Il ritorno alla Tradizione è ineluttabile
Intervista con Don Niklaus Pfluger,
primo assistente generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X
rilasciata a The Angelus, la rivista del distretto della FSSPX negli Stati Uniti, - ottobre 2010
pubblicata sul n° 223 di DICI del 16 ottobre 2010
The Angelus – Come primo assistente del Superiore Generale della Fraternità San Pio X, Lei ha occasione di viaggiare molto. Come distribuisce il suo tempo tra spostamenti e soggiorno presso la Casa Generalizia in Svizzera?
Don Niklaus Pfluger - In realtà i due assistenti del Superiore Generale si trovano molto spesso in viaggio. Dopo il Capitolo generale del 2006, abbiamo dovuto conoscere i sacerdoti, i loro priorati e le diverse comunità sparse nel mondo. In questi ultimi anni, ci siamo assentati dalla Casa Generalizia per circa i due terzi del tempo. Per esempio, nel 2008, don Alain-Marc Nély ed io siamo rimasti a Menzingen rispettivamente 111 e 112 giorni.
The Angelus – Quanti ritiri predica ogni anno e a chi?
Don Niklaus Pfluger - Da sei a otto. Nel 2010 ce ne saranno perfino nove. Quattro ci sono già stati in Inghilterra, Canada, Stati Uniti e Messico. Ne predicherò un altro in Francia per una comunità di sacerdoti amici della Fraternità. I rimanenti quattro riguarderanno dei religiosi: carmelitani, benedettini e oblati della Fraternità
The Angelus – Ha la percezione che la Fraternità si sviluppi?
Don Niklaus Pfluger – Numericamente, sicuro. L’apostolato nelle scuole e nelle missioni è in crescita in tutto il mondo, e bisogna aggiungere l’apostolato condotto con le pubblicazioni e la catechesi su internet. In certe regioni il numero dei fedeli aumenta: negli Stati Uniti, in Francia, In Italia, in Polonia, in Asia e in Africa. In questi due ultimi posti, il numero delle ordinazioni è stato perfino superiore alla media. In definitiva, ogni anno si aprono nuove case, e questo implica proprio un aumento dell’attività pastorale.
Una gran parte di questa crescita deriva dalle famiglie, cioè dai ragazzi e dalle ragazze che sono lì stati cresciuti. Del pari, a partire dal Motu Proprio Summorum Pontificum, del 2007, numerosi cattolici hanno abbandonato il Novus Ordo per la Tradizione e la Messa tridentina. Questa particolarità mi ha colpito negli Stati Uniti, dove ho potuto visitare diverse cappelle in agosto. Vi sono anche dei sacerdoti isolati che hanno abbandonato la celebrazione della nuova Messa per lavorare con noi.
La disaffezione che deriva dalla crisi all’interno della Chiesa e della società, aumenta ogni anno. In tal modo si apre un più ampio campo d’azione in cui può lavorare la Fraternità, e di conseguenza abbiamo bisogno di un maggior numero di vocazioni sacerdotali e religiose, soprattutto nei paesi di missione.
Cinque anni fa sarebbe stato impensabile mettere in questione il Concilio
The Angelus – Lei pensa che l’influenza della Fraternità San Pio X aumenti allo stesso modo?
Don Niklaus Pfluger – È un aspetto del tutto diverso del nostro sviluppo, ma è certo che l’influenza della Fraternità sulla Chiesa universale aumenta regolarmente. E non si tratta solo del caso di molti di quei giovani sacerdoti conservatori che hanno iniziato a celebrare la Messa tridentina nel mondo intero. Per loro, la Fraternità rappresenta una speranza reale e un riferimento stabile in mezzo al caos teologico e pastorale attuale.
I colloqui teologici con Roma indicano che, quali che siano le ragioni, noi siamo presi sul serio dal Papa. Cinque anni fa sarebbe stato impensabile mettere in questione il Concilio. Oggi, Roma fa marcia indietro e tenta di darne una nuova interpretazione allo scopo di salvarlo. Ciò che nel passato era incontestato oggi ormai dev’essere giustificato: il Concilio e i suoi pretesi frutti. Questa è una novità. Senza la Fraternità San Pio X sarebbe stato impensabile fino a poco tempo fa. La Fraternità è sempre stata una pietra d’inciampo, ma ormai dobbiamo essere presi sul serio e non è possibile ignorarci.
Gli avvenimenti degli ultimi mesi, e soprattutto dell’anno scorso in Europa, ce lo dimostrano. Di tanto in tanto, certi vescovi modernisti danno l’impressione di odiarci, noi e la Tradizione. Questo significa che facciamo loro paura. Che talvolta i media ci attacchino violentemente – penso al servizio televisivo «Les Infiltrés» in Francia o alla campagna di stampa del 2009 – dimostra che non possono più ignorare la Tradizione e che invece sono obbligati a prenderci sul serio.
Infine, benché in genere non se ne parli, vi sono molti membri della Fraternità nel mondo, religiosi e laici, che con la grazia di Dio avanzano nella via della santità. Si tratta di una presenza particolare di Dio nella nostra epoca.
The Angelus – Quali sono i compiti più difficili per la Fraternità San Pio X?
Don Niklaus Pfluger – La perseveranza. Mantenere lo spirito di fortezza e di perseveranza. Le minacce principali non vengono dall’esterno, ma da noi stessi. La crisi continua e diventa più violenta. Si produce un effetto di usura. Ne deriva un doppio rischio: che si perda il coraggio e la speranza, che sorgano la rassegnazione e il disfattismo, e che le persone perdano lo slancio e la motivazione e forse anche il fervore dei primi tempi. Di conseguenza, talvolta si sentono esprime dei sentimenti del tipo: «Voi non potete far niente».
Oppure, cosa ancora peggiore, si tenta di accomodare la verità, di normalizzarla; di voler fare la pace ad ogni costo, di volersi accontentare del compromesso. È dunque importante prendere coscienza del nostro dovere – sia da parte dei laici, sia da parte dei sacerdoti – ed è necessario riscoprire l’entusiasmo e lo spirito di fede degli inizi della Fraternità e del suo fondatore. Noi siamo un’opera della Chiesa! Noi non stiamo salvando la Messa e la fede solo per noi stessi, noi abbiamo un compito nella Chiesa e per la Chiesa. Noi siamo missionari; la situazione critica della Chiesa e delle anime non può lasciarci indifferenti.
L’illusione secondo la quale ci si addormenterebbe modernisti e ci si sveglierebbe cattolici!
The Angelus – Certuni suppongono che la Fraternità stia andando verso un compromesso con Roma. Sa che cosa ha potuto far nascere un tale timore?
Don Niklaus Pfluger – Sono timori senza fondamento. Si tratta soprattutto di lagnanze provenienti da persone che sono all’esterno e che pensano di poter giudicare le questioni interne alla Fraternità. Questi timori non provengono da uno spirito di fede. Gli autori di queste illazioni – soprattutto persone vicine alle idee sedevacantiste – non vogliono ammettere che qualcosa è cambiato. Oppure hanno semplicemente una cattiva visione della soluzione di questa terribile crisi della fede. Pensano che la Chiesa moderna ridiventerà cattolica dall’oggi al domani: è l’illusione secondo la quale ci si addormenterebbe modernisti e ci si sveglierebbe cattolici. Come se fosse facile! Il ritorno verso l’ortodossia, una vera riforma, è un cammino lungo e arduo. Ci sono voluti dei decenni perché i decreti del Concilio di Trento fossero applicati in una certa misura. Le regioni che si erano votati all’arianesimo, in Oriente e in Occidente, hanno impiegato un certo tempo per ridiventare cattoliche.
Noi non facciamo dei compromessi. Mons. Fellay, quando tratta con Roma, non ha né un piano, né una strategia, né una politica segreta, riguardo alle verità di fede. Noi dobbiamo rispondere ad una nuova situazione. Noi dobbiamo dire a questa «Chiesa conciliare»: «Fermatevi! Non potete continuare così. Vi è un grande problema all’interno della Chiesa. Il Concilio è la causa di questa apostasia e non la soluzione della crisi». Certuni vogliono rinchiudersi in una sorta di ghetto, aspettando che passi la crisi. È un segno di debolezza della fede, non è la posizione cattolica. Come ci dice Nostro Signore nel suo discorso della montagna, la luce dev’essere messa sopra il lucerniere e non nascosta sotto il moggio.
In realtà, solo una piccola minoranza di sacerdoti e di fedeli ha paura. La grande maggioranza ha fiducia nelle autorità della Fraternità e nel Superiore Generale. All’inizio del mese di luglio si sono riuniti a Ecône, per diversi giorni, tutti i superiori della Fraternità. Grazie a Dio, abbiamo avuto la gioia di constatare la nostra profonda unità sulle questioni essenziali, cosa che non è facile in tempi così torbidi come quelli che viviamo.
The Angelus – Si accusa spesso la Fraternità San Pio X di essere «fondamentalista». Cosa risponde?
