Proponiamo qui di seguito un brano del Discorso tenuto dal Santo Padre Benedetto XVI in occasione dell'incontro con i ragazzi e i giovanissimo dell'Azione Cattolica del 30 ottobre scorso
Una grande questione. E’ molto importante, direi fondamentale imparare ad amare, amare veramente, imparare l’arte del vero amore! Nell’adolescenza ci si ferma davanti allo specchio e ci si accorge che si sta cambiando. Ma fino a quando si continua a guardare se stessi, non si diventa mai grandi! Diventate grandi quando non permettete più allo specchio di essere l’unica verità di voi stessi, ma quando la lasciate dire a quelli che vi sono amici. Diventate grandi se siete capaci di fare della vostra vita un dono agli altri, non di cercare se stessi, ma di dare se stessi agli altri: questa è la scuola dell’amore. Questo amore, però, deve portarsi dentro quel "di più" che oggi gridate a tutti. "C’è di più"! Come vi ho già detto, anch’io nella mia giovinezza volevo qualcosa di più di quello che mi presentava la società e la mentalità del tempo. Volevo respirare aria pura, soprattutto desideravo un mondo bello e buono, come lo aveva voluto per tutti il nostro Dio, il Padre di Gesù. E ho capito sempre di più che il mondo diventa bello e diventa buono se si conosce questa volontà di Dio e se il mondo è in corrispondenza con questa volontà di Dio, che è la vera luce, la bellezza, l’amore che dà senso al mondo.
E’ proprio vero: voi non potete e non dovete adattarvi ad un amore ridotto a merce di scambio, da consumare senza rispetto per sé e per gli altri, incapace di castità e di purezza. Questa non è libertà. Molto "amore" proposto dai media, in internet, non è amore, ma è egoismo, chiusura, vi dà l’illusione di un momento, ma non vi rende felici, non vi fa grandi, vi lega come una catena che soffoca i pensieri e i sentimenti più belli, gli slanci veri del cuore, quella forza insopprimibile che è l’amore e che trova in Gesù la sua massima espressione e nello Spirito Santo la forza e il fuoco che incendia le vostre vite, i vostri pensieri, i vostri affetti. Certo costa anche sacrificio vivere in modo vero l’amore - senza rinunce non si arriva a questa strada - ma sono sicuro che voi non avete paura della fatica di un amore impegnativo e autentico, E’ l’unico che, in fin dei conti, dà la vera gioia! C’è una prova che vi dice se il vostro amore sta crescendo bene: se non escludete dalla vostra vita gli altri, soprattutto i vostri amici che soffrono e sono soli, le persone in difficoltà, e se aprite il vostro cuore al grande Amico che è Gesù. .
ed ora un bellissimo articolo...
Dalla parte di Ruby
di Lucio Brunelli
L’Italia che ha pianto Sarah ora ride di Ruby.
Strano destino quello che lega queste due ragazzine. Entrambe minorenni, entrambe graziose, entrambe brutalizzate dai media e non solo dai media.
Sarah, diventata il nome di un gioco di società, un Cledo di massa per investigatori da bar. Ruby, diventata il nome di un barzelletta, Bunga Bunga, e giù risate.
Entrambe violate nella loro intimità.
Ad entrambe è stata negata quella pietas senza la quale la soglia minima della umana dignità svanisce. E tutto, anche i sentimenti, anche l’amore diventa merce, come ha detto il Papa ieri davanti a centomila giovanissimi dell’Azione Cattolica in piazza san Pietro.
Ruby ha una storia drammatica. Figlia di immigrati poveri venuti dal Marocco in cerca di fortuna, è cresciuta con la voglia di uscire dal ghetto.
La nostra civilissima società le ha offerto come modelli alternativi quello delle veline, del denaro facile, del sesso come moneta di scambio per emergere.
Ha passato un anno nella comunità di recupero per tossicodipendenti fondata da padre Eligio a Badolato, in Calabria. Ne è fuggita, come tante altre ragazze.
I familiari l’hanno ripudiata.
E la ragazza è finita nel gorgo dei festini a luci rosse per vip e meno vip. Non vogliamo fare del buonismo inutile e giustificare scelte di vita che implicano sempre la libertà della singola persona.
Ma forse quando la Chiesa parla di ‘emergenza educativa’ non sono solo prediche. Il vuoto è reale, e fa paura.
E’ addirittura credibile, Ruby, quando dice che Silvio Berlusconi (dopo averla usata, anche lui, nel divertimentificio delle cene Bunga-Bunga con amici compiacenti) è stato per lei come la Caritas, uno dei pochi che ha cercato di fare qualcosa per lei, ha tentato un affido, per quanto pasticciato.
Per Sarah c’è stato un moto, almeno all’inizio sincero, di commozione e pietà.
Scattato di fronte all’orrore di una delitto consumato nell’ambito di una famiglia in cui la ragazza uccisa trovava spesso rifugio da chissà quali altri ferite. Ma il primo sentimento buono è presto decaduto in curiosità morbosa, compravendita di immagini e documenti, reality show, pellegrinaggi dell’orrore.
Per Ruby non c’è stata mai un attimo di pietà.
Foto di lei mezza nuda e in pose ambigue sono state gettate in pasto al pubblico di internet e dei giornali on line con l’unico accorgimento ipocrita del volto oscurato. Pedaggio pagato (e nemmeno da tutti) alla normativa che tutela i minorenni.
Una macchia sfuocata sul volto, quel tanto che basta per non incorrere in sanzioni, ma le immagini del corpo svestito di una ragazzina no, lì non c’era alcun obbligo di legge.
Una cosa, non una persona.
Certo, fuor di ogni moralismo, il comportamento privato del premier è deprimente.
Tutti gli adulti, ha detto ieri il cardinale Bagnasco parlando in generale, sono chiamati seriamente in causa, hanno il dovere di dare ai giovani un esempio, di dire loro parole vere e alte.
Se questi adulti ricoprono un incarico pubblico hanno obiettivamente una responsabilità in più. Che certi comportamenti non siano un’esclusiva del premier, non è un buon alibi. Se poi anche le cene con ragazzine e donnine a pagamento sono rivendicate come un proprio irrinunciabile stile di vita, non si sa più che dire. Ma non si costruisce un’alternativa vera, anche sul piano politico, speculando su queste miserie. Ridendo del dramma di Ruby.
Battute le abbiamo fatte tutti. I video esilaranti di Elio e le storie tese li abbiamo scaricati tutti. Ma ora basta. O scopriremo troppo tardi di essere diventati troppo simili, nel fondo, al cinismo di quel potere che tanto oggi sembra indignarci.
dall'Eco di Bergamo del 31 ottobre 2010