FONDAZIONE LEPANTO: per
Magdi Cristiano Allam:
«L’Italia esca dall’euro»
Viviamo un momento «non retoricamente cruciale per le sorti della nostra civiltà e dell’umanità». Così ha esordito Magdi Cristiano Allam nella conferenza Contro la dittatura del relativismo e dei poteri forti: l’identità cristiana dell’Italia, tenuta lo scorso 9 dicembre presso la Fondazione Lepanto.
La riflessione del giornalista ed europarlamentare italo-egiziano si è articolata principalmente sulla crisi dell’Europa e della moneta unica, a partire dalla sua architrave: il Trattato di Maastricht di cui in questo mese ricorre il ventennale.
Secondo Allam l’integrazione europea ha comportato esclusivamente la nascita di un super-Stato, con la perdita della sovranità monetaria da parte degli Stati membri. In nome dell’euro è stato compiuto un vero e proprio «colpo di stato finanziario» che ha portato alla caduta di governi democraticamente eletti come quello greco e quello italiano.
Il tutto sullo sfondo di un mercato globale in cui «vi è una quantità di denaro sporco e fasullo, titoli-spazzatura e prodotti derivati il cui ammontare supera di dieci volte il PIL di tutti i Paesi del mondo messi insieme. I signori che hanno prodotto questo crimine finanziario sono gli stessi che oggi vorrebbero dirci cosa dovremmo fare per sanare la situazione».
La vera crisi – europea e mondiale – tuttavia non è esclusivamente una crisi economica. Alla base di tutto vi è quella crisi morale che, già nel 1989, dopo il crollo dei regimi comunisti, papa Giovanni Paolo II aveva intuito, smascherando «un’Europa costretta a guardarsi dentro, un continente che aveva perduto le proprie radici cristiane, un continente da rievangelizzare». Un’Europa il cui super-Stato che si va costruendo non ha nulla di democratico, in quanto «tutte le leggi europee sono decise dalla Commissione Europea, nominata dai funzionari di Bruxelles, mentre il Parlamento Europeo non può decidere nulla ma soltanto emendare.
Senza contare che l’80% dell’attività dei parlamenti nazionali è recepire direttive europee calate dall’alto».
Entrando nello specifico della situazione italiana, Allam ha affermato: «erano mesi che i poteri forti stavano preparando l’ascesa al potere di Mario Monti, il cui governo, anche se sostenuto quasi all’unanimità dal parlamento, non ha alcuna legittimazione popolare».
Per non parlare dell’abbondanza di «conflitti d’interesse» in cui l’attuale presidente del Consiglio è coinvolto, essendo stato international advisor della Goldman Sachs ed essendo tuttora membro della Commissione Trilaterale ed esponente di primo piano del Gruppo Bilderberg.
Conseguenze primarie delle politiche del governo Monti saranno quindi l’aumento della già alta pressione fiscale e «la svendita del patrimonio industriale a partire da Finmeccanica, il cui titolo è in caduta libera, da quando è in carica il nuovo governo», ha osservato Allam.
Qual è dunque il modello di Italia che l’europarlamentare sostiene, in contrapposizione ai Paesi forti? Innanzitutto un’Italia «fuori dall’euro», poiché «senza una sovranità monetaria non è concepibile una vera sovranità nazionale».
La nuova valuta nazionale, tuttavia, ha precisato Allam, «non andrebbe emessa dalla Banca d’Italia (organismo di diritto privato, come del resto la BCE), bensì dal Ministero dell’Economia». Sarà questo il primo passo per il ritorno ad «una politica di sviluppo compatibile con il bene comune».
La nuova Italia emancipata dall’oppressione “eurocratica” e dalla colonizzazione economica cinese, dovrà essere però, in primo luogo protagonista di un cambiamento culturale a 360 gradi, in alternativa a un modello dissennato che ci impone di «produrre di più per spendere di più». (Luca Marcolivio)