Don Niklaus Pfluger – Il problema non è il fondamentalismo in se stesso, quanto piuttosto da quale fonte esso trae i suoi principi e in che direzione va. Un musulmano fondamentalista è chiaramente un problema perché dobbiamo temere degli atti terroristici. Un cristiano fondamentalista, in se stesso, non è un problema perché la nostra religione è una religione d’amore.
Allora, se ci si tratta da «fondamentalisti», questo significa che il mondo moderno, cioè il liberalismo, ha voltato le spalle a Dio e trova i suoi principi e i suoi valori in se stesso. È principalmente per questo che il mondo si allontana dalla cristianità, che la combatte – o meglio – non la comprende. Esso chiama «fondamentalismo» ciò che è semplicemente fondamentale e radicale.
Quando un cristiano lascia il suo fondamento radicale, che è Cristo, non diventa come un fondamentalista musulmano, piuttosto come il sale che ha perduto il suo sapore. Numerosi cattolici moderni sono il migliore esempio di questa «cristianità che ha perso i suoi principi». Il mondo odierno non ha alcun bisogno di combatterli e non verranno perseguitati. Essi si staccano dalla loro fede come le foglie morte che cadono dall’albero. Tutto il contrario dei cristiani missionari e convinti che sono l’orgoglio della Chiesa. Noi li chiamiamo martiri poiché hanno testimoniato la loro fede in Nostro Signore Gesù Cristo.
Dio non ha salvato il mondo con le risorse del mondo,ma con una mangiatoia e una croce.
The Angelus – Qual è il modo migliore per la Fraternità per reagire in un mondo ostile alla fede cattolica?
Don Niklaus Pfluger – Ce l’ha insegnato Cristo stesso: «Voi siete nel mondo, ma non siete del mondo». Vi è una tensione, ma questa tensione è anche la soluzione. Gli Apostoli lo capirono. Poiché la loro fede era debole non furono capaci di sopportare l’odio del mondo contro il loro Maestro, la sua Passione e la sua Croce. Per paura dei Giudei si rinchiusero a doppia mandata. Ma dopo la Pasqua e la Pentecoste, la loro fede in Nostro Signore divenne incrollabile, andarono verso il mondo, e Pietro, il primo papa, convertì 3000 Giudei e pagani con un solo sermone. San Giovanni riassume questa esperienza della fede capace di muovere le montagne con questa sentenza: «Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo. E ciò che ci fa ottenere la vittoria sul mondo è la nostra fede».
La Fraternità San Pio X deve fare ciò che la Chiesa ha sempre fatto fino al Concilio Vaticano II: andare nel mondo intero, predicare e battezzare. In più, noi non dobbiamo temere né il mondo, né i Giudei, né i media. Sodoma e Gomorra non sono un’invenzione della lobby omosessuale del XX secolo, le ritroviamo già nell’Antico Testamento. Si crede veramente che i tempi fossero più facili duemila anni fa? Dio non ha salvato il mondo con le risorse del mondo, ma con una mangiatoia e una croce. San Benedetto non ha incendiato Roma, ma ha rinnovato il mondo cristiano con la sua divisa Ora et labora. È una sciocchezza voler convertire il mondo con l’intelligenza umana, con le sue astuzie e i suoi argomenti furbi. Alla fine dobbiamo comprendere – e credere! – che non esistono altri mezzi per salvare questo mondo malefico, pieno di vizi e di menzogne, se non la fede in Gesù Cristo. È questa la nostra forza! E se non siamo molto forti è perché non è forte la nostra fede!
The Angelus – Scorge dei segni che indicherebbero che Roma cerca una sorta di restaurazione?
Don Niklaus Pfluger – Cosa si intende per «Roma»? Il Papa, la curia, i cardinali, certi prelati? Difficile dirlo. Subito si impone una distinzione. Noi possiamo fare una valutazione solo dall’esterno, e vediamo dei segni evidenti: la liberalizzazione della Messa tridentina, il ritiro del decreto di scomunica del 1988, che era ridicolo, la volontà del Papa di discutere di questioni teologiche con noi. Tutto questo non è perfetto, ma è un fatto, è reale.
Anche se si prova a presumere – e non bisognerebbe mai farlo – certe intenzioni del Papa, è ciò che ha fatto che è evidente. Gli attacchi contro Benedetto XVI da parte dei vescovi, dei media e anche dei parlamenti, hanno rivelato che il mondo non ha apprezzato affatto queste misure. Perfino l’imperfetto documento Dominus Iesus sull’unica Chiesa ha provocato la collera dei vescovi ecumenisti della Germania e della Svizzera.
