lunedì 1 novembre 2010

Life is now? No, la vita terrena è preparazione a quella celeste!



Sui nostri schermi viene da tempo ripetuto in modo ossessivo uno spot pubblicitario che, con la scusa di proporre un nuovo servizio telefonico, lancia uno slogan che non c’entra nulla con esso: “Life is Now!” “La vita è adesso!”

Se si fa un po’ di attenzione, ci si accorge che questo slogan diffonde un messaggio ben preciso, che possiamo così spiegare:

“ La sola vita è quella terrena, anzi quella del presente, del momento effimero e passeggero; non illuderti che ci sia una vita futura, eterna, celeste; sforzati di assicurarti ogni comodità e piacere in questa vita, senza rinunciare o sacrificare nulla di ciò che potresti ottenere e godere”

Un concetto analogo è espresso da una frase più complicata, attribuita allo scrittore Pasternak, che campeggia nei negozi della collana Feltrinelli: “Non si vive per imparare a vivere, ma semplicemente per vivere”. Il che vuol dire: “la vita terrena è fine a se stessa, non ha scopi eterni, futuri o trascendenti”. Sebbene la quasi unanime convinzione del genere umano nella sua storia afferma che la vita terrena è solo un periodo di prova, apprendistato e preparazione che ci serve per meritare e ottenere quella celeste, tu devi pensare esattamente l’opposto: LIFE IS NOW!, e non si parli dei Novissimi, della salvezza o di Dio.

Ecco un tipico esempio di un insegnamento empio che, se fosse presentato nei termini raziocinanti che ho appena esposto, verrebbe scoperto come tale e quindi discusso e spesso contestato.

Risulta che la maggioranza degli italiani crede in Dio e nella vita eterna. Ma siccome viene qui espresso in uno slogan vago e apparentemente inoffensivo, in un contesto disimpegnativo, ecco che questo insegnamento passa inosservato, aggirando le difese immunitarie spirituali della nostra coscienza, e viene percepito senza essere discusso, viene assimilato senza essere contestato, fa sorridere senza allarmare.

Eppure questo slogan spinge oggettivamente, all’incredulità, all’immoralità e al delitto!

Difatti, se mi convinco che LA VITA E’ ADESSO, che non esiste l’aldilà, dunque nemmeno un premio o una pena eterni, perché mai un uomo dovrebbe preoccuparsi, lottare, sacrificarsi per diventare saggio e onesto, per realizzare il proprio bene spirituale e anche il bene dei propri cari, della famiglia e della società?

Perché mai l’uomo dovrebbe rinunciare a godersi la vita, a prendere tutto e subito, a ingannare, rubare e uccidere pur di assicurarsi soldi, successo e divertimento? Se Dio non esiste, tutto è permesso, diceva Dostojewski; e se la vita eterna non esiste, se la vita terrena è fine a se stessa, se non è una prova per meritare quella celeste, ogni inganno, crimine, turpitudine sono permessi, tanto non sono previste pene eterne che ne dissuadano. Questa mentalità scettica e cinica finisce con lo spingere i più deboli a commettere una marea di peccati e delitti, più o meno gravi, con le rovinose conseguenze sociali ed economiche che oggi constatiamo.

Potenza della pubblicità!

Con poche immagini e un solo slogan, in modo leggero e inavvertito, essa può neutralizzare anni di prediche domenicali, d’insegnamento religioso e di direzione spirituale, può instillare massime e concetti che allontanano dalla fede e spingono all’empietà, all’immoralità, al crimine. Stando così le cose, so pongono due domande. Come mai credenti non contrappongono slogan veritieri e risanatori a questi slogans menzogneri e avvelenatori? Anzi, come mai tanti credenti non avvertono la pericolosità di questa propagando mass-mediatica, ed anzi, con zelo degno di miglior causa, difendono una pretesa libertà di comunicazione che porta alla rovina? Non sarà mica perché da oltre quarant’anni viene inculcato loro un concetto di libertà di stampo liberal-massonico e anticristico?

da S.O.S. Ragazzi a. XV, n°1 (marzo 2008)

Memento:

Veruntamen Filius Hominis veniens, putas, inveniet Fidem in terra? (Lc 18,8)

Memorare Novissima tua et in aeternum non peccabis (Ecclesi. 7,40)