di Francesco Agnoli.
Questo è uno sfogo. Forse, gli sfoghi, non servono a nulla. Sono solo cedimenti e debolezze. Ma forse è bene che ogni tanto qualcuno sbotti. Se poi il noioso in questione, cioè il sottoscritto, dirà delle scemenze, ne chiede subito scusa ai lettori. Del resto chi per un motivo o per l’altro è chiamato a scrivere spesso, di errori ne fa, e non pochi. Detto questo, scrivo dopo aver letto un articolo di Mons. Agostino Marchetto, appena apparso sull’Osservatore Romano. Premettiamo subito che questo giornale non è la voce del papa, come è stato in passato. Dopo essere stato per tanti anni un giornale insignificante, banale, espressione chiarissima della crisi post conciliare, è divenuto, da un po’ di tempo, sotto la direzione di Gian Maria Vian, un giornale serio, con grandi firme, laiche ed ecclesiastiche ed articoli belli, sostanziosi. Ciò non toglie che l’OR sia oggi anche un giornale molto “libero”, su cui compaiono articoli che non esprimono sempre una posizione ortodossa.
Penso ad alcuni pezzi di bioetica, scritti da laici di valore, ma non conformi comunque alla dottrina cattolica, oppure ad alcuni articoli comparsi recentemente a firma del vicedirettore, in cui vengono esposte posizioni sulla liturgia completamente all’opposto del pensiero di Benedetto XVI. Con abilità curiale: cioè si contraddice il pensiero del papa sulla messa, ma senza dirlo, senza creare contrapposizioni esplicite, ma solo implicite. Fingendo di non fare quello che si sta facendo…
Ebbene, dicevo, mons. Marchetto ha appena scritto un articolo, per fare cosa? Per attaccare il professor de Mattei! C’è il tiro al bersaglio contro di lui da giorni e giorni: lo attaccano Odifreddi, Repubblica, Uaar, intolleranti giacobini e nemici di Cristo…e Marchetto cosa fa? Prende la palla al balzo per regolare i suoi conti! Veramente inopportuno…
Ma chi è il buon Marchetto? Facciamo un passo indietro. Ricordate quel monsignore che interveniva ogni due per tre in materia di politica, immigrazione ecc? Un po’ come don Sciortino dalle pagine di Famiglia Cristiana…Che quando lo leggi ti chiedi: cosa aspetta costui a candidarsi? A salvare il paese? Tanto nessuno si accorgerebbe che è un prete, sia per come veste, sia perché Cristo compare sulle sue labbra solo relativamente a Berlusconi (che è Satana) o per qualche altra trovata sociologica.
Ma rimaniamo a Marchetto. Il governo faceva una legge, un ministro rilasciava una dichiarazione, magari la solita boutade, più o meno pensata, più o meno imbecille, e Marchetto interveniva, puntuale come un arbitro. Ogni volta sembrava si trattasse di questioni vitali e tirava in ballo l’Olocausto, drammi seri, e altre enormità. Poi non succedeva nulla di nulla…
Anche se ogni suo intervento fosse stato opportuno e interessante- cosa che non era viste le numerose smentite della sala stampa Vaticana: “il pensiero di mons. Marchetto impegna solo lui, non la Santa Sede…”- mi chiedo: è proprio il compito dei preti, quello di intervenire sempre nel dibattito pubblico sull’onda delle polemiche politiche e giornalistiche? Non siamo tutti stufi di questo modo di fare? Serve alla Chiesa questo interventismo?
Me lo diceva recentemente un buon vescovo: “Credi Francesco che sia opportuno che il presidente della Cei faccia ogni volta un lunghissimo pistolotto sulla situazione dell’Italia? E’ quello il nostro compito?”. Avete presente le relazioni dei presidenti Cei? Parlano di economia, di politica, dell’ultimissimo scandalo mediatico e sembra che la Chiesa debba prendere posizione su tutto! Per carità! Piantatela di seppellirci di parole, pesatele, pensatele, intervenite quando è davvero importante; evitate di fare i medici, gli economisti, i sociologi e se penso ad alcuni vescovi, aggiungerei, i sociologi, gli esperti di ecologia, i terzomondismi a poche spese….con poca competenza. Basta! Parlateci di Dio, di vita e di morte, di novissimi, e intervenite, certo, sulla politica, quando occorre. Allora la vostra voce sarà autorevole, e non un sottofondo fastidioso! Allora gli uomini di buona volontà leggeranno una premura, una passione, un cuore, dietro le vostre parole (e per piacere, un po’ più concisi). C’è qualcuno che crede che la crisi di fede di oggi non sia legata, come è sempre stato, ad una crisi di molti uomini di Chiesa?
Mi sto perdendo, e quindi torniamo a noi…. Marchetto, inopportuno come sempre, interviene, per smontare il libro di de Mattei sul Concilio Vaticano II.
Il libro è uscito da mesi, il mons. ne parla male da mesi, a quattr’occhi, spiegando: “leggete il mio di libro”, ma su quello di de Mattei non ha scritto nulla.
Ecco: finalmente in questi giorni, mentre de Mattei è sotto tiro di tutti, gli è sembrato il momento buono per partorire...il topolino.
Per rispondere a 600 pagine di storia, dati, fonti, citazioni, Marchetto scrive poche righe in cui:
1) si dice dispiaciuto perché in verità se de Mattei avesse letto meglio il suo di libro, quello del Marchetto medesimo, allora avrebbe capito…(qui, scusatemi, è anche questione di stile: uno può ritenere il proprio libro il più bello dell’universo, ma mentre stronca quello altrui, evita di fare la ruota con le sue penne);
2) infarcisce l’articoletto di aggettivi dispregiativi, quasi fossero argomenti, e cerca di presentare il libro come l’opera di un estremista di destra, così come il lavoro di Alberigo sarebbe l’opera di un estremista di sinistra. Per sedersi, comodo, al centro, il Marchetto salta di pari passo tutto il problema: perchè, dopo il Concilio, il più grande abbandono di massa di preti della storia? Perché l’apostasia di un continente? Perché il diffondersi persino della pedofilia, tra i religiosi? Perché il franare di una intera società (vedi divorzio, aborto….)?
Per carità, non affrontiamo il problema, sembra dire Marchetto…tutto è andato bene, e basta;
3) infine il metodo: l’opera di de Mattei è uno studio storico, non teologico, e non dei documenti del Concilio, ma dei fatti, del clima, delle strategie.
Vogliamo stare al gioco? De Mattei mostra chiaramente che gli alfieri del Concilio sono stati, nel post Concilio, gli autori della demolizione. Dice qualcosa che Suenens e Lercaro, per fare solo due nomi, siano stati prima moderatori del Concilio e poi affossatori della morale e della liturgia?
Dice qualcosa che i più importanti padri conciliari progressisti, sono stati gli stessi che poi si sono ribellati in massa all’Humanae vitae di Paolo VI?
De Mattei ci descrive l’azione di svariati ecclesiastici, vescovi e periti, ci dice cosa facevano, cosa pensavano, cosa scrivevano sui loro diari, dove sono finiti nel post Concilio…
Se Marchetto vuole smentire, si accomodi: usi i dati storici, i fatti, ne confuti almeno qualcuno, di peso, e non si limiti a discorsi generici. La storia di de Mattei, scrive Marchetto, è “di parte”: certo, descrive soprattutto una parte dei padri conciliari, del loro pensiero…quella parte che ha guidato anche il post concilio, che è stata studiata nei seminari, e si studia tutt’ora…Studia la parte che interessa: per dare la caccia non ad un fantasma, ma alle origini e alle cause di una crisi che è sotto gli occhi di tutti. E che data, in particolare sebbene non soltanto, da una certa epoca.
che dire? ...sottoscriviamo in toto