Diciamo di più, il Papa ha lanciato un dibattito che non si fermerà più. Anche se i colloqui teologici dovessero interrompersi domani, anche se venisse pronunciata una nuova scomunica contro la Tradizione, anche se non sopraggiungesse alcun risultato tangibile, il ritorno alla Tradizione in seno alla Chiesa è ineluttabile. I guasti provocati da questo Concilio sono troppi vasti. È come il «crepuscolo degli dei»: sacerdoti e fedeli di buona volontà che vogliono rimanere cattolici si avvicinano sempre più alla Tradizione. Lentamente, certo, un piccolo numero, ma sicuramente. I modernisti lo sanno, e anche il mondo. È questo che spiega questi attacchi contro il Papa e la Chiesa.
The Angelus – Come ha potuto sapere dalla stampa, vi sono molte chiese e molti monasteri in corso di demolizione o messi in vendita. Si tratta di un’evoluzione positiva dal punto di vista della Fraternità San Pio X?
Don Niklaus Pfluger – Certamente no! Ogni indebolimento o declino della vita cattolica è una cattiva notizia e ce ne dispiace. Ma «se il chicco di grano non cade nella terra e muore…», noi viviamo in un tempo di tal fatta. È la promessa di un avvenire nuovo e migliore. A suo tempo l’Anticristo completerà la sua opera, ma prima che questo accada il Cuore Immacolato di Maria trionferà.
La nostra felicità consiste piuttosto nel vedere l’espansione della cristianità e lo sviluppo della vita cattolica nel mondo di oggi. Ogni sacerdote che scopre la Messa tradizionale, ogni ritorno alla vera fede è un segno di speranza. Un prete conciliare forse si dispiacerà constatando che altri sacerdoti hanno più successo, sono più convincenti e apostolici. Questo dovrebbe essere un incoraggiamento, piuttosto che vedere la candela che si consuma all’interno della gerarchia ufficiale della Chiesa. Nella parabola degli operai della vigna, il Signore condanna l’invidia degli operai della prima ora che non hanno saputo riconoscere il momento di grazia. È un serio avvertimento per tutti noi.
The Angelus – I fedeli della Fraternità negli Stati Uniti sono molto più numerosi di 10 o 20 anni fa. Come lo spiega?
Don Niklaus Pfluger – Non solo il numero è più elevato, ma lo sviluppo è più rapido. Il Superiore del Distretto degli Stati Uniti, don Arnaud Rostand, che è Europeo, mi ha detto che da un po’ di tempo in America è presente lo stesso zelo e lo stesso entusiasmo che c’era in Europa negli anni 70 e nei primi degli anni 80. Io spero che potremo fare fruttificare questo entusiasmo, questa generosità e questa lealtà dei cattolici americani. Penso al risveglio delle vocazioni di frati e suore, alla formazione di vere parrocchie e di priorati, al consolidamento delle scuole. Vi è un grande potenziale sul piano quantitativo e qualitativo. Globalmente si tratta di un accrescimento molto incoraggiante.
Oggi, nessun’altra comunità religiosa è tanto perseguitata quanto quella cristiana
The Angelus – Pensa che in avvenire i governi adotteranno un’attitudine antireligiosa?
Don Niklaus Pfluger – Un’attitudine antireligiosa e la persecuzione dello Stato sono già di attualità, è il pane quotidiano del cristiano. Il cardinale di Colonia ha recentemente dichiarato che nel mondo di oggi nessun’altra comunità religiosa è tanto perseguitata quanto quella cristiana. Quando i papi del Concilio hanno creduto che il mondo sarebbe divenuto più dolce e più gentile se la Chiesa si fosse adattata con l’aggiornamento, hanno dato prova di coltivare un’ingenua illusione. Come dice il proverbio: «Dai un dito al diavolo e si prenderà tutta la mano». È esattamente ciò che è accaduto.
Forse l’odio crescente e la lotta contro Dio sono gli ultimi sussulti dell’ateismo? In ogni caso, lo Stato non è in grado di fare checchessia contro «la rivincita di Dio». Dopo l’11 settembre 2001, Dio è di nuovo in auge negli Stati Uniti e la religione dev’essere presa sul serio. Anche in Europa questo è sempre più evidente. Alcuni mesi fa, uno dei giornali più liberali della Germania ha pubblicato un articolo sull’argomento, dal titolo: «Mio Dio! Ritorna la religione». Cito l’inizio del testo, che riflette bene questa incapacità dell’ateismo:
«Da Karl Marx fino a John Lennon, i profeti della modernità sono stati unanimi: la religione era condannata. Alan Posener si chiede perché questo non sia accaduto. Quando nel 1966 John Lennon disse che i Beatles erano più popolari di Gesù, il pubblico inglese reagì con un’alzata di spalle. Sembrava così evidente che si trascurava di fare commenti. Dopotutto, i profeti dei tempi moderni ritenevano che la religione fosse essenzialmente una superstizione, secondo Karl Marx “lo spirito di una condizione senza spirito”. Sigmund Freud rifletteva sull’“avvenire di un’illusione” e pensava che sarebbe sparita insieme alla repressione sessuale che aveva generata. In breve, più modernità significava meno religione.
