi segreti. Lo si è forzato, violato, per cercarli. E anche se niente è stato trovato il senso di una profanazione rimane, insieme agli indimostrati ma angosciosi dubbi seminati; come se proprio la radice di quella città, di quel popolo si volesse incrinare.
da Avvenire del 26 giugno 2010
Aggiungiamo il commento senza peli sulla lingua del barnabita Padre Giovanni Scalese che condividiamo in pieno
Come muore una Chiesa
Si potrebbe fare della facile ironia su quanto avvenuto nei giorni scorsi a Bruxelles. Basterebbe citare qualche proverbio. Allo Stato belga si potrebbe rinfacciare: «Il bue dice cornuto all’asino». Ai Vescovi belgi si potrebbe rammentare che «chi pecora si fa, il lupo se la mangia». E alla Segreteria di Stato si potrebbe rimproverare di aver chiuso la stalla quando i buoi erano già scappati. Ma il fatto è di una gravità tale da non permettere sorrisi spensierati. Esso dovrebbe piuttosto stimolare alcune riflessioni.
1. Ecco come si riduce una Chiesa, che aveva fatto dell’apertura e dell’aggiornamento la sua bandiera. Sembravano i primi della classe. Roma appariva sempre retrograda, legata al passato, incapace di cogliere il nuovo e di camminare al passo coi tempi. Loro invece, ispiratori e artefici del rinnovamento conciliare, avevano capito tutto; loro stavano plasmando una nuova Chiesa finalmente adeguata all’uomo contemporaneo. Abbiamo visto i risultati: una Chiesa moribonda, che non vuole prendere atto del suo fallimento, e preferisce morire piuttosto che riconoscere umilmente i propri errori. L’immagine di quella conferenza episcopale “sequestrata” per un giorno intero e che non sa dire di meglio che «non è stata un’esperienza gradevole, ma tutto si è svolto in maniera corretta», descrive bene l’agonia di una Chiesa che sta morendo e accetta rassegnata la propria fine.
2. Ecco l’Europa in cui viviamo. Noi pensavamo di vivere in paesi democratici, dove è possibile esprimere liberamente la propria fede e dove la Chiesa gode di piena autonomia. Ci troviamo, in realtà, in un sistema totalitario, dove la libertà di azione della Chiesa si va man mano riducendo. Il potere (che, nonostante le apparenze, non è un potere democratico) non può tollerare che esistano realtà sottratte al suo controllo. La Chiesa può esistere, certo, ma come semplice associazione di cittadini; come il circolo del tennis, tanto per intenderci. La Chiesa deve limitarsi all’organizzazione di alcune attività di culto; per il resto, esiste esclusivamente lo Stato, portatore di un potere assoluto, a cui nessuno può in alcun modo sottrarsi. Questo è il futuro che attende la Chiesa in Europa. Inutile farsi illusioni. Fossi il Papa, ci penserei due volte prima di mettere piede in Inghilterra: si trova sempre un giudice Garzón qualsiasi, pronto a spiccare un mandato di cattura internazionale...
3. Che si sia arrivati a questo punto è certamente il risultato di una congiura che affonda le radici lontano nel tempo; ma è anche colpa della Chiesa, che ha prestato il fianco a tale attacco. Innanzi tutto, negando che esistesse un complotto ben pianificato contro di lei. Secondo, contribuendo fattivamente alla demolizione di sé stessa. È da decenni che si continua a ripetere che la Chiesa deve liberarsi dal potere, deve rinunciare ai suoi privilegi, deve ridiventare povera, ecc. Evidentemente, i sostenitori di tali suggestive teorie non hanno studiato la storia, e non sanno che, se la Chiesa ha, col passare dei secoli, acquisito anche un certo “potere temporale”, lo ha fatto solo per garantirsi quel minimo di libertà necessario per svolgere la propria missione. Non hanno capito che il mondo ha sempre fatto di tutto per impedire alla Chiesa di muoversi liberamente. Già, ma le anime belle non hanno mai pensato che qualcuno potesse avercela con la Chiesa, con tutto il bene che fa... Guardate che cosa è accaduto in questi giorni in Germania: la corte suprema ha dichiarato legittima l’eutanasia nel caso in cui ci sia la volontà del paziente. Pensate che i Vescovi tedeschi potranno dire qualcosa, dopo quanto accaduto nei mesi scorsi? E se dovesse scoppiare una guerra con l’Iran, pensate che il Papa potrebbe anche solo fiatare? Il messaggio convogliato dalla campagna contro la pedofilia nella Chiesa è stato piuttosto chiaro.
4. Molti sono convinti che, tutto sommato, questa buriana non possa far che bene alla Chiesa, costringendola alla purificazione. Che tutto rientri in un misterioso disegno divino e che tutto concorra al bene di quanti amano Dio (Rm 8:28), non sarò certo io a negarlo. Che la Chiesa abbia sempre bisogno di purificazione, non si può in alcun modo mettere in discussione. Ma, come ho già avuto occasione di dire, sarebbe illusorio pensare che si possa giungere su questa terra a una Chiesa tutta pura: il peccato nella Chiesa c’è sempre stato e sempre ci sarà. Sappiamo a che cosa ha portato la furia giacobina contro la corruzione: alla ghigliottina (che peraltro è stata incapace di eliminare la corruzione stessa). La Chiesa, nella sua secolare saggezza, ha sempre preferito seguire un’altra strada: ha preferito “gestire” certe situazioni al suo interno, gelosa della sua autonomia, perché sapeva a che cosa avrebbe portato la rinuncia a certi “privilegi”. Meglio correre il rischio di avere al proprio interno qualche elemento indegno, piuttosto che diventare ostaggio di un potere senza scrupoli ed essere con ciò impedita di annunciare il Vangelo e servire l’umanità.
Inviterei gli appassionati sostenitori di una sconsiderata politica della “trasparenza” e della “tolleranza zero” a guadare a ciò che è accaduto a Bruxelles, per vedere a che cosa porta, inevitabilmente, quel tipo di politica.
Guai ai persecutori dei consacrati! ma guai ai consacrati infedeli!
per avere un'idea dello stato comatoso della chiesa belga vedi: