LETTERA DEL CARDINAL RANJITH
ALLA 20.ma ASSEMBLEA GENERALE DELLA FIUV
CHE SI E' TENUTA A ROMA IL 5 E IL 6 NOVEMBRE SCORSI
"Desidero esprimere prima di tutto, la mia gratitudine a tutti voi per lo zelo e l'entusiasmo con cui promuovere la causa del restauro della vere tradizioni liturgiche della Chiesa.
Come sapete, è il culto che esalta la fede e la sua realizzazione eroica nella vita. È il mezzo con cui vengono sollevati gli esseri umani fino al livello del trascendente ed eterna: il luogo di un incontro profondo tra Dio e l'uomo.
Per questo motivo, la liturgia non potrà mai essere ciò che l'uomo crea. Perché se noi pratichiamo un culto come lo vogliamo noi e fissiamo noi stessi le regole, allora corriamo il rischio di ricreare vitello d'oro di Aaron.
Dovremmo insistere sempre per intendere il culto divino come atto di partecipazione a ciò che Dio stesso fa, altrimenti corriamo il rischio di impegnarsi in idolatria.
Il simbolismo liturgico ci aiuta a superare ciò che è umano verso ciò che è divino. In questo, è mia ferma convinzione che il Vetus Ordo rappresenti in larga misura e nel modo più appagante -mistico e trascendente- ad un incontro con Dio nella liturgia. Per questo ora è arrivato il tempo per noi non solo di rinnovare, attraverso cambiamenti radicali, il contenuto della liturgia nuova, ma anche per incoraggiare sempre più un ritorno del Vetus Ordo, inteso come il modo per un vero rinnovamento della Chiesa, che era ciò che il Padri Conciliari seduti nel Concilio Vaticano II desideravano.
L'attenta lettura della Costituzione conciliare sulla sacra Liturgia, Sacrosanctum Concilum, dimostra che i cambiamenti introdotti alla Liturgia in seguito non sono mai stati nelle menti dei Padri del Concilio.
Quindi è giunto il momento per noi di essere coraggiosi e lavorare per una vera riforma della riforma e anche un ritorno alla vera liturgia della Chiesa, che si era sviluppata sulla sua bimillenaria storia in un flusso continuo. Auguro e prego che ciò possa accadere.
Dio benedica i vostri sforzi con successo."
+ Cardinale Malcolm Ranjith Arcivescovo di Colombo
24/8/2011
Dovremmo insistere sempre per intendere il culto divino come atto di partecipazione a ciò che Dio stesso fa, altrimenti corriamo il rischio di impegnarsi in idolatria.
Il simbolismo liturgico ci aiuta a superare ciò che è umano verso ciò che è divino. In questo, è mia ferma convinzione che il Vetus Ordo rappresenti in larga misura e nel modo più appagante -mistico e trascendente- ad un incontro con Dio nella liturgia. Per questo ora è arrivato il tempo per noi non solo di rinnovare, attraverso cambiamenti radicali, il contenuto della liturgia nuova, ma anche per incoraggiare sempre più un ritorno del Vetus Ordo, inteso come il modo per un vero rinnovamento della Chiesa, che era ciò che il Padri Conciliari seduti nel Concilio Vaticano II desideravano.
L'attenta lettura della Costituzione conciliare sulla sacra Liturgia, Sacrosanctum Concilum, dimostra che i cambiamenti introdotti alla Liturgia in seguito non sono mai stati nelle menti dei Padri del Concilio.
Quindi è giunto il momento per noi di essere coraggiosi e lavorare per una vera riforma della riforma e anche un ritorno alla vera liturgia della Chiesa, che si era sviluppata sulla sua bimillenaria storia in un flusso continuo. Auguro e prego che ciò possa accadere.
Dio benedica i vostri sforzi con successo."
+ Cardinale Malcolm Ranjith Arcivescovo di Colombo
24/8/2011
Fonte: N.L.M. del 27.12.2011