«La cristianità non doveva durare più del culto dei Beatles, diceva Lennon, e sarebbe presto “deperita”. E quello che valeva per i cristiani relativamente illuminati, era ancora più valido, agli occhi dell’uomo moderno, per i musulmani passatisti e psico-rigidi. Poi, due aerei hanno colpito il cuore di Manhattan e dal fondo di questa palla di fuoco Osama Bin Laden ha proclamato la vittoria di Allah. La religione era tornata. Bruscamente gli intellettuali dovettero fare i conti con concetti che avevano relegato negli angoli più oscuri delle più piccole facoltà: sunnismo e shiismo, sharia, fatwa e jihad.
«Con l’11 settembre, l’islam non è il solo a tornare. Il nemico mortale di Osama alla Casa Bianca, il presidente George W. Bush, era un cristiano born again. Egli apriva ogni riunione con i suoi più stretti collaboratori con una preghiera… All’inizio del millennio, sarebbe stato quasi indecente che un intellettuale tedesco confessasse la sua fede cattolica. Cinque anni più tardi, tutti concordano nel sostenere che l’ateismo è “intellettualmente povero”, come ha sottolineato lo scrittore cattolico, Martin Mosebach, che così ha lanciato un attacco contro il secolo de Lumi e ha tracciato un filo rosso dalla Rivoluzione Francese a Himmler e all’olocausto…»
«La spina dorsale della maggior parte dei vescovi è come la camera d’aria di una ruota di bicicletta»
The Angelus – Se i vescovi cattolici di numerosi paesi non si pronunciano chiaramente su alcuni problemi relativi alla legge naturale, come l’aborto e l’insegnamento cattolico sulla sessualità, si tratta di una coincidenza oppure della conseguenza dell’evoluzione della Chiesa?
Don Niklaus Pfluger – Talvolta tale silenzio potrebbe essere effettivamente la conseguenza di un’attitudine modernista: una nuova fede genera una nuova moralità. Evidentemente, noi lo deploriamo. La loro fede «illuminata e moderna» è così banale, fragile e ridicola. Questi seguono un Messia di cui non credono nemmeno che sia risuscitato dai morti, che la sua tomba sia realmente vuota e che Egli sia il vero Dio! Mi torna in mente una vecchia battuta: un gesuita chiama il suo Superiore Generale e gli dice: «Ascolti, abbiamo trovato la tomba di Gesù, e non è vuota». Segue un lungo silenzio. Finalmente il Superiore Generale gli chiede: «Vuoi dire che è veramente esistito?». La fede moderna adattata al mondo è senza convinzione e senza forza. Ma è possibile che vi siano molti altri vescovi che semplicemente non hanno il coraggio di proclamare la verità. Il potere dei media, al pari della paura dell’opinione pubblica, sono quindi più grandi della lealtà verso Cristo e dell’amore per la verità. Un noto critico tedesco del periodo postconciliare, il Professore George May, un giorno ha detto: «la spina dorsale della maggior parte dei vescovi è come la camera d’aria di una ruota di bicicletta». È davvero urgente pregare per il Papa e la Chiesa!
The Angelus – Quale sarebbe il mezzo più efficace per rafforzare la credibilità della Chiesa?
Don Niklaus Pfluger – La fede vivente. La Chiesa riguadagnerà la sua credibilità solo se i suoi membri vivranno la fede. La fede non è semplicemente un passatempo o un giuoco intellettuale. È la vita, l’impegno, l’azione. «Il Signore vuole vedere delle opere», dice la grande Santa Teresa d’Avila. L’albero deve dare dei frutti, se no è maledetto. Una cristianità senza opere, senza frutti e senza virtù non è degna di questo nome. San Tommaso d’Aquino spiega, molto giustamente, che il cristiano dev’essere la luce del mondo, e per pervenirvi egli dev’essere prima il sale della terra, il che significa che deve acquisire le virtù e deve poi applicarle concretamente. È questa la fede profonda e vivente; una fede che non è solo un patrimonio, un’eredità, ma che è coronata dall’«amore missionario», come scriveva Mons. Lefebvre.
tratto da http://www.unavox.it/