Apprendiamo che per il Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, Mons. Rino Fisichella, per cercare di ammansire l'ira e lo sdegno dei cattolici contro il presidente del consiglio bestemmiatore, ha invitato a contestualizzare la cosa, vale a dire a tenere conto del contesto scherzoso in cui la bestemmia è stata proferita. Quindi dovremmo concludere che si può bestemmiare per ischerzo o almeno che non è così grave. Ora non si sa se è più grave bestemmiare o giustificare la bestemmia, ma quel che è certo che se si intende iniziare la nuova evangelizzazione con questi giustificazionismi penosi e scandalosi, siamo messi bene. Mons. Fisichella tende un po' troppo al giustificazionismo e pian piano ieri con il 5° comandamento (vedi il caso Recife) e ora con il 2° comandamento sembra che la nuova evangelizzazione voglia procedere all'abbattimento dei Comandamenti di Dio uno dopo l'altro come tanti birilli.
Nel caso della bestemmia non c'è nulla da contestualizzare o da giustificare. La bestemmia resta tale se pronunciata in pubblico, in privato, se pronunciata in mezzo a tanta gente o da soli, se pronunciata per odio contro Dio oppure alla fine di una barzelletta che fa ridere solo chi la racconta.
A Mons. Fisichella ci permettiamo di ricordare quello che insegna il Magistero: "Insegnando l'esistenza di atti intrinsecamente cattivi, la Chiesa accoglie la dottrina della Sacra Scrittura. L'apostolo Paolo afferma in modo categorico: «Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il Regno di Dio» (1 Cor 6,9-10). Se gli atti sono intrinsecamente cattivi, un'intenzione buona o circostanze particolari possono attenuarne la malizia, ma non possono sopprimerla: sono atti «irrimediabilmente» cattivi, per se stessi e in se stessi non sono ordinabili a Dio e al bene della persona: «Quanto agli atti che sono per se stessi dei peccati (cum iam opera ipsa peccata sunt) — scrive sant'Agostino —, come il furto, la fornicazione, la bestemmia, o altri atti simili, chi oserebbe affermare che, compiendoli per buoni motivi (causis bonis), non sarebbero più peccati o, conclusione ancora più assurda, che sarebbero peccati giustificati?». Per questo, le circostanze o le intenzioni non potranno mai trasformare un atto intrinsecamente disonesto per il suo oggetto in un atto «soggettivamente» onesto o difendibile come scelta" (Giovanni Paolo II, Enc. Veritatis Splendor, n. 81).
E per quanto riguarda il Presidente del Consiglio prendiamo in prestito quanto ha detto quest'oggi Papa Benedetto XVI a Palermo: «L’empio, colui che non agisce secondo Dio confida nel proprio potere, ma si appoggia su una realtà fragile e inconsistente, perciò si piegherà, è destinato a cadere».