Testo dell'allocuzione rivolta il 29 novembre 1911 da Pio X ai nuovi porporati.
Vi ringrazio, signor cardinale, dei sentimenti che, in nome vostro e dei vostri confratelli, mi avete espressi per l'alta dignità a cui foste innalzati. Io poi non posso che manifestarvi la mia contentezza per aver chiamato a far parte del Collegio apostolico dei prelati eminenti, dei quali ben conosco le prerogative di pietà, di zelo e di dottrina; prelati, che in diversi offici hanno prestato singolari servigi alla Chiesa, e tutti commendevoli per la devozione illimitata che professano a questa Santa Sede apostolica. Mi congratulo pertanto con voi, miei figli diletti, non solo per la sacra porpora di cui siete insigniti, ma, e molto più, pei nuovi meriti che acquisterete prestando ajuto al vicario di Gesù Cristo nel governo della Chiesa, in tanti bisogni che oggi si fanno sentire più vivamente per le gravissime condizioni dei tempi e per gli incessanti e furiosi assalti, ai quali è fatto segno il pontificato romano per parte dei suoi nemici.
Poiché io sono certo che voi tutti siete ben persuasi che la nuova dignità esigerà da voi sacrifici. E a questo proposito non ho bisogno di ripetere a voi la risposta che, come abbiamo letto nel Vangelo di questa mattina, diede il divin Redentore ai due discepoli del Battista, che gli dimandavano dove abitasse: Venite e vedete; Venite et videte [Joa. i, 39], perché voi ben conoscete come l'abitazione così le condizioni miserande del vicario di Gesù Cristo. E ricordo questo non per eccitare verso di me la vostra compassione, ma per confermarvi nella persuasione che, specialmente in questi tempi, la sacra porpora è simbolo di dolore, di pena e di sacrificio portato, se ve ne fosse bisogno pel trionfo della verità e della giustizia, fino allo spargimento del sangue.
Non vi sgomentate però, perché ce lo ha predetto Cristo che la sua Chiesa sarà perseguitata e dev'essere per noi una gloria il portare le stimate del nostro divin Redentore. Se il mondo vi odia, dice Cristo, sappiate che prima di voi ha odiato me [Joa. XV, 18]. Ricordatevi di quella parola che vi ho detta: Non si dà servo maggiore del suo padrone; se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi: si me persecuti sunt et vos persequentur [Joa. XV, 20]. Nel mondo sarete angustiati, pressuram habebitis, ma confidate, io ho vinto il mondo: ego vici mundum [Joa. XVI, 33]. E di questa vittoria ci assicura la parola istessa di Cristo che guarda e protegge la sua sposa, la Chiesa, e le ripete colle parole di Isaia: Periranno i popoli e i regni che non ti hanno servito: Gens et regnum quod non servierit tibi peribit [Is. lx, 12], ma tu non finirai che col finire del mondo: ecce ego vobiscum sum usque ad consummationem saeculi [Matth. XXVIII, 20].
Del resto, anche nella tribolazione non vi mancheranno consolazioni. Avrete sempre quella che si prova nel fare il bene, nel adempimento del dovere, e la suprema nel patire con Cristo, sicuri della predestinazione al premio eterno, rendendovi conformi all'imagine del Figlio divino